PREFAZIONE

Il presente libro, più che un'opera scientifica vera e propria, è un'opera sociologica a base scientifica, che rappresenta una vigorosa protesta contro quello pseudo-darwinismo che fornì materia alle filosofie antisolidariste fiorite nel Secolo XIX.

La teoria evoluzionista portò, nel campo della sociologia, a due correnti antagonistiche: alle teorie ispirate alla fiducia in massime possibilità di sviluppo della umana società e consideranti la solidarietà come l'elemento fondamentale del progresso, e alle teorie aristocratiche, pessimiste. Le prime, in politica, portarono al socialismo, specie al comunismo libertario, e al liberalismo radicale (Spencer). Le seconde portarono all'aristocraticismo (Renan-Nietzsche), alla statolatria, all'esaltazione della lotta di razza (De Gobineau-Gumplowicz).1

L'influsso darwinista si manifestò in modo vario, a seconda delle nature intellettuali e morali dei vari popoli. Notevole la grande differenza con la quale l'anima tedesca e quella slava subirono l'influsso delle rivelazioni scientifiche. Lo spirito eminentemente volontaristico, utilitarista, dominatore dei tedeschi portò Haeckel, scienziato, e Nietzsche, filosofo e letterato, al darwinismo sociale: vale a dire all'aristocraticismo. Lo spirito pieno di sentimento ed ampio di universalità dei russi portò alla filosofia dell'amore Kropotkin, scienziato, e Leone Tolstoi, filosofo e letterato.2

Lo spirito dell'opera di Pietro Kropotkin è sempre filantropico. Chi abbia letto le sue meravigliose Memorie, così luminose e calde di amore per l'umanità, comprende che un uomo di tal fatta era spinto a combattere quelle dottrine che affermano essere il mondo animale un'arena di gladiatori, con quell'intimo e vivo senso di protesta che faceva dire ad Eliseo Réclus, parlando di questi iper-darwinisti: «dicono questo con una specie di rabbia, come se la vista del sangue li eccitasse all'assassinio». In tutti gli scritti di Kropotkin si rivela costante la preoccupazione delle conclusioni sociologiche e politiche derivabili dalla concezione hobbesiana della natura animale. Egli vede che su quella concezione è basata tutta l'attuale educazione religiosa, storica, giuridica e sociale, e che essa porta all'autoritarismo con tutte le sue forme di oppressione politica e di parassitismo economico. Questa preoccupazione non è nascosta, anche nel presente libro. Egli non nega che i fatti accumulati servano ad una tesi. Ma giustifica, dal punto di vista scientifico, la tendenziosità dell'opera, affermando necessario anteporre alle esagerazioni, alle unilateralità dei pseudo-darwinisti, riducenti tutto il processo evolutivo alla selezione determinata dalla lotta di tutti contro tutti, quel fattore importante dell'evoluzione che è la solidarietà. Il Kropotkin non vede ovunque armonia ed amore, e critica, anzi, la concezione idillica della vita animale. Quella che valorizza, e non trascura di porla in rilievo, è la solidarietà nella lotta. La sua posizione è, così, intermedia: tra gli hobbesiani e i russoiani; vale a dire: tra il pessimismo e l'ottimismo.

L'originalità della tesi sostenuta nella presente opera non è che relativa. Kropotkin stesso, nella Scienza Moderna e l'Anarchia e nella Introduzione a questo libro, ricorda coloro che lo hanno preceduto.

L'opera del Nostro si riallaccia, infatti, al movimento filosofico e scientifico del secolo XIX, e ancor più, a quello del secolo XVIII.

La derivazione della moralità dal sentimento di pietà, di simpatia, il Kropotkin la eredita dagli Enciclopedisti francesi, dai filosofi scozzesi ed inglesi, dai positivisti moderni. Tra gli autori che hanno maggiormente nutrito il pensiero del Nostro vi è Adamo Smith (1723-1790),3 specialmente con la sua Theory of Moral Sentiment (Londra 1759); ma il Kropotkin considera un errore di quell'autore il non aver compreso «come questo stesso sentimento di simpatia, passato allo stato di abitudine, esista presso gli animali, non diversamente da quel che esiste nell'uomo».4 A questo proposito, il Nostro si riallaccia maggiormente ad Augusto Comte (1798-1857), che nella sua Politica positiva espone esempi di mutuo appoggio fra gli animali, ponendo in rilievo la loro importanza etica.

