CAPITOLO VII.

IL MUTUO APPOGGIO AI NOSTRI GIORNI

Rivolte popolari all'inizio del periodo degli Stati. – Istituzioni attuali di mutuo appoggio. – Il comune rurale; sue lotte per resistere all'abolizione da parte dello Stato. – Consuetudini derivate dalla vita dei comuni rurali e conservate nei nostri villaggi moderni. – Svizzera, Francia, Germania, Russia.

La tendenza al reciproco aiuto à nell'uomo un'origine così lontana, ed è così profondamente fusa con tutta l'evoluzione della razza umana da essere conservata fino all'epoca attuale, attraverso tutte le vicissitudini della storia. Questa tendenza si svolse sopra tutto durante i periodi di pace e di prosperità; ma, anche quando le più gravi calamità oppressero gli uomini – quando regioni intere furono devastate dalle guerre, e numerose popolazioni furono decimate dalla miseria o gemettero sotto il giogo della tirannia – la stessa tendenza continuò ad esistere nei villaggi e tra le classi più povere della città; essa continuò ad unire gli uomini tra di loro e, a lungo andare, reagì anche sulle minoranze dominatrici, combattive e devastatrici che l'avevano respinta come una schiocchezza sentimentale.

Ogni volta che il genere umano ebbe da creare una nuova organizzazione sociale, corrispondente ad una nuova fase della sua evoluzione, è da quella tendenza, sempre viva, che il genio costruttivo del popolo trasse l'ispirazione e gli elementi del nuovo progresso. Le nuove istituzioni economiche e sociali, in quello che furono una creazione delle masse, i nuovi sistemi di morale e le nuove religioni ànno avuto origine dalla stessa sorgente; ed il progresso morale della nostra razza, visto nelle sue grandi linee, appare come un estendersi graduale dei principî del reciproco aiuto, dalla tribù ad agglomerazioni sempre più numerose, fino a che abbraccerà un giorno tutta l'umanità con le sue differenti credenze, le sue lingue e le sue razze diverse.

Dopo aver traversato lo stato di tribù selvaggia, poi di comune rurale, gli Europei erano arrivati nel Medioevo a trovare una nuova forma d'ordinamento che aveva il vantaggio di lasciare una grande larghezza all'iniziativa individuale, pure rispondendo largamente al mutuo bisogno di appoggio dell'uomo. Una federazione di comuni rurali, coperta da una rete di corporazioni e di fraternite, vide la luce nella città del Medioevo. Gli immensi risultati raggiunti con questa nuova forma d'unione – il benessere per tutti, lo sviluppo delle industrie, delle arti, delle scienze, e del commercio – sono stati analizzati nei due precedenti capitoli; abbiamo anche tentato di spiegare perchè, verso la fine del XV secolo, le repubbliche del Medioevo – circondate dai dominî dei signori feudali ostili, incapaci di liberare i contadini dalla servitù e corrotte a poco a poco dalle idee del cesarismo romano – si trovarono condannate a diventare la preda degli Stati militari che cominciavano a svilupparsi.

Tuttavia prima di sottomettersi durante i tre secoli successivi all'autorità assorbente dello Stato, le moltitudini popolari fecero un formidabile sforzo per ricostituire la società sull'antica base del reciproco aiuto e del mutuo appoggio.

Si sa oggi che il grande movimento della Riforma non fu una semplice rivolta contro gli abusi della Chiesa cattolica. Aveva anche il suo ideale costruttivo, e questo ideale era la vita in comunità, fraterne e libere. Quelli, dei primi scritti e dei primi sermoni della riforma, che toccavano di più il cuore delle masse erano imbevuti da idee di fratellanza economica e sociale. I «Dodici Articoli» e le professioni di fede del medesimo genere, che circolavano tra i contadini e gli operai tedeschi e svizzeri, non sostenevano solo il diritto di ciascuno d'interpretare la Bibbia seguendo il proprio giudizio: esse domandavano anche la restituzione delle terre ai comuni rurali e l'abolizione delle servitù feudali. Sempre vi si faceva appello alla «vera» fede – una fede di fratellanza. Nella stessa epoca, decine di migliaia di uomini e di donne si univano nelle confraternite comuniste di Moravia, dando tutti i loro beni e formando istituti numerosi e prosperi, organizzati secondo i principî del comunismo1.

Soltanto massacri in massa poterono arrestare questo movimento popolare molto esteso, e fu con la spada, il fuoco e la tortura che i giovani Stati si assicurarono la loro prima e decisiva vittoria.2

Durante i tre secoli successivi, gli Stati, tanto sul continente quanto nelle isole britanniche, lavorarono sistematicamente ad annientare tutte le istituzioni nelle quali la tendenza all'aiuto reciproco aveva altra volta trovato la sua espressione. I comuni rurali furono privati delle loro assemblee popolari, dei loro tribunali, e della loro amministrazione indipendente; le loro terre furono confiscate. Le corporazioni furono spogliate dei loro beni e delle loro franchigie, furono poste sotto il controllo dello Stato ed alla mercè del capriccio e della venalità dei suoi funzionari. Le città furono spogliate della loro sovranità, e le principali istituzioni della loro vita interna – l'assemblea del popolo, la giustizia e l'amministrazione elettiva, la parrocchia e la corporazione sovrana – furono distrutte; i funzionari dello Stato presero possesso di ciascuna delle parti le quali formavano un tutto organico.

Sotto questa politica funesta e durante le guerre senza fine che essa generò, regioni intere, altra volta popolose e ricche, furono totalmente rovinate e devastate; fiorenti città diventarono borghi insignificanti; le strade stesse che univano le città divennero impraticabili. L'industria, l'arte e la scienza decaddero. L'istruzione politica, scientifica e giuridica fu messa a servizio dell'idea dell'accentramento dello Stato. Nelle università e nelle chiese si insegnò che le istituzioni che avevano permesso agli uomini di manifestare in altro tempo il loro bisogno d'aiuto reciproco, non potevano essere tollerate in uno Stato bene ordinato. Lo Stato solo poteva rappresentare i legami d'unione tra i soggetti. Il federalismo ed il «particolarismo» erano i nemici del progresso di cui lo Stato era il solo iniziatore, la sola vera guida. Alla fine del XVIII secolo, i re nell'Europa centrale, il Parlamento nelle Isole Britanniche, e la Convenzione rivoluzionaria in Francia, benchè tutti questi paesi fossero in guerra gli uni contro gli altri, erano d'accordo tra loro per dichiarare che nessuna unione distinta tra cittadini dovesse esistere nello Stato; che i lavori forzati o la morte erano i soli castighi che convenissero ai lavoratori che osassero entrare nelle «coalizioni». «Nessun Stato nello Stato!». Lo Stato soltanto e la Chiesa di Stato dovevano occuparsi dell'interesse generale, mentre i sudditi dovevano rappresentare indeterminate agglomerazioni di individui, senza nessun legame speciale, obbligati a fare appello al governo ogni volta che potevano sentire una comune necessità.

Fino alla metà del XIX secolo, questa fu la teoria e la pratica nell'Europa. Si guardavano con diffidenza fin'anche le società commerciali ed industriali. Quanto ai lavoratori, le loro associazioni erano trattate come illegali in Inghilterra fino alla metà del XIX secolo e nel resto d'Europa fino a questi ultimi vent'anni. Tutto il sistema della nostra educazione di Stato fu tale che fino all'epoca attuale, anche in Inghilterra, gran parte della società considerò come una misura rivoluzionaria la concessione di quei medesimi diritti che ciascuno, fosse egli uomo libero o servo, esercitava cinquecento anni fa nell'assemblea popolare del suo villaggio, nella corporazione, nella parrocchia, nella città.

L'assorbimento di tutte le funzioni sociali da parte dello Stato favorì necessariamente lo svolgersi di un individualismo sfrenato, ed insieme limitato nelle sue vedute. A misura che il numero delle obbligazioni verso lo Stato andava crescendo, i cittadini si sentivano dispensati dalle obbligazioni degli uni verso gli altri. Nella corporazione – e nel Medioevo, ciascuno apparteneva ad una corporazione o fratellanza – due «fratelli» erano obbligati a vegliare ciascuno alla sua volta il fratello che era caduto malato; oggi si considera come sufficente il dare al vicino l'indirizzo dell'ospedale pubblico più prossimo. Nella società barbara, il solo fatto dell'assistere ad un combattimento tra due uomini, sopravvenuto in conseguenza d'una lite, e non impedire che avesse uno scioglimento funesto, esponeva a persecuzioni come assassino; ma con la teoria dello Stato protettore di tutti, lo spettatore non à il dovere di mischiarsene: c'è l'agente della polizia che interviene, o no. E mentre in paese selvaggio, presso gli Ottentotti, per esempio, sarebbe scandaloso mangiare senza aver chiamato ad alta voce tre volte per domandare se c'è qualcuno che desideri prender parte del vostro cibo, tutto ciò che un rispettabile cittadino deve fare oggi, è di pagare le imposte e di lasciare che gli affamati se la cavino come possono.

Così la teoria, secondo la quale gli uomini cercano la loro felicità nel disprezzo dei bisogni degli altri, trionfa oggi su tutta la linea: nel diritto, nella scienza, nella religione. È la religione del giorno, e dubitare della sua efficacia è essere un pericoloso utopista. La scienza proclama che la lotta di ciascuno contro tutti è il principio dominante della natura, come delle società umane. La biologia attribuisce a questa lotta l'evoluzione progressiva del mondo animale. La storia adotta il medesimo punto di vista, e gli economisti, nella loro candida ignoranza, attribuiscono il progresso dell'industria e della meccanica moderna ai «meravigliosi effetti» dello stesso principio. Anche la religione dei predicatori della Chiesa è una religione d'individualismo, leggermente mitigata da rapporti più o meno caritatevoli verso il prossimo, particolarmente la domenica. Uomini di azione «pratica» e teorici, uomini di scienza e predicatori religiosi, uomini di legge e politicanti, tutti sono concordi su di un punto: l'individualismo, dicono, può ben essere più o meno addolcito nelle sue conseguenze più aspre mediante la carità, ma resta la sola base certa per la conservazione della società ed il suo progresso ulteriore.

