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Arnaldo Dante Aronne Momigliano (Caraglio, 5 settembre 1908 –
Londra, 1 settembre 1987) è stato uno storico italiano,
specializzato nello studio della storia e della storiografia antica.
Ne fu docente presso alcune università italiane, ebbe
collaborazioni con atenei stranieri e collaborò
all'Enciclopedia Italiana, all'Oxford Classical Dictionary e
all'Encyclopædia Britannica. Fu definito da Donald Kagan "il
più importante studioso al mondo della storiografia del mondo
antico." Ricevette nel 1974 un cavalierato onorifico del Regno
Unito.
Biografia
Famiglia
Nacque in una famiglia di ebrei piemontesi che – originaria del
villaggio savoiardo di Montmélian – aveva alle spalle una
storia plurisecolare di spostamenti attraverso le valli della
regione, alla ricerca di una sede sicura a riparo da persecuzioni e
vessazioni.
« Tra gli Ebrei della mia generazione io sono stato uno dei
pochi che hanno avuto un'educazione strettamente ortodossa »
Tra i fratelli del nonno Donato figurava quel Marco Momigliano che,
come rabbino maggiore, aveva riorganizzato nel 1866 la
comunità di Bologna e che fu l'autore di Autobiografia di un
Rabbino italiano (1897). Il familiare più influente per il
futuro storico fu comunque l'altro fratello del nonno: Amadio,
modesto uomo d'affari e modesto proprietario di terre. Talmudista,
legato alla cultura cabbalistica, appassionato lettore dello Zohar,
in rapporti di amicizia con Elia Benamozegh, lo zio Amadio, che
negli anni dell'infanzia e dell'adolescenza di Arnaldo visse nella
sua stessa casa caragliese, si occupò della prima educazione
del fanciullo precoce e studioso, a cui insegnò l'ebraico,
ponendolo in grado di conoscere ben presto l'intero Antico
Testamento, facendogli apprendere nel contempo a mente i Proverbi di
Salomone e le massime del Pirkei Avot (Le Massime dei Padri).
Benché prendesse talora lezioni da professori di Cuneo,
l'educazione scolastica avvenne sostanzialmente entro le pareti
domestiche. Momigliano non frequentò mai la scuola, ma verso
gli undici anni leggeva il patriarca degli apostati cattolici,
Ernest Renan, e cresceva in un clima incline a considerare il
rilievo dell'incontro tra la cultura greca con quella ebraica,
insieme alla formazione del Cristianesimo, per la civiltà
occidentale. Parte integrante della cultura familiare era anche
l'interesse per il Cristianesimo, rappresentato da Arturo Carlo
Jemolo, cugino di Arnaldo da parte di madre, e dall'esempio di
Attilio Momigliano, il critico letterario, vicino a posizione
crociane, dantista e autore di studi sul cattolico giansenista
Alessandro Manzoni.
Si è supposto che rilevante debba essere stata anche la
presenza, oltre che l'insegnamento, del «cugino
prediletto» Felice Momigliano, che al dodicenne Arnaldo
leggeva e commentava il non ortodosso Spinoza.
Fra Amadio e Felice – ha osservato la curatrice di Pagine ebraiche,
Silvia Berti, «Momigliano crebbe assimilando una
religiosità che era soprattutto fedeltà alla
tradizione dei padri e nello stesso tempo precocemente imparava a
laicizzarla, e a pensarla storicamente».
Il padre dello storico, Salomone Riccardo Momigliano, commerciante
di granaglie e poi presidente della Cassa rurale di Caraglio fu
combattente nella Prima guerra mondiale, consigliere comunale per i
democratici antigiolittiani nella provincia di Giolitti, assessore
comunale, prosindaco e sindaco; nel 1918 aveva finito con il
confluire con la sua fazione antigiolittiana nel Fascio di
Combattimento del Comune di Caraglio nel quale, dal 1924 al 1931,
esercitò funzioni di direzione politica. La madre, Ilda Levi,
crocerossina e medaglia di bronzo nella prima guerra mondiale, al
momento della guerra etiopica si era prodigata nella raccolta del
cosiddetto 'oro per la patria'.
L'ambiente familiare in cui il giovane Arnaldo era venuto formandosi
univa quindi il rispetto rigoroso della tradizione religiosa ebraica
a una convinta accettazione della realtà statuale italiana
senza soluzione di continuità tra lo stato liberale e il
regime fascista: nel '36 si arruolò volontario nella Milizia
fascista. Solo nell'ambiente universitario torinese e poi,
soprattutto a Roma, tra gli intellettuali impegnati nel lavoro di
redazione dell'Enciclopedia Italiana, il giovane Momigliano conobbe
l'opposizione antifascista, le cui ragioni intese progressivamente
fino ad assumerle come proprie al manifestarsi della persecuzione
razziale antisemita che gli avrebbe resa assurda l'identificazione
tra patria e regime fascista.
Gli anni torinesi
Superato brillantemente, eccezion fatta per la matematica, l'esame
di maturità al Liceo Silvio Pellico di Cuneo nel 1925, primo
anno di attuazione della riforma Gentile, Momigliano si iscrisse
alla Facoltà di Lettere dell'Università di Torino dove
poté conoscere e frequentare Carlo Dionisotti, Mario Soldati,
Cesare Pavese, Lalla Romano, Aldo Bertini, Aldo Garosci, Ludovico
Geymonat, Paolo, Piero e Renato Treves, Giulio Carlo Argan, Norberto
Bobbio, Ginia, Carlo e Alessandro Galante Garrone, Leone Ginzburg,
Massimo Mila.
Nei primi anni di università, Momigliano attese a studi
letterari e filosofici. In una lettera del 9 agosto 1926 indirizzata
all'amico Dionisotti scriveva: «Ho letto i Prolegomeni di Kant
nell'edizione mirabilmente commentata da Piero Martinetti. È
lettura non troppo difficile e davvero vivificante. Tu ti accorgi
che un nuovo infinito mondo di meditazioni ti si apre».
E in una successiva lettera, sempre da Caraglio: «confesso
che, per quanto non ignori i tentativi crociano-gentiliani di dare
un significato umano anche all'impossibilità di raggiungere
l'assoluto, non riesco a vincere quel senso della trascendenza, che
in me spesso torna», confessione giovanile in cui traspare
già il nodo, caratteristico di tutta l'opera di Momigliano,
di una preoccupazione insieme filosofica e religiosa. Solo al terzo
anno di università Momigliano si orientò decisamente
alla storia antica, dedicandosi allo studio dello storico greco
Tucidide, argomento poi della sua tesi di laurea. La scelta
nell'ambito degli studi classici della letteratura e della storia
greca, se importava maggiore difficoltà tecnica, consentiva
al contempo, come osserva Dionisotti, «un prudente distacco
dall'abuso che il regime fascista veniva facendo della tradizione
romana».
Gli anni romani: libera docenza ed Enciclopedia Italiana
Laureatosi nel giugno del 1929, il ventunenne Momigliano
seguì nell'autunno dello stesso anno il maestro Gaetano De
Sanctis a Roma, dove iniziò la sua collaborazione
all'Enciclopedia Italiana e dove, nel dicembre del 1931, ottenne la
libera docenza. Dal marzo del 1933, venticinquenne, ricoprì
per incarico la cattedra di storia greca, resasi vacante per il
rifiuto di prestare giuramento di fedeltà al Fascismo da
parte del maestro De Sanctis.
Vincitore nel 1936 del concorso per la cattedra di storia romana
all'Università di Torino, Momigliano tornò come
professore nell'alma mater che lo aveva laureato sette anni prima.
Se la sua carriera universitaria fu rapida, intensissima in ogni
caso era stata la sua produttività scientifica che, solo nei
primi sette anni dalla laurea, annoverava più di 180
pubblicazioni, tra cui tre monografie, Prime linee di storia
Maccabaica (Roma 1930), L'opera dell'imperatore Claudio (Firenze
1932), Filippo il Macedone. Saggio sulla storia greca del IV secolo
(Firenze 1934) e un fortunato Sommario di storia delle
civiltà antiche per la scuola media, a comprova di
un'attività di ricerca e interpretazione che fin dall'inizio
si applicava all'intera disciplina: storia orientale, greca e
romana.