Il Nostro giudica che il Comte, riducendo l'etica all'impulso sociale degli uomini, riduce la sociabilità a legge naturale, riconoscendo, così, le analogie tra le leggi biologiche e sociologiche, ma che, per l'insufficienza delle conoscenze biologiche del tempo e per mancanza di audacia, egli non abbia saputo trarre dall'esame della solidarietà negli animali le necessarie conclusioni.

Egli, sotto l'influenza del Cuvier, non ammetteva la variabilità della specie (Buffon-Lamarck), e, non riconoscendo l'evoluzione continua dall'animale all'uomo, non vedeva, come l'à compreso Darwin, che «il senso morale dell'uomo non è che lo sviluppo degli istinti, delle abitudini di mutuo appoggio esistenti in tutte le società animali, assai prima della sua comparsa sulla terra».5

Allo Spencer (1820-1903), il Nostro rimprovera di non aver ben penetrata la psicologia dei popoli primitivi, di aver compreso la «lotta per l'esistenza» in modo errato e di aver esagerato il pensiero di Darwin a questo riguardo. Nel 1890, lo Spencer, in un suo articolo sulla Nineteenth Century prese ad esaminare il sentimento di simpatia negli animali, ma per lui l'uomo primitivo restò sempre l'homo homini lupus. Del resto, lo Spencer aveva in comune col Nostro la concezione solidarista della vita sociale, e ne fanno fede i due trattati Azione di governo e i Principii di Sociologia.

Il Kropotkin non si trova isolato, nella corrente darwinista. Darwin, quando, a distanza di dodici anni dalla pubblicazione dell'Origine delle specie, scrisse poi L'Origine dell'uomo, aveva molto limitato il suo concetto della lotta per la esistenza. In questa seconda opera, egli sosteneva che le specie animali che contengono il più gran numero di individui simpatici fra loro hanno le maggiori probabilità di mantenersi e di lasciare una larga progenitura, e sosteneva che l'istinto sociale è, in ogni animale, più forte, permanente ed attivo dell'istinto della conservazione personale. Così non bisogna credere che l'Huxley appartenesse alla schiera dei falsi darwinisti, predicanti il diritto del più forte e le necessità vitali della lotta senza tregua e senza quartiere tra razza e razza, popolo e popolo, individuo e individuo. Egli, nella prefazione del 1894 alla ristampa di Evoluzione ed Etica, distingue l'evoluzione in cosmica ed etica.6 L'evoluzione cosmica è il prodotto del contenuto animato ed inanimato dell'universo, e poichè nel nostro pianeta non c'è posto e cibo sufficiente per tutti gli animali, ne deriva una lotta furiosa nella quale il più forte sopravvive e trasmette la sua forza ai propri discendenti. La natura è perfettamente egoista; la vittoria è del più forte, la razza al tipo migliore. Ma la lotta per l'esistenza trova freni nella sostituzione del progresso sociale al progresso cosmico. In questa evoluzione etica, l'egoismo è arrestato, per dar agio ai gruppi di esseri umani di far vita comune, col riconoscimento di limitazioni, imposte dal diritto comune, che restringono gli impulsi egoistici. A questo indirizzo appartiene il Metchnikoff, che vede nella solidarietà un portato della scienza, in contrasto con la disarmonia naturale della società umana,7 riallacciandosi così al Wallace dei Contributi alla teoria della selezione naturale.

Il solidarismo del Kropotkin si inserisce in una vasta corrente di pensiero e di cultura, e trova in essa conferme valorose. Non mi è possibile un accurato ed ampio esame delle teorie solidariste contemporanee nel campo filosofico8 e in quello della sociologia. Bastino alcuni cenni. Basandosi sull'organicità del corpo sociale e sulla naturalità dell'impulso di associazione, il Novicow identifica l'egoismo (bene particolare) con l'altruismo (bene generale).9 Contro la teoria che afferma esservi fra gli uomini un antagonismo naturale ed irreducibile, il Novicow afferma che non c'è opposizione di interessi fra l'individuo e la collettività, ma soltanto opposizione tra errore e verità, cioè fra interessi veri e interessi falsi.10 Praticando il proprio vero interesse, ogni individuo concorre necessariamente all'armonia della società. L'individuo à interesse ad accrescere lo sviluppo della società, poichè il suo interesse non può essere raggiunto che nel pieno sviluppo dell'interesse collettivo.11 Anche il Worms si avvicina, al Novicow, identificando l'interesse individuale con quello generale.12

Si accostano ai sociologi organicisti, anche vari psicologi, come il De Roberty, il Duprèel, e più ancora il Papillant,13 e moltissimi economisti e sociologi, specie della scuola socialista, come La Fontaine, Ranh, Renard, Fournière, Jaurès, Izoulet, Boufgeois, Charles Andler, Brunot, Giole.14

In quasi tutte queste teorie solidariste, l'organizzazione sociale è rassomigliata a quella biologica. Dal Gall che ravvicinò la storia naturale dell'uomo a quella degli animali, sostituendo alle generazioni ideologiche ventisette istinti, allo Schäffle15 che riduceva la sociologia ad un ramo della biologia, e da quello a Le Dantec,16 a Sully Prudhomme17 e al Maréchal18 molti scienziati ànno considerato la solidarietà umana come un fatto di storia naturale.