Sembrerà, per conseguenza, inutile il cercare delle istituzioni e delle abitudini di mutuo aiuto nella società moderna. Che cosa potrebbe restarvi? Però, appena tentiamo di capire come vivano milioni di esseri umani, ed incominciamo a studiare le loro relazioni quotidiane, siamo colpiti dalla parte immensa che i principî di aiuto reciproco e di mutuo appoggio tengono ancora nella vita umana. Benchè la distruzione delle istituzioni di mutuo appoggio sia stata proseguita, in pratica ed in teoria da più di trecento o quattrocento anni, centinaia di milioni d'uomini continuano a vivere con tali istituzioni; le conservano piamente e si sforzano di ristabilirle là dove ànno cessato di esistere. Inoltre, nelle nostre scambievoli relazioni, ciascuno di noi à i suoi moti di rivolta contro la fede individualista che oggi domina, e le azioni nelle quali gli uomini sono guidati dalle inclinazioni d'aiuto reciproco costituiscono gran parte dei nostri rapporti giornalieri; se tali azioni potessero essere soppresse, ogni specie di progresso morale verrebbe immediatamente arrestato e la società umana non potrebbe conservarsi per la durata di una sola generazione.

Questi fatti, la maggior parte trascurati dai sociologi, e tuttavia d'importanza capitale per la vita e per il progresso del genere umano, ci accingiamo ad analizzarli, incominciando dalle istituzioni permanenti di reciproco aiuto e passando poi agli atti di mutuo aiuto che ànno origine nelle simpatie personali o sociali.

Quando consideriamo la costituzione attuale della Società in Europa, siamo immediatamente colpiti da questo fatto che, quantunque tanti sforzi si siano fatti per distruggere il comune rurale, questa forma di unione continua ad esistere – ora vedremo fino a quale grado – e molti tentativi si fanno oggigiorno, sia per ricostruirlo sotto una forma o un'altra, sia per trovargli qualche sostituto.

La teoria corrente, per ciò che riguarda il comune rurale, è che nell'occidente d'Europa esso sia morto di morte naturale, perchè il possesso della terra in comune, è stato trovato incompatibile con i bisogni dell'agricoltura moderna. Ma la verità è, che in nessuna parte il comune rurale è sparito coll'assenso di coloro che lo componevano; dappertutto, al contrario, occorsero alle classi dirigenti parecchi secoli di sforzi persistenti, quantunque non sempre coronati da successo, per abolire il comune e confiscare le terre comunali.

In Francia i comuni rurali incominciarono ad essere privati della loro indipendenza e ad essere spogliati delle loro terre dal XVI secolo. Però fu solo nel secolo successivo, quando la massa dei contadini fu ridotta per i tributi e le guerre a quello stato di asservimento e di miseria descritti da tutti gli storici, che la depredazione delle terre comunali diventò facile e raggiunse proporzioni scandalose. «Ciascuno se ne è appropriato secondo la propria convenienza... sono state ripartite... per spogliare i comuni... ci si è serviti di debiti simulati».3 Naturalmente il rimedio dello Stato a tali mali fu di asservire a sè ancor più i comuni e di depredarli egli stesso. Infatti, due anni più tardi tutta la rendita in denaro dei comuni veniva confiscata dal re. In quanto all'appropriazione delle terre comunali da parte dei privati, il male imperò continuamente, e nel secolo seguente i nobili e il clero avevano già preso possesso di immense estensioni di terra – la metà dello spazio coltivato seguendo date estimazioni – il più spesso per lasciarle incolte,4 Tuttavia i contadini mantenevano ancora le loro istituzioni comunali, e fino all'anno 1787 le assemblee popolari dei villaggi, composte di tutti i capi-famiglia, avevano l'abitudine di riunirsi all'ombra del campanile, o di un albero, per dividere e suddividere ciò che avevano conservato dei loro campi, per ripartire le imposte e per eleggere i membri esecutivi, esattamente come il mir russo fa ancor oggi. Ciò è provato dalle ricerche del Babeau.5

Il governo trovò però le assemblee popolari «troppo rumorose», troppo disubbidienti e le sostituì, nel 1787, con consigli eletti, composti di un podestà e da tre a sei sindaci, scelti tra i più ricchi contadini. Due anni più tardi l'assemblea Costituente rivoluzionaria che era sopra questo punto d'accordo con l'antico regime, rettificò interamente la legge (14 dicembre 1789) e fu la volta dei borghesi del villaggio di depredare le terre comunali, ciò che s'affrettarono a fare durante tutto il periodo rivoluzionario. Però, il 16 agosto 1792 la Convenzione sotto la pressione delle insurrezioni dei contadini, decise di restituire ai comuni le terre che loro erano state tolte, da due secoli, dai signori, laici e religiosi;6 ma essa ordinò nello stesso tempo che queste terre fossero divise in parti eguali e solamente tra i contadini più ricchi (i cittadini attivi): misura che provocò nuove insurrezioni e fu abrogata l'anno dopo, con l'ordine di dividere le terre comunali fra tutti i membri del comune, ricchi e poveri, «attivi ed inattivi».

Queste due leggi, però, erano così opposte alle aspirazioni dei contadini che non furono punto ubbidite, e in ogni luogo dove i contadini avevano potuto riprendere possesso d'una parte delle loro terre, le tennero indivise. Ma allora vennero i lunghi anni di guerra, e le terre comunali furono confiscate dallo Stato (1794) come ipoteche per i prestiti dello Stato: come tali, furono divise in parti stabilite e messe in vendita; poi furono di nuovo restituite ai comuni e confiscate ancora una volta (1813). Infine nel 1816, ciò che ne restava, cioè più di 5.000.000 d'ettari di terre meno produttive, fu reso ai comuni rurali.7

Non finirono lì le tribolazioni dei comuni. Ogni nuovo regime vide nelle terre comunali un mezzo per compensare i suoi partigiani, e tre leggi (la prima nel 1837 e l'ultima sotto Napoleone III) furono promulgate per indurre i comuni rurali a dividere i loro territori. Tre volte queste leggi dovettero essere abrogate, a causa dell'opposizione che incontrarono nei villaggi; ma ogni volta si prendeva qualche cosa, e Napoleone III, sotto il pretesto di incoraggiare i metodi perfezionati dell'agricoltura, accordava grandi territori, presi sulle terre comunali, a parecchi dei suoi favoriti.

Quanto all'autonomia dei comuni rurali, che cosa poteva restarne dopo tanti colpi? Il Podestà ed i sindaci non erano considerati che quali funzionari non pagati nel meccanismo dello Stato. Pure oggi, sotto la Terza Repubblica, è difficile il fare qualsiasi cosa in un comune senza mettere in moto l'enorme macchina dello Stato, fino ai prefetti ed ai ministri. È appena credibile, ma è vero, che quando, per esempio, un contadino vuole pagare con denaro la sua parte per la manutenzione di una strada comunale, invece d'andare lui stesso a rompere le pietre necessarie, occorre l'approvazione di non meno di dodici differenti funzionari dello Stato. Cinquantadue documenti diversi devono essere compilati e scambiati fra costoro, prima che sia permesso al contadino di pagare questo denaro al Consiglio municipale. E tutto è in proporzione.8

Ciò che accadde in Francia accadde dappertutto nell'occidente e nel centro d'Europa. Anche le date principali dei grandi assalti che ebbero a subire le terre dei contadini si corrispondono. Per l'Inghilterra, la sola differenza è che la spogliazione fu compiuta con atti separati, anzicchè con grandi misure generali: con minor fretta, ma più completamente che in Francia. L'appropriazione delle terre comunali, fatta da parte dei signori, incominciò pure nel XV secolo, dopo la disfatta della insurrezione dei contadini del 1380, come si vede dalla Storia del Rossus e da uno statuto di Enrico VII, nel quale queste appropriazioni sono menzionate e qualificate di enormità e di danni pregiudicanti il bene comune.9 Più tardi la «Grande Inchiesta» fu incominciata, come si sa, sotto Enrico VIII, con lo scopo d'impedire l'accaparramento delle terre comunali; ma essa terminò con la sanzione di ciò che era stato fatto.10 Le terre comunali continuarono ad essere depredate, ed i contadini furono scacciati dalle terre. Ma è sopra tutto a partire dalla seconda metà del XVIII secolo che, in Inghilterra come altrove, ci si applicò sistematicamente a distruggere fino i vestigi della proprietà comunale. Non vi è dunque ragione di stupirsi che le proprietà comunali siano sparite, ma è sorprendente, al contrario, che certune abbiano potuto essere conservate, anche in Inghilterra, fino ad essere molto diffuse ancora all'epoca dei progenitori della generazione attuale.11 Lo scopo stesso degli «Atti di Chiusura» (Enclosure Acts), come l'à mostrato il Seebohm, era di sopprimere questo sistema,12 e fu così bene soppresso in seguito a quasi quattromila atti promulgati tra il 1760 e 1844 che deboli tracce soltanto ne sono oggi conservate. Le terre dei comuni rurali furono prese dai signori, ed in ciascun caso speciale l'approvazione fu sanzionata da un atto del Parlamento.

In Germania, in Austria, nel Belgio il comune fu pure distrutto dallo Stato. I casi nei quali i proprietari di beni comunali distribuivano essi le loro terre erano rari,13 mentre che dappertutto gli Stati favorivano l'appropriazione privata, oppure costringevano alla divisione.