All'ampiezza del quadro delle ricerche momiglianeee, corrispondeva
inoltre subito l'attenzione a particolari minimi e malnoti, senza
che venisse meno la preoccupazione, poi costante, di riconoscere la
sopravvivenza nella civiltà moderna così della
tradizione classica come di quella ebraica.
Il meritato successo accademico del Momigliano che tornava alla sua
Torino nel 1936 «splendeva – come ha ricordato Carlo
Dionisotti - su di uno sfondo buio […] Fra i nostri compagni
d'università e di facoltà, nei tardi anni venti, uno
solo, Leone Ginzburg, era stato paragonabile a Momigliano per la
precoce maturità e autorità intellettuale. … Davanti a
lui era spalancata, non soltanto socchiusa, la porta di una carriera
universitaria. Ma nel gennaio 1934 Ginzburg rifiutò il
giuramento richiesto anche ai liberi docenti e rinunciò a
quella carriera. Il seguito, fino alla morte in carcere nel febbraio
del 1944 a Roma, è noto. Quelli che negli anni trenta si
proposero una carriera universitaria dovettero scegliere fra la
minestra che il regime fascista imponeva come primo piatto e la
finestra».
L'esilio britannico
Momigliano non dovette mangiare a lungo la minestra imposta dal
regime, che lo sbatté senza complimenti fuori dalla finestra
al pari di tutti gli altri ebrei.
Il suo insegnamento a Torino – inaugurato dalla prolusione del
dicembre 1936, intitolata Koiné Eirene, Pax Romana, Pax
Christiana (pubblicata dal Dionisotti in appendice al suo Ricordo di
Arnaldo Momigliano, Bologna 1989, più volte citato) –
durò meno di due anni. Nel 1938 la "dispensa dal servizio",
ossia l'esclusione degli Ebrei dalla vita pubblica, era tale da
stroncare la vita di un uomo come Momigliano che non soltanto si era
votato interamente a una carriera di studioso e di maestro, ma aveva
anche creduto di potere essere in tale carriera, meglio che in ogni
altra, italiano ed ebreo.
In una recensione del 1933, apprezzata da Gramsci, al libro di Cecil
Roth, Gli ebrei in Venezia, Momigliano aveva sostenuto la tesi che
«la storia degli Ebrei di Venezia – che cooperano
all'organizzazione e alla difesa della Repubblica del '48 – come la
storia degli Ebrei di qualsiasi città italiana è
essenzialmente … la storia della formazione della loro coscienza
nazionale … parallela alla formazione della coscienza nazionale nei
Piemontesi o nei Napoletani o nei Siciliani. … Gli uomini politici
del Risorgimento dimostrarono anch'essi coi fatti di capire che
momento essenziale della costituzione della nazionalità
italiana era la parificazione degli Ebrei agli altri
cittadini.» Questa tesi, pur opinata, è stata addotta
ad asserita dimostrazione che a quella data Momigliano escludeva il
sospetto di un residuo isolamento della minoranza ebraica nella
società italiana. A trent'anni, nel 1938, appena raggiunta la
meta con enorme sforzo, Momigliano si trovò a dover
ricominciar da capo, fuori d'Italia. Questo evento si ripercuote
nella sua bibliografia, in cui dal 1928 innanzi manca un solo anno,
il 1939, l'anno dell'esilio.
Momigliano trovò rifugio in Inghilterra, e in una
città universitaria, Oxford, dove erano esuli con lui alcuni
tra i maggiori studiosi tedeschi dell'antichità classica da
Fraenkel, a Jacoby, a Maas, a Pfeiffer e dove, anche durante gli
anni del secondo conflitto mondiale, non gli mancarono gli strumenti
e gli stimoli necessari al suo lavoro.
