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Il maurrassismo è una dottrina politica elaborata da Charles
Maurras (1868-1952), di cui l'Action française fu la punta di
lancia.
Il maurrassismo ha l'ambizione di di essere una dottrina
controrivoluzionaria, che assicura la coesione della Francia e della
sua grandeur. Si basa sulla parola d'ordine «Politique
d'abord» ("la politica prima di tutto"), sul postulato del
nazionalismo e sulla constatazione (secondo Maurras) che la
società (francese) della fine del secolo XIX è minata
dalla decadenza e e dalla corruzione. Secondo Maurras, i due mali
risalgono principalmente alla Rivoluzione francese e raggiungono il
parossismo nell'affare Dreyfus. Charles Maurras subisce l'influenza
filosofica di Platone e Aristotele, Joseph de Maistre, Dante e
Tommaso d'Aquino. Le influenze storiche vanno da Sainte-Beuve a
Fustel de Coulanges passando da Hippolyte Taine e Ernest Renan.
Per Maurras, il colpevole è lo spirito rivoluzionario e
romantico, veicolato dalle forze liberali che, a suo avviso, sono a
quell'epoca i quattro "Stati confederati", cioè gli ebrei, i
protestanti, i frammassoni e gli stranieri, che Maurras chiama
"meteci". Questi Stati confederati rappresentano l'anti-Francia e
non possono in alcun caso far parte della nazione francese.
Personalmente agnostico fino ai suoi ultimi anni di vita (quando si
converte al cattolicesimo), Maurras riconosce comunque il ruolo
sociale e storico della religione cattolica nella società
francese. Legittimista in gioventù, poi repubblicano
federalista, Maurras ridiviene realista (ma partigiano degli
Orléans) nel 1896 in seguito a un ragionamento politico: i re
hanno fatto la Francia, che si è disfatta dopo il 1789.
Sostenitore di Philippe d'Orléans (duca d'Orléans) e
in seguito dei suoi eredi (il "duca de Guise", poi il "conte de
Parigi"), si propone di convertire la nascente Action
française all'idea realista e a riunire al suo interno i
resti del realismo tradizionale francese, illustrato soprattutto dal
marchese de la Tour du Pin o dal général de Charette.
La riflessione di Marras deve molto anche al suo federalismo
originario e alla sua appartenenza al Félibrige di Mistral
che gli lascia in eredità la difesa della decentralizzazione.
Nel 1914 come nel 1940, Maurras rimane fedele al suo principio del
compromesso nazionalista, cioè dell'unità nazionale in
caso di crisi, e all'ossessione profonda della guerra civile,
sostenendo dapprima Clemenceau e poi Pétain.