L'ultimo colpo alla proprietà comunale nell'Europa centrale data pure dalla metà del secolo XVIII. In Austria, il governo ricorse alla forza brutale per costringere i comuni a dividere le loro terre, ed una commissione speciale fu nominata due anni più tardi a questo scopo. In Prussia, Federico II, in parecchie delle sue ordinanze (1752, 1763, 1765, 1769) raccomanda al Justizcollegien di costringere i contadini alla spartizione. Nella Slesia si prese una decisione speciale a tale scopo nel 1771. La stessa cosa accadde nel Belgio, e siccome i comuni non ubbidivano, una legge fu promulgata nel 1847 che dava potere al governo di comprare le praterie comunali per rivenderle al minuto, e di procedere ad una vendita forzata della terra comunale appena si trovava un acquirente.14 In breve, parlare della morte naturale dei comuni rurali «in virtù delle leggi economiche» è tanto una cattiva celia quanto parlar di morte naturale dei soldati che cadono sul campo di battaglia. Il fatto si è che i comuni rurali si sono mantenuti più di mille anni, e che in ogni luogo dove i contadini non furono rovinati dalle guerre e dalle tasse, non cessarono di perfezionare i loro metodi di coltivazione. Ma siccome il valore della terra cresceva in conseguenza dell'accrescimento della popolazione e dello sviluppo delle industrie, la nobiltà che aveva acquistato, sotto l'ordinamento dello Stato, un potere mai avuto in regime feudale, s'impadronì delle migliori parti delle terre comunali e fece quanto potè per distruggere le istituzioni comunali.

Tuttavia le istituzioni del comune del villaggio rispondono così bene ai bisogni ed alle concezioni dei coltivatori del suolo che, a dispetto di tutto, l'Europa è oggi ancora coperta delle vestigia viventi dei comuni rurali; e la vita della campagna, in Europa, è ancora tutta piena delle abitudini datanti dal periodo dei comuni. Anche nell'Inghilterra, nonostante tutte le misure radicali prese contro l'antico ordine delle cose, questo à prevalso fino al principio del XIX secolo. Il Gomme – uno dei rari dotti inglesi che si sono occupati di questo argomento – mostra nella sua opera che molte tracce della proprietà in comune del suolo si incontrano nella Scozia; il «runrig tenancy» è stato conservato nel Forfarshire fino al 1813, mentre in certi villaggi dell'Inverness il costume era, fino al 1801, di fare la lavorazione della terra per tutto il comune, senza tracciare dei limiti e dividere dopo che la lavorazione era stata fatta. Nella parrocchia di Kilmorie (isola di Arran) la distribuzione e ridistribuzione dei campi fu in pieno vigore «fino a questi ultimi venticinque anni», e la commissione dei Crofters trovò tale sistema ancora in vigore in altre isole.15 In Irlanda, il comune si mantenne fino alla grande carestia; e quanto all'Inghilterra, le opere del Marshall sulle quali il Nasse e sir Henry Maine ànno attirato l'attenzione, non lasciano nessun dubbio sul fatto che il sistema del comune rurale era molto diffuso in quasi tutte le contee inglesi, anche al principio del XIX secolo.16 Appena venticinque anni fa, Enrico Maine fu «grandemente sorpreso dal numero dei titoli di proprietà irregolari, implicanti necessariamente l'esistenza anteriore di una proprietà collettiva e di una coltivazione in comune» che egli scoperse durante una breve inchiesta.17 E poichè le istituzioni comunali si sono conservate sì lungo tempo, è certo che un gran numero di abitudini e di costumi di mutuo appoggio potrebbero essere scoperti oggi anche nei villaggi inglesi, se gli scrittori di questo paese prestassero qualche attenzione alla vita dei villaggi.18

Le istituzioni comunali si trovano, piene di vita, in molte parti della Francia, della Svizzera, della Germania, dell'Italia, della Scandinavia e della Spagna, per non dire dell'est dell'Europa. In queste regioni, la vita dei villaggi resta impregnata di abitudini e di costumi comunali; e quasi ogni anno la letteratura di questi paesi è arricchita di opere serie trattanti questo soggetto e quelli che ad esso si collegano. Occorre dunque che limiti i miei esempi ai più tipici. La Svizzera è incontestabilmente uno dei migliori. Non solamente le cinque repubbliche di Uri, Schwytz, Appenzell, Glaris e Unterwald conservano una parte considerevole delle loro terre in proprietà indivise e sono governate dalle loro assemblee popolari, ma anche negli altri cantoni i comuni rurali sono rimasti in possesso d'una larga autonomia e parti considerevoli del territorio federale restano ancora proprietà comunale.19 I due terzi di tutte le praterie alpestri ed i due terzi di tutte le foreste della Svizzera sono fino ad oggi terre comunali; ed un gran numero di campi, di orti, di torbiere, di cave, ecc., sono posseduti dai comuni. Nel cantone di Vaud, dove i capi-famiglia ànno diritto di prendere parte alle deliberazioni dei loro consigli comunali eletti, lo spirito comunale è particolarmente vivo. Verso la fine dell'inverno la gioventù di parecchi villaggi si reca a passare alcuni giorni nei boschi, per abbattere gli alberi e farli discendere, lasciandoli scivolare lungo i ripidi pendii; il legno da costruzione e la legna da ardere sono poi divisi tra le famiglie, o venduti a loro beneficio. Queste escursioni sono delle vere feste del lavoro umano. Sulle rive del lago di Ginevra una parte dei lavori necessari per i terrapieni dei vigneti è fatta in comune, ed in primavera, se il termometro minaccia di scendere al di sotto dello zero prima del levarsi del sole, il vegliatore chiama tutti gli abitanti i quali accendono dei fuochi con paglia e con concime per proteggere con una nube artificiale le loro vigne dal gelo. In quasi tutti i cantoni, i comuni rurali posseggono delle «Bürgernutzen»: un certo numero di cittadini, discendenti o eredi di antiche famiglie, posseggono in comune un certo numero di vacche; oppure ànno in comune qualche campo, o dei vigneti, il cui prodotto è diviso tra loro; oppure il comune affitta certe terre a beneficio dei cittadini.20

Si può considerare come certo che dappertutto dove i comuni ànno conservato le attribuzioni che fanno di essi parti viventi dell'organismo nazionale, e là dove non sono stati ridotti all'estrema miseria, non mancano mai di coltivar bene le loro terre. Così le proprietà comunali nella Svizzera fanno un vivo contrasto con i miserabili «commons» dell'Inghilterra. Le foreste del cantone di Vaud e del Vallese sono benissimo amministrate, secondo le regole di silvicoltura moderna. Anche gli appezzamenti dei campi comunali, che cambiano di proprietario in conseguenza del sistema delle ridistribuzioni sono bene coltivati e particolarmente ben concimati. Le praterie delle alte regioni sono ben tenute e le strade rurali sono in buono stato. E quando ammiriamo gli «châlets» svizzeri, le strade di montagna, il bestiame dei contadini, i terrapieni dei vigneti o le scuole della Svizzera, occorre rammentare che spesso il legno da costruzione per i padiglioni è preso dai boschi comunali, e la pietra dalle cave comunali, le vacche sono sorvegliate nelle praterie comunali; e le strade, come le scuole, sono state costruite dal lavoro comunale. Indubbiamente nella Svizzera, come dappertutto, il comune à immensamente perduto delle sue attribuzioni, e la «corporazione», limitata ad un piccolo numero di famiglie, si è sostituita all'antico comune rurale. Ma ciò che resta degli attributi dell'antico comune è ancora, secondo l'opinione di coloro che ànno studiato questo soggetto, pieno di vitalità.21

È appena necessario il dire che un gran numero di abitudini e di costumi di mutuo appoggio persistono nei villaggi svizzeri: riunioni serali per sgusciare le noci, volta a volta in ogni casa; veglie per cucire il corredo d'una giovane che tra poco si mariterà; appello di «aiuti» per costruire le case e portar dentro le messi, come per ogni specie di lavoro del quale può aver bisogno uno dei membri della comunità; abitudine di fare il cambio di fanciulli di un cantone con quelli d'un altro, allo scopo di far loro imparare due lingue, la francese e la tedesca, ecc.; sono questi costumi del tutto abituali;22 e le nuove esigenze che possono sorgere sono accolte con lo stesso spirito. Nel cantone di Glaris la maggior parte delle praterie alpestri sono state vendute in un periodo di calamità; ma i comuni continuano ancora a comprare campi, e quando i campi novamente comprati sono stati lasciati nel possesso di differenti membri del comune per dieci, venti o trent'anni, ritornano dopo ciò al fondo comune, per essere ridistribuiti secondo i bisogni di ciascuno. Si formano inoltre numerose piccole società per provvedere a talune necessità della vita – pane, formaggio e vino – col lavoro comune, sia pure su piccola scala, e la cooperazione agricola si diffonde nella Svizzera con la massima facilità. Vigono associazioni di dieci o trenta contadini, che comprano praterie e campi in comune e li coltivano come comproprietari; e latterie cooperative per la vendita del latte, del burro e del formaggio sono organizzate ovunque. Infatti la Svizzera è il paese d'origine di questa forma di cooperazione. Essa offre, di più, un immenso campo per lo studio di ogni specie di piccole e di grandi società, formate per la sodisfazione dei diversi bisogni moderni. In quasi ogni villaggio della Svizzera si trovano associazioni per la protezione contro l'incendio, per la navigazione, per il mantenimento degli scali sulle rive d'un lago, per la canalizzazione dell'acqua, ecc., senza parlare delle società, molto diffuse, d'arcieri, di tiratori, di topografi, «di esploratori di sentieri, ecc.», effetto del militarismo moderno dei grandi Stati.

