Wikipedia
Maria Sofia di Baviera (Possenhofen, 4 ottobre 1841 – Monaco di
Baviera, 19 gennaio 1925) fu l'ultima Regina consorte del Regno
delle Due Sicilie. Era la quinta degli otto figli del duca
Massimiliano Giuseppe in Baviera e della principessa Ludovica di
Baviera. Nata Maria Sofia in Baviera era la sorella minore della
più nota Elisabetta di Baviera, meglio nota come Sissi,
moglie di Francesco Giuseppe Imperatore d'Austria.
Biografia
Infanzia
Nata il 4 ottobre 1841, presso il Castello di Possenhofen, in
Baviera, era la terza figlia dei Duchi Massimiliano Giuseppe in
Baviera e Ludovica di Baviera, quest'ultima figlia di Massimiliano
I, re di Baviera. Sorella della celeberrima Sissi, la sua figura era
"alta, slanciata, dotata di bellissimi occhi di color azzurro-cupo e
di una magnifica capigliatura castana; Maria Sofia aveva un
portamento nobile ed insieme maniere molto graziose".
Regina
« Piuttosto che stare qui, amerei morire negli Abruzzi in
mezzo a quei bravi combattenti. »
(Maria Sofia di Baviera durante l'Assedio di Civitella)
Nel 1858, a diciassette anni, venne promessa in sposa al giovane
erede al trono del Regno delle Due Sicilie Francesco di Borbone Duca
di Calabria, che conobbe inizialmente solo attraverso l'immagine di
una miniatura. Il matrimonio serviva a rafforzare il legame tra le
corone degli Asburgo d'Austria e i Borbone di Napoli.
Il fidanzamento ufficiale avvenne il 22 dicembre 1858 e il
matrimonio fu celebrato per procura l'8 gennaio 1859. Dopo qualche
giorno venne accompagnata a Trieste, dove era attesa dalle fregate
borboniche Tancredi e Fulminante, a bordo delle quali arrivò
a Bari il 1º febbraio 1859, dove finalmente incontrò
Francesco e il re Ferdinando II di Borbone che si era ammalato
durante il suo viaggio da Napoli a Bari. Il 7 marzo 1859 partirono
tutti via mare per Napoli, la capitale del regno. A bordo era il re
Ferdinando II in gravi condizioni.
Morto Ferdinando II, Maria Sofia divenne regina a soli 18 anni al
fianco di Francesco II, allora ventitreenne, il 22 maggio 1859, fino
alla capitolazione di Gaeta avvenuta il 13 febbraio 1861.
Divenne molto popolare proprio durante l'assedio della piazzaforte
di Gaeta, dove la corte si era rifugiata il 6 settembre 1860 per
tentare un'ultima resistenza alle truppe piemontesi. Cercò in
tutti i modi di incoraggiare i soldati borbonici distribuendo loro
medaglie con coccarde colorate da lei stessa confezionate, prese ad
indossare un costume calabrese di taglio maschile affinché
pure la popolazione civile la sentisse più vicina, come una
di loro, partecipò personalmente ai combattimenti incitando
alla lotta i soldati e recandosi in visita dei feriti negli
ospedali. Quando, poi, a Gaeta la situazione peggiorò sempre
più a causa della scarsità del cibo, del tifo e del
freddo Francesco II la invitò a lasciare la roccaforte ma la
regina fu irremovibile nella sua decisione di restare accanto al
popolo. Così, infatti, riferisce Francesco II in una lettera
a Napoleone:
« Ho fatto ogni sforzo per persuadere S.M. la Regina a
separarsi da me, ma sono stato vinto dalle tenere sue preghiere,
dalle generose sue risoluzioni. Ella vuol dividere meco, sin alla
fine, la mia fortuna, consacrandosi a dirigere negli ospedali la
cura dei feriti e degli ammalati; da questa sera Gaeta conta una
suora di carità in più»
Grande fu l'ammirazione che ebbe verso la Regina il giornalista
francese Carlo Garnier presente sul posto.
Roma
Con la caduta di Gaeta e il Regno delle Due Sicilie, Maria Sofia e
il marito andarono in esilio a Roma, la capitale di quello che per
mille anni era stato il considerevole Stato Pontificio, una grande
parte del centro Italia ma che, nel 1860, con la battaglia di
Castelfidardo era stato ridotto al solo Lazio.
Ivi, Re Francesco istituì un governo in esilio a Roma, che
godette del riconoscimento diplomatico da parte degli stati europei
per alcuni anni come il governo legittimo del Regno delle Due
Sicilie.
Durante il soggiorno romano la regina fu oggetto di calunnie per
screditarla. Nel febbraio 1862 apparvero alcune foto oscene che la
ritraevano nuda e che fecero il giro di tutte le corti d'Europa. Le
foto si rivelarono essere degli abili montaggi nei quali la testa
della regina era stata montata sul corpo di una giovane prostituta
ritratta in pose lascive, le indagini svolte portarono la polizia
pontificia all'arresto di Antonio Diotallevi e di sua moglie
Costanza Vaccari, autori del misfatto.
