www.treccani.it
di Fulvio De Giorgi
Nacque a Chiaravalle (Ancona) il 31 agosto
1870, figlia unica di genitori di sentimenti cattolici e
liberal-risorgimentali.
Il padre Alessandro (1832-1915), ferrarese, fu funzionario al
ministero delle Finanze. La madre Renilde Stoppani (1840-1912),
marchigiana, proveniva da una famiglia di piccoli proprietari
terrieri ed era parente dell’abate Antonio Stoppani (morto nel
1891), figura di spicco del cattolicesimo conciliatorista e
filorosminiano e certamente punto di riferimento significativo
nella formazione della giovane Montessori.
Trasferitasi la famiglia prima a Firenze e poi, definitivamente, a
Roma nel 1875, Maria vi trascorse l’infanzia e la giovinezza.
Frequentò la scuola elementare di via S. Nicolò di
Tolentino. Successivamente, coltivando il progetto di diventare
ingegnere, dal 1883 studiò alla scuola tecnica Michelangelo
Buonarroti e poi, dal 1886 al 1890, all’Istituto tecnico Leonardo
da Vinci. Cambiando idea sui suoi studi universitari, si iscrisse
alla facoltà di scienze nel 1890, per passare, nel 1892,
alla facoltà di medicina, non senza qualche
difficoltà, essendo una delle primissime donne italiane ad
abbracciare tali studi. Dopo un iniziale disorientamento,
cominciò presto ad affermarsi e nel 1894 vinse un premio di
studio elargito dalla Fondazione Rolli. Nel 1895 incontrò
il collega Giuseppe Montesano (1868-1961), con cui fu ammessa
nella clinica psichiatrica dell’Università di Roma, diretta
da Ezio Sciamanna, nella quale, insieme a un altro collega, Sante
De Sanctis (1862-1935), condusse per la tesi di laurea una ricerca
su Le allucinazioni a contenuto antagonistico, laureandosi nel
luglio 1896. Come assistente entrò quindi all’ospedale di
S. Giovanni, ma continuò la ricerca nella clinica
psichiatrica. Nel 1897 pubblicò, con De Sanctis o con
Montesano, articoli che illustravano i primi risultati di tale
lavoro. Sviluppava intanto un interesse per i bambini
«deficienti», accostandosi alle opere di
Jean-Marc-Gaspard Itard e di Edouard Séguin.
Cominciò a interessarsi anche dell’emancipazione della
donna e, nel 1896, partecipò a Berlino al primo Congresso
dell’International Council of Women, sui diritti femminili. Tra il
1897 e il 1898 soggiornò a Parigi per studiare le opere di
Séguin e nel sobborgo di Bicètre per conoscere i
metodi educativi elaborati da Désiré-Magloire
Bourneville. Intanto, il 31 marzo 1898, diede segretamente alla
luce il figlio Mario (1898-1982), nato dalla relazione con
Montesano.
Allevato fino a quindici anni prima da un’altra famiglia e poi in
collegio, il ragazzo conobbe la madre, che andava a trovarlo, ma
non seppe allora la vera identità dei suoi genitori. Per
evitare lo scandalo che avrebbe rovinato a entrambi la promettente
carriera, essi decisero infatti di tenere nascosta la loro
relazione e il suo frutto.
Nel 1898 Montesano vinse il concorso da primario al manicomio di
S. Maria della Pietà a Roma, diretto da Clodomiro Bonfigli,
che era assertore del rapporto tra influenza sociale e problemi
psichiatrici e aveva avanzato senza successo la proposta di una
scuola specializzata nell’educazione dei bambini deficienti.
Inserita in questo contesto di problemi scientifici, nel settembre
1898, Montessori partecipò al Congresso pedagogico torinese
e vi tenne un discorso che suscitò una vasta eco,
affrontando il rapporto tra medicina e pedagogia e proponendo
un’educazione specifica e mirata per i bambini
«anormali». Nel dicembre 1898, intanto Bonfigli
costituiva il Comitato provvisorio della Lega nazionale per la
protezione dei fanciulli deficienti, chiamando Montesano nel
comitato direttivo.