Oxford e l'Ashmolean Museum, le lezioni di Cambridge
Momigliano partì da Torino per Parigi il 29 marzo del 1939.
Alla Gare de Lyon c'era ad attenderlo Aldo Garosci, compagno di
studi universitari, storico e fuoriuscito. Ma Parigi fu soltanto il
luogo di due stazioni: il viaggio riprese immediatamente in
direzione di Londra.
L'incertezza della sua situazione si era in qualche modo risolta
solo pochi giorni prima: la Society for the Protection of Science
and Learning su sollecitazione del professor Hugh Last e Robin
George Collingwood, presso cui era intervenuto anche Benedetto
Croce, gli aveva infatti concesso una borsa dall'ammontare annuo di
250 sterline, perché potesse proseguire ad Oxford le sue
ricerche. Momigliano fece presto dell'Ashmolean Museum la biblioteca
eletta a luogo dei suoi studi.
Invitato a preparare una serie di lezioni per modernisti a
Cambridge, Momigliano vi vide l'occasione per esporre in modo
organico i risultati della sua riflessione, collegando gli esiti
degli stimoli recenti, in particolare l'analisi del testo di Ronald
Syme, The Roman Revolution, allora fresco di stampa, a quanto gli
pareva sedimentato dalle sue precedenti ricerche. Scelse come tema
The Idea of Peace in the Ancient World. Del corso cantabrigense
Momigliano diede subito conto in una lettera datata Oxford, 17 marzo
1940 ed inviata a Carlo Dionisotti e da lui pubblicata: «Le
lezioni si sono naturalmente risolte in uno schizzo di Freedom and
peace in the classical world. Nel mio molto occuparmi di questi due
temi c'era sempre stata una oscura consapevolezza della loro
unità, ma solo da poco ho capito chiaramente che il problema
della pace, e in particolare della pace interiore, è la forma
storica concreta del problema della libertà dalla fine del IV
secolo a.C. al Basso Impero, con l'unica eccezione in sede
teorico-pratica del movimento intorno a Catone Uticense e
successori, la cui originalità … sta in una sintesi della
tradizione repubblicana con il motivo stoico della libertà e
pace interiore.»
La redazione delle lezioni cantabrigensi – come ha evidenziato il
curatore della loro edizione postuma Riccardo Di Donato –
costituisce un passaggio cruciale nella biografia intellettuale
dello storico piemontese, che vi prende coscienza dell'unità
dell'interesse spirituale che lo ha sorretto negli anni della
dittatura nello studio del tema della pace e lo ha condotto a
interrogarsi sul suo bisogno personale di libertà. L'ambiente
familiare più ristretto non lo aveva aiutato in tale
direzione: solo lo sforzo intellettuale e la personale sofferenza
nella ricerca del vero lo avevano condotto al momento della
comprensione.
A vent'anni, nel 1928, Arnaldo Momigliano si era iscritto al Gruppo
universitario musicale della Gioventù Universitaria Fascista.
Come pubblico dipendente, negli anni trenta dovette iscriversi al
PNF. In tale condizione rimase fino alla espulsione, applicata in
seguito alla legislazione razziale, il 28 novembre 1938. Se
l'iscrizione a vent'anni al GUF torinese difficilmente
comportò un processo di riflessione approfondito, diversa fu
la questione della tessera del PNF che a Momigliano deve essere
pesata ogni giorno – dalla presa di coscienza dell'erronea
identificazione fra stato e regime – se ancora nel luglio del 1945
poteva scrivere: «Non ho studiato Tacito abbastanza per
parlarne con qualche autorità. C'è più di una
persona a Oxford che potrebbe farlo meglio di me. Ma io posso forse
invocare per me una qualificazione a parlare di Tacito che altri non
ha. Io ho vissuto sotto un regime totalitario per sedici anni,
cinque mesi, un giorno e circa diciotto ore». Ovvero
esattamente il periodo intercorrente tra il conferimento
dell'incarico di formazione del governo a Mussolini da parte di
Vittorio Emanuele III (29 ottobre 1922) e il suo arrivo nella terra
d'esilio inglese.