Ma la Svizzera non è in nessun modo una eccezione in Europa, perchè le stesse istituzioni e le stesse abitudini si riscontrano nei villaggi della Francia, dell'Italia, della Germania, della Danimarca. Abbiamo veduto ciò che fu fatto in Francia dai diversi governi per distruggere il comune rurale e per permettere alla borghesia di appropriarsene le terre; ma in dispetto di ciò, un decimo di tutto il territorio buono per la coltura, cioè 5.460.000 ettari, comprendenti la metà delle praterie naturali e quasi il quinto delle foreste del paese, resta proprietà comunale. Le foreste forniscono le legna per il riscaldamento dei membri del comune, ed il legno da costruzione è tagliato in gran parte con lavoro comunale, con tutta la regolarità desiderabile; i pascoli sono liberi per il bestiame dei membri del comune; e ciò che resta dei campi comunali è diviso e suddiviso in alcune parti della Francia, ad esempio nelle Ardenne, nel modo abituale.23

Questa sorgente d'approvvigionamento supplementare che aiuta i più poveri contadini nelle annate di cattivo raccolto, senz'essere forzati a vendere i loro pezzi di terra o senza dover ricorrere a prestiti funesti, ànno la loro importanza, sia per gli operai coltivatori sia per i piccoli proprietari contadini che sono quasi tre milioni. Senza queste risorse complementari la piccola proprietà rurale forse non potrebbe mantenersi. Ma la importanza morale delle proprietà comunali, per quanto piccole siano, è ancora più grande del loro valore economico. Esse conservano nella vita della campagna un nocciolo dei costumi e delle abitudini del mutuo appoggio che agì quale freno potente sullo sviluppo dell'individualismo senza pietà, dell'avidità, che la piccola proprietà non sviluppa troppo facilmente. Il mutuo appoggio, in tutte le circostanze possibili della vita del villaggio, fa parte della vita quotidiana in tutta la Francia. In ogni luogo riscontriamo sotto differenti nomi le charroi, cioè il libero aiuto dei vicini per mettere dentro le messi, per la vendemmia, o per costruire una casa; dappertutto troviamo le stesse riunioni serali come quelle che abbiamo notate nella Svizzera; dappertutto i componenti del comune si associano per ogni specie di lavori. Quasi tutti quelli che ànno scritto sulla vita dei villaggi in Francia menzionano tali abitudini. Ritengo ben fatto il dare qui alcuni estratti di lettere che ò ricevute da un amico al quale avevo domandato di comunicarmi le sue osservazioni su questo soggetto. Esse mi vengono da un uomo anziano che è stato per quattro anni sindaco del suo comune nel mezzogiorno della Francia (nell'Ariège); i fatti che egli menziona gli sono noti per lunghi anni di osservazione personale, ed ànno il vantaggio di essere presi in una regione limitata, anzi che su d'una vasta zona. Alcuni di questi fatti possono sembrare insignificanti, ma nel loro insieme dipingono bene un piccolo angolo della vita dei villaggi:

«In parecchi comuni nei dintorni di Foix (valle del Barguillière) è ancora in vigore un antico uso chiamato l'emprout (il prestito); quando in un podere si ha bisogno di molte braccia per fare alacremente un lavoro, per esempio quando si tratta di raccogliere patate o di falciare il fieno, è convocata la gioventù dei dintorni: giovani e fanciulle accorrono, fanno il loro lavoro ridendo, con ardore e gratuitamente; poi la sera, dopo un gioioso pasto, si balla.

In questi stessi comuni, quando una fanciulla si marita, le giovani fanciulle del vicinato vengono gratuitamente ad aiutare la fidanzata a fare il suo corredo. In parecchi comuni del cantone d'Ax (Ariège), le donne e le fanciulle filano ancora molto. Quando si tratta di dividere il filo in una famiglia, grande riunione di amici della famiglia per aiutare gratuitamente a fare l'operazione in una sola sera che termina con un pasto. In molti comuni dell'Ariège ed altri dipartimenti del sud-ovest quando si tratta di spogliare del loro involucro le spighe di mais, l'operazione si fa gratuitamente con l'aiuto dei vicini ai quali si regalano delle castagne e del vino. E dopo bevuto, la gioventù balla.

In altri comuni per fare l'olio di noce i giovani, giovanotti e fanciulle, si riuniscono le sere d'inverno, in casa del proprietario che vuol fare l'olio; alcuni rompono, altri sbucciano le noci, gratuitamente. Le giovani vanno a rompere la canapa nelle case la sera, gratuitamente; ed i giovanotti vengono nel corso della serata, per cantare e ballare. Nel comune di L., quando si tratta di trasportare dei covoni, ogni famiglia ricorre a tutti i giovani vigorosi che vi sono per fare questo faticoso lavoro. Queste rudi giornate sono trasformate in giorni di festa, perchè ciascuno considera un piacere il servire buoni pranzi ai lavoratori. Nessun'altra rimunerazione è data agli operai. Ciascuno fa il lavoro per gli altri, a titolo di ricambio. Lavoro per lavoro.24

Nel comune di S., i pascoli in comune aumentano d'anno in anno a tal punto che quasi per intero il terreno del comune diventa comunale. I madriani comunali sono scelti per elezione da tutti i proprietari di bestiame; le donne prendono parte a questo scrutinio se sono esse le proprietarie del bestiame. I tori necessari per la riproduzione sono in comune.

Nel comune di M., i quaranta o cinquanta greggi sono riuniti in tre o quattro greggi durante la bella stagione e condotti sull'alta montagna. Ogni proprietario, quando è il suo turno, diventa guardiano per una settimana del grande gregge del quale le sue pecore fanno parte. Due vaccari comunali sono pagati dai proprietari di vacche, in proporzione del numero delle vacche di ciascun proprietario. Due tori sono comperati e mantenuti coi fondi del bilancio municipale.

Nel piccolo villaggio di C., una trebbiatrice è stata comprata da tre coltivatori che se ne servono successivamente: ciascuna delle tre famiglie è aiutata dalle altre due, perchè occorrono almeno quindici persone per servirsi della trebbiatrice. Tre altre trebbiatrici sono state comprate da tre coltivatori che le affittano a dieci lire al giorno. Il proprietario della trebbiatrice è là per dar loro i covoni. Quanto alle quindici o venti persone necessarie per il servizio della trebbiatrice, oltre i componenti la famiglia che à preso a nolo la trebbiatrice, parenti e amici vengono ad aiutare gratuitamente, a titolo di ricambio. I pasti sono offerti dalla famiglia della quale si trebbia il grano.

Nel nostro comune di R., fu necessario alzare i muri del cimitero. La Commissione dipartimentale diede 200 lire e 200 furono date da due persone. Queste 400 lire servirono per pagare la calce e gli operai speciali. Tutto il lavoro fu fatto gratuitamente con giornate di lavoro volontario; ognuno acconsentì a raccogliere la sabbia e a trasportarla, a trasportare l'acqua, a fare la calcina, a servire gli operai (tutto come nella djemmâa dei Cabili). Così accomodammo pure, con giornate volontarie, le strade rurali. Altri comuni costruirono, in tal maniera, le loro fontane. Il torchio per la vendemmia ed altri strumenti di minore importanza sono spesso forniti dal Comune.

Due persone che risiedono nell'Ariège, interrogate dal nostro amico, gli scrissero ciò che segue:

A O. (Ariège), qualche anno fa non si aveva il mulino per macinare il grano del paese. Il comune s'impose di costruire il mulino. Restava d'affidare il mulino ad un mugnaio. Per impedire frodi e parzialità, fu stabilito che il grano sarebbe macinato gratuitamente e che il mugnaio sarebbe pagato in ragione di due lire ogni persona capace di mangiar pane.

Nel St. G. (Ariège) poche persone sono assicurate contro l'incendio. Quando una famiglia è vittima d'un sinistro, ecco come si procede e come si è proceduto anche ultimamente a B. e ad A. Tutti danno qualche cosa ai danneggiati dall'incendio: chi una pentola, chi un lenzuolo, chi una sedia, ecc. Si monta così una modesta casa; si alloggiano gratuitamente i disgraziati; e ciascuno concorre alla costruzione di una nuova casa. Anche gli abitanti dei villaggi vicini danno qualche soccorso. Gli abitanti di M. sono in procinto di fondare una cassa d'assicurazione contro l'incendio che à per base il mutuo appoggio».

Queste abitudini di aiuto reciproco – delle quali potremmo dare molti altri esempi – spiegano senza dubbio la facilità con la quale i contadini francesi s'associano per servirsi, ciascuno a sua volta, dell'aratro con il suo tiro di cavalli, del torchio, o della macchina da battere, quando un solo membro del villaggio li possiede; e si capisce come s'uniscano per compiere in comune ogni specie di lavoro agricolo. I canali sono stati arginati, le foreste rese coltivabili, si sono piantati degli alberi, le paludi sono state prosciugate dai comuni rurali da tempi immemorabili e la stessa cosa continua anche oggi.

Qualche anno fa, a La Borne, nel Lozère, colline aride furono trasformate in fertili giardini dal lavoro comunale. «Lo spazio faceva difetto, essi ànno inalzato dei terrapieni; mancando la terra, l'ànno portata sulle spalle. Su questi terrapieni ànno piantato dei castagneti, vigneti, pescheti, numerosi alberi fruttiferi, legumi. Per fertilizzare questo terreno artificiale ànno costruito dei béals o canali lunghi 3-5 chilometri, ed anche più; recentemente ne ànno scavato uno di 16 o 17 chilometri».25

Allo stesso spirito dobbiamo anche il notevole successo ottenuto recentemente dai sindacati agrari, od associazioni di contadini e di proprietari. Non fu che nel 1884 che le società di più di diciannove persone furono tollerate in Francia, e non occorre dire che quando questa «pericolosa esperienza» fu tentata – prendo a prestito le parole alle Camere – tutte le «precauzioni» possibili che possono essere inventate dai funzionari, furono prese. A dispetto di tutto ciò, la Francia incominciò ad essere piena di sindacati agrari. In principio erano semplicemente fondati allo scopo di comprare concimi e grani, le frodi avendo raggiunto proporzioni colossali in questi due commerci;26 ma a poco a poco estesero le loro funzioni in diverse direzioni, comprendendo la vendita dei prodotti agricoli ed il miglioramento permanente delle terre. Così nel mezzodì della Francia, i gravi danni della filossera ànno fatto sorgere un gran numero di associazioni di viticultori; dieci a trenta vignaiuoli formarono un sindacato, comprarono una macchina a vapore per pompare l'acqua, ed organizzarono le installazioni necessarie per irrorare, a turno, i loro vigneti.27 Associazioni affatto nuove, per garantire le terre dalle inondazioni, per l'irrigazione, per la manutenzione dei canali, si formarono continuamente, e l'unanimità dei contadini della regione, unanimità richiesta dalla legge, non è un ostacolo. Altrove troviamo le fruitières, associazioni per l'industria del latte, alcune delle quali si dividono in parti uguali il burro e il formaggio, senza tener conto del rendimento delle singole mucche. Nell'Ariège troviamo anche un'associazione di otto comuni per la coltivazione in comune delle terre da essi riunite. Nello stesso dipartimento dei sindacati per l'assistenza medica gratuita sono stati formati in 172 comuni su 337; delle associazioni di consumatori sorgono in rapporto con i sindacati; e così di seguito.28 «Una vera rivoluzione à luogo nei nostri villaggi, scrive Baudrillart, con queste associazioni che prendono in ogni regione un carattere particolare».