Montessori si impegnò a fondo, fin dal 1899, con giri di
conferenze, per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema,
cominciando da Milano con una conferenza sulla carità
moderna, in cui emergeva pure il tema della «donna
nuova». Già da qualche tempo, come si è visto,
si era fatta paladina dell’emancipazione femminile e di ideali di
pace, con un’apertura senza milizia politica di parte. Fu, tra
l’altro, nel marzo 1896, confondatrice e vicesegretaria di
un’associazione femminile romana e nel 1899 membro dell’Unione
materna e continuò a sollevare la questione della donna nei
consessi internazionali, come nel Congresso femminile di Londra
del 1899, designatavi da Guido Baccelli. Nello stesso anno
è attestata la sua adesione alla Theosophical Society.
Nell’estate 1899 entrò nel comitato direttivo della Lega e,
nel 1900, insieme a Montesano, assunse la direzione della Scuola
magistrale ortofrenica, avviata a Roma per iniziativa della Lega
stessa e da cui sarebbe nato l’anno successivo l’Istituto
medico-pedagogico. L’approfondirsi delle sue osservazioni nella
Scuola e gli ottimi risultati conseguiti (si veda il Riassunto
delle lezioni di didattica, Roma 1900; poi in L’autoeducazione
nelle scuole elementari, Roma-Milano 1992, pp. 639-675) portavano
intanto Montessori – nell’intervento al II Congresso pedagogico
italiano (tenutosi a Napoli nel 1901) sulle Norme per una
classificazione dei deficienti in rapporto ai metodi speciali di
educazione – a sviluppare la lezione di Séguin secondo una
prospettiva nuova.
Nel 1901, in seguito a dissapori sempre più gravi, vi fu la
rottura definitiva con Montesano. Montessori abbandonò
così la Lega e la Scuola ortofrenica. Tra il 1900 e il 1906
insegnò antropologia e igiene all’Istituto superiore di
magistero femminile di Roma. In quel momento approfondiva studi
filosofici, pedagogici e antropologici, si iscriveva nel 1903 alla
facoltà di filosofia, avviava più significativi
rapporti con Giuseppe Sergi, ma si confrontava anche con la
lezione di Luigi Credaro, Giacomo Barzellotti e Antonio Labriola.
L’orizzonte ormai decisamente postpositivistico, nel clima
d’inizio secolo, la portava a meditare sul pensiero di Nietzsche,
come – più o meno negli stessi anni – faceva anche Ellen
Key, la cui prospettiva non avrebbe mancato di influenzarla.
Dal 1904 al 1910 fu libera docente in antropologia nella
facoltà di scienze. Insegnò nella Scuola pedagogica
di Roma e pubblicò le Lezioni di antropologia pedagogica
dell’anno accademico 1906-07. Fu poi comandata, nel 1913, presso
il ministero della Pubblica istruzione e infine revocata
dall’incarico nel 1919. Il frutto più significativo di
questo periodo fu il volume Antropologia pedagogica, apparso senza
data tra il 1909 e il 1910 a Milano.
Montessori andava, inoltre, sempre più coniugando scienza e
attenzione alla spiritualità, come si vede, per esempio, in
un articolo sul giornale La vita del 6 giugno 1906 dedicato a
Tolstoj. Contemporaneamente avviava una discussione critica con la
femminista laica Anna Maria Mozzoni, che parlava di «Eva
moderna»: Montessori le contrapponeva la
«maternità sociale» di Maria di Nazareth. Nello
stesso anno, tuttavia, insieme a Mozzoni presentò una
petizione al Parlamento per il voto femminile.
Sempre nel 1906 l’ingegnere Edoardo Talamo, presidente
dell’Istituto romano dei beni stabili, chiedeva a Montessori
l’organizzazione – con criteri moderni – di un asilo infantile per
i figli degli operai, residenti nei nuovi e popolari caseggiati
romani, in particolare nel quartiere di S. Lorenzo. Nacquero
così le prime Case dei bambini; cominciò cioè
a realizzarsi l’esperienza educativa montessoriana: la prima Casa
fu aperta il 6 gennaio 1907 e la seconda il 7 aprile dello stesso
anno. Il discorso pronunciato da Montessori in occasione
dell’avvio di tale esperienza venne pubblicato su Vita femminile
italiana (La Casa dei Bambini dell’Istituto Romano dei Beni
Stabili, sett. 1907, pp. 983-1001). La visione sociale e
palingeneticamente libera della «donna nuova» emergeva
nella conclusione del discorso, strettamente unita dunque
all’ideale educativo.
Nel maggio 1908 Montessori partecipò al primo Congresso
delle donne italiane, tenutosi a Roma, e al Congresso di
attività pratica femminile, promosso dall’Unione femminile
nazionale a Milano. La sua presenza a Milano portava ai rapporti
con la Società Umanitaria. Con il patrocinio di
quest’ultima, si ebbe così la nascita di una Casa dei
bambini nel quartiere milanese di case operaie in via Solari,
diretta da Anna Maria Maccheroni, dal 1906 fedele allieva di
Montessori.
