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Generale e uomo politico italiano (La Roche, Savoia, 1839 -
Bordighera 1924). Ministro della Guerra (1891-93 e 1896-97) e
presidente del Consiglio (1898-1900), durante il suo gabinetto
avvenne la repressione dei moti popolari del 1898, a seguito dei
quali presentò un disegno di legge restrittivo che
determinò una dura opposizione e la caduta del suo governo.
VITA E ATTIVITÀ
Entrato nella carriera militare, nell'arma di artiglieria,
partecipò alle guerre del 1859 e del 1866; a Custoza (1866)
ottenne la medaglia d'argento al valore e nel 1870 comandò
l'artiglieria che aprì la breccia di Porta Pia, meritandosi
la croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia.Salì
pertanto rapidamente agli alti gradi dell'esercito: colonnello nel
1878, generale nel 1885, nel 1887 era nominato ispettore degli
alpini. Intanto era iniziata anche la sua carriera politica.
Deputato per Livorno dal 1880, promosso generale nel 1885, fu
ministro della Guerra con A. di Rudinì (1891-92) e G.
Giolitti (1892-93); senatore dal 1896, fu ancora alla Guerra con di
Rudinì nel 1896-97.
Chiamato a presiedere il governo nel giugno 1898, in un momento di
profonde tensioni politiche e sociali culminate a maggio nei
sanguinosi fatti di Milano, P., che si era riservato anche il
ministero degli Interni, presentò nel febbr. 1899 un disegno
di legge fortemente restrittivo di alcune libertà
fondamentali (stampa, associazione, riunione), scontrandosi con la
ferma opposizione dei gruppi radicali e socialisti, nonché di
alcuni liberali contrari a una svolta autoritaria.
Indebolito dal fallimento di una spedizione militare in Cina, P. si
dimise nel maggio 1899 e formò un nuovo gabinetto, ancora
più orientato a destra, il cui ispiratore fu S. Sonnino. Al
tentativo di riproporre il disegno di legge liberticida le
opposizioni risposero ricorrendo all'ostruzionismo parlamentare; P.
promulgò allora le misure repressive per decreto, dichiarato
però nullo dalla Corte di cassazione (febbr. 1900).
Lo scontro tra governo e opposizione si concluse infine con lo
scioglimento della Camera; le successive elezioni (giugno 1900)
fecero però registrare un rafforzamento delle sinistre,
costringendo il governo alle dimissioni.
Ritiratosi dalla politica, P. ebbe il comando del corpo d'armata di
Torino (1900-02).
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Luigi Gerolamo Pelloux (La Roche-sur-Foron, 1º marzo 1839 –
Bordighera, 26 ottobre 1924) è stato un generale e politico
italiano, Presidente del Consiglio dei ministri Italiano dal 29
giugno 1898 al 24 giugno 1900.
Biografia
Nacque in Savoia da genitori che vollero mantenere la cittadinanza
sarda quando la Savoia fu annessa alla Francia.
Entrato nell'esercito col grado di tenente di artiglieria nel 1857,
fu decorato con la medaglia al valor militare alla battaglia di
Custoza nel 1866, e nel 1870 comandò la brigata di artiglieri
che aprì la breccia di Porta Pia. Fu eletto alla Camera dei
deputati nel 1881 e mantenne il seggio fino al 1895, aderendo al
partito della sinistra.
Entrò al Ministero della Guerra nel 1870 e nel 1880 ne
divenne segretario generale introducendo molte utili innovazioni
nell'esercito. Dopo aver salito tutti i gradi della carriera
militare ricevette l'incarico di Capo di Stato Maggiore nel 1896. Fu
ministro della guerra nei governi di Rudinì e Giolitti del
1891 e 1893. Nel luglio 1896 riassunse il dicastero della guerra nel
nuovo governo Rudinì e in seguito fu nominato senatore.
Nel maggio 1897 si occupò della promulgazione della legge di
Riforma dell'Esercito, fissando il limite massimo di spesa a
9.560.000 lire all'anno, ma a dicembre di quell'anno fu sconfitto
alla camera sulla questione delle promozioni degli ufficiali. Dopo
aver rassegnato le dimissioni fu inviato nel maggio 1898 come
rappresentante personale del Re a Bari, dove, senza ricorrere alla
legge marziale, riuscì a ristabilire l'ordine.
Dopo la caduta del governo Rudinì nel giugno 1898 il generale
Pelloux fu incaricato dal re Umberto I di formare un gabinetto in
cui assunse anche il dicastero dell'interno. Si dimise nel maggio
1899, ma fu poi incaricato di formare un nuovo governo. Prese severe
misure repressive contro elementi rivoluzionari nell'Italia
meridionale ed il suo nuovo governo fu essenzialmente militarista e
conservatore.
La Legge sulla Pubblica Sicurezza per la riforma delle forze di
polizia, ereditata dal governo Rudinì, e successivamente
promulgata per decreto reale, fu fortemente avversata dal Partito
Socialista, che, insieme alla sinistra ed all'estrema sinistra,
riuscì a costringere il generale Pelloux a sciogliere la
Camera nel maggio 1900 e a presentare le dimissioni dopo le elezioni
generali di giugno. Nell'autunno del 1901 fu nominato comandante
della regione militare di Torino e nel 1905 venne infine collocato a
riposo.
Morì a Bordighera il 26 ottobre 1924.