Luigi Galleani

 

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Luigi Galleani (Vercelli, 12 agosto 1861 - Aulla, Massa-Carrara, 4 novembre 1931) è stato un anarchico italiano e propagandista italiano che visse lunghi periodi negli Stati Uniti. Fondatore del celebre giornale «Cronaca Sovversiva», è stato autore di molti libri, tra cui La fine dell'Anarchismo?.

Biografia

Luigi Galleani nasce a Vercelli il 12 agosto 1861 presso una famiglia della classe media (suo padre è un insegnante), che gli permette di svolgere il regolare corso di studi e anche di iscriversi all'Università di Torino per frequentare i corsi di Giurisprudenza.

L'anarchia

Accostatosi al pensiero anarchico attorno al 1880 proprio durante gli anni universitari, è costretto a riparare in Francia a causa del pericolo di arresto che corre in Italia proprio in quanto anarchico. Schedato come sovversivo anche in Francia, dopo l'espulsione dal paese transalpino si rifugia in Svizzera dove conosce Jacques Gross, Alexander Atabekian e il grande geografo anarchico Élisée Reclus, al quale fornisce il suo aiuto nella stesura della Nouvelle Géographie Universale. Avendo partecipato a Ginevra ad una manifestazione per la commemorazione dei Martiri di Haymarket, è ancora espulso, per questo ritorna in Italia, dove è arrestato e confinato a Pantelleria nel 1895. Dopo qualche anno riesce però ad evadere e a riparare in Egitto, nel 1900.

Il periodo americano

In Egitto rimase un solo anno e poi, a causa di una minaccia di estradizione, dovette andare a Londra e di qui negli USA, dove giunse nel 1901, poco dopo che l’anarchico polacco Leon Czolgosz aveva giustiziato il Presidente William McKinley. Luigi Galleani si reca nel New Jersey, fermandosi a Paterson, piccola città con una folta presenza di anarchici emigrati, specie dall'Italia. Immediatamente assume il ruolo di capo redattore della rivista anarchica, in lingua italiana, «La Questione Sociale». Durante una manifestazione di solidarietà con gli operai della seta di Paterson, nel 1902, viene ferito da un colpo di revolver sparato da un poliziotto, ma per assurdo è Galleani stesso a rischiare l'arresto, per questo emigra momentaneamente in Canada, tornando da clandestino negli USA l'anno seguente. Si stabilisce nel Vermont, a Barre, e qui fonda la rivista anarchica «Cronaca Sovversiva», diretta dallo scultore italiano Carlo Abate, disegnatore della testata del periodico e che si era stabilito nel Vermont alla fine del XIX secolo.

A causa di una polemica sviluppatasi sulla stampa con Giacinto Menotti Serrati, socialista (in seguito diverrà capo dei socialisti massimalisti) e redattore de «Il Proletario», editato a New York, gli organi di repressione statunitensi lo individuano e iniziano l'iter di estradizione dal New Jersey. Nel frattempo è anche processato per i fatti di Paterson, da cui viene assolto, contrariamente ad uno degli scioperanti che viene invece condannato alla pena capitale. In qualche modo riesce comunque a rimanere nel New Jersey, continuando la sua attività di pubblicista, che gli "permette" di entrare in polemica con le tesi di Francesco Saverio Merlino, l'anarchico italiano che per un certo periodo passò al partito socialista italiano. Questi nel 1907 aveva rilasciato un'intervista al giornale «La Stampa», il cui titolo enfatico era stato La fine dell'anarchismo. Luigi Galleani risponde e controbatte quanto asserito da Francesco Saverio Merlino con numerosi articoli in «Cronaca Sovversiva», da cui successivamente prenderà forma il libro La fine dell'Anarchismo?.

Galleani nel 1912 si sposta dal New Jersey al Massachusetts, a Lynn, dove prosegue la pubblicazione di «Cronaca sovversiva», avvalendosi della preziosa collaborazione di Raffaele Schiavina, e dalle cui pagine nel 1914 denuncia la guerra di rapina imperialistica, entrando in polemica con l'anarchico Kropotkin, in quel momento favorevole all'appoggio alla Triplice Intesa. Non appena gli USA entrano in guerra nel 1917 avviene l'arresto di Luigi Galleani, con l'accusa di disfattismo, e la chiusura delle pubblicazione che curava. Il 24 giugno 1919, dopo l'attentato contro la casa dell'"avvocato generale" Palmer del 2 giugno 1919, Luigi Galleani viene espulso ed estradato in Italia, "grazie" all'introduzione della legge repressiva Anarchist Exclusion Act, senza che la moglie ed i 4 figli possano seguirlo. In questo periodo Galleani era entrato in contatto con Sacco e Vanzetti, che avevano partecipato anche a molte iniziative organizzate dal "gruppo di Galleani."

