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L'Italiano fu una rivista storico-letteraria, fondata nel 1926 a
Bologna da Leo Longanesi. Dal 1933 fu pubblicata a Roma. Visse fino
al 1942.
Storia
La storia della rivista può essere divisa in tre periodi: 1)
dal 1926 al 1929; 2) dal 1930 al 1936; 3) dal 1937 al 1942.
Primo periodo
Sul numero d'esordio, uscito il 14 gennaio 1926 appare, a firma di
Gherardo Casini, il programma del nuovo periodico, che si presenta
subito come tradizionalista e patriottico, convinto difensore della
genuinità paesana tosco-romagnola alle prese con le minacce
della moderna civiltà. "L'Italiano" si propone soprattutto
«d'impedire l'imborghesimento del fascismo, di sostenerne le
finalità rivoluzionarie, di colpire a fondo gli avversari di
Mussolini, d'inventare un'arte e una letteratura fasciste».
Programma di italianità
"I popoli nordici hanno la nebbia, che va di pari passo con la
democrazia, con gli occhiali, col protestantesimo, col futurismo,
con l'utopia, col suffragio universale, con la birra, con Boekling,
con la caserma prussiana, col cattivo gusto, coi cinque pasti e la
tisi Marxista.
L'Italia ha il sole, e col sole, non si può concepire che la
Chiesa, il classicismo, Dante, l'entusiasmo, l'armonia, la salute
filosofica, il fascismo, l'antidemocrazia, Mussolini.
Questo giornale cercherà di dissipare le nebbie nordiche che
sono scese in Italia per offuscare il sole che Dio ci ha dato.
(...) La sostanza genuina dell'italiano nuovo noi la dovremo cercare
dove non è arrivata la corrompitrice civiltà moderna.
E si badi bene che con questo non intendiamo dire della
civiltà meccanica, del telefono, del telegrafo, delle strade
ferrate, dell'igiene e se si vuole della radiofonia e del
cinematografo, ma di quelle forme di vita e di mentalità
forestiere che ci si sforza d'adottare fra noi deprimendo le nostre
native qualità paesane."
Il direttore del periodico, il giovane giornalista Leo Longanesi,
inserisce come sottotestata «Rivista settimanale della gente
fascista». L'impostazione della rivista, così come per
la "sorella" Il Selvaggio [1], è basata su un sapiente uso
della parte figurativa e iconografica. Mino Maccari, direttore de
"Il selvaggio" e Longanesi lavorano insieme esprimendo le loro doti
di fini disegnatori e stilisti. Camillo Pellizzi, ideologo della
rivista, scriveva tra il 1924 e il 1925 che «il nazionalismo
rappresentava l'estrema destra della mentalità borghese
democratica nata dalla Rivoluzione francese e apparteneva
perciò alla società che fascismo voleva superare [2].
L'Italiano si proclama anti-borghese [3]. In questo primo periodo
L'Italiano è di tradizionale formato giornale; impaginato su
quattro colonne, si distingue per l'eleganza nella composizione,
arricchita dall'uso dei disegni (quasi sempre satirici e, nella
prima fase, di mano sia principalmente del Longanesi e di Maccari) e
per il recupero, divenuto celebre, dei caratteri Bodoni e Aldini,
cioè della grande tradizione tipografica italiana [4]. Esce
con periodicità settimanale.
Sul n. 3, a pag. 4 appare il celebre slogan, ideato da Longanesi
stesso, «Mussolini ha sempre ragione». La rivista
inoltre pubblica i versi scanzonati di Curzio Malaparte, tra cui
rimane famosa la "Cantata dell'Arcimussolini" apparsa sul n. 7/8/9
del 30 giugno 1927 [5]. Nel 1928 appare la rubrica Kodak, nella
quale Longanesi mostra per la prima volta il suo interesse per la
fotografia e il cinema.
Secondo periodo
Con il numero del 9 gennaio 1930 diminuisce il formato e aumenta il
numero delle pagine, che passano da quattro a dodici. La
periodicità passa da settimanale a quindicinale; Longanesi
sceglie come nuovo sottotitolo «Foglio quindicinale della
rivoluzione fascista».
