I narodniki

 

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Intellettuali e studenti russi seguaci del populismo nell'Ottocento. Sostenitori dell'emancipazione del popolo attraverso una vasta opera di educazione e dell'abbattimento dell'autocrazia zarista, credevano principalmente nella purezza morale e nella forza potenziale della classe contadina, che avrebbe potuto costituire la base della futura giustizia sociale.

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 Già Herzen nel 1861 aveva rivolto appelli agli studenti perché «andassero al popolo», ne comprendessero la condizione e insieme lo istruissero e lo informassero della necessità di un radicale mutamento della società e delle istituzioni della Russia. Lo stesso fece Bakunin nel 1869, e quell'invito, «Andate tra il popolo!», divenne la parola d'ordine che caratterizzò i «narodniki», i populisti: la novità politica di questo movimento non sta tanto nella sua concezione della comunità rurale russa come base di passaggio al collettivismo socialista - idea già elaborata da decenni - quanto nella necessità da loro posta di stabilire un contatto quanto più stretto con le masse contadine che, a parte sollevazioni spontanee, non si erano mai date un'organizzazione politica che ne raccogliesse le aspirazioni e li guidasse in un'azione politica programmata e consapevole.

Il colonnello e professore di matematica dell'Accademia militare Pëtr Lavrovič Lavrov (1823-1900) - arrestato e deportato in Siberia a seguito del fallito attentato allo zar dello studente Karakozov - fu il più autorevole rappresentante del socialismo populistico russo, insieme con il suo divulgatore, il sociologo e critico letterario Nikolaj Konstantinovič Michajlovskij (1842-1904). Le sue Lettere storiche, una serie di articoli che trattano del significato della storia e dei suoi protagonisti, costituirono il fondamento teorico di molti giovani populisti.

Lavrov concepisce la storia come la realizzazione del pensiero di personalità superiori: «Se un pensatore crede nella realizzazione presente o futura del suo ideale etico, tutta la storia si raggruppa per lui attorno agli eventi che preparano quella realizzazione». Poiché questo pensatore è un uomo che agisce concretamente, i suoi ideali passeranno nella società, influenzandola profondamente: «L'ideale nasce nel cervello di un uomo, di qui passa nei cervelli di altri uomini, cresce qualitativamente con lo sviluppo della dignità intellettuale e morale di questi uomini, e quantitativamente con il moltiplicarsi del loro numero, diventa poi una forza sociale quando queste persone prendono coscienza della propria comunanza ideale e decidono di condurre un'azione comune».
Nikolaj Vasilevič Čajkovskij

È dunque una minoranza di persone intellettualmente e moralmente superiori a fare la storia: «La maggioranza è condannata a un lavoro pacifico, monotono e incessante a vantaggio di altri, senza avere tempo libero per l'attività mentale, ed è pertanto incapace di usare le sue forze immense per conquistarsi il diritto allo sviluppo, a una vita veramente umana». L'intellettuale è consapevole della sua missione e dice a se stesso: «Ogni vantaggio di cui godo, ogni idea che ho avuto il tempo di acquisire o di elaborare, sono pagate con il sangue, le sofferenze e il lavoro di milioni di uomini. Il passato non posso cambiarlo e, per quanto caro sia costato il mio sviluppo, non posso rinunciarvi». Per migliorare la società «il male deve essere eliminato per quanto è possibile, ma è possibile farlo soltanto nella vita. Il male deve essere sradicato. Non sfuggirò alla responsabilità del sangue versato per il mio sviluppo, se non mi avvarrò di questo sviluppo per circoscrivere il male nel presente e nel futuro. Se sono un uomo evoluto, ho il dovere di farlo».

Lavrov fuggì dalla Russia nel 1870. Un'organizzazione, ispirata alle sue teorie, fu fondata clandestinamente nel 1869 presso la Facoltà di Medicina dell'Università della capitale da Mark Andreevič Natanson (1850-1919) e da Nikolaj Vasil'evič Čajkovskij (1850-1926), prendendo nome da quest'ultimo: Movimento dei seguaci di Čajkovskij. Ne fece parte anche il principe Pëtr Alekseevič Kropotkin (1842-1921), destinato a grande fama come successore di Bakunin a capo del movimento anarchico, che scriverà nelle sue Memorie che quel circolo non aveva niente di rivoluzionario, tanto che le sue tesi anarchiche non gli furono accettate. Vicino a Bakunin era invece il Circolo dei Siberiani fondato nel 1872 da Aleksandr Vasil'evič Dolgušin (1848-1885) che fu arrestato nel 1873 e morì in carcere.