Monaldo Leopardi

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Letterato (Recanati 1776 - ivi 1847). Di famiglia nobile, ebbe idee conservatrici; pur ricoprendo saltuariamente ruoli nell'amministrazione locale, condusse una vita principalmente dedita agli studi, costituendo nel tempo una cospicua biblioteca di famiglia. Ha lasciato numerosi scritti di carattere storico, letterario, religioso e filosofico.

Vita

Fu educato, secondo il costume del tempo delle famiglie patrizie, all'austero rispetto dei valori tradizionali. Ebbe come precettore un gesuita, ma ben presto decise di formarsi culturalmente da sè. Appassionato lettore, modesto ma operoso erede della tradizione erudita settecentesca, radunò una splendida biblioteca che fu  poi strumento essenziale nella formazione del figlio Giacomo. Lontanissimo da lui nelle idee, non poteva comprenderne appieno la grandezza: gli fu tuttavia vicino con orgoglioso affetto, e anche con piccoli aiuti finanziari nella misura permessagli dallo stato di minorità in cui si trovava, avendo dovuto nel 1802 cedere l'amministrazione del cospicuo patrimonio, da lui dissestato, alla moglie Adelaide Antici, sposata nel 1797. Sostenitore dell'origine trascendente della società e del potere politico, fu difensore accanito del trono e dell'altare, andando tenacemente contro i suoi tempi, e compiacendosene, nemico com'era di ogni riforma e persino del progresso scientifico.

Opere

Nel campo degli studi tuttavia fu  insieme acuto e spregiudicato cultore di critica storica. Fra gli scritti di storia recanatese e marchigiana vanno menzionati i voluminosi Annali recanatesi, lasciati manoscritti; scrisse anche un'Autobiografia. Famosi soprattutto i Dialoghetti sulle materie correnti dell'anno 1831, che ebbero in pochi mesi sei edizioni italiane e furono tradotti in più lingue, studio vivace, in senso reazionario, dell'instabilità politica di quegli anni: opera di cui Giacomo dovette rifiutare pubblicamente la paternità per errore attribuitagli. Del 1832 sono le Prediche al popolo liberale recitate da don Musoduro; dal 1832 al 1835 redasse un giornale, La voce della verità, che finì per il suo estremismo con l'essere soppresso dalla Curia, che pure esso intendeva difendere.