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Renzo
Giovane che, nato e cresciuto nel limitato ambiente del suo paese,
conosce la vita solo nei suoi aspetti più semplici e
consueti, la fatica del lavoro e la forza degli affetti. Rimasto
orfano in giovane età, è abituato a badare a se stesso
e si è creato un onesto lavoro, una sicurezza per sé e
per la sposa prescelta, Lucia. Di indole buona, ha tuttavia un
temperamento impetuoso, incline a scatti e a ribellioni improvvise,
che hanno però la durata dei temporali di maggio, che presto
vengono e presto si dissipano. Si tratta di esuberanza, più
che di prepotenza. Renzo non è privo di una naturale
intelligenza e furbizia che lo aiutano nei momenti critici ma che
forse non bastano quando si trova immerso nei problemi al di fuori
del suo paesello, perso tra le mura della città. Renzo
è incline a giudicare il prossimo con ottimismo, ma quando
è sicuro di essere oggetto d'ingiustizie si ribella, mettendo
in moto la sua scaltrezza. Contro il rivale, Don Rodrigo, si scaglia
furiosamente, ma alla fine il suo equilibrio e la sua fede in Dio lo
inducono a perdonare.
Lucia
Giovane donna, le cui caratteristiche, fisiche e morali, sono tra le
meno appariscenti che ci sia dato attribuire ad un soggetto umano ed
a un personaggio di romanzo. Lucia non è passiva come
potrebbe sembrare, ella si oppone con tanta forza a tutto ciò
che la sua coscienza nopn può approvare in modo attivo,
agendo in una direzione sola, quella del bene, usando le armi della
fede, della preghiera e del lavoro. Ragazza umile, del popolo, alla
quale la modesta origine non impedisce di albergare nell'animo una
nobiltà di sentimenti e di ideali a fare invidia a persone di
più alta nascita e cultura, ella è conscia dei suoi
doveri di donna e di cristiana, che una strana sorte ha portato in
mezzo ad una serie di loschi intrighi, di terribili vicende.
Sensibile al richiamo degli affetti e alla voce della nostalgia,
preda della paura nei momenti più drammatici, non si
abbandona mai alla disperazione, ma istintivamente trova dentro di
sé le risorse per riacquistare l'equilibrio e la pace dello
spirito.
Agnese
Tipo medio di donna in età, come è possibile trovarne
nei paesi lombardi. Il suo carattere deciso e sbrigativo, unito ad
un'esperienza di vita che forse ella sopravvaluta, la porta ad una
sicurezza di giudizio che non sempre si rivela esatta; la sua
sollecitudine e l'amore per la figlia Lucia, velati da un riserbo
proprio delle persone abituate ad una vita semplice e ridotta ai
valori essenziali, la sua facilità di parola e la sua
spontaneità, costituiscono un marchio inconfondibile. Profilo
vivo e veritiero, riesce subito simpatica per la sollecitudine con
cui si dispone ad aiutare la figlia nel raggiungimento della sua
felicità. Anche se, spinta da troppa sicurezza, è
portata a vedere solo una faccia della realtà, il suo
ottimismo la induce ad escogitare sempre nuove soluzioni per far
trionfare la giustizia e il bene di Lucia.