Il Kropotkin si avvicina moltissimo all'Huxley, che, nelle conferenze (1860-62) tenute sui rapporti fra l'uomo e gli animali inferiori, sosteneva che «anche le facoltà più elevate del sentimento e dell'intelletto si trovano in germe nelle facoltà più semplici»,19 discostandosi da coloro che, come il Bouglè,20 il Michel, il Marion, il D'Eichtal, si oppongono a far consistere il solidarismo in una morale scientifica, appoggiata alle induzioni naturaliste.

Non vale contro il Nostro la distinzione che il Renouvier fa nella solidarietà sociale: quella tendente all'armonia e quella del male,21 poichè nell'associazione per la lotta il Nostro vede una delle condizioni di sviluppo della solidarietà, ma può, invece, valere, per certe pagine del presente libro, la distinzione del Durkheim di solidarietà meccanica (animali inferiori) e solidarietà organica (vertebrati).22

Rimando il lettore a quelle opere che, come quelle del Palante, possono offrire elementi di critica ai criteri basilari della presente opera. Anche qui bastino alcuni cenni.

La concezione istintivista della vita morale à avuto tali formidabili sostenitori e tali conferme di osservazione e di esperienza che non sono da tenere in gran conto le critiche che a questo libro muovono taluni, in nome della filosofia modernissima. Vero è che il Kropotkin non tiene sempre conto delle linee di confine, del resto incerte e tenui, tra l'azione riflessa e quella volontaria, tra l'istinto e il sentimento, e tra l'istinto e la ragione. Ma questi errori sono propri della psicologia evoluzionista, che vede nella vita vegetativa, in quella istintiva e in quella intellettuale tre gradi successivi di una medesima tendenza. Chi, come il Bergson23 vede in quei gradi tre divergenti direzioni di un'attività che si è divisa, progredendo, non può accettare l'architettura ideologica di questo libro. Così non può accettarla chi, come il Pellacani,24 nega l'istintività nella condotta umana, o chi nega l'intelligenza negli animali.25 Ma anche ammesso che fra l'uomo e gli altri animali vi sia un abisso di caratteri differenziali, la tesi principale del libro non viene ad essere intaccata. Poichè l'osservazione che l'istinto della solidarietà sia, come dice Tacito, apud minores magis, non colpisce il concetto evoluzionista che il Nostro à della solidarietà. È giusta l'osservazione del Bakunin: «Nelle formiche, nelle api predomina la virtù perchè l'istinto sociale sembra schiacciare assolutamente in esse l'istinto individuale. Avviene tutto il contrario nelle bestie feroci. La cosa è diversa nell'uomo. Pare che i due istinti opposti: l'egoismo e la sociabilità siano in lui molto più potenti entrambi, e ad un tempo molto meno separabili che in tutti gli animali di specie inferiore. La manifestazione di una più grande potenza di egoismo o di individualità in un animale qualunque, è una prova indubitabile di una più grande perfezione relativa al suo organismo, il segno di una intelligenza superiore».26 Osservazione giusta, ma che non contrasta col solidarismo Kropotkiniano, che ammette il passaggio dalla solidarietà organica a quella volitiva, cioè da quella prevalentemente istintiva a quella, pur istintiva, ma anche razionale e volitiva. La concezione rivoluzionaria del Kropotkin, concilia, infatti, l'individualismo e il societarismo nella anarchia.

Se è falso che il Nostro sia caduto nel semplicismo di trasferire esempi della vita animale nel campo della sociologia umana, poichè egli vede soltanto nella vita animale individuarsi quelle tendenze che assumeranno forme più evolute nell'uomo, e se è ridicolo il supporre che egli volesse regolare la società umana su quelle animali, come sembrano supporre certi critici idioti, è indubbio che è il metodo delle analogie che lo à portato a non porre in luce bastante i vari trapassi dall'animale inferiore all'uomo, dal selvaggio all'uomo civile. Egli applica il metodo induttivo-deduttivo,27 che, nella presente opera, non è che l'uso del metodo delle analogie, che egli rimproverava al Comte come il «più traditore di tutti». Il lettore dovrà, non di meno, tener presente la posizione storica di questo libro, prima di tacciarlo di semplicismo.