I carteggi pubblicati mostrano un Momigliano estraneo a ogni forma
di partecipazione attiva alla vita politica. Il carteggio con la
comunità ebraica romana nel periodo 1936-37[5] conferma
altresì una posizione complessa di rifiuto di ogni
implicazione diretta di carattere religioso, di rispetto della
tradizione familiare, di rifiuto del sionismo, visto come pericolo
grave perché giustificazione di possibili persecuzioni, di
accettazione piena della vita nazionale come la sola possibile.
Sarebbe indubbiamente prova di miopia identificare la posizione del
giovane Arnaldo a quella del padre, giustamente orgoglioso e
partecipe dei successi accademici del figlio e con ogni
probabilità non estraneo alla pubblicazione sul numero del 16
dicembre 1936 de La Nostra Bandiera (il periodico torinese degli
ebrei fascisti fondato nel 1934), del trafiletto che dava conto
della ‘nomina' e dell'insediamento sulla cattedra di storia romana
del prof. Arnaldo Momigliano, autore di una brillante prolusione sul
tema ‘Pax Romana' e che esprimeva il compiacimento della redazione
«per la sua nomina che riconosce e corona meriti veramente
eccezionali». Riccardo Momigliano era divenuto un ebreo
fascista, collegato con il gruppo piemontese di Ovazza e della
Nostra Bandiera di cui era fiduciario per la comunità di
Cuneo.
Arnaldo Momigliano fu uno dei tanti pubblici dipendenti iscritti al
PNF che vedevano crescere nel loro intimo il rifiuto del regime e di
ogni sua manifestazione. La coscienza della propria condizione di
ebreo rendeva il giovane Momigliano particolarmente attento a ogni
manifestazione esteriore che potesse provocare reazioni, ma un esame
dello sviluppo del suo pensiero – in quegli anni costantemente
rivolto al remoto passato di Ebrei, Greci e Romani –, non lascia
dubbi al riguardo. [senza fonte] È discusso quanto della sua
produzione scientifica dal 1929 al 1939 possa rivelare una sua
adesione o accettazione del fascismo, sia nella dimensione
dell'ideologia che in quella della pratica politica; amici come
Dionisotti trovarono sempre illeggibile il suo contributo alla voce
Roma, impero (1936) dell'Enciclopedia Italiana, «abnorme voce,
veramente vescica degna della capitale di un impero fascista».
Con il 1938 Momigliano dovette affrontare la persecuzione razziale e
trovò rifugio a Oxford. Nei campi di sterminio nazisti
perdette i genitori ed altri undici membri della sua famiglia. La
dedica alla madre di un testo fondamentale come Saggezza straniera
è seguita dalla citazione dei versetti strazianti del Salmo
79,2-3: «Hanno abbandonato i cadaveri dei tuoi servi in pasto
agli uccelli del cielo; la carne dei tuoi fedeli agli animali
selvaggi. Hanno versato il loro sangue come acqua intorno a
Gerusalemme e nessuno seppelliva».
Per lo storico piemontese, educato al rispetto della doppia
tradizione ebraico-italiana, l'adozione della legislazione
antisemita da parte del regime fascista, che portò
all'eliminazione fisica di oltre un quarto della popolazione ebraica
italiana si è detto sia stata una ferita non cicatrizzabile:
«… non è possibile rendersi conto di quanto è
accaduto agli Ebrei di Europa (e in particolare agli Ebrei di
Germania e Polonia, estirpati per sempre dai paesi alla cui
civiltà avevano contribuito per molti secoli) senza guardare
in faccia gli elementi di tensione religiosa e sociale coordinatisi
nella lunga tradizione di antisemitismo. … Ma nel caso italiano …
è anche impossibile eliminare l'aspetto opposto – la
personale situazione di Mussolini, che nella sua vita si era trovato
in rapporti stretti, tutti finiti piuttosto male, con uomini e donne
di origine ebraica. Soprattutto con donne: Angelica Balabanoff,
Margherita Sarfatti e, a contrario, Anna Kuliscioff (Ronzenstein) di
cui Mussolini ancora all'ultimo, a quanto pare, lamentava di non
essersi guadagnata la fiducia. … Ma gli uomini non mancano, da
Claudio Treves, il suo più tenace oppositore al tempo
dell'ascesa nel partito socialista, con cui ebbe anche un duello, ai
fratelli Rosselli. Il sottoscritto ha in famiglia almeno tre membri,
Felice, Riccardo ed Eucardio Momigliano con cui Mussolini ebbe
rapporti personali non passeggeri, tutti finiti male (con i primi
due nel periodo socialista, con il terzo assai più malleabile
degli altri due nel primo periodo fascista. … Per Mussolini la
cosiddetta campagna razziale fu anche un tentativo di liquidazione
del proprio passato».
