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Corrente derivante, dopo la morte del maestro, dal pensiero di Georg
Wilhelm Friedrich Hegel, l'hegelismo è una rielaborazione
critica della sua filosofia, espressa con varie posizioni da
numerosi pensatori a lui vicini o successivi. Molti filosofi infatti
basarono le loro riflessioni sulla filosofia hegeliana, che
influenzò in maniera decisiva soprattutto il pensiero tedesco
ed europeo del secolo seguente: Karl Marx, Ludwig Feuerbach, Bruno
Bauer, Friedrich Engels, ed altri.
Le varie correnti
La polemica religiosa
La scuola hegeliana si suddivise ben presto in due principali
correnti, che nel 1837 David Strauss, in seguito alle polemiche
suscitate dalla sua opera "Vita di Gesù" (1835), rifacendosi
agli schieramenti politici che si fronteggiavano nel parlamento
francese, chiamò destra e sinistra hegeliana.
Il crinale che suddivide le due posizioni riguarda soprattutto i
rapporti tra filosofia e Cristianesimo. Gli esponenti della destra,
chiamati anche "vecchi hegeliani" ritenevano che nel pensiero di
Hegel fossero stati definiti, una volta per tutte, i concetti
essenziali del Cristianesimo quali l'immortalità dell'anima,
Dio come persona e la Trinità e che Hegel avesse inquadrato e
convalidato filosoficamente la religione cristiana.
Gli esponenti della sinistra, i "giovani hegeliani", sostenevano che
nella dottrina del maestro non vi fosse traccia di una fondazione
filosofica di un'anima immortale, identificata come sostanza
spirituale, e che l'Idea o lo Spirito assoluto hegeliano non
avessero niente a che fare, essendo sovrapersonali, con la
concezione della personalità di Dio. Quanto al dogma della
Trinità, Hegel stesso in effetti vi aveva visto solo una
forma simbolica anticipatrice di quell'andamento triadico che
caratterizzava la sua dialettica. La sinistra infine sottolineava
come nella filosofia hegeliana la religione occupasse un ruolo
subordinato rispetto al valore supremo della filosofia.
I giovani hegeliani in effetti attribuivano ad Hegel una polemica
nei confronti del cristianesimo riguardo al quale invece il maestro
si era mantenuto su posizioni molto prudenti; la sinistra nella sua
critica si rifaceva in realtà a concezioni illuministe
settecentesche pur utilizzando strumenti dottrinari derivati da
Hegel.
Fecero parte della destra hegeliana K.Conradi (1784-1849), Georg
Andreas Gabler (1786-1853), E.Erdmann (1805-1892) mentre la sinistra
annoverò tra i suoi sostenitori lo stesso David Strauss,
Bruno Bauer - che inizialmente era sulle posizioni della destra - e
suo fratello Edgar (1820-1866), Max Stirner, Arnold Ruge, Moses Hess
(1812-1875).
La polemica politica
Irrigidendosi lo stato prussiano su posizioni sempre più
conservatrici, nel 1840 la polemica tra destra e sinistra
investì anche la politica.
La destra, ritenendo che lo stato prussiano fosse l'ultima e
più perfetta espressione dello Spirito assoluto, approvava la
politica della monarchia prussiana mentre la sinistra, rifacendosi
allo stesso principio hegeliano del superamento dialettico di ogni
posizione raggiunta nella storia, auspicava la nascita di un nuovo e
più moderno stato e si opponeva in forme critiche sempre
più accentuate alla politica reazionaria del governo.
Espressione della posizione radicale della sinistra fu l'opera di
B.Bauer dal titolo significativo de "La tromba del giudizio
universale contro Hegel ateo e anticristo. Un ultimatum" (1841) dove
attaccava la filosofia hegeliana come restauratrice dell'alleanza
tra il trono e l'altare.
In effetti si stava già verificando nell'ambito degli stessi
esponenti della sinistra, per primo Feuerbach con lo scritto "Per la
critica della filosofia hegeliana" (1839) e in seguito gli stessi
Marx ed Engels, una riformulazione sempre più originale e
rivoluzionaria della dottrina hegeliana.
Tra la destra e la sinistra hegeliana, che dopo il 1848, si era
venuta formando anche una scuola di pensiero di centro che
durò più a lungo delle due correnti contrapposte. Gli
esponenti più importanti di questa corrente, Johann Karl
Friedrich Rosenkranz e Karl Philipp Fischer, sostenevano la
necessità di conservare il patrimonio dottrinale di Hegel e
ne proponevano la riforma solo in alcuni punti particolari.
Neohegelismo
Si definisce neohegelismo, tendenzialmente su posizioni che
ricalcano quelle della destra hegeliana, la ripresa delle posizioni
tipiche dell'idealismo romantico verificatasi in particolare in
Inghilterra, Italia, Germania e America a cavallo fra XIX e XX
secolo. Il tema di fondo del neohegelismo consiste
nell'identità di finito e infinito, ovvero nell'aspirazione a
ricondurre tutta l'esperienza umana all'Assoluto concepito come
ideale; alcuni esponenti, per lo più anglosassoni (James
Hutchinson Stirling, Francis Herbert Bradley) tendono però a
negare del tutto la realtà del finito, riconducendosi per
questa via all'immaterialismo di Berkeley; gli esponenti
continentali e in particolare italiani, come Giovanni Gentile e
Benedetto Croce, accentuano invece la presenza reale e razionale
dell'Assoluto nella realtà finita.