www.pbmstoria.it
Intellettuali e studenti russi seguaci del populismo nell'Ottocento. Sostenitori dell'emancipazione del popolo attraverso una vasta opera di educazione e dell'abbattimento dell'autocrazia zarista, credevano principalmente nella purezza morale e nella forza potenziale della classe contadina, che avrebbe potuto costituire la base della futura giustizia sociale.*
Wikipedia
Già Herzen nel 1861 aveva rivolto appelli agli
studenti perché «andassero al popolo», ne
comprendessero la condizione e insieme lo istruissero e lo
informassero della necessità di un radicale mutamento della
società e delle istituzioni della Russia. Lo stesso fece
Bakunin nel 1869, e quell'invito, «Andate tra il
popolo!», divenne la parola d'ordine che caratterizzò
i «narodniki», i populisti: la novità politica
di questo movimento non sta tanto nella sua concezione della
comunità rurale russa come base di passaggio al
collettivismo socialista - idea già elaborata da decenni -
quanto nella necessità da loro posta di stabilire un
contatto quanto più stretto con le masse contadine che, a
parte sollevazioni spontanee, non si erano mai date
un'organizzazione politica che ne raccogliesse le aspirazioni e li
guidasse in un'azione politica programmata e consapevole.
Il colonnello e professore di matematica dell'Accademia militare
Pëtr Lavrovič Lavrov (1823-1900) - arrestato e deportato in
Siberia a seguito del fallito attentato allo zar dello studente
Karakozov - fu il più autorevole rappresentante del
socialismo populistico russo, insieme con il suo divulgatore, il
sociologo e critico letterario Nikolaj Konstantinovič
Michajlovskij (1842-1904). Le sue Lettere storiche, una serie di
articoli che trattano del significato della storia e dei suoi
protagonisti, costituirono il fondamento teorico di molti giovani
populisti.
Lavrov concepisce la storia come la realizzazione del pensiero di
personalità superiori: «Se un pensatore crede nella
realizzazione presente o futura del suo ideale etico, tutta la
storia si raggruppa per lui attorno agli eventi che preparano
quella realizzazione». Poiché questo pensatore
è un uomo che agisce concretamente, i suoi ideali
passeranno nella società, influenzandola profondamente:
«L'ideale nasce nel cervello di un uomo, di qui passa nei
cervelli di altri uomini, cresce qualitativamente con lo sviluppo
della dignità intellettuale e morale di questi uomini, e
quantitativamente con il moltiplicarsi del loro numero, diventa
poi una forza sociale quando queste persone prendono coscienza
della propria comunanza ideale e decidono di condurre un'azione
comune».
Nikolaj Vasilevič Čajkovskij
È dunque una minoranza di persone intellettualmente e
moralmente superiori a fare la storia: «La maggioranza
è condannata a un lavoro pacifico, monotono e incessante a
vantaggio di altri, senza avere tempo libero per l'attività
mentale, ed è pertanto incapace di usare le sue forze
immense per conquistarsi il diritto allo sviluppo, a una vita
veramente umana». L'intellettuale è consapevole della
sua missione e dice a se stesso: «Ogni vantaggio di cui
godo, ogni idea che ho avuto il tempo di acquisire o di elaborare,
sono pagate con il sangue, le sofferenze e il lavoro di milioni di
uomini. Il passato non posso cambiarlo e, per quanto caro sia
costato il mio sviluppo, non posso rinunciarvi». Per
migliorare la società «il male deve essere eliminato
per quanto è possibile, ma è possibile farlo
soltanto nella vita. Il male deve essere sradicato. Non
sfuggirò alla responsabilità del sangue versato per
il mio sviluppo, se non mi avvarrò di questo sviluppo per
circoscrivere il male nel presente e nel futuro. Se sono un uomo
evoluto, ho il dovere di farlo».
Lavrov fuggì dalla Russia nel 1870. Un'organizzazione,
ispirata alle sue teorie, fu fondata clandestinamente nel 1869
presso la Facoltà di Medicina dell'Università della
capitale da Mark Andreevič Natanson (1850-1919) e da Nikolaj
Vasil'evič Čajkovskij (1850-1926), prendendo nome da quest'ultimo:
Movimento dei seguaci di Čajkovskij. Ne fece parte anche il
principe Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842-1921), destinato a
grande fama come successore di Bakunin a capo del movimento
anarchico, che scriverà nelle sue Memorie che quel circolo
non aveva niente di rivoluzionario, tanto che le sue tesi
anarchiche non gli furono accettate. Vicino a Bakunin era invece
il Circolo dei Siberiani fondato nel 1872 da Aleksandr Vasil'evič
Dolgušin (1848-1885) che fu arrestato nel 1873 e morì in
carcere.