Da Oxford Momigliano comunicava i suoi progetti di lavoro all'amico
Dionisotti: «Le mie linee continue di ricerca rimangono due.
Una, minore o maggiore secondo gli umori, è quella del metodo
storiografico, in cui la contraddizione crociana (per altro
fecondissima) di innestare la corrente antihegeliana di Humboldt e
socii sull'originale hegeliano mi è chiara da tempo. Scrissi
un saggio su Creuzer e l'origine degli studi di storiografia greca,
che mi orientò, e altri avrei in mente. … Ciò che
conta per noi della politica e morale antica è quasi tutto
estraneo o imperfettamente aderente alla teoria politica antica che
ha posto le basi del pensiero politico cristiano e del governo
parlamentare. Quando mi si chiede di che cosa scrivo, io di solito
rispondo parodiando il titolo di un noto libro su Platone: what
Plato did not say. Un sistematico esame di queste linee non
ortodosse – teoria e prassi della libertà di parola, diritti
di cittadinanza, pace internazionale, liberazione da
schiavitù economica e giuridica ecc. – è già di
per sé una critica dello stato etico e chiuso.
Il secondo passo è un esame della situazione per cui il
Cristianesimo, pur derivando la sua forza rivoluzionaria dalle linee
non ortodosse del pensiero pagano, in sostanza accettò e
rafforzò con la sanzione divina qualsiasi tipo di stato
pagano che desse mano libera alla Chiesa.
Il terzo passo è un esame delle difficoltà che su
origini romane e cristiane si è creata in noi nei rapporti
tra stato e famiglia (o ogni altra società fondata sull'amore
e sulla carità): libertà sembra oggi coincidere con
amore, una cosa che avrebbe stupito un Greco.
Il quarto punto è che la teoria antica dello stato è
fondata su un certo orientamento scientifico, geografia e medicina,
che la vita moderna integra con la fisica e l'economia in misura
sempre più grossa.
… la mia ambizione sarebbe di contribuire con una radicale
chiarificazione del mondo antico a una teoria del liberalismo che
non solo faccia suoi i punti così facili in teoria e
così difficili in pratica della libertà economica e
della organizzazione internazionale, ma anche includa una teoria
dell'amore (ciò che fu visto bene da Aldo Capitini e da Guido
Calogero), della famiglia e della scienza. Circa la scienza, mi
domando talvolta, non sempre con la stessa risposta, se tutte le
esigenze di felicità che l'eudemonismo cristiano trasferisce
nell'aldilà, non dovrebbero, se hanno valore, poter essere
conquistate scientificamente e interpretate umanisticamente,
immortalità inclusa».
Dopo l'entrata in guerra dell'Italia, nel giugno del 1940 Momigliano
venne internato per alcuni mesi, in quanto appartenente alla
categoria degli "stranieri nemici" per essere poi rilasciato nel
novembre dello stesso anno.
Momigliano s'era molto adoperato, anche dopo l'ottenimento della
borsa di studio oxoniense, per ottenere un asilo negli Stati Uniti;
era consapevole della precarietà della propria posizione e
della provvisorietà del sussidio inglese e sapeva che il
mondo accademico britannico non offriva molte possibilità di
inserimento stabile. In America era invece convinto che avrebbe
avuto maggiori opportunità di trovare una sistemazione
duratura o forse pensava di trovare oltreoceano un ambiente in cui
potersi inserire con maggior facilità rispetto a quello
oxoniense.