Corrono sul Kropotkin, nel campo di quella media cultura che sdottoreggia e sentenzia con la presunzione tipica del parvenu, delle leggende. Fra queste quella che il Nostro abbia posto l'anarchia nei popoli primitivi. Egli scrisse: «È evidente che, sino ad oggi, non è mai esistita una società la quale abbia praticato questi principî. Ma in ogni tempo, l'umanità à manifestato la sua tendenza verso una loro realizzazione parziale».28 Il Nostro, come il Nicolaï ed altri,29 si limita ad accumulare prove etnologiche della funzione benefica della solidarietà nello sviluppo progressivo del genere umano. Anch'egli contrappone alla moralità organica dei popoli primitivi, data dalla necessità, la moralità volontaria e critica delle epoche più vicine, e dei popoli più progrediti. E non si creda che il Kropotkin non si sia reso conto dell'influsso delle condizioni naturali della solidarietà dei popoli primitivi. Egli stesso, parlando delle tendenze comuniste dei primi colonizzatori della Crimea, fa presente che col crescere dell'immigrazione e con l'applicazione di migliori mezzi di sfruttamento del terreno, si svilupparono gli istinti individualisti.30 A chi respinge i capitoli sui popoli primitivi in nome di un impossibile riavvicinamento tra l'uomo primitivo e quello civilizzato, ricordo che il Kropotkin è in compagnia, per questo riguardo, con l'Huxley, il Wallace e altri tra i maggiori antropologi e psicologi.

Le pagine che debbono, nei limiti di criterio fissati da quanto abbiamo detto circa lo spirito e i concetti base di quest'opera, esser oggetto di critica da parte del lettore acuto sono quelle relative al Medioevo.31 In esse il Nostro mostra quell'antiquata conoscenza della vita comunale che appare ancor più manifesta nell'opuscolo Lo Stato. Molte affermazioni entusiaste sulla vita comunale, il Nostro non le avrebbe scritte, se avesse letto i libri recenti32 su questo vastissimo e ancor poco conosciuto argomento. D'altra parte, tante opere, come quella del Martin Saint-Leon sul Compagnonnage, gli avrebbero fornito conferme alla sua valorizzazione delle organizzazioni operaie.33

La natura di quest'opera, che abbraccia un campo vastissimo e svariato di conoscenze, non mi à permesso, data la mia modesta preparazione, di scrivere una prefazione sufficiente, come sarebbe stato mio desiderio, ad utilità dei lettori ed in onore del Nostro.

Sono lieto di aver contribuito a diffondere la presente opera, oggi in cui l'Europa senza pace mostra le piaghe sanguinose e purulente di una guerra immane che à portato alla decadenza della razza, menomata fisicamente e moralmente. Oggi, in cui il parassitismo sociale assume forme politiche anacronistiche e bestiali. Oggi, in cui è doveroso e necessario che tutti gli uomini nei quali sopravvive il pensiero libero e l'amore per il prossimo si preparino adeguatamente a combattere le sante battaglie della libertà e della giustizia.

Questo libro stava per essere dimenticato dagli anarchici. Rimaneva sconosciuto, o, peggio, mal conosciuto agli studiosi. Noi lo ricreiamo a nuova vita, certi di contribuire a quella rinascita spirituale che per noi non è vana formula retorica, ma intimo desiderio e volontà forte.

I vandali che hanno distrutto il manoscritto della nostra traduzione non ànno distrutto che della carta. Lo spirito di Kropotkin è rimasto vivo in coloro che vedono in Lui un maestro di pensiero e di vita. Per questo abbiamo ritessuto la tela, come fa il ragno paziente.

Camillo Berneri

1 Per avere un'idea dell'influsso darwinista in questo senso, vedi: De Gobineau: Essai sur l'inégalité des races humaines, Paris, 1853; Gumplowicz: La lutte des races, Paris, 1893; Haeckel: Les preuves du transformisme, Paris, 1879; Ritchie: Darwinism and Politics, London, 1891; Boucher: Darwinisme et socialisme, Paris, 1890.