Nei ricordati Congressi femminili Montessori ebbe modo di
conoscere meglio donne moderniste o «modernizzanti»,
come Felicitas Büchner e come, soprattutto, Alice Hallgarten
(1874-1911), moglie di Leopoldo Franchetti, amica di Paul
Sabatier, già impegnata in opere caritative nel quartiere
S. Lorenzo.
Hallgarten aveva fondato in Umbria le scuole della Montesca e di
Rovigliano, vi aveva invitato educatori innovativi e pedagogisti
importanti, come hermann Lietz, Förster e Lucy Latter:
visitò con il marito la Casa dei bambini di S. Lorenzo e ne
restò conquistata. Un certo suo aristocratico
intellettualismo fu cioè vinto dall’evidenza sperimentale
montessoriana: ebbe allora il desiderio che tale esperienza fosse
fatta conoscere subito, spinta anche da timori eccessivi per la
vita della dottoressa – forse pensando a se stessa e alla sua
cagionevole salute.
I baroni Franchetti convinsero Montessori a scrivere, nel 1909,
nella quiete della loro dimora romana, la sua opera fondamentale –
Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione
infantile nelle Case dei bambini – e ne finanziarono la
pubblicazione, presso l’editore Lapi di Città di Castello,
sempre nel 1909: dedicando ai Franchetti l’opera e accettando
perciò apertamente il loro appoggio, Montessori non poteva
non sapere di collocarsi pubblicamente in quell’area modernista o
filomodernista che, ad appena due anni dalla condanna formulata da
Pio X nell’enciclica Pascendi, era spesso obiettivo delle censure
della stampa antimodernista. Alice Hallgarten cercò pure di
mettere in contatto Montessori con Paul Sabatier. Al primo Corso
di pedagogia scientifica, tenuto da Montessori a Città di
Castello, nel 1909, sotto il patrocinio dei Franchetti,
partecipò anche Felicitas Büchner, legata a Fogazzaro
e già collaboratrice di hallgarten alla Montesca.
Così pure Sofia Bisi Albini, amica di Fogazzaro,
dedicò a Montessori, nel 1910, un articolo
«trionfale» sulla sua rivista Vita femminile italiana
(1910, nr. 5), che seguiva le attività di Montessori e alla
quale peraltro collaborò lei stessa.
Nel libro sul Metodo, destinato a un grande e duraturo successo
mondiale, l’indirizzo proposto partiva dall’educazione sensoriale,
utilizzando un materiale strutturato, per svilupparsi
armonicamente verso l’educazione intellettuale. Emergeva con
chiarezza e radicalità critica una prospettiva di
libertà. Per Montessori era infatti sempre dominante il
triste spettacolo del maestro faccendiere che tentava di travasare
le cognizioni nelle teste degli scolari, a forza di premi e
castighi.
Nel 1909, per ospitare molti orfani, dopo il terribile terremoto
che aveva colpito Messina e Reggio Calabria, venne aperta una
quarta Casa dei bambini, a Roma, in via Giusti, presso le suore
Missionarie francescane di Maria, che vi introdussero le
attività della vita pratica. Dopo un conflitto con Edoardo
Talamo, Montessori riconobbe nel 1910 questa Casa dei bambini
presso le Missionarie francescane come unica
«montessoriana» a Roma, ritirandosi da S. Lorenzo. E
sempre presso le francescane, tenne, nel 1910 (e nel 1911), il
secondo Corso di studio teorico-pratico per l’educazione
infantile. Favorevoli alla dottoressa erano intanto anche alcune
donne – come Maria Maraini Guerrieri Gonzaga – dell’alta borghesia
e della nobiltà.
Nel 1910 il Metodo Montessori fu introdotto nella scuola
elementare della Montesca: la prospettiva pedagogica montessoriana
compiva dunque un ulteriore sviluppo, passando dalle scuole
dell’infanzia alle scuole primarie.
La stessa Alice Hallgarten Franchetti, che si ritrovava
completamente nella pedagogia della libertà formulata da
Montessori nel volume sul Metodo, ne appoggiava peraltro la
diffusione, soprattutto negli Stati Uniti. Hallgarten scomparve
prematuramente nel 1911, ma intanto educatori americani giungevano
in Italia per visitare le Case dei bambini (come Anne George che,
ritornata in America, vi promosse nel 1911 una scuola
montessoriana). Nel corso del 1911 sulla stampa americana si
parlò di Montessori e nel 1912 fu tradotto Il Metodo, che
ebbe uno straordinario successo.
Nel gennaio 1913, poco dopo la morte della madre, Montessori
guidò, a Roma, a casa sua, il primo Corso internazionale
sul suo Metodo, che segnò la nascita del movimento
montessoriano: vi parteciparono corsisti statunitensi (in
particolare Helen Parkhurst e Adelia McAlpin Pyle) e di altre 17
nazionalità. Su invito di uno dei più noti
giornalisti americani, Montessori tenne, alla fine dello stesso
anno, una serie di conferenze negli Stati Uniti, con proiezioni
cinematografiche sulle Case dei bambini. Fu tra l’altro a
Washington, a West Orange, a Filadelfia, a Chicago, a Pittsburgh,
a New York. Ottenne significativi successi di pubblico e
stabilì una considerevole rete di rapporti, soprattutto
femminili. In seguito, l’avviarsi del declino di tali successi fu
dovuto alle critiche provenienti dalla progressive education, da
John Dewey e ancor più da William Heard Kilpatrick, che
denunciava un indirizzo «individualista», forse non
comprendendo bene le basi spiritualistiche di una pedagogia della
libertà.
Nel 1913, Montessori prese con sé il figlio, senza peraltro
rivelarne pubblicamente la vera identità, presentandolo
come un figlio adottivo o un nipote. Nel 1915 si recò
nuovamente in America, questa volta con Mario, che in effetti vi
si stabilì (anche per lo scoppio in Europa della Grande
Guerra). Maria ritornò invece in Italia e affidò la
guida del movimento montessoriano americano a Parkhurst, che
però si distaccò da lei nel 1917, causando la crisi
del movimento stesso negli USA, per un lungo periodo.
Alla traduzione inglese del Metodo avevano intanto fatto seguito
quella francese (1912), quelle tedesca, polacca, russa (1913),
quelle giapponese, rumena, irlandese, spagnola, olandese
(1914-15), quella danese (1917): considerando anche il decennio
successivo, l’opera apparve in 58 paesi, tradotta in 36 lingue.
Così pure andavano costituendosi sodalizi di educatori di
indirizzo montessoriano: tra i primi la Montessori Society of
Scotland, la British Montessori Society, la American Montessori
Society. Nel 1927, con il concorso dello psicopatologo olandese J.
C. L. Godefroy, fu fondato lo Psycho-pedagogical Journal -
International Organ of the Movement Montessori, con sedi ad
Amsterdam e a Parigi. Anche in Italia sorse nel 1916 un Comitato
nazionale Montessori, mentre a Napoli vi era la Società
napoletana degli amici del Metodo. Tuttavia, a fronte di un vasto
successo internazionale, la ricezione italiana del montessorismo
fu indubbiamente più debole e non priva di opposizioni
critiche. Anche se non mancarono le simpatie, soprattutto negli
ambiti cattolico-democratici.
Nel 1915 Anna Maccheroni si trasferì a Barcellona, per
aprirvi, su invito del governo catalano, una Casa dei bambini.
Montessori la raggiunse a fine anno, insieme a un’altra fida
allieva, Anna Fedeli. Poco più tardi si unì a loro
Mario, dopo uno sfortunato matrimonio statunitense. Montessori si
stabilì dunque in Spagna, pur facendo regolarmente la spola
con l’Italia.
Nel 1916 pubblicava, a Roma, un impegnativo volume che prospettava
un’applicazione del suo Metodo, oltre la scuola dell’infanzia,
senza soluzione di continuità (Autoeducazione nelle scuole
elementari). Andava intanto approfondendo l’applicazione del suo
Metodo all’educazione religiosa cattolica. A Barcellona, nella
Escola Modelo Montessori, fu realizzata una cappella degli
infanti, a misura di bambino. Il perno di un’educazione integrata
alla vita era infatti la liturgia. Frutto di queste esperienze
(che caratterizzarono, secondo alcuni studiosi, come Augusto
Scocchera una fase ‘confessionale’ del montessorismo) furono i
volumi I bambini viventi nella chiesa (Napoli 1922), La vita in
Cristo. Anno liturgico (Roma 1931) e La santa messa spiegata ai
bambini (prima in inglese con il titolo Mass explained to
children, 1932; poi Milano 1949). Nel 1922, il ministro della
Pubblica istruzione italiano, Antonino Anile, cattolico,
nominò Montessori ispettrice delle scuole italiane che
applicavano il suo Metodo. Si avviò pure l’introduzione del
montessorismo in 20 scuole elementari napoletane. Nel 1923 fu
pubblicato a Vienna un volume – Das Kind in der Familie – che
raccoglieva, a cura della Montessorischule, le conferenze tenute
da Montessori nello stesso anno a Bruxelles e già apparse
su La femme belge.