Si può dire la stessa cosa della Germania.

Dappertutto dove i contadini ànno potuto resistere alla depredazione delle loro terre le ànno conservate in proprietà comune. Questo stato di cose è predominante nel Württemberg, nel ducato di Baden, nell'Hohenzollern, e nella provincia assiana dello Starkenberg.29 Le foreste comunali sono in generale, molto ben tenute in Germania, e nelle migliaia di comuni il legno da costruzione e quello da ardere sono divisi ogni anno tra gli abitanti. Il vecchio costume del Lesholztag è molto diffuso: quando suona la campana del villaggio tutti vanno nella foresta a prendere tanta legna da ardere quanta ne possono portare.30 Nella Westfalia, si trovano comuni nei quali tutta la terra è coltivata come una sola proprietà comune, con i perfezionamenti dell'agronomia moderna. Quanto ai vecchi usi ed abitudini comunali, essi sono in vigore nella maggior parte della Germania. L'appello degli «aiuti» che sono vere feste del lavoro, è affatto abituale nella Westfalia, nell'Assia e nel Nassau. Nelle regioni molto boschive il legno da costruzione per ricostruire una casa nuova è preso generalmente nella foresta comunale, e tutti i vicini si uniscono per costruirla.

Gli usi di aiuto reciproco incontransi anche intorno alle grandi città; così nei sobborghi di Francoforte c'è un costume tra i giardinieri, che, nel caso in cui uno cada malato, tutti vanno la domenica a coltivare il suo giardino.31

In Germania, come in Francia, da quando i governanti soppressero le leggi contro le associazioni dei contadini (il che fu nel 1884-1888), queste unioni incominciarono a svilupparsi con una meravigliosa rapidità, in onta a tutti gli ostacoli legali con i quali si cercò di impedirle.32 «Il fatto sta, dice il Büchenberger, che nelle migliaia di comuni rurali, nei quali ogni specie di concime chimico e di foraggio razionale erano sconosciuti, questi due perfezionamenti moderni sono diventati d'impiego comune ed ànno preso una estensione affatto impreveduta mercè le associazioni» (vol. II, pag. 507). Ogni specie di istrumenti economizzanti il lavoro, delle macchine agricole ed anche delle migliori razze d'animali sono comprate oggi mercè queste associazioni, e diversi accordi sono presi per migliorare la qualità dei prodotti. Unioni per la vendita dei prodotti agricoli sono formate, come pure unioni per il miglioramento permanente delle terre.33

Dal punto di vista dell'economia sociale tutti questi sforzi dei contadini sono certamente di poca importanza. Essi non possono effettivamente sollevare, e meno ancora definitivamente, la miseria alla quale i coltivatori del suolo sono votati in tutta l'Europa. Ma dal punto di vista morale, nel quale ci mettiamo in questo momento, la loro importanza non potrebbe essere abbastanza stimata. Provano che, anche sotto il sistema dell'individualismo senza pietà che prevale oggi, le masse agricole conservano piamente le loro tradizioni d'aiuto reciproco. Dacchè i governi rallentano le ferree leggi con le quali ànno spezzato tutti i legami tra gli uomini, questi legami si ristringono immediatamente, in onta alle difficoltà politiche, economiche e sociali, che sono numerose; e si sono ricostituiti sotto le forme che meglio rispondono ai bisogni moderni. Mostrano in quale direzione e sotto quale forma il progresso ulteriore debba essere raggiunto.

Potrei facilmente moltiplicare questi esempi prendendoli in Italia, in Spagna, in Danimarca, ecc., ed indicandone certi tratti interessanti che sono proprî a ciascuno di questi paesi.34 Le popolazioni slave dell'Austria e della penisola dei Balcani, tra le quali la «famiglia composta» o «unione indivisa» esiste ancora, dovrebbero pure essere menzionate.35 Però mi affretto a passare alla Russia, nella quale la tendenza al mutuo appoggio prende certe forme nuove ed imprevedute. Di più, per il comune rurale in Russia, abbiamo il vantaggio di possedere una somma enorme di materiali, riuniti durante la colossale inchiesta di casa in casa, che è stata fatta recentemente da parecchi zemstvos (consigli dipartimentali) e che comprende una popolazione di pressocchè venti milioni di contadini nelle differenti regioni.36

Due conclusioni importanti possono essere tratte dalla raccolta delle testimonianze riunite dalle inchieste russe. Nella Russia centrale, dove un terzo almeno dei contadini sono stati ridotti ad una completa rovina (per le gravi imposte, le troppo piccole dimensioni delle parti assegnate ai contadini al tempo della loro liberazione, una pigione eccessiva e il severissimo prelevamento delle tasse dopo i raccolti mancati) si ebbe, durante i primi venticinque anni che seguirono l'emancipazione dei servi, in seno agli stessi comuni rurali, una tendenza pronunciata verso la costituzione delle proprietà individuali. Molti dei contadini rovinati, senza cavalli, abbandonarono la terra alla quale avevano diritto nel comune, e questa terra diventò spesso la proprietà di quella classe di contadini più fortunati che s'arricchirono con il commercio, o di commercianti di fuori che comprarono la terra per prelevare degli affitti eccessivi sui contadini.

Occorre anche aggiungere che un vizio nella legge del 1861, concernente il riscatto della terra, presentava grandi facilità per la compra a vil prezzo delle terre dei contadini;37 e quasi sempre i funzionari usavano della loro potente influenza in favore della proprietà individuale e contro la proprietà comunale. Tuttavia, negli ultimi venti anni, un potente soffio di opposizione alla appropriazione individuale della terra si fece sentire di nuovo nei villaggi della Russia centrale, e sforzi energici sono fatti dalle masse dei contadini che tengono il posto di mezzo tra i ricchi e i poverissimi, per difendere il comune rurale. Quanto alle pianure fertili del sud, che sono ora la parte più popolosa e la più ricca della Russia europea, furono nella maggior parte colonizzate, durante il diciannovesimo secolo, sotto il sistema della occupazione o dell'appropriazione individuale, sanzionata dallo Stato. Ma dacchè i metodi perfezionati di agricoltura con l'aiuto delle macchine sono stati introdotti nella regione, i proprietari campagnuoli stessi ànno a poco a poco incominciato a trasformare le loro proprietà individuali in possessi comunali, e si trova oggi, in questo granaio d'abbondanza della Russia un gran numero di comuni d'origine recente, che si sono formati spontaneamente.38

La Crimea e la regione situata al nord della Crimea (la provincia di Tauride) per le quali possediamo dei documenti particolareggiati, sono un eccellente esempio di questo movimento. Questo territorio cominciò ad essere colonizzato, dopo la sua annessione nel 1783, da Piccoli e Grandi Russi, da abitanti della Russia Bianca e da Cosacchi, da uomini liberi e da servi fuggiaschi che vennero isolatamente od in piccoli gruppi da tutte le parti della Russia. Si occuparono dapprima dell'allevamento del bestiame e quando cominciarono più tardi a coltivare il suolo, ciascuno ne coltivò tanto, quanto i suoi mezzi glielo permettevano. Ma quando, continuando la immigrazione ed essendo stati introdotti gli aratri perfezionati, la terra si trovò molto ricercata, delle aspre contese si sollevarono tra i coloni. Queste dispute durarono anni, fino a che i coloni che non erano precedentemente uniti da nessun mutuo legame, vennero a poco a poco all'idea che un termine doveva essere messo alle discordie con la introduzione della proprietà in comune della terra. Adottarono delle decisioni stipulando che la terra che essi possedevano individualmente diverrebbe d'ora innanzi proprietà comunale, e si misero a ripartirla tra gli abitanti secondo le regole abituali del comune rurale. Il movimento prese lentamente una grande estensione, e sopra una parte sola di territorio, gli statisti contarono 161 villaggi nei quali la proprietà comunale era stata introdotta dagli stessi proprietari campagnuoli, principalmente negli anni 1855-1885, per sostituire la proprietà privata. Tutta una varietà di tipi del comune rurale fu così liberamente creata dai coloni.39

Ciò che accresce l'interesse per questa trasformazione, è che ebbe luogo non solamente tra i Grandi Russi, che sono abituati alla vita del villaggio rurale, ma anche fra i Piccoli Russi, che ànno avuto il tempo di dimenticarlo sotto la dominazione polacca, tra i Greci, i Bulgari ed anche tra i Germani. Costoro ànno da lungo tempo creato nelle loro prospere colonie sul Volga, un tipo speciale di comune rurale mezzo industriale.40

I Tartari musulmani della Tauride possiedono la loro terra sotto la legge consuetudinaria musulmana, che è la proprietà personale limitata; ma anche presso di loro il comune rurale europeo si è introdotto in qualche caso. Quanto alle altre nazionalità che si trovano nella Tauride, la proprietà individuale è stata abolita in sei villaggi estoni, due greci, due bulgari, uno tzeco ed uno tedesco.

Questo movimento è caratteristico per tutta la fertile regione delle steppe del sud. Ma esempi isolati si incontrano anche nella Piccola Russia. Così in un certo numero di villaggi della provincia di Tchernigov, i contadini erano altra volta proprietari personali delle loro terre; avevano titoli legali distinti per i loro terreni ed erano abituati ad affittare ed a vendere le terre secondo la loro volontà. Ma verso il 1850 un movimento si delineò fra loro in favore della proprietà comunale, il principale argomento essendo il numero crescente delle famiglie indigenti. L'iniziativa della riforma fu presa da un villaggio e gli altri lo seguirono; l'ultimo caso segnalato data dal 1882. Naturalmente si sono avute lotte tra i poveri, che reclamavano d'ordinario la proprietà comunale, ed i ricchi che generalmente preferivano la proprietà individuale; le lotte durarono spesso degli anni. In certi luoghi, l'unanimità, valevole allora per legge, essendo impossibile ad ottenersi, il villaggio si divise in due villaggi; l'uno sotto il regime della proprietà individuale, l'altro sotto quello della proprietà in comune; stettero così fino a che questi due villaggi si furono uniti in un solo comune: qualche volta continuarono ad essere separati.