Il ritorno in Italia

Luigi Galleani tornato in Italia si stabilisce a Torino, riprendendo a pubblicare «Cronaca Sovversiva», sempre con la collaborazione di Raffaele Schiavina, e combattendo i germi fascisti che cominciano ad insediarsi della società italiana. Si conosce la sua azione di antifascista in Italia grazie alla testimonianza del comunista Francesco Leone, uno dei più coraggiosi capi degli Arditi del Popolo del Vercellese:

«[...] Vedi, c'era un gruppo di anarchici. Qui c'era stato Luigi Galleani, che era stato in America e per un certo periodo poi era stato anche qui. Anzi, io credo che questo gruppo di anarchici si chiamasse il gruppo Galleani. E questo gruppo era composto da elementi molto decisi, molto decisi. Ricordo, per esempio, dopo quella lotta lì con i fascisti, io son sempre uscito tutte le sere, nonostante che ci fossero sempre scontri, una volta mi hanno anche sparato da un viale: a pochi metri di distanza non m'hanno preso. Ebbene, questi anarchici, a mia insaputa, dopo questo atto, si distribuivano la notte nei giardini proprio a mia difesa, senza che io neanche lo sapessi. [...]» [2]
Con l'ascesa definitiva del fascismo, «Cronaca Sovversiva» è soppressa e Galleani è condannato a quattordici mesi di carcere. La sua colpa è di aver pubblicato il 15 maggio 1920, un articolo intitolato Soldato, fratello! [3]. Tornato in libertà collabora, dall'Italia, con la rivista statunitense «L’Adunata dei Refrattari», poi è nuovamente incarcerato nel 1926 e mandato al confino a Lipari. In seguito è nuovamente incarcerato per sei mesi presso il penitenziario di Messina a causa di una serie di insulti diretti contro Mussolini. Viene liberato per motivi di salute all'inizio del 1930 e inviato al soggiorno obbligato nel paesino di Caprigliola, vicino ad Aulla, dove muore l'anno seguente, il 4 novembre, per un attacco cardiaco.

Il pensiero

Luigi Galleani sviluppa un pensiero anarco-comunista fortemente antiorganizzatore, influenzato dall'approccio scientifico e naturalista dato all'anarchismo da Reclus e Kropotkin, che lo porta a sostenere che «il comunismo è semplicemente la fondazione economica con la quale l'individuo usufruisce dell'opportunità di autogestirsi e fare le sue funzioni» (da La Fine dell'Anarchismo?). Egli, pur essendo antiorganizzatore, non è un individualista giacché riconosce la funzione storica e rivoluzionaria del proletariato, ritenendo che gli anarchici non necessitino di un'organizzazione stabile, politica (federazione anarchica) e\o, sindacale. Galleani pensa che gli esseri umani siano intrinsecamente e naturalmente portati ad associarsi non gerarchicamente, per questo rifiuta ogni tendenza verso la delega, il centralismo e la burocrazia, che sono gli equivalenti del parlamentarismo e del governo. Attraverso la propaganda col fatto, la penna e la sua voce è possibile, secondo i galleanisti, fornire alle masse gli strumenti per insorge e far scoppiare la rivoluzione sociale.

L'attività propagandistica di Galleani è riconosciuta anche da Malatesta che in Il comunismo anarchico scrive: «La fine dell'Anarchismo? di Luigi Galleani... [è] in sostanza una esposizione chiara, serena ed eloquente del comunismo anarchico, secondo la concezione kropotkiniana: concetto che io personalmente trovo eccessivamente ottimista, troppo semplice e confida nelle armonie naturali, ma ciò non gli ha impedito di dare il più grande contributo alla diffusione dell'anarchismo».

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GALLEANI, Luigi.

Nacque a Vercelli il 12 ag. 1861, secondogenito di quattro figli, da Clemente, maestro elementare, e da Olimpia Bonino, entrambi appartenenti a famiglie borghesi di origine monferrina, di tradizione monarchica e cattolica.

Dopo aver frequentato, dal 1870 al 1881, le scuole elementari, il ginnasio e il liceo classico presso l'istituto Lagrange di Vercelli, il G. s'iscrisse alla facoltà di giurisprudenza di Torino, senza però arrivare alla laurea. Fece le sue prime esperienze politiche negli ambienti repubblicani e anticlericali della città natale: il 3 nov. 1880 si recò addirittura a Milano per conoscere G. Garibaldi che vi inaugurava un monumento ai caduti di Mentana; l'episodio lasciò un ricordo molto vivo nel giovane G. che, più tardi, durante le sue battaglie giornalistiche nel Nordamerica, assunse lo pseudonimo di Mentana.

