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Storico e letterato (Vignola 1672 - Modena 1750). Ecclesiastico, M.
orientò tutta la sua opera di storico entro un'intuizione e
concezione del mondo adeguata alle esigenze della sua fede.
Compilò la monumentale raccolta Rerum italicarum scriptores
(24 voll., 1723-38; 25º vol. di indici nel 1751) che, per la
quantità delle fonti edite e per l'organicità del
piano di pubblicazione, sono la prima grande raccolta di fonti
medievali della storiografia moderna.
VITA
Di modesta famiglia, studiò a Modena, dove si laureò.
Ordinato sacerdote, fu assunto come dottore all'Ambrosiana, in
contatto con la religiosità di C. M. Maggi, di cui
curò l'edizione delle rime. Nel 1700 fu chiamato a dirigere
la biblioteca modenese del duca Rinaldo I d'Este. La corte estense
gli offrì ogni comodità di studio: M. trovò a
Modena le condizioni di tranquillità necessarie al suo
lavoro. Da allora la sua vita si svolse tra un'esemplare
attività sacerdotale nella parrocchia di S. Maria della
Pomposa (tradottasi anche in scritti come Della carità
cristiana, 1723, e Della regolata devozione dei cristiani, 1747) e
la produzione scientifica, straordinaria per continuità, per
mole e per metodo.
OPERE
Nella sua opera M. non venne mai meno a un preciso impegno di
verità, che si esplicò soprattutto nel campo della
storia, alla quale lo indirizzavano la tradizione dei padri maurini
e di Bacchini e un'istintiva tendenza, cui egli seppe procurare,
attraverso la sua lunga esperienza di ricercatore, la guida di una
perfetta metodologia. La sua storia, essenzialmente politica, vuole
essere la ricostruzione, rigorosamente documentata, di come sono
andate le cose, senza preoccupazioni apologetiche, distinguendo le
cause degli avvenimenti ricostruibili con indagine umana dalle vie
della Provvidenza certe ma imperscrutabili, e con assoluta
indipendenza di giudizio, che lo portò a sottolineare anche i
torti del papato.
Lungo sarebbe ricordare tutti i risultati della sua incessante
attività, durata un cinquantennio. Dopo aver dato prova di
sé con gli Anecdota (1697-98) nel campo degli studi
filologici, ai quali l'aveva guidato ancora a Modena l'erudito p. B.
Bacchini, nei suoi Annali della storia d'Italia (12 voll., 1744-49)
tentò, sia pure su base annalistica e con attenzione
soprattutto ai fatti politici, di ricostruire una storia d'Italia al
di sopra del frazionamento degli stati della penisola, dalla nascita
di Cristo ai suoi tempi, indirizzo che sarà particolarmente
apprezzato in clima risorgimentale.
Ma è soprattutto nelle Antiquitates italicae medii aevi (6
voll., 1738-42; altra ed., 17 voll., 1777-80) che egli dà la
misura della sua grandezza di storico: sono 76 dissertazioni sulle
più svariate questioni della storia del costume, delle
istituzioni, dell'economia, della religione, della letteratura: M.
vi profonde i tesori della sua esperienza unica di medievalista,
proponendo per alcuni problemi soluzioni ancora oggi valide.
Postume furono pubblicate le Dissertazioni sopra le antichità
italiane (3 voll., 1751-55) e 14 voll. del suo epistolario (1901-22)
che bene testimoniano il suo spirito enciclopedico, aperto con
sereno equilibrio ai problemi della cultura europea. Su questo piano
si ricordano altresì l'opera Dei difetti della giurisprudenza
(1742), in cui è auspicata una semplificata codificazione
delle leggi, e il saggio Della pubblica felicità (1749), dove
è prospettato l'ideale politico di un governo che, ispirato a
ragione e virtù, moderato e legalitario, realizzi il
benessere dei sudditi.
Nel campo più proprio delle lettere, oltre alle biografie di
Petrarca, di A. Castelvetro, di L. Tassoni, di C. M. Maggi,
lasciò dissertazioni intorno alla poesia e all'arte (Della
perfetta poesia italiana, 1706; Riflessioni sopra il buon gusto,
1708) che gli assicurano un posto notevole tra gli studiosi di
letteratura e di estetica del Settecento.