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Uomo politico e filosofo tedesco (Breslavia 1825 - Ginevra 1864).
Partecipò ai moti del 1848 e si impegnò
nell'organizzazione del movimento operaio. Elaborò
l'Arbeiter-Programm (1862), che costituì la base
programmatica all'Associazione generale degli operai tedeschi
(1863), nucleo del futuro Partito socialdemocratico. Fautore del
suffragio universale, nell'opera Herr Bastiat - Schulze von
Delitzsch, der ökonomische Julian, oder Kapital und Arbeit
(1864) sostenne la creazione di cooperative operaie finanziate dallo
Stato quale strumento per superare la condizione in cui le classi
lavoratrici, in regime capitalistico, possono raggiungere solo la
sussistenza necessaria alla loro riproduzione.
Vita.
Figlio di un agiato commerciante ebreo, studiò filosofia,
storia e filologia dapprima all'università di Breslavia,
quindi a Berlino, dove approfondì in particolare la
conoscenza delle teorie di Hegel. Tra il 1845 e il 1847 gli studi lo
portarono spesso a Parigi: qui L. (che aveva francesizzato il suo
cognome, in origine Lassal o Lassel) conobbe P.-J. Proudhon e le
idee degli utopisti francesi. Stabilitosi a Düsseldorf, nel
1849 subì due processi e una condanna a sei mesi di carcere
per aver partecipato ai moti rivoluzionari dell'anno precedente; a
questo periodo risalgono i primi contatti con Marx ed Engels, dai
quali in seguito si allontanò per via del suo nazionalismo e
dell'apprezzamento per la politica estera di Bismarck. Nel 1861 L.
venne in Italia: incontrò Garibaldi a Caprera e alcuni
dirigenti del partito d'azione per caldeggiare un'iniziativa
rivoluzionaria italiana contro l'Austria. Tra il 1862 e il 1864 L.
fu impegnato soprattutto nello studio dell'economia e
nell'organizzazione del movimento operaio tedesco, sostenendo in
particolare la necessità della partecipazione alla vita
politica della classe operaia quale strumento indispensabile per la
creazione di uno stato democratico. Le sue idee, sulle quali ebbe
modo di confrontarsi con lo stesso Bismarck in colloqui rimasti
però senza seguito, fornirono la base programmatica
all'Associazione generale degli operai tedeschi (Allgemeiner
Deutscher Arbeiterverein), creata nel maggio 1863. Di questa
associazione L. fu presidente sino al luglio 1864 quando, deluso
dagli scarsi risultati conseguiti dalla sua azione propagandistica,
decise di trasferirsi in Svizzera, rinunciando all'attività
politica. Morì a causa delle ferite riportate in un duello
per mano del fidanzato di una nobildonna che L. voleva sposare,
contro la volontà dei genitori di lei.
Opere.
Tra le prime opere si ricordano uno studio su Eraclito (Die
Philosophie Heracleitos des Dunklen von Ephesos, 2 voll., 1858) e un
dramma storico Franz von Sickingen (1859). Nelle opere successive
espose invece le sue convinzioni politiche, economiche e sociali: in
Der italienische Krieg und die Aufgabe Preussens (1859), L.
auspicò l'affermazione dell'egemonia prussiana, a scapito
dell'Austria, e si pronunciò a favore dell'indipendenza
italiana. Del 1861 è la pubblicazione, in due volumi, del
System der erworbenen Rechte in cui sostenne il principio, di
derivazione hegeliana, per il quale il diritto non deve essere
considerato una categoria logica, bensì storica: gli istituti
giuridici mutano col variare della coscienza generale di un popolo.
Di conseguenza, anche il diritto di proprietà, se non
è più consono allo spirito generale, è
destinato a scomparire, come è avvenuto per la
schiavitù. Nel già citato Arbeiter-Programm
indicò nella conquista del suffragio universale il mezzo
principale per la creazione di uno stato popolare tedesco:
l'integrazione della classe lavoratrice nella vita politica e
sociale avrebbe assicurato la transizione pacifica dallo stato
borghese, basato sul diritto di proprietà, a uno stato
democratico, vero strumento del bene generale. Le sue teorie
economiche sono esposte soprattutto nell'opera, già
segnalata, Herr Bastiat - Schulze von Delitzsch, der
ökonomische Julian, oder Kapital und Arbeit: con la conquista
del suffragio universale prima, e con l'aiuto economico dello stato
poi, le cooperative operaie riusciranno a superare "la legge bronzea
dei salarî", quella legge economica, già enunciata da
Ricardo, per cui in regime capitalistico il salario dell'operaio si
riduce al minimo di sussistenza storicamente necessario alla sua
riproduzione.
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Lassalle Ferdinand (1825-l864)
Socialista tedesco, prese parte alla rivoluzione del 1848 e fu
fondatore dell’Associazione generale dei lavoratori tedeschi nel
1863. Lassalle, che fu un hegeliano dell’ala conservatrice,
propagandò la cosiddetta "legge ferrea dei salari", che
sanciva l’impossibilità di continui aumenti salariali. Egli
era un perfetto idealista; in opposizione al marxismo, Lassalle
spiegava che mentre la società borghese 'garantiva'
l'illimitato sviluppo delle forze produttive, l'idea morale del
proletariato è quella di rendere la produzione ed i servizi
utili per la comunità. Lassalle credeva che il proletariato
rappresentasse la comunità, solidarietà e
reciprocità di interessi. Credeva quindi che la causa dei
lavoratori è perciò la causa dell'umanità:
quando il proletariato guadagna supremazia politica, i creano allora
un più alto grado di moralità, di cultura e di
scienza, le quali portano ad uno sviluppo della civiltà.
Lassalle, come Hegel, credeva nello Stato quale organo di diritto e
di giustizia. Credeva quindi che l proletariato potesse vincere solo
attraverso lo Stato; in Scienza ed operaio, scrisse: "Il corso
storico è una lotta contro la natura, contro l'ignoranza e
l'impotenza, e, quindi, contro la schiavitù e contro ogni
genere di sottomissione alla quale siam stati sottomessi dalle leggi
stesse di natura sin dall'inizio della storia. Il progressivo
superamento di tale impotenza è l'evoluzione della
libertà, della quale la storia dà prova. In questa
battaglia l'umanità non avrebbe fatto alcun passo avanti se
gli uomini avessero deciso di lottare singolarmente, ognuno per se
stesso. Lo Stato è la contemplata unità e la cosciente
cooperazione degli individui in un organismo morale unico; la sua
funzione è quella di portare avanti questa battaglia,
attraverso una combinazione che moltiplica di un milione di volte le
forze di tutti gli individui in esso concentrati e che accresce di
un milione di volte il potere che ogni singolo individuo sarebbe
capace di esercitare singolarmente". Spiego quindi che "Il compito
dello Stato è l'educazione e lo sviluppo della libertà
del genere umano". Inutile rimarcare ulteriormente le differenza tra
questa visione dello Stato, che, in quanto portatore della causa del
proletariato. Rende inutile la necessità di una rivoluzione,
e la l'interpretazione materialista, la quale giudica lo Stato come
lo strumento dell'oppressione di una classe sulle altre.
In quanto unico leader socialista della sua generazione non
costretto all’esilio, riuscì comunque, malgrado i suoi
difetti teorici, ad esercitare una forte influenza sul movimento
proletario tedesco. I suoi seguaci parteciparono alla fondazione del
Partito socialdemocratico tedesco.
Ucciso in duello dal Conte di Racowitza il 31 agosto 1864.