Padre Cristoforo
Frate cappuccino del convento di Pescarenico, poco distante dal
paese dei due promessi sposi, egli è la guida spirituale cui
si affida Lucia. La sua indole ribelle, ma al tempo stesso generosa
è già delineata fin da quando, non ancora frate, porta
il nome di Lodovico. Abituato sin da giovane all'agiatezza e al
lusso, cresce alimentando un'abituale fierezza che lo porta, come il
padre, a scagliarsi contro l'ostilità del mondo aristocratico
e vanesio, conducendo una guerra aperta contro i suoi rivali e
schierandosi a fianco dei deboli che avessero subito da essi un
sopruso. Questo suo atteggiamento lo porterà al famoso duello
dal quale uscirà con la convinzione della sua vocazione. La
figura del frate grandeggia, non come quella di un essere superiore,
ma come quella di un uomo tra gli uomini, che ha vissuto le sue
esperienze e ha formato il suo carattere proprio in mezzo al
complicato mondo seicentesco. In lui, immagine viva e vera, si
può vedere il simbolo dell'eterna lotta tra il bene e il
male, tra forza materiale e forza spirituale che, sorretta da una
fede senza confini, è destinata a trionfare. Quello che egli
prima operava a servizio di una giustizia umana, ora opera a
servizio di quella divina e proprio in questa continuità
risiede la reale umanità del personaggio. L'ultima immagine
che abbiamo di lui, con i segni della fine sul volto, è
quella al lazzaretto, a servire i bisognosi come in tutta la sua
vita.
Cardinal Federigo
All'epoca della vicenda è Arcivescovo di Milano e lo troviamo
in visita al paese dell'Innominato nei giorni di Pentecoste. Uomo
dotato di eccezionali risorse di volontà, intelligenza e zelo
religioso, egli sa veramente applicare alla vita i principi della
religione cattolica, offrendo sempre un valido esempio del bene
operare. Modesto, frugale, umilissimo, deve lottare contro il suo
stesso ambiente per affermare i suoi principi e dedica tutta la sua
vita alla carità e allo studio, tanto da essere considerato
uno degli uomini più dotti del secolo. La solennità
del personaggio scaturisce dall'attesa del paese in festa, il suo
valore dai colloqui, prima con l'Innominato, poi con Don Abbondio,
la sua modestia e umiltà dall'incontro con Lucia, con la
gente del paese e con i bambini. Lo ritroviamo, più tardi, ad
aiutare la popolazione durante la carestia e la peste. A differenza
degli altri "buoni" del romanzo, per i quali la bontà
è una conquista, egli è libero umanamente da ogni
debolezza, integro, grande, perfetto.
Innominato
L'Innominato è una delle figure psicologicamente più
complesse e interessanti del romanzo. Personaggio storicamente
esistito nel quale l'autore fa svolgere un dramma spirituale che
affonda le sue radice nei meandri dell'animo umano. L'Innominato,
figura malvagia la cui malvagità più che ripugnanza
forse incute rispetto, è il potente cui Don Rodrigo si
rivolge per attuare il piano di rapire Lucia. In preda a una
profonda crisi spirituale, l'Innominato scorge nell'incontro con
Lucia un segno, una luce che lo porta alla conversione; solo in un
animo simile, incapace di vie di mezzo, una crisi interiore
può portare a una trasformazione integrale. Durante la famosa
notte in cui Lucia è prigioniera nel castello, la
disperazione dell'Innominato giunge al culmine, tanto da farlo
pensare al suicidio, ma ecco che il pensiero di Dio e le parolo di
Lucia lo salvano e gli mostrano la via della misericordia e del
perdono.
Don Rodrigo
Signorotto invaghitosi di Lucia che, solo per capriccio, vuole avere
per sé. Egli rappresenta l'espressione umana e il simbolo del
suo secolo; non riveste una carica particolare, ma è uno dei
tanti nobilotti dell'epoca, uno qualsiasi. Il suo carattere, per
niente deciso e fermo, riflette passivamente e fedelmente le magagne
e le ingiustizie sociali dell'epoca in cui è chiamato a
vivere. Di lui non viene data una descrizione vera e propria,
né fisica né morale, sebbene sia lui il responsabile
di tutta la vicenda; noi lo conosciamo attraverso i simboli e gli
attributi della sua forza e della sua autorità, il suo
palazzo, i suoi servi e le sue azioni. Cattivo genio di tutta
l'azione, sicuro che la sua posizione sociale e gli appoggi di
persone influenti gli garantiscono l'impunità, conosce solo
una legge, quella del più forte. Pur essendo malvagio, non ha
il coraggio delle sue azioni, preoccupato dalle conseguenze che esse
hanno. Dopo le minacce di Padre Cristoforo, probabilmente
rinuncerebbe volentieri al piano malvagio, ma persevera solo per
questione di puntiglio e orgoglio vedendosi costretto a ricorrere
all'aiuto di chi è più malvagio di lui, di chi
veramente sa fare il male, l'Innominato. Purtroppo la conversione di
quest'ultimo capovolge la vicenda e Don Rodrigo sarà
cpstretto ad andarsene, a nascondersi, fino a quando la peste non lo
coglierà e lo condurrà alla morte nel lazzaretto di
Milano.
