Figlio (Berlino 1859 - Doorn, Utrecht, 1941) di Federico III,
imperatore di Germania e re di Prussia, e di Vittoria, figlia di
Vittoria regina di Gran Bretagna, entrò presto in contrasto
con il cancelliere O. von Bismarck, che fu costretto alle dimissioni
(1890). Influenzato dalle idee del socialismo "cristiano", fu
favorevole a una più ampia legislazione sul lavoro, ma
assunse una linea conservatrice a fronte della crescita del Partito
socialista. Al momento del crollo della Germania fu costretto ad
abdicare (1918).
VITA E ATTIVITÀ
Ebbe per precettore il calvinista G. Hinzpeter, dal quale fu
indirizzato all'interesse per le questioni sociali del tempo;
studiò diritto pubblico all'univ. di Bonn (1877-79);
contemporaneamente aveva iniziato la carriera militare, in cui
pervenne (1888) al grado di maggiore generale.
Re di Prussia e imperatore di Germania (1888), si trovò ben
presto in aperto dissidio con O. von Bismarck. Il contrasto tra i
due apparve insormontabile sulla legislazione contro i socialisti
(G. si atteggiava a monarca socialista, e favoriva effettivamente la
promulgazione di estese leggi sociali) e sul rinnovo del trattato di
controassicurazione con la Russia (G. considerava quell'accordo
inconciliabile con il trattato che legava la Germania all'Impero
austro-ungarico). Si giunse (1890) alle dimissioni di Bismarck; G.,
divenuto quindi incontrastato arbitro della politica tedesca,
dedicò particolare attenzione al rafforzamento dell'esercito
e della marina da guerra, e contribuì in tal modo alla
diffusione di una malcelata diffidenza verso la Germania negli altri
stati europei.
La suscettibilità francese e inglese fu particolarmente
eccitata dall'atteggiamento assunto da G., in maniera spesso
teatrale, in determinati momenti critici: il telegramma
d'incoraggiamento a P. Krüger, presidente della repubblica
boera assalita dagli Inglesi (1896), e lo sbarco a Tangeri, a tutela
degli interessi tedeschi in Marocco e contro le mire francesi
(1905). Tutto ciò contribuì alla formazione della
Triplice Intesa, alla contrapposizione dei due blocchi e, infine,
allo scoppio della prima guerra mondiale.
Negli anni del conflitto armato G. si dimostrò incapace di
coordinare la direzione politica e militare della guerra, e non fu
in grado d'impedire diffidenze e opposizioni tra le forze armate e
la classe politica.
Al termine della guerra G. si trovò costretto all'abdicazione
(10 nov. 1918), e si ritirò nei Paesi Bassi, dove trascorse
tutto il resto della sua vita.
*
Wikipedia
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La personalità
Gli storici hanno spesso sottolineato l'aspetto determinante della
personalità di Guglielmo II negli avvenimenti della Germania.
Ad esempio, lo storico tedesco Thomas Nipperdey (1927-1992), autore
di esaustivi e monumentali volumi sul periodo imperiale della
Germania in un suo scritto riporta:
« Dotato ... Con una rapida comprensione, a volte brillante,
con un gusto per il moderno - per la tecnologia, per l'industria,
per le scienze - ma allo stesso tempo superficiale, frettoloso,
inquieto, incapace di rilassarsi, senza il minimo concetto di
serietà, senza qualsiasi desiderio di duro lavoro o
volontà di vedere le cose fino in fondo, senza alcun senso di
sobrietà, di equilibrio e confini, o anche per la
realtà e i problemi reali, incontrollabile e scarsamente in
grado di apprendere dall'esperienza. Era alla disperata ricerca di
applausi e del successo, e - come Bismarck disse ben presto su di
lui - voleva che ogni giorno fosse il suo compleanno; era romantico,
sentimentale e teatrale, insicuro e arrogante, con
un'incommensurabile fiducia in se stesso e la voglia di mettersi in
mostra, come un giovane cadetto, che non ha mai perso il tono da
mensa ufficiali nella sua voce, e, sfacciatamente, ha voluto giocare
la parte del signore della guerra supremo; pieno di timor panico di
una vita monotona, senza deviazioni, e ancora senza meta, patologica
nel suo odio contro la madre inglese.»
(Thomas Nipperdey in Deutsche Geschichte 1866–1918.)
Lo storico David Fromkin scrive invece sul difficile rapporto che
Guglielmo II aveva con la Gran Bretagna:
«Fin dall'inizio, la metà tedesca che era in lui era in
guerra con l'altra metà inglese. È stato
selvaggiamente geloso degli inglesi: pur volendo essere britannico,
voleva essere migliore di quello che gli inglesi erano, e al tempo
stesso li odiava e si sentiva risentito contro di loro perché
non lo accettarono mai appieno.»
(David Fromkin in The King and The Cowboy: Theodore Roosevelt and
Edward the Seventh, Secret Partners, The Penguin Press, 2008, p.
87.)
Riguardo all'egocentrismo del Kaiser, il cancelliere che condivise
con lui il potere durante la prima guerra mondiale, Theobald von
Bethmann-Hollweg, disse:
«Sua Maestà trova la vita impossibile se la Prussia non
l'applaude una volta al giorno, la Germania una alla settimana, e
l'Europa ogni due settimane.»
Un altro aspetto della personalità di Guglielmo II fu
l'incrollabile fede per la monarchia. Al tempo della Repubblica di
Weimar, nel 1932, quando era da tempo in esilio, il figlio Federico
Guglielmo ricevette la richiesta dalla fazione monarchica tedesca di
candidarsi alle elezioni. L'ex sovrano gli impose il suo diniego:
« […] Se accetterete questo incarico dovrete giurare
fedeltà alla Repubblica e non si è mai visto un
Hohenzollern giurare fedeltà alla repubblica e mai si
vedrà. Se dopo aver vinto le elezioni tenterete di prendere
il potere personalmente dovrete rompere il vostro giuramento [alla
Repubblica] e mai si è visto un Hohenzollern venir meno alla
parola data.»