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Fu pronunciato il 14 febbr. 842 da Carlo il Calvo e Ludovico il Germanico per rinnovare l’alleanza contro il loro fratello, l’imperatore Lotario I, che essi avevano già vinto in battaglia l’anno precedente. Pronunciato in lingua volgare, il testo a noi pervenuto è la più antica testimonianza delle lingue francese e tedesca, e consente di individuare, nel corpo dell’impero carolingio, l’emergere di due gruppi nazionali già piuttosto nettamente individuati.
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Wikipedia
Il Giuramento di Strasburgo (Sacramenta Argentariae in latino)
è ritenuto il primo documento in una lingua romanza scritta.
Il 14 febbraio dell'anno 842 Carlo II il Calvo e Ludovico II il
Germanico si trovano a Strasburgo per giurarsi fedeltà
reciproca, e per affermare che nessuno di loro stringerà
patti di alleanza con Lotario I (imperatore e fratello di Carlo e
Ludovico). Il testo di questo giuramento (ma spesso è citato
al plurale come i Giuramenti di Strasburgo) è giunto fino a
noi grazie allo storico Nitardo che all'interno della sua opera sui
figli di Ludovico I il Pio, scritta, com'era ovvio a quel tempo, in
latino, inserì le formule di giuramento nelle lingue
effettivamente usate: Carlo, di lingua proto-francese, giurò
in antico Alto Tedesco, per farsi meglio comprendere dalle truppe di
Ludovico; quest'ultimo, di lingua germanica, giurò nella
lingua romanza del fratello. I rappresentanti dei due eserciti, poi,
giurarono ognuno nella propria lingua. La Storia di Nitardo è
conservata in un unico manoscritto (Parigi, Bibliothèque
nationale de France, lat. 9768).
Testo dei Giuramenti
Ludovico (in volgare romanzo francese): Pro Deo amur et pro
christian poblo et nostro commun salvament, d'ist di in avant, in
quanto Deus savir et podir me dunat, si salvarai eo cist meon fradre
Karlo et in aiudha et in cadhuna cosa, si cum om per dreit son
fradra salvar dift, in o quid il mi altresi fazet et ab Ludher nul
plaid nunquam prindrai, qui, meon vol, cist meon fradre Karle in
damno sit.
Carlo (in volgare germanico): In Godes minna ind in thes christianes
folches ind unser bedhero gehaltnissi, fon thesemo dage frammordes,
so fram so mir Got gewizci indi mahd furgibit, so haldih thesan
minan bruodher, soso man mit rehtu sinan bruher scal, in thiu thaz
er mig so sama duo, indi mit Ludheren in nohheiniu thing ne gegango,
the minan willon, imo ce scadhen werdhen.
Esercito di Carlo (in volgare romanzo francese): Si Lodhuvigs
sagrament que san fradre Karlo jurat conservat et Karlus, meos
sendra, de suo part non l'ostanit, si io returnar non l'int pois, ne
io ne neuls cui eo returnar int pois, in nulla aiudha contra
Lodhuwig nun li iu er.
Esercito di Ludovico (in volgare germanico): Oba Karl then eid then
er sinemo bruodher Ludhuwige gesuor geleistit, indi Ludhuwig, min
herro, then er imo gesuor forbrihchit, ob ih inan es irwenden ne
mag, noh ih noh thero nohhein, then ih es irwenden mag, widhar Karle
imo ce follusti ne wirdoohg.
Traduzione dei Giuramenti
Ludovico (in volgare romanzo francese): Per l'amore di Dio e per il
popolo cristiano e per la nostra comune salvezza, da qui in avanti,
in quanto Dio mi concede sapere e potere, così aiuterò
io questo mio fratello Carlo e in aiuto e in qualunque cosa,
così come è giusto, per diritto, che si aiuti il
proprio fratello, a patto ch'egli faccia altrettanto nei miei
confronti, e con Lotario non prenderò mai alcun accordo che,
per mia volontà, rechi danno a questo mio fratello Carlo.
Carlo (in volgare germanico). Il giuramento è praticamente
identico a quello di Ludovico; cambia solo la formula «questo
mio fratello Carlo» (cist meon fradre Karlo) e Carlo dice
solamente «questo mio fratello» (thesan minan bruodher).
Esercito di Carlo (in volgare romanzo francese): Se Ludovico
mantiene il giuramento fatto a Carlo e Carlo, mio signore, da parte
sua non lo mantiene, se io non posso da ciò distorglierlo,
né indurre qualcuno a farlo, non gli sarò di nessun
aiuto contro Ludovico.
Esercito di Ludovico (in volgare germanico). La formula è
praticamente identica a quella dell'esercito di Carlo; cambia solo
la formula «Carlo, mio signore» (Karlus, meos sendra) in
«Ludovico, mio signore» (Ludhuwig, min herro).