Nella seconda metà degli anni Venti Maria Montessori
sperò che la modernità del suo Metodo ricevesse una
consacrazione ‘nazionale’ e fosse appoggiata, in Italia, dai
cattolici e dai fascisti: la terza edizione del Metodo accolse di
fatto molte delle osservazioni avanzate nel 1919 dalla
Civiltà cattolica. Il nascente regime fascista
sembrò peraltro effettivamente indirizzato al sostegno del
montessorismo. La riforma Gentile, anche con la collaborazione di
Giuseppe Lombardo Radice, indicava la scuola dell’infanzia come
scuola del «grado preparatorio» e, tra le
«differenziazioni pedagogiche» ammesse, vi era pure il
montessorismo. Mussolini poi, anche a seguito di una lettera di
Mario Montessori, studiò la diffusione del Metodo
all’estero e nel 1924 assicurò il suo sostegno alla sua
ideatrice, con la quale ebbe un contatto diretto. Gentile
presiedette il Comitato pro Metodo Montessori e diede un decisivo
impulso per la nascita dell’Opera nazionale Montessori, con sedi a
Roma e a Napoli, e la sua costituzione in ente morale nel 1924: la
regina Margherita fu la patrona, Gentile il presidente e Maria
Montessori la presidente onoraria. Un vasto impegno fu allora
messo in campo: pubblicazione di libri, apertura di nuove scuole,
fabbricazione del ‘materiale montessoriano’ a esse destinato,
organizzazione di corsi per educatori. Il sostegno fascista fu, in
questo senso, importante e significativo. Al primo dei corsi
formativi, organizzato a Milano nel 1926, Mussolini apparve come
presidente del Comitato d’onore.
Forse proprio per questo, Lombardo Radice, che andava invece
staccandosi dal fascismo, cambiò in aperto contrasto il suo
precedente favore per Montessori, attaccandola nel 1926 e
contrapponendole – non a caso – la libertà spirituale di
Alice Hallgarten Franchetti. Lo stesso Lombardo Radice,
probabilmente per i medesimi motivi, cominciò a indicare
nell’esperienza delle sorelle Agazzi l’ideale realizzazione della
sua proposta di «scuola serena».
Con il sostegno del regime nel 1927 iniziò le pubblicazioni
il mensile dell’Opera, L’idea Montessori. Il ministro Pietro
Fedele era anch’egli favorevole alla Montessori, come pure Augusto
Turati (dal 1926 segretario nazionale del PNF). Nel 1928 fu
fondata a Roma la Regia Scuola magistrale di Metodo Montessori,
affidata nel gennaio 1929 alla direzione effettiva di Giuliana
Sorge. Tuttavia una certa tensione cominciava a esprimersi: le
voci più nazionaliste avvertivano un qualche fastidio per
l’universalismo propugnato da Montessori e andavano vagheggiando
un montessorismo senza Montessori.
Intanto, anche per un deciso impegno di Mario Montessori, fu
fondata, nel 1929, l’Association Montessori Internationale (AMI),
che ebbe la sua sede in Roma e ottenne il convinto appoggio di
note personalità della cultura mondiale, quali Sigmund
Freud, Jean Piaget, RabindranathTagore. Nel 1930 e nel 1931 si
tennero dunque a Roma, con un esaltato consenso della stampa di
regime, i corsi internazionali per formare educatori secondo il
Metodo. Qualche difficoltà emergeva tra i cattolici. Nel
1929 Pio XI, con la Divini Illius Magistri, auspicò un
indirizzo pedagogico nel senso più tradizionale: criticando
esplicitamente il «naturalismo» e, implicitamente, una
certa lettura del montessorismo.
L’insopprimibile istanza di libertà e l’orientamento
universalistico alla pace, che erano al cuore della pedagogia
montessoriana, non tardarono a fare emergere le contraddizioni
insanabili anche rispetto ai paradigmi di un’educazione fascista.