La sua ricchezza e i suoi privilegi erano, in una certa misura,
oscurati da tragedie personali. Il suo matrimonio rimase non
consumato per molti anni, e ciò era dovuto al fatto che il
marito soffriva di fimosi. La timidezza e il fanatismo religioso di
Francesco avevano anche impedito alla coppia di sviluppare qualsiasi
tipo di intimità fisica fra di loro. Mentre era in esilio a
Roma, Maria Sofia si innamorò di un ufficiale della guardia
pontificia, Armand de Lawayss, rimanendo incinta. Si ritirò a
casa dei genitori a Possenhofen, dove un consiglio di famiglia
decise che doveva partorire in segreto per evitare lo scandalo. Il
24 novembre 1862 Maria Sofia diede alla luce una figlia nel convento
di S. Orsola ad Augusta. La bambina fu immediatamente affidata alla
famiglia di Lawayss. A Maria Sofia era stato fatto promettere che
non avrebbe mai tentato di vederla di nuovo, cosa che la
colpì profondamente. Maria Sofia soffrì in età
avanzata di depressione, che si ritiene abbia le sue radici in
questo evento.
Un anno dopo, su consiglio della sua famiglia, Maria Sofia decise di
confessare la relazione a suo marito. Successivamente, il rapporto
tra i due migliorò per qualche tempo. Francesco si sottopose
ad un'operazione che gli consentì di consumare il matrimonio,
e Maria Sofia rimase incinta una seconda volta, questa volta dal
marito. Entrambi erano felicissimi per l'evento e pieni di speranza.
Il 24 dicembre 1869, dopo dieci anni di matrimonio, Maria Sofia
diede alla luce una figlia, la principessa Maria Cristina Pia delle
Due Sicilie. Cristina nacque nello stesso giorno di sua zia,
l'imperatrice Elisabetta, che divenne la sua madrina. Purtroppo, la
bambina visse solo tre mesi e morì il 28 marzo 1870. Maria
Sofia e suo marito non ebbero altri figli.
Vita successiva
Con la caduta di Roma e dello Stato Pontificio il 20 settembre 1870,
il re e la regina si trasferirono in Baviera. Francesco II mori nel
1894. Maria Sofia trascorse molto tempo a Monaco, e poi si
trasferì a Parigi, dove viveva in una villetta acquistata da
Francesco II nel sobborgo di Saint Mandé.
A Parigi presiedeva, ancora, in qualche modo ad una informale corte
borbonica in esilio. Infatti, Maria Sofia non smise di sperare di
riconquistare il regno perduto, arrivando persino ad avere contatti
col mondo anarchico ed insurrezionale: conobbe lo stesso Errico
Malatesta e fu soprannominata, del tutto impropriamente, Regina
degli anarchici. Sperava, infatti, di utilizzarli in attentati
contro i regnanti sabaudi allo scopo di provocare la
destabilizzazione del neonato regno d'Italia. Si diceva che avesse
avuto una certa influenza sugli anarchici Giovanni Passannante e
Gaetano Bresci contro Umberto I, ma le testimonianze e i processi
provarono che i due attentatori agirono individualmente. Alcuni
studiosi avevano resuscitato questa voce basata sulla credenza della
teoria del complotto dall'allora presidente del Consiglio, Giovanni
Giolitti.
In Francia coltivò la sua passione per i cavalli e seguiva le
gare in varie località europee, come Londra, dove si
appassionò anche alla caccia alla volpe.
Durante la Prima guerra mondiale, Maria Sofia si era schierata
attivamente verso l'Impero tedesco e l'Austria-Ungheria in guerra
contro Regno d'Italia. Ancora una volta, le voci sostenevano che lei
fosse coinvolta in atti di sabotaggio e di spionaggio contro
l'Italia nella speranza che una sconfitta italiana avrebbe
disintegrato la nazione e che il Regno delle Due Sicilie sarebbe
stato ripristinato. Ciononostante aveva l'abitudine di visitare i
campi di prigionieri italiani per portare loro dei libri e quel poco
di cibo che si poteva trovare nell'affamata Germania. I soldati non
riuscivano a capire chi fosse quell'anziana signora che parlava la
loro lingua con uno strano accento tedesco-napoletano e che chiedeva
notizie soprattutto dei paesi del Sud. Ecco cosa scrive a proposito
Arrigo Petacco: "Fra quei soldati laceri ed affamati, lei cerca i
suoi napoletani. Distribuisce, come a Gaeta, bombon e sigari".
Durante la sua vita, ha generato un'aria di ammirazione anche tra i
suoi nemici politici. Gabriele D'Annunzio la soprannominò
severa piccola aquila bavarese e Marcel Proust ha parlato di lei
come della regina soldato sui bastioni di Gaeta.
Maria Sofia morì a Monaco di Baviera nel 1925. Dal 1984 le
sue spoglie con quelle del marito e della figlia sono sepolte nella
Basilica di Santa Chiara a Napoli, dove riposano tutti i Sovrani di
casa Borbone.