Guelfi e ghibellini

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Guelfi e ghibellini erano le due fazioni opposte nella politica italiana dal XII secolo fino alla nascita delle Signorie nel XIV secolo. Nella lotta per le investiture, i guelfi sostenevano il papato e il loro nome è la versione italianizzata di Welfen, la famiglia bavarese e sassone opposta agli svevi Weiblingen, cioè quella dei ghibellini che si schieravano per l'imperatore.

Storia

I termini guelfi e ghibellini indicano le due fazioni che dal XII secolo sostennero, nel contesto del conflitto tra papato e impero e del movimento comunale, rispettivamente la casata di Baviera e Sassonia dei Welfen (pronuncia velfen, da cui la parola guelfo) e quella di Svevia degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen, (anticamente Wibeling, da cui la parola ghibellino), in lotta per la corona imperiale dopo la morte dell'imperatore Enrico V (1125), che non aveva eredi diretti.

In Italia tradizionalmente guelfi furono i comuni di Milano, Mantova, Bologna, Firenze, Lucca, Padova; famiglie guelfe furono i bolognesi Geremei, i genovesi Fieschi, i milanesi Della Torre, i riminesi Malatesta, e le dinastie di origine obertenga come i ferraresi Este e alcuni rami dei Malaspina. Tradizionalmente ghibellini, ovvero filoimperiali e filosvevi, furono i comuni di Como, Cremona, Pisa, Siena, Arezzo, Parma, Modena. In Italia famiglie ghibelline furono i bolognesi Lambertazzi, i milanesi Visconti, i toscani conti Guidi e gli Ubaldini di Arezzo, i fiorentini degli Uberti e Lamberti, i pisani Della Gherardesca, i trevigiani Da Romano, i senesi Salimbeni e Buonconti, i marchesi Aleramici del Monferrato, e le dinastie di origine obertenga come i Pallavicino e alcuni rami dei Malaspina.

All'interno delle città, la stessa dicotomia, superando il tradizionale significato di lotta politica tra papato e impero, si ripropose poi nella lotta tra le fazioni guelfa e ghibellina della popolazione, entrambe volte a esercitare dominio del comune. Alcune volte le due fazioni coesistevano, come a Firenze, dove la lotta cominciò dopo l'uccisione di Buondelmonte de' Buondelmonti, dagli Amidei. Per accrescere la loro forza sia le città guelfe sia quelle ghibelline si riunirono in leghe opposte le une alle altre: così dalla seconda metà del XIII secolo le citta guelfe Firenze e Lucca ingaggiarono con i loro alleati contro la lega ghibellina composta da altre città toscane (Arezzo, Siena, Pistoia, Pisa), un lungo conflitto, che ebbe come termini estremi la battaglia di Montaperti del 1260, quella di Campaldino del 1289 e quella di Altopascio del 1325.

Nella seconda metà del XIII secolo dopo il 1266 data della battaglia di Benevento si ha in Italia una vera e propria crisi del partito ghibellino che aveva perso il suo maggior apporto; cioè la dinastia Sveva che ebbe inizio con Federico Barbarossa per poi concludersi con le sconfitte di Manfredi di Sicilia e Corradino tra il 1266 e il 1268. A questa crisi ne consegue un forte progresso per i guelfi che predominano l'Italia appoggiati militarmente sia dal re di Napoli, Carlo I d'Angiò e sia dai vari Papi e così i guelfi arrivano a rimpossessarsi di Firenze soprattutto grazie alla famosa battaglia di Colle Val d'Elsa del 17 giugno 1269 quando i guelfi colligiani e fiorentini (insieme ai loro alleati) inflissero una sonora sconfitta ai ghibellini senesi. Con la sconfitta dei senesi, nell'arco di pochi decenni i ghibellini furono via via scacciati dai comuni dell’Italia centro-settentrionale.

I guelfi bianchi e neri

Ma poco dopo, il circolo di potere dei guelfi sarà profondamente compromesso da una crisi interna che permetterà alle signorie di modificare lo status quo: infatti i filo-papali si scinderanno tra guelfi bianchi e guelfi neri. Questa divisione si creò, secondo un racconto del cronista storico Giovanni Villani, nella città di Pistoia all'interno della famiglia dei Cancellieri per una lite tra cugini a causa dell'alcol. I contendenti della famiglia che avevano creato disordini in città tra il 1294 e il 1296 vennero esiliati nella vicina città di Firenze dove gli uni, i bianchi, trovarono l'appoggio della famiglia dei Cerchi e gli altri, i neri, della famiglia dei Donati. Successivamente questa divisione, tra chi pur difendendo il Pontefice non precludeva il ritorno o la necessità dell'imperatore (cioè i guelfi Bianchi) e chi invece trovava indispensabile che il governo dovesse essere affidato al papa perché missus dominici ("mandato dal Signore"), si fece sempre più aspra fino a che si arrivò allo scontro nella città di Firenze che fu vinto dai neri con il conseguente esilio di tutti i guelfi bianchi tra cui Dante Alighieri. Ciò comportò l'avvicinamento dei guelfi bianchi ai ghibellini, come prova anche il tentativo di rientrare in Firenze manu militari con l'aiuto di Scarpetta Ordelaffi, ghibellino signore di Forlì.

L'origine etimologica dei nomi Bianchi e Neri è incerta ma si pensa che prenda l'origine da una certa fanciulla chiamata Bianca. Tornando alle certezze storiche, già prima dei vari scontri, a causa della debolezza ghibellina, molti di loro finirono per trovarsi nelle file dei guelfi bianchi. Ciò spiegherebbe perché Dante Alighieri viene definito ne I sepolcri di Ugo Foscolo come il "Ghibellin fuggiasco".

Evoluzioni successive

I sostantivi di guelfo e ghibellino sono stati utilizzati nei secoli successivi per definire rispettivamente: posizioni politiche prossime al potere papale ed al regno di Francia il primo; al Sacro Romano Impero il secondo. Ad esempio, Cesare Hercolani, "colpevole" di aver procurato agli imperiali l'occasione della vittoria di Pavia (1525) contro Francesco I di Francia, venne poi ucciso da attentatori guelfi.

Nel XIX secolo, poi, in Italia rinascono i contrasti, con la contrapposizione fra Neoguelfi e Neoghibellini, anche se questo scontro è completamente diverso da quello del Medioevo.