Inizia la serie dei «Ritratti»; nascono nuove rubriche:
Barnum Museum (una critica alla cultura ufficiale: il Museo offre
del mondo l'immagine parziale, incompleta, dei « pezzi forti);
I Misteri dell'Italia e Magazzino.
Nel 1929 Camillo Pellizzi si era trasferito a Londra, come
corrispondente del Corriere della Sera. Nei primi anni Trenta
Giovanni Ansaldo lo sostituisce come politico e ideologo della
rivista [6]. Nel 1931 la rivista dedica un numero monografico a
Giorgio Morandi (n. 10). Dopo di esso, che riscuote grandi consensi,
Longanesi si dedica sempre più ai numeri unici, costruiti
attorno a inserti fotografici di grande bellezza e intensità
[7]. Longanesi riserverà a sé una rubrica: L'œil de
bœuf ("L'occhio di bue").
Nel marzo 1931 L'Italiano esce in formato quaderno, con una
foliazione di circa quaranta pagine. La periodicità passa da
quindicinale a mensile. Aumenta la presenza di fotografie e disegni.
La pubblicità appare su pagine rosa e verdi. Compaiono le
prime traduzioni di autori stranieri contemporanei. Nel 1932
Loganesi si trasferisce a Roma, dove porta la direzione della
rivista.
Divenuto «Foglio mensile della Rivoluzione fascista»,
formato 18 per 24,5 cm, ne fa una raffinata rivista d'arte e
letteratura: uso di caratteri bodoniani e corsivi, con una redazione
più strutturata. La frequenza, diventata mensile, salta
più volte: per preparare il numero «L'italiano in
guerra. 1915-1918» (L'Italiano n. 25-26, aprile 1934),
Longanesi impiega un anno e mezzo.
Scrittori italiani pubblicati: Alberto Moravia, Elsa Morante,
Giovanni Comisso, Vitaliano Brancati, Dino Buzzati, Antonio
Benedetti, Mario Soldati, Mario La Cava, Mario Tobino
Scrittori stranieri pubblicati: notevole presenza americana (William
Faulkner, William Saroyan, Ernest Hemingway) e, fra i numerosi
altri, Jean Giono, André Gide, Joseph Roth, David Herbert
Lawrence.
Terzo periodo
Longanesi, impegnato nella realizzazione di un settimanale
d'attualità (Omnibus, il cui primo numero uscirà il 3
aprile 1937), dedica sempre meno tempo a L'Italiano. La rivista
prosegue le pubblicazioni, con irregolarità, uscendo una o
due volte all'anno, con fascicoli tripli o quadrupli.
Il 1939 è il 14o anno di pubblicazione. Curiosamente,
però, Longanesi mantiene fisso l'anno sul 13. E sarà
così fino alla fine. La circostanza può essere
spiegata con la grande delusione - professionale e personale -
dovuta alla cancellazione di Omnibus, che avviene appunto all'inizio
del 1939 [8].
Nel 1941 esce un numero unico (settembre-ottobre, intitolato
«Ricordo del Positivismo»).
L'ultimo numero de L'Italiano porta la data di novembre-dicembre
1942.
Direttori
Leo Longanesi (14 gennaio 1926 - novembre 1942)
[9]
Note
1 Entrambe parteggiano per il movimento
"Strapaese".
2 C. Pellizzi, Problemi e realtà del
fascismo, 1924 e Fascismo-aristocrazia, 1925.
3 L'Italiano n. 12-13, 7 ottobre 1926.
4 Fu il pittore Giorgio Morandi a suggerire a
Longanesi l'adozione di quei caratteri, indicandogli anche la
tipografia bolognese dov'erano reperibili.
5 Le poesie di Malaparte saranno poi raccolte da
Longanesi in un volume, L'Arcitaliano. Cantate di Malaparte, che
verrà pubblicato l'anno seguente.
6 Mariuccia Salvati, «Longanesi e gli
italiani», in AA.VV., Longanesi e italiani, EDIT Faenza, 1997,
p. 162.
7 Mariuccia Salvati, op.cit., p. 172.
8 Pietro Albonetti, «Traversata cittadina
sull'Omnibus», in AA.VV., Longanesi e italiani, EDIT Faenza,
1997, p. 36.
9 Essendo nato il 30 agosto 1905, Longanesi non
poté firmare il giornale fino al settembre 1926, quando
raggiunse la maggiore età.