Quanto alla Russia centrale, è un fatto che in molti villaggi che tendevano alla proprietà individuale, si rilevò dopo il 1880 un movimento pronunciato in favore del ristabilimento del comune rurale. Dei proprietari contadini che avevano vissuto da anni sotto il sistema individualista ritornarono in massa alle istituzioni comunali. Così c'è un numero considerevole di ex servi che ànno ricevuto solo un quarto dei lotti accordati dalla legge d'emancipazione, ma li ànno avuti liberi da ogni diritto di riscatto ed in proprietà individuale. Restarono sotto questo regime fino al 1890, allorchè si produsse tra loro un grande movimento (nelle province di Koursk, Riazan, Tambov, Orel, ecc.), in favore della messa in comune dei loro lotti e dell'introduzione del comune rurale. Così pure, i «liberi agricoltori» (volnyie khlebopachtsy) che erano stati liberati dal servaggio per la legge del 1803 ed avevano comperato i loro lotti, per ogni famiglia separatamente, sono ora pressocchè tutti sotto il sistema comunale che ànno introdotto loro stessi. Tutti questi movimenti sono di origine recente, e degli stranieri russi vi si aggiungono.41 Così i Bulgari, nel distretto di Tiraspol, dopo essere rimasti per sessant'anni sotto il sistema della proprietà personale introdussero il comune rurale nelle annate 1876-1882. I Germani Mennoniti di Berdiansk lottarono nel 1890 per ottenere il comune rurale, ed i piccoli proprietari contadini (Kleinwirthschaftliche) tra i Battisti tedeschi fecero un'agitazione allo stesso scopo.

Ancora un esempio: nella provincia di Samara, il governo russo creò verso il 1840, a titolo di esperimento, 103 villaggi sotto il regime della proprietà individuale. Ogni famiglia ricevette uno splendido podere di 40 ettari. Nel 1890, i contadini di 72 villaggi, sopra i 103, avevano di già notificato il loro desiderio di introdurre il comune rurale. Traggo tutti codesti esempi dalla pregevole opera del «V. V.» che si è limitato a classificare i fatti riportati nella inchiesta da casa in casa, della quale abbiamo parlato.

Questo moto in favore della proprietà comunale è fortemente in opposizione alle teorie economiche correnti, secondo le quali la coltura intensiva è incompatibile con il comune rurale. Ma ciò che si può dire di più caritatevole relativamente a queste teorie, è, che esse non sono mai state sottoposte alla prova dell'esperienza: appartengono al dominio della metafisica politica. I fatti che abbiamo davanti a noi mostrano al contrario che, dappertutto dove i contadini russi, grazie al concorso di diverse circostanze, sono meno miserabili del solito, e dappertutto dove si incontrano uomini istruiti e di iniziativa tra loro vicini, il comune rurale diventa il mezzo stesso per introdurre dei perfezionamenti nell'agricoltura e nell'insieme della vita del villaggio, Qui, come altrove, l'aiuto reciproco è una miglior guida verso il progresso che la guerra di ciascuno contro tutti, come si vedrà dai fatti che seguono.

Sotto il governo di Nicola I molti funzionari della corona e dei proprietari di servi forzavano i contadini ad adottare la coltura in comune di una parte delle terre del villaggio, al fine di riempire ogni anno i granai delle provviste comunali, dopo che dei prestiti di grano sarebbero stati accordati ai membri bisognosi del comune. Queste coltivazioni, unite nello spirito dei contadini ai peggiori ricordi del servaggio, furono abbandonate appena il servaggio fu abolito; ma oggi i contadini cominciano a riprenderle per loro proprio conto. In un distretto (Ostrogojsk, governo di Koursk) l'iniziativa d'una sola persona fu sufficiente per far rivivere la coltivazione comunale nei quattro quinti di tutti i villaggi. Si osserva lo stesso fenomeno in parecchi altri luoghi. In un dato giorno convenuto, i membri del comune si recano al lavoro; il ricco con il suo aratro od un carro, il povero non recante che le sue braccia, e nessuna valutazione del lavoro di ciascuno è fatta. Il raccolto serve poi a fare dei prestiti ai più poveri del comune, senza imporre condizioni di rimborso: oppure il prodotto del raccolto serve a sostentare gli orfani e le vedove, o lo si impiega per la chiesa del villaggio, o per la scuola, od anche per rimborsare un debito comunale.42

Che tutti i lavori i quali entrano, per così dire, nella vita di tutti i giorni del villaggio (manutenzione delle strade e dei ponti, delle dighe e del prosciugamento, canalizzazione delle acque d'irrigazione, taglio dei boschi, piantagioni di alberi, ecc.) siano eseguiti da interi comuni, che le terre siano affittate ai proprietari vicini da tutto il comune, e che le praterie vengano falciate da tutto il comune – giovani e vecchi, uomini e donne, tutti prendono parte al lavoro nel modo descritto da Tolstoi, – è ben ciò che ci si può aspettare da gente che vive sotto il sistema del comune rurale.43 Questi fatti si incontrano ogni giorno in tutta la Russia. Ma il comune rurale non s'oppone più al perfezionamento dell'agricoltura moderna, quando ne può sopportare le spese e quando le conoscenze, fino ad ora riservate ai soli ricchi, arrivano a penetrare fin nella casa del contadino.

Abbiamo detto che gli aratri perfezionati si sparsero rapidamente nella Russia meridionale, e che, in molti casi, i comuni contribuirono a diffonderne l'uso. In questi casi il comune compra un aratro e lo prova su di una parte della terra comunale; s'indicano poi ai costruttori i perfezionamenti necessari, e questi operai sono spesso aiutati dal comune per intraprendere la costruzione di aratri a buon prezzo sotto forma di piccole industrie rurali. Nel distretto di Mosca, dove, in cinque anni, 1560 aratri furono comprati dai contadini, l'impulso venne dai comuni che affittavano le terre, precisamente con lo scopo d'introdurre una coltura perfezionata.

Nel nord-est (Viatka) le piccole associazioni di contadini che circolano con le loro vagliatrici (costruite dalla piccola industria nei villaggi d'un distretto metallurgico) ànno sparso l'uso di queste macchine nei distretti vicini. Il grandissimo numero di trebbiatrici, che si trovano nelle province di Samara, Saratov e Kherson, è dovuto alle associazioni di contadini, che sono in condizione di comprare una macchina costosa, mentre che il contadino isolato non lo potrebbe. E mentre in quasi tutti i trattati di economia si legge che il comune rurale fu condannato a sparire quando la rotazione triennale dovette essere sostituita dalla rotazione quinquennale delle culture, nella Russia vediamo che molti dei comuni rurali prendono essi l'iniziativa per la rotazione perfezionata dei raccolti. Prima di accettarlo i contadini riservano generalmente una parte dei campi comunali per esperimentare i prati artificiali e il comune compra grani.44 Se l'esperimento riesce, il comune supera tutte le difficoltà di ripartir i campi, applicando il sistema di cinque o sei avvicendamenti di coltura.

Questo sistema è ora in uso in centinaia di villaggi nei governi di Mosca, Tver, Smolensk, Viatka e Pskov.45 E là ove si può disporre di un po' di terra, i comuni dànno anche una parte del loro dominio per farne degli orti. Infine, l'estensione rapida che ànno preso ultimamente nella Russia i piccoli poderi modello, i giardini, i verzieri, le bigattiere creati nelle scuole dei villaggi, sotto la direzione dei maestri di scuola, o di un contadino di buona volontà, è dovuta anche al sostegno che tutte queste novelle creazioni ànno trovato nei comuni di campagna.

Dei perfezionamenti permanenti, quali i prosciugamenti ed i lavori di irrigazione sono spesso intrapresi dai comuni. Così, in tre distretti della provincia di Mosca – in gran parte industriale – degli importanti lavori di prosciugamento sono stati compiuti durante questi ultimi dieci anni, su grande scala, in 180 o 200 villaggi differenti, tutti i membri del comune lavorando loro stessi con la vanga. Ad un'altra estremità della Russia, nelle aride steppe di Novo-ouzen, più di un migliaio di argini, per formare degli stagni, furono costruiti, e molte centinaia di pozzi profondi vennero scavati dai comuni: e in una ricca colonia tedesca del sud-est i membri del comune, tanto gli uomini quanto le donne, lavorarono, per cinque settimane consecutive, per inalzare un argine lungo tre chilometri, destinato all'irrigazione.