Negli anni dell'università, il G. finì per rompere con i repubblicani e svolse invece un'intensa attività politica ed editoriale nei gruppi anarchici e socialisti torinesi. Nel settembre 1883 cominciò, infatti, a collaborare al periodico Proximus tuus, pubblicato dalla corrente comunista anarchica, anche se il suo debutto era in realtà già avvenuto sul "giornale della democrazia vercellese" L'Operaio, che aveva iniziato le pubblicazioni il 5 genn. 1883.

È del 23 luglio 1883 una condanna a tre mesi di carcere e a 51 lire di multa, subita dal G. a causa di alcuni duelli sostenuti con ufficiali del locale presidio, cui egli imputava di aver caricato un gruppo di inermi operai. Le cronache del tempo ricordano anche le sue iniziative come conferenziere (a Trino, a Casale e nella Valsesia), come polemista in dibattiti pubblici con le gerarchie ecclesiastiche e le autorità locali, e come infermiere nell'opera di assistenza prestata ai colerosi durante l'epidemia scoppiata a Vercelli nel 1884. Accanto a queste concrete esperienze politiche o umanitarie, il G. continuò l'attività pubblicistica sul Libero Operaio (1884) e su numerosi periodici democratico-socialisti.

Sul periodico La Boje! - da lui diretto e pubblicato a Vercelli dal 25 maggio al 4 giugno 1885 - il G. assunse un atteggiamento intransigente, ma non ancora collocabile entro gli schemi dell'anarchismo tradizionale.

La sua posizione politica e teorica, non ben definita, infatti, si muoveva inizialmente tra il metodo di lotta del Partito socialista rivoluzionario di Romagna e l'indirizzo assunto dal gruppo libertario torinese e dal settimanale La Questione sociale (1883-89). La successiva adesione all'anarchismo fu caratterizzata dalla collaborazione con il Partito operaio italiano (POI): sua fu l'iniziativa di costituire in questi anni a Vercelli i circoli Difesa del lavoro e la Lega dei lavoratori allo scopo di promuovere un movimento unitario tra gli operai della zona. Medesime posizioni assunse ai congressi del POI, tenutisi a Pavia (18-19 sett. 1887) e a Bologna (8-10 sett. 1888). In questi anni il G. svolse anche un'intensa propaganda nei centri più industrializzati del Piemonte, dove cercò di spingere il movimento operaio sulla strada dell'astensionismo elettorale e d'orientarlo a un'intransigente concezione di lotta negli scioperi.

Dopo il fallimento di questo tentativo, il G. - considerato ormai dalla polizia un sovversivo e uno fra i principali organizzatori delle agitazioni operaie - riparò a Parigi, dove strinse amicizia con i più noti rivoluzionari italiani lì rifugiati, tra i quali A. Cipriani, E. Molinari, E. Malatesta e F.S. Merlino. Le leggi eccezionali, adottate in Francia contro gli anarchici, colpirono anche il G., che fu rinchiuso per quattro mesi nelle carceri di Mazas. Riottenuta la libertà per le sollecitazioni di Cipriani, poté recarsi prima in Lussemburgo e poi in Svizzera, dove trovò lavoro a Ginevra, come terrazziere nella costruzione di un tronco ferroviario, quindi a Clarens, come segretario del geografo Élisée Reclus, fervente anarchico anch'egli.

Arrestato nell'ottobre 1890 dalla polizia svizzera e rimpatriato in Italia, per la sopravvenuta amnistia del 23 nov. 1890, dopo un solo mese di carcere riuscì a riattraversare clandestinamente la frontiera italo-svizzera e a raggiungere Capolago dove, dal 4 al 6 genn. 1891, si tenne un congresso anarchico segreto.

Il G. vi giunse a lavori ormai ultimati per firmare - insieme con Malatesta, Merlino e Cipriani - un manifesto contro il parlamentarismo e lanciare un appello "ai socialisti e ai lavoratori italiani", che conteneva una finale esortazione alla rivolta e all'attuazione dei principî rivoluzionari e antiautoritari. A tale scopo fu incaricato, insieme con il Cipriani, di "fare un giro di propaganda e di preparazione rivoluzionaria dal Piemonte alla Sicilia"; ma gli sforzi organizzativi dei due delegati fallirono per mancanza di mezzi finanziari, per i contrasti intercorsi fra di loro, e, soprattutto, per l'incapacità ad approntare un concreto disegno rivoluzionario. Il G. si limitò, di fatto, a tenere un giro di conferenze in Piemonte, Lombardia e Toscana, queste ultime organizzate dal gruppo redazionale del Sempre avanti!, periodico livornese.

