Alfredo Oriani

 

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Scrittore e poeta italiano (Faenza 1852 - presso Casola Valsenio 1909). Autore di romanzi, opere di polemica politico-sociale e scritti d'arte e di storia, O. elaborò una concezione etica dello Stato e della storia, ispirata al nazionalismo. In tutta la sua opera, da Memorie inutili a Rivolta ideale, esiste continuità ideale: l'artista e il pensatore, il filosofo e il sociologo si fondono e si esprimono in indivisibile unità.

VITA E OPERE.

O. ebbe una fanciullezza vuota d'affetti. Studiò a Bologna nel collegio di San Luigi, condotto dai barnabiti, dove trascorse gli anni dell'adolescenza taciturno, altero, solo. Passato poi all'università di Roma e laureatosi nel 1872 in giurisprudenza, non esercitò l'avvocatura. Esordì giovanissimo a 21 anni col romanzo Memorie inutili, pubblicato (1876) sotto lo pseudonimo di Ottone di Bànzole, al quale tennero dietro, rapidamente scritti, altri romanzi: Al di là (1877), Monotonie (1878), Gramigne (1879), No (1881), opere non prive di un'aspra veemenza, ma nel complesso torbide, informi e caotiche, rappresentanti un mondo di passioni oscure che non riesce mai a decantarsi in racconto chiaro e armonioso.

Dal 1883 la sua vena narrativa e polemica tende a effigiare il travaglio dell'umanità moderna, l'opera dei popoli e delle nazioni, lo sforzo dell'uomo che si dà una patria e una missione; e nascono, accanto a romanzi, opere di polemica politico-sociale, prose d'arte, scritti storici, nei quali peraltro fa quasi costantemente difetto una problematica storica sicura e serena: Quartetto (1883); Matrimonio e divorzio (1886), vigorosa difesa della famiglia, concepita come nucleo fondamentale della nazione; Fino a Dogali (1889), in cui sono prospettate le cause della duplice crisi dell'Italia risorta - crisi religiosa e crisi di sviluppo - con le pagine su don Giovanni Verità, che nitidamente e su nuove basi lumeggiano il problema dei rapporti tra fede cattolica e sentimento patriottico, e con la lirica rievocazione dei primi eroi d'Africa, che addita alla patria unificata le vie di Roma imperiale; La lotta politica in Italia (1892), dove vengono additate le ragioni storiche della formazione unitaria italiana; Il nemico (1894), tumulto di passioni crudeli e di ostentati cinismi, ma anche fatidico preannuncio del dissolvimento del mondo russo; Gelosia (1894); La disfatta (1896); Vortice (1899); Olocausto (1902), che esprimono l'essenza stessa della gretta vita di provincia, quell'impossibilità di viverci «grande» che fu il perenne tormento dell'O.

Dal 1892 al 1902 trascorre per O. un decennio di formidabile attività che non valse a rallentare né dissensi familiari, né il dissesto finanziario in parte dovuto ai sacrifici fatti per pubblicare Lotta politica, né lo straziante dolore per l'ostinato silenzio che avvolgeva la sua opera. Meglio egli riuscì nelle ultime opere, dove la stanchezza di una polemica condotta con indiscriminato fervore dà luogo a pagine di più intima spiritualità, però troppo spesso compromesse da un velleitario «titanismo» spirituale: La rivolta ideale (1908); Punte secche (post., 1921); Sì (post., 1923). Scrisse anche per il teatro, componendo dieci fra tragedie e drammi.

O. fu indicato da Mussolini fra gli ispiratori del fascismo, e in effetti egli espresse il fermento attivistico diffuso presso vari settori della società italiana al principio del secolo, individuando chiaramente la crisi di una certa borghesia di fine sec. 19º. Scrittore non privo di una personale sensibilità postromantica e di energia rappresentativa, riprese miti politici (il nazionalismo, l'imperialismo) già affermati in Europa, inserendoli in una cultura d'impronta hegeliana.

Al Cardello, presso Casola Valsenio, che il governo fascista dichiarò monumento nazionale nel 1924 e volle degnamente restaurato, esiste un'importante raccolta bibliografica, che contiene la collezione dei manoscritti autografi di O., le sue opere nelle successive edizioni, i libri e gli opuscoli che lo riguardano, un'ampia raccolta di riviste e giornali che parlano di lui, e inoltre l'epistolario, oggi ancora inedito, dello scrittore.

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Alfredo Oriani nacque a Faenza nel 1852 da una famiglia aristocratica e molto ricca; nel 1872 si laureò in giurisprudenza a Napoli, cominciando subito dopo la pratica in uno studio notarile di Bologna.

Al 1875 risale il suo primo testo pubblicato, Memorie inutili, un'autobiografia che richiamava da vicino lo stile di Byron; nel giro di qualche anno furono pubblicati i romanzi Al di là (1877), No (1881) e le raccolte di racconti Gramigna (1879) e Quartetto (1883).

Accanto alla produzione narrativa, i cui toni spregiudicati gli valsero la fama di scrittore osceno, Oriani si dedicò alla stesura di pamphlet e saggi storici, prendendo posizione sulle vicende dell'attualità: in Matrimonio (1886) diede una risposta a La questione del divorzio di A. Dumas figlio e al disegno di legge presentato da Zanardelli; nei saggi Fino a Dogali (1889) e La lotta politica in Italia (1892) ricapitolò invece le vicende italiane passate e prossime.

A partire dal 1894 la produzione narrativa ebbe un nuovo impulso; in questi anni nacquero le opere migliori, che caddero nel più assoluto silenzio del pubblico e della critica: Il nemico (1894), Gelosia (1894), La disfatta (1896), Vortice (1899), Olocausto (1902) e la raccolta di racconti Bicicletta (1902). L'ultima opera di Oriani è un imponente saggio di natura storico-filosofico-politica, La rivolta ideale (1908), in cui con toni nietzschiani si auspica l'avvento di un leader carismatico che possa risollevare i destini italiani.

L'Opera omnia (1923-33) fu curata postuma da Benito Mussolini che strumentalizzò soprattutto La rivolta ideale, facendo di Oriani un precursore del fascismo.

Oriani morì nel 1909 a Casola Valsenio, Ravenna.

Note biografiche a cura di Daniela Gangale