Che cosa potrebbero fare uomini isolati in questa lotta contro la siccità del clima? Che cosa si sarebbe potuto ottenere dallo sforzo individuale quando la Russia meridionale fu colpita dall'invasione delle marmotte, e tutti gli abitanti della regione ricchi e poveri, comunisti ed individualisti, dovettero lavorare con le loro mani per combattere il flagello? Non sarebbe stato di nessuna utilità l'invocare aiuto dai gendarmi: il solo rimedio era l'associazione.46

Ed ora, dopo aver parlato dell'aiuto reciproco e del mutuo appoggio, messi in pratica dai lavoratori del suolo nei paesi «civili», vedo che potrei riempire un grosso volume di esempi presi nella vita di centinaia di milioni d'uomini che sono pure sotto la tutela di Stati più o meno centralizzati, ma che non si trovano in contatto con la civiltà moderna e le idee moderne. Potrei descrivere l'ordinamento interno d'un villaggio turco e il suo tessuto d'ammirabili costumi e di tradizioni di mutuo appoggio. Nello scorrere le mie annotazioni piene di esempi della vita dei contadini del Caucaso, incontro fatti commoventi di mutuo appoggio. Seguo la traccia degli stessi costumi nella djemmâa araba e la purra degli Afgani, nei villaggi della Persia, dell'India e di Giava, nella famiglia indivisa dei Cinesi, negli accampamenti semi nomadi dell'Asia centrale e presso i nomadi dell'estremo nord. Se consulto gli appunti presi a caso nelle opere concernenti l'Africa, li trovo pieni di fatti consimili; degli aiuti richiesti per ritirare le messi, delle case costruite da tutti gli abitanti del villaggio – qualche volta per riparare alle devastazioni causate da filibustieri civilizzati – di gente che si soccorre reciprocamente in caso di disgrazia, che protegge il viaggiatore e così di seguito. Quando scorro delle opere quali il compendio della legge consuetudinaria dell'Africa, di Post, capisco il perchè nonostante la tirannia, l'oppressione, il brigantaggio, le incursioni, le guerre fra tribù, i re avidi, gli stregoni ed i sacerdoti ingannatori, i mercanti di schiavi ed altre calamità, queste popolazioni non si sono disperse tra i boschi; perchè ànno conservato una certa civiltà, e sono rimasti esseri umani invece di cadere al livello delle famiglie sparse degli Orangutang che tendono a sparire. Il fatto è che i mercati di schiavi, i ladri dell'avorio, i re guerrieri, gli eroi che ànno acquistato la loro gloria sterminando i Matabeli o i Malgaci – tutti quelli là passano e spariscono, lasciando tracce di sangue e di fuoco; ma il nocciolo delle istituzioni, le abitudini ed i costumi di mutuo appoggio, che si sono sviluppati nella tribù e nel comune rurale, restano; e mantengono gli uomini uniti in società, aperti al progresso della civiltà e pronti a riceverla quando il giorno sarà giunto in cui si apporterà loro la civiltà con la scuola e non col cannone.

Ciò è vero anche per le nostre nazioni civili. Le calamità naturali ed artificiali vengono e spariscono. Popolazioni intere sono ridotte periodicamente alla miseria e alla fame; le sorgenti stesse della vita sono inaridite per milioni d'uomini, ridotti al pauperismo delle città; la intelligenza, la ragione e i sentimenti di milioni d'uomini sono viziati con insegnamenti concepiti per l'interesse di una minoranza. Tutto ciò costituisce certamente una parte della nostra esistenza. Ma il nocciolo d'istituzioni, di abitudini e di costumi di mutuo appoggio resta vivo tra i milioni d'uomini di cui si compongono le masse; li mantiene uniti; ed essi preferiscono attenersi ai loro costumi, alle loro credenze, alle loro tradizioni, piuttosto che accettare la dottrina di una guerra di ciascuno contro tutti, che loro si presenta sotto il nome di scienza che non è affatto scienza.

1 Numerosi studî, concernenti questo soggetto, in passato molto negletto, si pubblicano oggi in Germania. Le opere di Keller, Ein Apostel der Wiedertaüfer e Geschichte der Wiedertaüfer, di Cornelio, Geschichte des münsterischen Aufruhrs e di Janssen, Geschichte des deutschen Volkes, possono essere citate come le sorgenti principali. I primi saggi per familiarizzare i lettori inglesi con i risultati delle ricerche fatte in Germania in questo senso sono stati fatti in una pregevolissima piccola opera di R. Heath, Anabaptism form its Rise at Zwickau to its Fall at Münster, 1521-1536, Londres, 1895 (Baptist Manual, vol. I); i tratti caratteristici del movimento vi sono bene indicati e le informazioni bibliografiche abbondano. Vedasi anche Kautsky, Communism in Central Europe in the Time of Reformation, Londres, 1897.

2 Pochi dei nostri contemporanei si rendono conto insieme dell'estensione di questo movimento e dei mezzi con i quali fu soppresso. Ma quelli che scrissero immediatamente dopo la grande guerra dei contadini stimarono da 100 a 150.000 uomini il numero dei contadini massacrati dopo la loro disfatta in Germania. Vedasi Zimmermann, Allgemeine Geschichte des grossen Bauernkrieges. Per le misure prese nei Paesi Bassi per sopprimere il movimento, vedasi Anabaptism di Richard Heath.

3 Editto di Luigi XIV, nel 1667, citato da parecchi autori. Otto anni prima i comuni erano stati posti sotto la gestione dello Stato.

4 «Nei beni di un grande proprietario, anche se à dei milioni di rendita, si è sicuri di trovare la terra non coltivata» (Arthur Joung). «Un quarto delle terre ridivenne incolto»; «durante gli ultimi cento anni la terra è ritornata allo stato selvaggio»; «La Sologne già fiorente è diventata una palude ed una foresta»; e così di seguito (Théron de Montaugé, citato da Taine nelle Origines de la France contemporaine, tome I, pag. 442).

5 A. Babeau, Le village sous l'Ancien Régime, terza edizione, Paris, 1892.

6 Nell'est della Francia, la legge confermò solamente ciò che i contadini avevano già fatto essi medesimi; in altre parti della Francia la legge restò lettera morta.

7 Dopo il trionfo della reazione borghese nel termidoro, le terre comunali furono dichiarate «dominî dello Stato» (24 agosto 1794) e furono messe in vendita, con le terre tolte alla nobiltà, per essere depredate dalle «bande nere» della piccola borghesia. È vero che si arrestò questa depredazione l'anno seguente (legge del 2 pratile, anno V) e la legge precedente fu abrogata; ma allora i comuni dei villaggi furono semplicemente aboliti, e sostituiti da consigli cantonali. Sette anni più tardi (9 pratile, anno XII, cioè nel 1801) i comuni rurali furono ristabiliti, ma dopo essere stati privati di tutti i loro diritti. Il sindaco ed i revisori erano nominati dal governo nei 36.000 comuni della Francia! Questo sistema fu mantenuto fin dopo la rivoluzione del 1830, quando i consigli comunali eletti furono introdotti di nuovo ritornando alla legge del 1787. Quanto alle terre comunali, lo Stato ne prese ancora nel 1813, le depredò, e non le restituì che parzialmente ai comuni nel 1816. Vedasi la collezione classica delle leggi francesi, del Dalloz, Répertoire de Jurisprudence; vedansi anche le opere del Doniol, Bonnemère, Babeau, e di tanti altri.

8 Questa procedura è così assurda che non si potrebbe crederla possibile se i cinquantadue atti differenti non fossero enumerati in particolare da uno scrittore pienamente autorizzato nel Journal des Economistes (1893, avril, pag. 94); parecchi altri esempi dello stesso genere sono dati dallo stesso autore.

9 «Enormitees and myschefes as be hurtfull... to the commonwealth». Vedasi Dr. Ochenkowski, England wirthschaftliche Entwickelung im Ausgange des Mittelalters (Jéna, 1879), pag. 35 e seg., dove tutta questa questione è discussa con una conoscenza profonda dei testi.

10 I. Nasse, Ueber die mittekalterliche Feldgemeinschaft und die Einhegungen des XVI. Jahrhunderts in England (Bonn, 1869), pag. 4-5; Vinogradov, Villainage in England (Oxfor, 1892).

11 Frederic Seebohm, The English Village community, terza ed., 1884, pag. 13-15.

12 «L'esame particolareggiato di ogni atto di chiusura mostrerà chiaramente che il sistema che abbiamo ora descritto (proprietà comunale) è il sistema che l'atto di chiusura aveva per iscopo di distruggere». (Seebohm, op. cit., pag. 13). E più avanti: «Essi erano generalmente redatti con gli stessi vocaboli, cominciando dall'esporre che i campi e le proprietà comunali erano dispersi in piccoli pezzi, mescolati gli uni agli altri e situati in maniera scomoda; che diverse persone ne possedevano delle parti e vi avevano diritti in comune... e che era da desiderarsi che fossero distribuite bene e recintate, una parte distinta venisse affittata a ciascun proprietario», pag. 14. La lista di Porter conteneva 3867 atti simili, di cui il maggior numero data dagli anni 1770, 1780 e 1800-1820. Come in Francia.

13 In Svizzera, noi vediamo un certo numero di comuni ruinati dalle guerre, che ànno perduto le loro terre e che si sforzano di ricuperarle.

14 A. Buchenberger, Agrarwesen und Agrarpolitik, in A. Wagner, Handbuch der politischen Oekonomie, 1892, vol. I, pag. 280 e seg.

15 G. L. Gomme, The village community with special reference to its Origin and Forms of Survival in Great Britain (Contemporary Science Series, Londres, 1890, pag. 141-143). Vedansi anche i suoi Primitive Folkmoots (Londres, 1880, pag. 98 e seg.).

16 «In quasi tutta l'Inghilterra e particolarmente nelle contee del centro e dell'est, ma anche dell'ovest – nel Wiltshire per esempio – nel sud come nel Surrey – nel nord, come nel Yorkshire vi sono vasti campi comunali. Sopra 316 parrocchie della contea di Northampton 89 sono in questa condizione; più di 100 nella contea di Oxford; circa 50.000 acri nella contea di Warvick; la metà della contea di Berk; più della metà del Wiltshire; nella contea di Huntingdon, sopra una superficie totale di 240.000 acri, 130.000 erano di praterie comunali, dei terreni incolti e dei campi comunali» (Marshall, citato dall'Henry Maine nel Village Communities in the East and West, edizione di New York, 1896, pag. 88-89).

17 Ivi, pag. 88; vedasi anche la quinta conferenza. Le vaste distese dei «commons» (terre comunali incolte) esistenti ancora oggi nel Surrey sono molto conosciute.

18 Ho consultato un grande numero di libri che trattano la vita delle campagne inglesi; vi ho trovato descrizioni attraentissime del paesaggio, ecc., ma quasi nulla sulla vita di tutti i giorni ed i costumi dei lavoratori.

19 Nella Svizzera – anche le terre non riscattate dei contadini caddero sotto la dominazione dei signori, – e grandi parti dei loro beni furono prese dai nobili nel XVI e XVII secolo – (vedere per esempio Dr. A. Miaskowski, nel Schmoller, Forschungen, vol. II, 1879, pag. 12 e seg.). Ma la guerra dei contadini in Svizzera non terminò con una disfatta schiacciante dei contadini come in altri paesi, ed una gran parte dei diritti comunali e delle terre comunali furono loro conservati. L'autonomia dei comuni è infatti il fondamento stesso delle libertà svizzere. – «L'Ober-Allmig» del cantone di Schwytz comprende 18 parrocchie e più di 30 villaggi e casali separati (Burkli, Der Ursprung der Eidgenossenschaft aus der Markgenossenschaft, Zürich, 1891).