Il 12 apr. 1891, a Milano, partecipò al comizio internazionale per i diritti dei lavoratori, dove polemizzò vivacemente con i socialisti legalitari e presentò un ordine del giorno favorevole alla partecipazione degli anarchici alla manifestazione del 1° maggio. Nella primavera di quell'anno, in occasione di una conferenza tenuta ad Alessandria, il G. organizzò una protesta dei disoccupati, in seguito alla quale fu arrestato, processato e condannato a tre mesi di carcere e a 50 lire di multa (23 marzo 1892); ma venne liberato in tempo per partecipare al congresso costitutivo del Partito dei lavoratori italiani (Genova, 14-15 ag. 1892).

Lo scontro tra anarchici e F. Turati provocò la scissione tra anarchici e socialisti e rese evidente un dissenso ormai insanabile. Tuttavia, nonostante la grave crisi organizzativa che investì il movimento anarchico, il G. proseguì nella propria attività politica sino al suo successivo arresto, avvenuto nel gennaio 1894 con l'accusa di associazione a delinquere. Processato dal tribunale di Genova, l'8 giugno fu condannato a tre anni di reclusione, due anni di sorveglianza e sei mesi di segregazione cellulare. A nulla valse la candidatura-protesta presentata dai partiti popolari alle elezioni del marzo 1897 in quanto il G. non fu eletto e dovette scontare la pena per intero nel carcere di Parma.

Su richiesta della questura di Genova, - in seguito alle leggi eccezionali emanate durante l'ultimo governo Crispi - fu inviato al domicilio coatto, prima a Lipari e poi a Pantelleria. Qui fu raggiunto dal deputato socialista O. Morgari, che gli propose di presentarsi come candidato di protesta alle nuove elezioni; ma il G. rifiutò e si fece promotore presso i detenuti politici della pubblicazione di un numero unico contro il parlamentarismo (I morti, Ancona 1899).

Nel marzo 1900 il G., evaso dal domicilio coatto, riparò in Tunisia, poi a Malta e ad Alessandria d'Egitto, rifugiandosi infine al Cairo, dove partecipò all'attività del movimento anarchico locale. Sua fu l'iniziativa di costituire l'Università popolare libera, che sopravvisse alla sua partenza per Londra, avvenuta nel 1901. Imbarcatosi per gli Stati Uniti, giunse a New York ai primi di ottobre, stabilendosi a Paterson (NJ).

Qui assunse per breve tempo la direzione del settimanale La Questione sociale; nei primi mesi del 1902, insieme con l'inglese W. McQueen e l'austriaco R. Grossmann, guidò le lotte degli operai tessili, che il 17 giugno, a Paterson, sfociarono in un violento sciopero generale e procurarono agli organizzatori un mandato di cattura.

Resosi latitante, si rifugiò a Montreal da dove, nel 1903, rientrò negli Stati Uniti. Il 6 giugno dello stesso anno a Barre (VT) cominciò a pubblicare il settimanale Cronaca sovversiva, apparso ininterrottamente sino al maggio 1919: il periodico divenne ben presto espressione della tendenza antiorganizzatrice elaborata dal G., il quale concepì, e mise personalmente in atto, una forma di radicalismo rivoluzionario rivelatasi, nella pratica, la più aderente alla mentalità di larghi strati del movimento operaio italo-americano. La sua azione, in sostanza, si contrappose sia alla tendenza individualista e neostirneriana sia alla linea anarco-comunista: la prima criticata per il suo verbalismo violento e inconcludente, la seconda per le posizioni centralizzatrici dei suoi aderenti attestatisi, negli anni immediatamente successivi al primo conflitto mondiale, su posizioni filobolsceviche e terzointernazionaliste. Il G. rivolse pure aspre critiche ai socialisti, accusati di voler monopolizzare le lotte operaie: a G.M. Serrati, direttore del foglio Il Proletario di New York, organo della Federazione socialista italiana, rinfacciò nel 1903 di aver fornito alle autorità indicazioni utili per scoprire la sua residenza durante la latitanza.