Don Abbondio
Curato del paese di Renzo e Lucia, dovrebbe unirli in matrimonio ma,
minacciato da Don Rodrigo, cerca di evitare a tutti i costi di
celebrare le nozze e lo farà solo alla fine del romanzo,
quando ogni pericolo sarà svanito. La vita di Don Abbondio si
svolge tutta nell'orbita di Don Rodrigo e sotto l'influsso del suo
principale difetto, la paura. La sua storia non è altro che
la storia della sua paura e di tutte le manifestazioni attraverso le
quali essa si rivela. Gretto, meschino, egoista fino
all'impossibile, non è uomo cattivo, ma nemmeno buono; egli
vive come in un limbo tormentato dalla paura; vede ostacoli e
insidie anche dove non ci sono e l'angoscia e la preoccupazione di
riuscire ad uscirne indenne lo rende incapace di prendere posizione
tra il bene e il male. Anche quando, per un breve attimo, le parole
del Cardinale, sembrano risvegliare in lui una luce, questa non
riesce a giungere agli strati superiori della sua coscienza. Il suo
carattere, oltre a creare vari spunti di comicità, non
è privo di una certa grettezza che egli rivela per la
soddisfazione dello scampato pericolo.
Il Conte Attilio
Il conte Attilio è il cugino di don Rodrigo, e lo aiuta nel
suo infame obiettivo, ovvero quello di catturare Lucia.Costui si
presenta con le stesse caratteristiche del cugino. Scommette con lui
sul fatto che non sarebbe riuscito ad impossessarsi di Lucia, ed
è proprio a causa di questa scommessa che inizia tutta la
vicenda che si svilupperà in diversi capitoli. Il conte
Attilio in seguito cercherà di aiutare don Rodrigo
andando a Milano per fare in modo che padre Cristoforo non
interferisca con la scommessa, anzi cercherà di farlo
trasferire. Al termine del romanzo il conte Attilio morirà di
peste; proprio nell'occasione del suo funerale don Rodrigo
contrarrà lo stesso morbo.
Gertrude
La monaca di Monza, che accoglie Lucia nella sua fuga dal paese
natio per sfuggire a Don Rodrigo, è un personaggio che
l'autore descrive ampiamente come se nel racconto della vita della
donna egli cerchi in qualche modo di trovare una giustificazione al
male da lei fatto e al male che ancora farà. La vocazione
imposta e non scelta rende Gertrude donna infelice e soggetta a
peccare ma allo stesso tempo in ogni suo gesto si ravvisa come un
senso di colpevolezza che serpeggia in mezzo ai grovigli e alle
passioni che agitano il suo spirito. E' proprio questo sordo
conflitto tra abiezione e senso di colpa che danno al personaggio
della Monaca di Monza la sua tragicità. Ella non ha ancora
superato i problemi che aveva da bambina, problemi nati dal vedersi
negare la vita cui era destinata per la sua indole e dal non essere
stata capace di lottare per far valere i suoi desideri. L'invidia
che provava da bambina per le sue compagne più fortunate di
lei la prova ancora per chi, come Lucia, conduce una vita nel mondo
a lei precluso e tale invidia la porta a compiangersi e a vendicarsi
come può, usando la sua autorità e compiendo il male.