20 Miaskowski, in Forschungen di Schmoller, vol. I, 1879, pag. 15. Così gli articoli «Domänen» e «Allmend» nel Handwörterbuch der Schw. Volkswirthschaft, ecc. del Dr. Reichesberg, Bern, 1903.

21 Vedasi su questo soggetto una serie di opere, riassunte in uno degli eccellenti capitoli che K. Bücher à aggiunto alla traduzione tedesca del Lavelaye, Propriété primitive, Cfr. anche Meitzen, Das Agrar und Forst-Wesen, die Allmenden und die Landgemeinden der Deutschen Schweiz nel Jarhbuch für Staatswissenschaft, 1880, IV (analisi delle opere del Miaskowski); O'Brien, Notes in a Swiss village in Macmillan's Magazine, ottobre 1885. Vedasi anche Appendice XII.

22 I regali per le nozze, che concorrono spesso materialmente in questo paese a sollievo delle giovani famiglie, sono evidentemente un resto delle abitudini comunali.

23 I comuni possiedono 1.843.000 ettari di foreste, sui 10.041.000 di tutto il territorio, e 2.807.100 ettari di prati naturali su i 4.610.500 ettari che vi sono in Francia. Gli 809.500 ettari che restano sono dei campi, degli orti, ecc.

24 I Georgiani del Caucaso fanno ancora di più: essendo il pasto una spesa alla quale un povero non può provvedere, un montone è fornito da quegli stessi vicini che sono venuti per aiutare. [Questi usi di lavoro in comune e di allegre serate si ritrovano ancora da noi in molti villaggi, sia in pianura che in montagna. (L'Ed.)].

25 Alfred Baudrillart, Les populations agricoles de la France, terza serie (Parigi, 1893), pag. 479.

26 Il Journal des économistes (agosto 1892, maggio e agosto 1893) à dato qualcuno dei risultati delle analisi fatte nei laboratori agricoli di Gand e di Parigi. L'estensione delle falsificazioni è veramente incredibile, come le astuzie degli «onesti negozianti». In certe semenze di fieno vi era il 32 per cento di grani di sabbia, colorata in modo da ingannare un occhio esercitato; altri campioni contenevano da 52 a 22 per 100 soltanto di seme buono, il resto era di seme di cattive erbe. Delle sementi di legumi contenevano l'11 per cento di un'erba velenosa (nigella); una farina per ingrassare il bestiame conteneva il 36 per cento di solfati e così di seguito.

27 A. Baudrillart, op. cit., pag. 309. In origine un vignaiuolo assumevasi di fornire le acque e parecchi altri si accordavano per servirsene. Ciò che completa di caratterizzare questo genere di associazione, è, che non vi è contratto tra il proprietario dell'acqua ed il compratore. Tutto riposa sulla parola data; non si sono avuti esempi di dissensioni tra le parti.

28 A. Baudrillart, op. cit., pag. 300-341, ecc. Tersac, presidente del sindacato Saint-Gironnais (Ariège) scrisse al mio amico pressochè in questi termini: «per l'esposizione di Tolosa, la nostra associazione à raggruppato i proprietari di bestie che ci sembravano degne di esser esposte. La Società s'assunse di pagare la metà delle spese di trasporto e di esposizione; un quarto fu pagato da ogni proprietario e l'ultimo quarto da quelli degli espositori che ottennero dei premi. Il risultato fu che molti presero parte all'esposizione, i quali non l'avrebbero mai potuto fare altrimenti. Quelli che ànno ottenuto le più alte ricompense (350 franchi) ànno dato il 10 per cento del loro premio; quelli che non ànno avuto premio non ànno speso che 6 o 7 franchi ciascuno.

29 Nel Württemherg, 1629 comuni su 1910 ànno beni comunali, possedendo essi nel 1863 più di 400.000 ettari di terreno. Nel ducato di Baden 1256 comuni su 1582 ànno terre comunali; nel 1884-1888 possedevano 49.200 ettari di campo in coltura comunale e 273 mila ettari di foreste, cioè il 46 per cento della superficie totale delle foreste. In Sassonia il 39 per cento della superficie totale è proprietà comunale. (Schmoller, Jahrbuch, 1886, pag. 359). Nell'Hohenzollern quasi i due terzi delle praterie e nello Hohenzollern-Hechingen il 44 per cento di tutti i beni fondiari sono posseduti dai comuni rurali, Büchenberger, Agrarwesen und Agrarpolitik, vol. I, pag. 300.

30 Vedasi K. Bücher, che in un capitolo speciale aggiunto all'Ureigenthum di Laveleye, à raccolte tutte le informazioni relative ai comuni rurali in Germania.

31 K. Bücher, op. cit., pag. 89-90.

32 Per questa legislazione ed i numerosi ostacoli che la burocrazia e la sorveglianza opposero a queste associazioni, vedere Büchenberger, Agrarwesen und Agrarpolitik, vol. II, pag. 342, 363, 560, nota.

33 Büchenberger, op. cit., vol. II, pag. 510. L'Unione generale della corporazione agricola comprende un'unione di 1679 società. In Slesia, un insieme di 12.000 ettari di terra è stata recentemente prosciugata da 73 associazioni; 182.000 ettari in Prussia, con 516 associazioni; nella Baviera vi sono 1715 unioni di prosciugamento e di irrigazione.

34 Vedasi Appendice XII.

35 Per la penisola dei Balcani, vedasi Lavelaye, La propriété primitive.

36 I fatti concernenti il comune rurale contenuti in quasi cento volumi (su 450) di queste inchieste sono stati classificati e riassunti in un'eccellente opera russa da «V.V.», Il comune rurale, (Krestianskaya Obschina), Pietrogrado, 1892; quest'opera oltre il suo valore teorico, è una raccolta ricca di fatti su questo argomento. Le inchieste ora nominate, ànno dato nascita anche ad un gran numero di opere nelle quali la questione del comune rurale moderno esce per la prima volta dal dominio delle generalità e si trova poggiata sulla solida base di fatti sufficentemente particolareggiati e controllati.

37 Il riscatto doveva essere pagato per 49 anni. A misura che gli anni passavano e che gran parte della somma era stata pagata, diventava sempre più facile di «riscattare» la piccola parte che restava da pagare, e poichè ciascun lotto di terra poteva essere riscattato separatamente, i trafficanti se ne avvantaggiarono per comperare dai contadini rovinati la terra per metà del suo valore. In seguito una legge fu promulgata per mettere un termine a queste speculazioni.

38 M.V.V., nel suo Comunità rurale, à raccolto tutti i fatti relativi a questo movimento. Riguardo al rapido sviluppo agricolo del mezzogiorno della Russia e la diffusione delle macchine, i lettori inglesi troveranno informazioni nei rapporti dei loro consoli (Odessa, Taganrog).

39 In certi casi procedettero con una grande circospezione. In un villaggio, cominciarono a mettere in comune tutte le praterie, ma solamente una piccola parte dei campi (due ettari per uomo); il resto dei campi continuò ad essere proprietà individuale. Più tardi, nel 1862-1864, il sistema fu esteso, ma fu soltanto nel 1884 che la proprietà comunale fu introdotta completamente. V.V. (Vorontsoff), Il comune rurale (in russo), pag. 1-14.

40 Riguardo il comune rurale mennonito vedasi A. Klaus, Nostre colonie (Naski Kolonii), Pietrogrado, 1869.

41 Per aggiornare l'esame della tendenza verso la proprietà comunale e individuale dei contadini russi si legga l'articolo del prof. Bresciani-Turroni, La proprietà fondiaria in Russia nel Supplemento economico del Tempo, 5 gennaio 1920, e il riassunto del rapporto compilato dal ministro Bark, del Durand, nell'Economiste Français, 12 giugno 1915. Chi conosce il russo può consultare le lezioni, sulla economia agraria russa, tenute negli anni precedenti la rivoluzione al Politecnico di Pietrogrado dal Dehn. (N. del T.).

42 Esistono simili colture comunali in 159 villaggi su 195 nel distretto di Ostrogojsk; in 150 su 187 in quello di Slavianoserbsk; in 107 comuni di quello di Alexandrovsk, 93 di Nikolaievsk, 35 di Elisabethgrad. In una colonia tedesca la coltivazione in comune serve a rimborsare un debito comunale. Tutti si uniscono per fare l'opera, quantunque il debito non sia stato contratto che da 94 membri su 155.

43 Si troverà l'enumerazione dei lavori comunali, di cui gli statisti degli Zemstgvos presero conoscenza durante le loro inchieste, in Commune paysane di V. Vorontsoff, pag. 459-600.

44 Nel governo di Mosca, l'esperienza era generalmente fatta sul campo che era riservato per la coltura comunale menzionata qui sopra.

45 Numerosi esempi di questi perfezionamenti e di altri analoghi furono dati nel Messaggero Ufficiale, 1894, n. 256-258. Delle associazioni di contadini «senza cavalli» cominciarono a formarsi anche nella Russia meridionale. Un altro fatto estremamente interessante è lo svolgersi subitaneo nel mezzogiorno della Siberia occidentale di numerose cascine cooperative per fare il burro. Centinaia se ne fondarono a Tobolsk e a Tomsk senza che si sappia bene dove era nato questo movimento. L'iniziativa venne da cooperatori della Danimarca, che avevano l'abitudine di esportare il loro burro di qualità superiore, e di comperare per loro proprio uso in Siberia del burro di qualità inferiore. Ora un importante commercio d'esportazione è stato creato dai loro sforzi.

46 Ciò – lo noti il lettore – avveniva mezzo secolo prima della Rivoluzione: era, anzi, la rivoluzione stessa in regime zarista. Che ne sarà ora di tali movimenti comunalisti, da cui trassero origine i Sovieti, dopo le epurazioni e le spedizioni punitive contro i contadini, operate dal regime bolscevico? (L'Ed.).