Peter Brown ha rievocato con grande efficacia i primi mesi trascorsi
ad Oxford: «Momigliano had never been out of Italy. In these
first months, he found himself in a cold and distant world.
Conversation in English was a torment to him. Italian newspapers
were nowhere to be found. … Though fostered and genuinely esteemed
by a scholar so authoritative, on the English scene, as Hugh Last,
Momigliano was younger and less well established than were the
refugees from Hitler's Germany».
« Toute ma vie, j'ai été fasciné par une
catégorie professionnelle étonnamment proche de la
mienne, dotée d'une vocation dont la sincérité
est si transparente, d'un enthousiasme si compréhensible et
dont, néanmoins, les buts ultimes demeurent
profondément mystérieux : il s'agit de ces hommes qui
s'intéressent aux faits historiques sans pour autant
s'intéresser à l'histoire. De nos jours, le pur
antiquaire est une pièce rare. Il faut, pour le trouver, se
déplacer dans les provinces d'Italie ou de France, et
être prêt à entendre des vieillards donner
d'interminables explications dans des chambres inconfortables,
froides et obscures. »
Gli anni di Londra
Nel dopoguerra, dopo una breve parentesi all'Università di
Bristol, nel 1951 lasciò definitivamente Oxford per Londra,
dove trascorrerà tutto il resto della sua carriere,
insegnando ininterrottamente all'University College fino al 1975.
Oltre a ritrovare Dionisotti, da poco stabilitovisi, Momigliano
verrà accolto al Warburg Institute, che frequenterà
intensamente, e dove farà la conoscenza di Anne-Marie Meyer,
con cui stabilirà una «preziosa collaborazione durata
fino alla morte».
Opere
Philippe de Macédoine. Essai sur
l'histoire grecque du IVe siècle av. J.-C., Combas, 1992
[1ère éd., Florence, 1934].
Contributi alla storia degli studi classici, 9 t.
en 12 vol., Rome, 1955-1992.
Studies in Historiography, Londres, 1966.
Essays in Ancient and Modern Historiography,
Oxford, 1977.
Problèmes d'historiographie ancienne et
moderne, Paris, 1983.
Les fondations du savoir historique, Paris, 1992.
The Development of Greek Biography, Cambridge
(Mass.) - Londres, 1993 [1ère éd., 1971].
Sagesses barbares. Les limites de
l'hellénisation, Paris, 1979.
New Paths of Classicism in the Nineteenth
Century, History and Theory. Beiheft 21, 1982.
A. D. Momigliano, Studies on Modern Scholarship,
ed. by Glen W. Bowersock - Tim J. Cornell, Berkeley - Los Angeles,
1994.
Quarto contributo alla storia degli studi
classici e del mondo antico, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma
1969.
Opera postuma
Contributi alla storia degli studi classici e del
mondo antico, serie fondamentale di studi, pubblicati dalle Edizioni
di Storia e Letteratura a partire dal 1955: sono stati editi i primi
9 volumi in 11 tomi; il Decimo contributo verrà pubblicato a
cura di Riccardo Di Donato (- vai alle schede dei volumi).
Tra le altre opere postume:
Pace e libertà nel
mondo antico, a cura di R. Di Donato, Firenze, La Nuova Italia, 1996
Le radici classiche della
storiografia moderna, Firenze, Sansoni 1992 (a cura di Riccardo Di
Donato e Anne-Marie Meyer, The Classical Foundations of Modern
Historiography, Sather Classical Lectures (1961-62, vol. 54),
Berkeley-Los Angeles-Oxford, University of California Press, 1991
ISBN 0-520-07870-5)
Saggi di storia della
religione romana. Studi e lezioni 1983-1986, a cura di R. Di Donato,
Brescia, Morcelliana 1988