Emilio Bodrero, successo nel 1931 a Gentile alla presidenza
dell’Opera, si lamentò con Mussolini per il carattere
difficile di Montessori. Così nel gennaio 1933 questa e il
figlio Mario si ritirarono dall’Opera, ma anche Bodrero fece lo
stesso. In febbraio poi Montessori abbandonò la direzione
della Regia Scuola di Metodo e chiese che tale scuola non fosse
più intitolata al suo nome. Nel 1934, il Congresso
internazionale montessoriano fu interrotto in seguito ad alcune
contestazioni. Montessori e il figlio abbandonarono l’Italia,
trasferendosi in Spagna. L’agazzismo fu allora assunto anche dal
regime fascista, il quale più facilmente poteva organarsi
con la «pedagogia d’ordine» a esso sottesa che non con
la «pedagogia della libertà» di Maria
Montessori. Le scuole montessoriane vennero chiuse (ciò
avvenne anche nella Germania nazista).
Nel 1936 il ministro Cesare Maria De Vecchi soppresse anche la
Regia Scuola di Metodo. Più tardi il ministro Giuseppe
Bottai definì il «metodo Agazzi» come «il
metodo italiano». Nel 1936 la traduzione italiana di Il
bambino in famiglia apparve a Todi, ma in modo quasi nascosto. Le
tematiche furono riprese in Il segreto dell’infanzia, che – dopo
essere uscito in francese nel 1936 – ebbe un’edizione italiana nel
1938 in Svizzera (ma ebbe pure subito altre edizioni in
Inghilterra, Stati Uniti, Spagna e India).
Stabilitasi in Spagna nel 1934, Montessori pubblicò a
Barcellona nello stesso anno i volumi, frutto della sua esperienza
romana alla Scuola di Metodo, Psico Aritmètica e Psico
Geomètria. Nel 1935, intanto, la sede generale dell’AMI si
spostava ad Amsterdam. L’avvio della guerra civile spagnola
costrinse Maria Montessori a spostarsi nel 1936 in Inghilterra,
mentre il figlio rimase ancora per un anno in Spagna, sostenendo i
repubblicani, per raggiungere poi la madre nel 1937. I due si
stabilirono allora, su invito di Ada Pierson (che nel 1947 avrebbe
sposato Mario), in Olanda, dove erano state fondate, fin dal 1923,
scuole montessoriane, sia laiche sia cattoliche, e dove, nello
stesso 1937, Maria Montessori incontrò George Sydney
Arundale, presidente della Società teosofica, che la
informò sulla fortuna del montessorismo in India. In Olanda
pubblicò nel 1939 The «Erdkinder» and the
Function of the University. Sempre nel 1939 tenne alcune
conferenze a Londra (successivamente raccolte nell’opera
Dall’infanzia all’adolescenza, Milano 1949), in cui avviò
la riflessione sul «piano cosmico». Ma non rimase
insensibile al richiamo dell’India, dove si recò nel 1939,
insieme a Mario per dirigere un corso per insegnanti indiani. In
India rivide Gandhi, che aveva già incontrato a Roma e a
Londra. Lo scoppio della seconda guerra mondiale la bloccò
dunque in territorio indiano. Nonostante qualche difficoltà
con le autorità britanniche (Mario fu imprigionato per un
breve tempo, in quanto ‘nemico’), Montessori condusse le sue
osservazioni e le sue ricerche, in particolare sullo sviluppo dei
neonati e sulla mente del bambino (pubblicò nel 1949, ad
Adyar, The absorbent mind). Le riflessioni del periodo indiano,
con la centralità dell’educazione «cosmica»,
confluirono nel volume Come educare il potenziale umano (prima ed.
inglese 1947 con il titolo To educate the human potential; poi
Milano 1970). La dottoressa ritornò in Olanda nel 1946, ma
fu ancora in India varie volte.
Nel 1947 tornò in Italia, per riorganizzare l’Opera
Montessori e riaprire le scuole montessoriane. Fondò pure a
Perugia il Centro internazionale di studi pedagogici. Non si
trasferì però in Italia, mantenendo la sua residenza
principale ad Amsterdam e continuando a spostarsi nel mondo. La
sua notorietà era altissima e fu anche candidata tre volte
al premio Nobel per la pace (raccolse in volume i suoi scritti
sull’educazione alla pace: Educazione e pace, Milano 1949).
Morì il 6 maggio 1952 a Noordwijk am See (Olanda), dove fu
sepolta con rito cattolico.