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Libero Bovio

di Paolo Alberti.

Libero Bovio (inizialmente il suo nome fu Liberato) nacque a Napoli l'8 giugno 1883, figlio di Giovanni, filosofo, uomo politico e drammaturgo, e della pianista Bianca Nicosia.

Intraprese la carriera giornalistica molto giovane, dopo aver abbandonato gli studi alla morte del padre, collaborando al quotidiano «Roma» e al periodico «Don Marzio»; ma la sua precoce attività drammaturgica e letteraria ne fece presto un protagonista della Napoli post-umbertina, vivace, allegra, segnata dal vigoreggiare della festa di Piedigrotta, della «sceneggiata» e del café-chantant, importato da Parigi e ribattezzato «caffè-concerto». In questo contesto esordì giovanissimo con due fortunate commedie, Chitarrata eMala nova!, rappresentate con grande successo al Teatro Mercadante nel 1902.

Passato a un tranquillo impiego di funzionario presso il Museo nazionale di Napoli, presso il quale divenne poi direttore dell'Ufficio esportazioni, Bovio continuava a scrivere per il teatro, in aperta polemica con il filo-francesismo del grande Eduardo Scarpetta, il quale basava gran parte del proprio repertorio sulla riduzione e adattamento delle brillanti farse d'oltralpe e del teatro di vaudeville.

L'intento di creare un teatro napoletano originale, non contaminato dalle riduzioni di pièces e pochades d'Oltralpe si attuò grazie all'iniziativa di Gennaro Pantalena che costituì nel 1905 una compagnia per il Teatro Nuovo, e Bovio poté affidargli la rappresentazione del dramma Casa antica (Teatro Montecalvario, 1906), alla quale seguì nell'anno seguente la commedia Gente nostra, scritta in collaborazione con E. Murolo e messa in scena proprio da Scarpetta.

Divenne quindi uno dei più tipici e amati personaggi dell'ambiente napoletano e considerato tra le più valide voci del teatro dialettale. In quel periodo fu particolarmente operoso e sviluppò una serie di lavori teatrali di ambizione veristica ma venati d'un inconfondibile sentimentalismo crepuscolare: fece rappresentare nel 1911 Malia, una riduzione in vernacolo dal lavoro di L. Capuana, poi nel 1918Vicenzella, ispirato al romanzo Scènes de la vie de bohème di H. Murger, lo stesso soggetto che aveva fornito una celebre storia a Giacomo Puccini; quindi l'atto unico So' diece anne (1918), Pulecenella (1920), La coda del diavolo (1921), pubblicato col titolo Spirto gentil e tratto dalla commedia di G. Verga.

Nel 1919 sposò Maria Di Furia dalla quale ebbe due figli, Giovanni e Corso, che ripercorsero gli studi e le attività del nonno divenendo avvocati penalisti alla corte di assise di Milano.

Nel 1934 fondò una casa editrice musicale, «La bottega dei 4» in società con Ernesto Tagliaferri, Gaetano Lama e Nicola Valente, dopo aver lavorato con la «Poliphone» e aver diretto le case editrici musicali «Santa Lucia» e «La canzonetta».

Più tardi, nel 1936, pubblicò delle nuove macchiette (O' Prufessore, O' macchinista), e nel 1940 una raccolta di novelle intitolata Don Liberato si spassa.

Tuttavia, è soprattutto come «re di Piedigrotta» che Bovio è ricordato, un titolo che gli venne decretato dalla pubblica opinione per la sua produzione di canzonette di largo successo in collaborazione coi migliori musicisti dell'epoca; sue sono infatti le parole di Guapparia, musicata nel 1914 da Rodolfo Falvo; Surdate, musicata da E. Nardella, con cui istituì un fortunato sodalizio artistico, Silenzio cantatore(musica di Gaetano Lama); Tu ca nun chiagne (musica di Ernesto De Curtis); A canzone e' Napule, vero inno dell'emigrante, con la bellissima musica di Ernesto De Curtis; e Lacreme napulitane, musica di Francesco Buongiovanni (1925), per non citare che le maggiori in dialetto, mentre in lingua si ricorderanno Signorinella (musica di Nicola Valente) e Amor di pastorello, musicata da Emanuele Nutile.

Morì il 26 maggio 1942, nella sua casa nel centro storico di Napoli, dopo aver rivolto con la commovente lirica Addio a Maria, l'ultimo pensiero a Napoli e alla compagna della sua vita.

Le sue opere sono raccolte in tre volumi (teatro, poesia e scritti vari) pubblicate a Napoli nel 1971.

Fonti: