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Emma Goldman (Kovno, 27 giugno 1869 - Toronto, 14 maggio 1940),
è stata un'attivista femminista e anarchica d'origine russa.
Biografia
Emma Goldman nacque nella provincia russa di Kovno (ora Kaunas,
Lituania) il 27 giugno 1869. La madre, Taube Bienowitch, s'era
sposata in seconde nozze con Abraham Goldman, di professione faceva
impiegato statale, Emma fu il primo frutto della coppia.
La gioventù
L’infanzia trascorse tranquilla a Kovno, anche se Emma rimase
colpita da alcuni episodi di profonda ingiustizia e di oppressione
verso il padre, perseguitato dagli scinovniki cristiani in quanto
ebreo e rappresentante dello Stato.
Dopo un periodo trascorso a casa della nonna, a Konigsberg (Prussia
orientale), dove frequentò la scuola pubblica e ricevette
anche un’istruzione privata, all’età di tredici anni Emma si
trasferì con la famiglia a San Pietroburgo. Era questa una
città dai grandi fermenti rivoluzionari, di matrice
nichilista e contro il potere zarista. Emma si sentì attratta
dalle idee rivoluzionarie ed entrò immediatamente in
conflitto con il padre, conformista ed autoritario. Tutte queste
esperienze negativa maturarono in lei la coscienza dell’ingiustizia
eternamente subita dalle donne nei confronti degli uomini e dei
genitori. Si formò così in questa fase il pensiero
anarchico e femminista di Emma Goldman.
Per evitare continue discussioni con i genitori, si fece assumere
come operaia in una fabbrica e poi convinse la sorella Elena a
portarla con sé in America.
L'emigrazione negli USA
A soli quindici anni, nel 1886, Emma giunse negli Stati Uniti piena
di entusiasmo ed alla ricerca di sé stessa. Ebbe occasione di
interessarsi dei gravi problemi sociali che affliggevano gli USA,
tramite la stampa locale seguì le vicende giudiziarie seguite
agli incidenti avvenuti a Chicago (4 maggio 1886) fra lavoratori in
sciopero e polizia nella "piazza di Haymarket". Infatti, in seguito
alla morte di alcuni poliziotti, erano stati arrestati otto
esponenti anarchici, particolarmente noti e combattivi, con
l'evidente scopo di colpire il movimento di emancipazione dei
lavoratori. La Goldman fu sconvolta dalla tragica fine dei quattro
rivoluzionari che furono impiccati (11 novembre 1887). Un quinto si
era ucciso in cella la notte prima dell'esecuzione. L'episodio fu
una della più indegne montature giudiziarie di quel periodo
negli Stati Uniti. Emma sentì crescere in lei l'ammirazione
per quegli uomini, per il loro comportamento coerente e fiero, per
le loro idee che divennero le sue.
Negli USA vide con i propri occhi le gravi ingiustizie perpetrate ai
danni delle donne, delle minoranze e dei lavoratori\lavoratrici.
Sposatasi con Jacob Kershner, lo lasciò per via
dell'autoritarismo maschilista di quest'ultimo. Sul matrimonio
scriverà in seguito: «Se mai mi capiterà di
innamorarmi di un uomo, mi darò a lui senza ricorrere alla
benedizione del rabbino o della legge, e quando l’amore
finirà me ne andrò senza chiedere permesso a
nessuno» [1].
Entrò in contatto con il mondo anarchico e socialista,
dapprima con Johann Most, un anarchico tedesco che curava la
pubblicazione del periodico «Freiheit»
("Libertà"), con cui ben prestò entrò in
conflitto del suo eccessivo paternalismo. Fu comunque lui a
scoprirne l'abilità oratoria ed a spingerla a tenere le sue
prime conferenze in russo ed in tedesco.
L'incontro con Alexander Berkman e Ben Reitman
In quel periodo Emma incontrò anche Alexander Berkman (o
Sasha, come lei amava spesso chiamare) che le fu compagno di lotta e
d'amore per molti anni.
Nel 1892 Henry Clay Frick, padrone di alcune fabbriche siderurgiche
a Homestead, senza riconoscere alcun sindacato od organizzazione del
lavoro, minacciò il licenziamento di diversi operai e
dichiarò il suo potere decisionale sui salari. Persino la
stampa conservatrice lamentò i suoi metodi drastici e
arbitrari. Durante uno sciopero numerosi lavoratori, tra cui un
ragazzino, furono uccisi da crumiri armati fino ai denti, protetti
dalle guardie di Pinkerton e guidati da Frick. La Goldman e Berkman
decisero di vendicare la morte di quegli operai. Emma procurò
la pistola e discusse con il suo compagno l'azione. Il 23 luglio di
quello stesso anno Alexander Berkman entrò nell'ufficio di
Frick e gli sparò a bruciapelo. Non riuscì però
ad ucciderlo, anche se Frick rimase gravemente ferito. Il ventunenne
attentatore anarchico fu arrestato, processato e condannato. Le
reazioni del movimento anarchico negli Stati Uniti di fronte
all'attentato di Alexander Berkman furono contrastanti. Ci fu chi
addirittura arrivò a rifiutare solidarietà politica a
Berkman. Fra questi Johann Most. Emma Goldman sempre decisa nel suo
comportamento, troncò i rapporti con lui ed il suo gruppo.
La Goldman divenne da allora oggetto delle pericolose attenzioni
della polizia, a causa della sua instancabile attività come
oratrice e come conferenziera, chiamata ora in uno stato ora in un
altro a sostenere scioperi, ad informare sul fazioso sistema
capitalistico, a diffondere lo spirito ribelle. Collaborò
anche con riviste anarchiche. Nel 1894 fu condannata ad un anno di
carcere sotto l'accusa di «aver incitato alla
sovversione» un gruppo di disoccupati nel corso di un comizio.
Da allora in poi anche la stampa cominciò ad occuparsi
regolarmente di lei, delle sue attività, delle sue
vicissitudini giudiziarie e le fu applicato il soprannome di Red
Emma.
È impossibile anche solo dare un'idea della vitalità
mostrata da questa rivoluzionaria giovane, entusiasta e, a detta di
chi la conobbe, affascinante. Tutti i principali centri degli Stati
Uniti e del Canada la ebbero veemente oratrice: teatri stracolmi di
gente a Boston, a New York, a Montreal, così come ovunque la
chiamassero gruppi di lavoratori in lotta. La polizia le
impedì più di una volta di parlare, altre volte
irruppe nella sala interrompendo il suo discorso e cercando di
disperdere i partecipanti. I padroni dei teatri furono diffidati dal
concedere i locali in occasione delle sue conferenze, oramai era
divenuta una temuta agitatrice, apprezzata negli ambienti
rivoluzionari per il suo attivismo e per questo perseguitata dalla
polizia.
Quando nel 1901 il presidente McKinley fu ucciso, a Buffalo, da Leon
Czolgosz, la Goldman fu tra i pochi a dare la sua solidarietà
all'anarchico polacco e solo per questo fu tenuta segregata in
carcere e sottoposta a lunghi interrogatori. La delusione maturata
nei confronti degli anarchici che avevano preso le distanze dal
gesto di Czolgosz, la portò ad isolarsi dalla vita pubblica
per un breve periodo.
Nel 1906 Emma Goldman insieme con Alexander Berkman, appena uscito
di galera, iniziò la pubblicazione del giornale anarchico
«Mother Earth» ("Madre Terra"). L'anno successivo
partecipò al Congresso Internazionale Anarchico tenutosi ad
Amsterdam ed in quell’occasione conobbe molti militanti anarchici di
primo piano provenienti da tutto il mondo. Particolare impressione
esercitò su di lei la figura di Errico Malatesta.
Polemizzò duramente con il movimento delle suffragette,
secondo cui il voto alle donne non avrebbe apportato nessun reale
cambiamento rispetto alla subordinazione sociale e sessuale della
donna.
Nel 1908 incontrò il medico anarchico Ben Reitman, con cui
portò avanti una relazione amorosa sino al 1917 che la
Goldman descrisse come la «splendida passione della sua
vita» [2]. Insieme i due portarono avanti campagne di
informazione sulla sessualità e il controllo delle nascite.
Nel 1915 venne arrestata mentre era intenta a spiegare ad alcune
donne l’uso di un particolare contraccettivo, ma ciò non le
impedì di continuare la sua battaglia femminista.
Ritorno in Russia
Nel periodo antecedente la prima guerra mondiale continuò la
collaborazione con Alexander Berkman. Insieme si opposero al
militarismo ed al fanatismo che accompagnò lo scoppio della
Prima Guerra Mondiale ed a tal fine costituirono una Lega
Anti-Coscrizione che intendeva spingere i giovani a rifiutare la
cartolina-precetto ed a disertare. Naturalmente furono arrestati e
condannati tutti e due ed espulsi dagli Stati Uniti in seguito
all'emissione di una serie di leggi repressive e anti-anarchihe:
l'Anarchist Exclusion Act, l' Selective Service Act (1917) e l'
Espionage Act. Fu così che si imbarcarono alla volta della
Russia rivoluzionaria.
Sull'onda del loro entusiasmo, ed a causa delle scarse e confuse
notizie che finora avevano avuto sul movimento rivoluzionario in
Russia, Berkman e la Goldman si illudevano che i bolscevichi altro
non fossero che la punta di diamante del proletariato in lotta. Le
stesse differenze fra la concezione anarchica e quella bolscevica
della rivoluzione non erano ben chiare a loro. Fu un grave abbaglio.
È la stessa Goldman a raccontare nel saggio My
Disillusionment in Russia, con la consueta onestà, la gelida
accoglienza riservata ad alcune sue affermazioni invitanti alla
collaborazione con i bolscevichi, nel corso di un'assemblea
clandestina degli anarchici di Pietrogrado. La Goldman rimaneva
scettica, quasi non credeva a quanto le andavano raccontando i
compagni sulla vera situazione della Russia rivoluzionaria, parlando
delle persecuzioni di Lenin e dei suoi seguaci contro gli anarchici
ed i socialisti rivoluzionari. Rivelatore fu per lei il colloquio
con Lenin, che ebbe la spudoratezza di "fare il tonto" quando
Alexander Berkman gli chiese perché tanti anarchici si
trovassero in galera: «Noi abbiamo in galera solo banditi e
machnovisti, non veri anarchici», gli rispose Lenin. Al di
là della formale cordialità, la stima che Emma
conservò per i bolscevichi fino a quel momento
cominciò a vacillare.
Ben più significativo fu invece il colloquio da lei avuto con
il vecchio ed ammalato Pëtr Kropotkin. Il vecchio
rivoluzionario le confermò quanto le avevano già detto
tanti altri anarchici: la rivoluzione non era ancora stata
sconfitta, c'erano ancora speranze, bisognava lottare. Ma non solo
contro i nemici esterni, anche contro lo strozzamento che
dall’interno i bolscevichi stavano effettuando contro le loro stesse
parole d'ordine della prima ora.
In Russia, la Goldman e Alexander Berkman ebbero rapporti molto
difficili anche con l'anarco-bolscevico Victor Serge, nonostante
entrambi condividessero le preoccupazioni per le sorti dei libertari
e per la deriva autoritaria della rivoluzione, che li accusava di
essere distanti dalle esigenze del popolo russo e che la loro
formazione americana «li allontanava dai russi e ne facevano i
rappresentanti di una generazione idealistica completamente
scomparsa in Russia».
Dopo la carneficina di Kronstadt (3-18 marzo 1921) in cui centinaia
di proletari furono massacrati dall'Armata Rossa di Trotskij, i due
anarchici decisero di lasciare la Russia e di continuare altrove, in
migliori condizioni, la lotta anarchica. Da allora l'attività
della Goldman riprese pur tra molte difficoltà, espulsioni,
noie ed arresti. Fu a Stoccolma, a Monaco, in altre città
finché si stabilì per un periodo a Londra.
Ultimo periodo: la Rivoluzione spagnola e trasferimento in Canada
Nel 1936 fu a Barcellona, nella capitale dell'anarchismo catalano ed
iberico, in occasione del comizio internazionale anarchico di
solidarietà con la rivoluzione spagnola in corso.
Continuerà a lavorare in favore della rivoluzione anche dalla
Gran Bretagna, propagandando idee e azioni della CNT-FAI.
In ogni caso, accanto ai rivoluzionari ed ai lavoratori accorsi da
ogni dove c’era anche lei. La stessa che mezzo secolo prima aveva
pianto la morte dei "martiri di Chicago" e si era ripromessa di
continuare la lotta. Si stabilì poi definitivamente in
Canada, a Toronto: il 17 febbraio 1940 si sentì male e rimase
paralizzata nella parte destra del suo corpo. Migliorò nei
mesi seguenti, ricevendo anche molti ospiti in casa sua, ma l'8
maggio ebbe un'altra grave crisi che la portò alla morte il
14 maggio 1940 [4]. Emma Goldman verrà sepolta presso il
cimitero tedesco di Waldheim, a Chicago, vicino ai martiri di
Haymarket.
Femminismo e anarchia in Emma Goldman
Oltre alla specifica propaganda dell'ideale anarchico, Emma Goldman
tenne diverse conferenze sull'emancipazione della donna, sull'amore
libero, sull'uso dei contraccettivi ed il controllo delle nascite,
al punto da poterla definire una femminista ante-litteram. Assieme a
Voltairine de Cleyre, ma anche Lucy Parsons, con cui però si
ingenerarono diversi conflitti, precorse le idee di quel movimento
che troverà poi il suo sviluppo negli "anni 60" del XX
secolo. Emma Goldman tentò di tradurre in pratica tutto il
suo ideale teorico e le sue aspirazioni libertarie, spesso
scontrandosi con gli stessi anarchici e con il loro «istinto
maschile di possesso, che non vede altro dio all’infuori di se
stesso». La Goldman sosteneva «l’impossibilità
per l’amore di esistere quando è imposto e non è
libero», affermando che la donna doveva porsi nei confronti
dell'uomo «come individuo dotato di una personalità e
non come un bene sessuale».
«La storia - scriveva la Goldman - ci ha
insegnato che ogni classe oppressa ha ottenuto la sua liberazione
dagli sfruttatori solo grazie alle sue stesse forze. È dunque
necessario che la donna apprenda questa lezione, comprendendo che la
sua libertà si realizzerà nella misura in cui
avrà la forza di realizzarla. Perciò sarà
molto più importante per lei cominciare con la sua
rigenerazione interna, facendola finita con il fardello di
pregiudizi, tradizioni ed abitudini. La richiesta di uguali diritti
in tutti i campi è indubbiamente giusta, ma, tutto sommato,
il diritto più importante è quello di amare e di
essere amata. Se dalla parziale emancipazione si passerà alla
totale emancipazione della donna, bisognerà farla finita con
la ridicola concezione secondo cui la donna per essere amata, moglie
e madre, debba comunque essere schiava o subordinata.
Bisognerà farla finita con l'assurda concezione del dualismo
dei sessi, secondo cui l'uomo e la donna rappresentano due mondi
agnostici».
