Ubaldino Peruzzi

 

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Uomo politico (Firenze 1822 - Antella, Firenze, 1891).

 Discendente da un’illustre famiglia fiorentina, si laureò in giurisprudenza a Siena e, dopo un lungo soggiorno in Francia, conseguì a Parigi il diploma d’ingegnere. Ricoprì diversi incarichi di governo in Toscana. Dopo la prima guerra d’indipendenza fu incaricato di trattare con il governo austriaco per la liberazione dei prigionieri toscani. Divenuto gonfaloniere di Firenze nel 1848, si impegnò per favorire il ritorno nella capitale del granduca, rifugiatosi a Siena dopo i moti. Ammalatosi, non poté partecipare alla restaurazione del governo granducale.

Nel 1850, avendo promosso una petizione con cui chiedeva il mantenimento dello statuto, fu destituito da ogni incarico. Costretto a vita privata per quasi un decennio, fu direttore delle ferrovie livornesi.

All’attività politica ritornò nell’aprile 1859. Dopo la cacciata del granduca, fu per breve tempo capo del governo provvisorio toscano, impegnandosi per favorire l’annessione della Toscana al Piemonte. In seguito, venne inviato da Bettino Ricasoli, divenuto capo del governo Toscano, in Francia, presso Napoleone III, per impedire la restaurazione lorenese.

Esponente di punta della destra toscana, nel Parlamento nazionale fu deputato dal 1860 al 1890, poi senatore. Ricoprì anche incarichi di governo nel Regno d’Italia: fu ministro dei Lavori pubblici nel 1861-62, nei governi Cavour e Ricasoli, e ministro dell’Interno dal 1862 al 1864, nei governi Farini e Minghetti.

Designata Firenze capitale d’Italia, ne divenne sindaco, carica che ricoprì per molti anni, fino al 1878. Fu lui tra l’altro a guidare gli interventi di ampliamento e ammodernamento della città legati all’acquisizione del ruolo di capitale.

Nel 1876 fu a capo dei dissidenti toscani che contribuirono alla caduta del governo della Destra e alla cosiddetta rivoluzione parlamentare.