2 Questo parallelo è sviluppato brillantemente da Giovanni Vidari nel suo ottimo libro L'individualismo nelle dottrine morali del secolo XIX, Hoepli, Milano, 1909, pag. 193-202. In un giudizio della R. Accademia di scienze morali e politiche di Napoli su questa opera, si rimprovera all'A. di aver posto nella categoria delle dottrine istintivistiche dell'amore quella del K. «il cui individualismo anarchico è a base scientifica, non sentimentale; tanto che cancellò dalla formula della rivoluzione francese la parola fraternité, per sostituirla col concetto biologico della solidarietà, e con quello economico dell'armonia degli interessi» (Op. cit., in app.). Questa critica, oltre a rilevare un'arbitraria interpretazione dell'opera del Nostro, contiene un errore di fatto. Il K. chiude, infatti, il II vol. del libro La Grande Rivoluzione (Ed. Risveglio, Ginevra, 1911) con queste parole: «Tutto ciò che ha dato i suoi frutti e ne darà ben altri ancora, assai più belli, aprendo all'umanità larghi orizzonti, con queste parole: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza, lucenti come un faro verso cui marciamo».

3 Vedi: L. Limentani. La morale della simpatia; Roma, Formiggini, 1924.

4 P. Kropotkin, La Morale anarchica, pag. 34.

5 Vedi: La scienza moderna e l'anarchia, pag. 34.

6 Vedi: E. Clood, I pionieri dell'Evoluzione, Bocca, Torino, 1912, pag. 271-272.

7 Metchnikoff, Études sur la nature humaine, Paris, Masson, 1904.

8 Vedi: V. Mabilleau, L'Idée de la solidarité dans la philosophie, Comptes-rendus du Congrès d'éducation sociale; Paris, Alcan, 1900.

9 Novicow, La morale et l'intérét; Paris, Alcan, 1912, cap. III.

10 Novicow, Critique du darwinisme social, Paris, Alcan, 1919, cap. VIII. Cfr. Cap. VII-XV.

11 Worms, Organisme et sociétés, Paris, Giard, 1895.

12 Novicow, Les luttes entre les sociétés humaines; Paris, Alcan, 1899.

13 De Roberty, La sociologie, Paris, Baillière, 1881; Sociologie de l'action, Paris. Alcan, 1908; Duprèel, Le rapport social, Paris, Alcan, 1912; Papillant, nel vol. Essai d'une philosophie de la solidarité; Paris, Alcan, 1902.

14 Vedi: P. Argentina, Le dottrine solidariste, Ed. S.T.E.B., Bari, 1923, pag. 110-127.

15 Schäffle, Bau und Leben des socialen Körpers, Tübingen, Laupp, 1878.

16 Le Dantec, Éléments de philosophie biologique, Paris, Alcan, 1907.

17 Sully Prudhomme, Le bien social, Paris, Alcan, 1909.

18 Marechal, Superiorité des animaux sur l'homme, Paris, Fischbacher, 1900.

19 Clood. Op. cit., pag. 226.

20 Bouglè, Le démocratie devant la science, Paris, Alcan, 1919; Le solidarisme, Paris, Giard e Brière, 1907.

21 Renouvier, Science de la morale, Paris, Alcan, 1908.

22 Durkheim, Les règles de la méthode sociologique, Paris, Alcan, 1919; De la division du travail social, Paris, Alcan, 1893.

23 Bergson, Evolution créatrice, Paris, 1907, pag. 146.

24 G. Pellacani, Il problema della istintività nella condotta umana, Bologna, Zanichelli, 1915.

25 Come introduzione allo studio del problema potrà servire: G. Checchia, Psicologia degli animali, Torino, Bocca, 1922.

26 Oeuvres. vol. I, pag. 137.

27 Vedine la difesa in Scienza Moderna e l'Anarchia, pag. 59-60.

28 Scienza Moderna e Anarchia, pag. 66.

29 Come Gabriele Rosa nella Storia Universale della Civiltà e C. Cattaneo nel Del diritto e della morale.

30 Per nozioni sul mir ed analoghe istituzioni vedi: N. Colaianni, Di alcuni studi recenti sulla proprietà collettiva, Bologna, 1886.

31 Una bibliografia riguardante l'epoca dei Comuni è fornita da A. Solmi, Storia del Diritto italiano, Milano, 1918.

32 Ad esempio: G. Salvemini, Magnati e popolani in Firenze dal 1200 al 1295, Firenze, 1899; Rodolico, Il popolo minuto, Bologna, 1899.

33 Un'opera che completa la presente, è quella di M. A. Vaccaro, La lotta per l'esistenza e i suoi effetti nell'umanità, Torino, Bocca, 1921.