Ed a proposito della contraccezione, in una lettera inviata al
compagno anarchico Max Nettlau scriveva:
«Ho imparato che tutti gli uomini latini
trattano ancora le loro mogli o le loro figlie come esseri inferiori
e che le considerano semplici macchine da riproduzione, come
facevano gli uomini dell'età della pietra... L'uomo
più moderno si comporta ancora come Adamo, con le sue
inibizioni verso la donna... Devo ancora incontrarla, questa donna
che vuole avere tanti bambini. Ciò non significa che io abbia
mai negato il fatto che la maggior parte delle donne vogliano avere
un bambino, sebbene anche questo sia sempre stato esagerato dai
maschi. Ho conosciuto un discreto numero di donne che, pur essendo
femminili fino all'osso, non possedevano quello che dovrebbe essere
l'innato spirito materno o desiderio di avere figli. Vi sono senza
dubbio delle eccezioni. Ma come si sa le eccezioni confermano la
regola. Ammettiamo pure che ogni donna voglia diventare madre, a
meno che non sia ottusa ed ignorante e che non abbia un carattere
esageratamente passivo, una donna vuole tanti figli quanti decide di
averne. Certamente le abitudini e le tradizioni giocano una parte di
enorme importanza nel creare desideri artificiali che possono
diventare quasi una seconda natura. La Chiesa, in particolar modo la
Chiesa Cattolica, ha fatto il possibile per convincere la donna che
essa deve sottostare a ciò che ha ordinato Dio riguardo alla
riproduzione. Ma forse ti interesserà sapere che fra le donne
che si rivolgono a cliniche specializzate nel controllo delle
nascite, le donne cattoliche, incuranti dell'autorità
esercitata su di loro dal clero, rappresentano una percentuale molto
alta».
Emma Goldman intuì che i nemici dell'emancipazione femminile
erano non solo le istituzioni, ma anche e soprattutto le convenzioni
sociali e tradizionali. La donna quindi avrebbe potuto liberarsi
solo ed esclusivamente contando su se stessa e non facendo
affidamento su nessun altro.
Divergenze con Lucy Parsons
Emma Goldman e Lucy Parsons, altra grande anarco-femminista, hanno
rappresentato due diversi modi di intendere l’anarchismo e il
femminismo. Queste loro divergenze sfociarono talvolta in piccoli
conflitti personali. Carolyn Ashbaugh sostiene che le differenze
principali fossero addebitabili al fatto che mentre Lucy Parsons
analizzò l'oppressione delle donne in funzione del
capitalismo, Emma Goldman partì da aspetti generali, non per
forza di cose legate alla questione capitalista.
Nel 1908, dopo che il capitano Mahoney (del Dipartimento di Polizia
di New York) arrestò una delle conferenziere della Goldman,
in convegno a Chicago, i titoli dei giornali evidenziarono la
presenza di tutti gli anarchici del posto, «con la singola
eccezione di Lucy Parsons, con la quale Emma Goldman non è in
sintonia». La Goldman in qualche modo ricambiò lo
sgarbo non presenziando alla presentazione di The bomb, un libro in
buona parte romanzato di Frank Harris sulle vicende di Haymarket
Square e sui martiri di Chicago.
Le differenze fra Lucy Parsons ed Emma Goldman sono state
evidenziate anche nel celeberrimo libro della Goldman Vivendo la mia
vita, in cui la Goldman menziona solo di sfuggita Lucy Parsons,
quasi a volerne negare l’importanza avuta per il movimento.
In sostanza ciò che divise maggiormente le due grandi
anarchiche fu l’atteggiamento nei confronti delle questioni sociali:
la Parsons, che si occupò principalmente della classe
operaia, accusò la Goldman di rivolgersi eccessivamente alla
classe media rispetto a quella operaia. A sua volta la Goldman, in
più riprese, accusò Lucy Parsons di non dare troppa
importanza alla diffusione delle idee libertarie nel campo sociale,
come per esempio l’amore libero e tutte le tematiche inerenti la
sessualità (contraccezione, il controllo delle nascite,
ecc.).