Il 30 dic. 1906 il G. fu arrestato ed estradato dal Vermont al New Jersey, dove si erano svolti gli incidenti del 17 giugno 1902 e i fatti che gli si imputavano. Il 24 apr. 1907 si celebrò il processo, che si concluse con un'assoluzione e la concessione della libertà provvisoria dietro versamento di una ingente cauzione. Le disavventure giudiziarie non impedirono al G. di partecipare a complesse polemiche di carattere teorico, la più famosa delle quali fu quella col Merlino in seguito all'intervista che questi aveva concesso a La Stampa il 18 giugno 1907, intitolata La fine dell'anarchismo.

Tra il 1909 e il 1911 il G. seguì anche con attenzione l'evolversi della rivoluzione messicana, invitando i contadini a diffidare del Partito liberale e a proseguire la lotta contro i latifondisti. Le sue critiche, rivolte al dittatore P. Díaz e poi al presidente della Repubblica F. Madero, non risparmiarono neppure il rivoluzionario E. Zapata e gli anarchici di Regeneración.

Dalle colonne di Cronaca sovversiva, trasferita da Barre a Lynn (MA) nel febbraio 1912, il G. condannò duramente la guerra di Libia, denunciando il bellicismo del governo italiano, che per l'occasione fece sequestrare periodicamente i suoi scritti apparsi su testate anarchiche italiane (come L'Agitatore o Volontà).

Durante il primo conflitto mondiale, il G. accentuò le sue posizioni antibelliciste e polemizzò con P. Kropotkin e col Cipriani per il loro "interventismo rivoluzionario" a favore della Francia e dell'Inghilterra; condusse anche una vigorosa campagna contro la coscrizione militare obbligatoria (Selective Military Conscription Bill) votata, il 17 maggio 1917, dal Congresso americano.

Rimpatriato il 9 luglio 1919, il G. riprese i contatti con gli anarchici italiani i quali gli offrirono la direzione di Umanità nova, che egli tuttavia rifiutò per divergenze con il gruppo organizzatore, facente capo al Malatesta. Le precarie condizioni di salute non gli impedirono di riprendere l'attività politica e di pubblicare per breve tempo l'edizione italiana di Cronaca sovversiva, che uscì a Torino dal 17 gennaio al 2 ott. 1920.

La sospensione del periodico fu dovuta al mandato di cattura, spiccato contro il G. il 18 ott. 1920 in seguito a una denuncia per "vilipendio alle istituzioni dello Stato e apologia alla rivolta militare". Dopo due anni di latitanza, il G. si costituì alcuni giorni prima del processo, fissato al 28 ott. 1922. Scagionato il gerente del giornale, egli si assunse la responsabilità degli articoli incriminati e fu condannato a un anno e due mesi di reclusione: pena che scontò per intero, nonostante le proteste della stampa anarchica e la richiesta di amnistia presentata dal suo avvocato.

Tornato in libertà nel gennaio 1924, si stabilì a Sori Ligure dove fu sottoposto a sorveglianza speciale e nuovamente arrestato, il 1° nov. 1926, per vilipendio alla persona di B. Mussolini e per aver ricevuto stampa "sovversiva" Dopo sei mesi nel carcere di Messina, il G. - rifiutatosi di fare "atto di sottomissione" al regime fascista - fu inviato al confino a Lipari. Solo il 28 febbr. 1930, per un provvedimento a favore dei confinati più anziani, gli fu permesso di lasciare l'isola e di stabilirsi a Caprigliola di Aulla nelle Alpi Apuane.

Qui il G. morì il 4 nov. 1931.

Gli articoli del G., apparsi su diversi periodici anarchici, sono stati pubblicati in più raccolte antologiche prima e dopo la sua morte, anche suddivisi per argomento. Tra i principali si segnalano: [Mentana] Alle madri d'Italia, Lynn, MA, 1913; [Id.] Faccia a faccia col nemico. Cronache giudiziarie dell'anarchismo militante, East Boston, NY, 1914; prefazione a P. Kropotkin, La morale anarchica, 3ª ed., Milano 1921, pp. 5-12; La fine dell'anarchismo?, Newark, NJ, 1925; Contro la guerra, contro la pace, per la rivoluzione sociale, ibid. s.a. [ma 1930]; Figure e figuri. Medaglioni, ibid. 1930; Aneliti e singulti, ibid. 1935; Una battaglia, Roma 1947; Il pensiero anarchico di L. G., in L'Adunata dei refrattari, XXVIII (1949), 45; Mandateli lassù! Scritti di polemica antiparlamentare, Cesena 1954; Il processo di Emil Henry, Genova 1956; Riformismo e azione diretta, Ragusa 1968; Metodi della lotta socialista, Sora 1972; L. Galleani, Alcuni articoli dalla sua Cronaca sovversiva (Barre, Vermont, Stati Uniti d'America 1904-1906), Pistoia 1984.