Vittorio Emanuele Orlando

 

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Giurista e uomo politico italiano (Palermo 1860 - Roma 1952). È considerato il fondatore della scuola italiana di diritto pubblico, che ritiene questo come scienza giuridica, in contrasto con la scuola francese di carattere filosofico-politico. Fu presidente del Consiglio dei ministri. Con l'avvento del fascismo passò all'opposizione; ritiratosi dalla vita politica si dedicò interamente agli studi e alla professione forense. Nella politica, nella scienza, nell'università, nel foro, O. è stato una delle figure dominanti della vita italiana nel primo ventennio del secolo XX.

Vita e attività

Iniziò l'insegnamento a Palermo nel 1882 come libero docente di diritto costituzionale. Straordinario di questa materia a Modena nel 1885, passò l'anno successivo ordinario a Messina; quindi a Palermo, dove insegnò diritto amministrativo (1888-1900), e nel 1901 all'università di Roma, a insegnare diritto pubblico interno fino al 1921 e quindi diritto costituzionale fino al 1931, quando lasciò volontariamente l'insegnamento. Assertore della dottrina pubblicistica liberale, a essa informò anche la sua azione politica. Deputato al parlamento (1897-1925), ministro della Pubblica Istruzione (1903-05), di Grazia e Giustizia (1907-09 e 1914-16), dell'Interno (1916-17). Presidente del Consiglio dei ministri dal 29 ottobre 1917, dopo la disfatta di Caporetto contribuì a restituire fiducia e morale alla nazione, chiamandola a un nuovo e decisivo sforzo bellico. Capo della delegazione italiana alla conferenza di pace di Parigi, O. rivendicò i territori promessi all'Italia nel patto di Londra del 26 apr. 1915 e, alla luce della costituzione del regno dei Serbi, Croati e Sloveni (1918) - non prevista quando fu sottoscritto il patto -, anche la sovranità su Fiume. A queste richieste si oppose il presidente statunitense W. Wilson il quale, appellandosi direttamente al popolo italiano, dichiarò alla stampa (23 apr. 1919) che l'Italia non aveva alcun diritto su Fiume, proponendo quale frontiera con la Iugoslavia la linea del Monte Maggiore (linea Wilson). In segno di protesta O. abbandonò la conferenza, dovendo per questo subire le durissime critiche dei nazionalisti; tornato a Parigi il 7 maggio, propose inutilmente che la questione di Fiume venisse regolata direttamente tra Italia e Iugoslavia. Gli insuccessi al tavolo delle trattative contribuirono infine alla caduta del suo gabinetto (19 giugno 1919). Di fronte al fascismo tenne dapprima un atteggiamento di benevola aspettativa, ma nel 1924 passò all'opposizione, ritirandosi poi dalla vita politica per dedicarsi agli studi e alla vita forense; abbandonò la cattedra per non prestare giuramento al governo fascista. Caduto il fascismo riprese (1944) la cattedra all'università di Roma, fu membro della Consulta nazionale e poi dell'Assemblea costituente (1946-47), infine (1948-52) senatore di diritto nella prima legislatura repubblicana. Socio onorario dell'Accademia dei Lincei (1919), fu dichiarato decaduto nel 1935 e reintegrato nel 1945.  Quale giurista, si può considerare il fondatore della scuola italiana di diritto pubblico, che considera questo come scienza giuridica, in contrasto con la scuola francese di carattere filosofico-politico. Ha ispirato e diretto il Primo trattato di diritto amministrativo. I suoi Principi di diritto costituzionale (1889; 5a ed. 1928) e i suoi Principi di diritto amministrativo (1890), opere fondamentali in materia, hanno avuto varie traduzioni. Tra le sue opere ricordiamo: Diritto amministrativo e scienza dell'amministrazione (1887); I criteri tecnici per la ricostruzione di diritto pubblico (1887); Teoria giuridica delle guarentigie della libertà (1890); De la nature juridique de la représentation politique (1895); Le régime parlamentaire en Italie (1909); Diritto pubblico generale e diritto pubblico positivo (1924); Recenti indirizzi circa i rapporti fra diritto e stato (1926); Immunità parlamentari e organi sovrani (1933). Fondò (1890) a Palermo l'Archivio di diritto pubblico, che venne ripreso alcuni anni dopo col titolo di Rivista di diritto pubblico. Postume sono uscite le sue Memorie (1959, a cura di R. Mosca).