Ferdinand Foch

 

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Ferdinand Foch (Tarbes, 2 ottobre 1851 – Parigi, 20 marzo 1929) è stato un generale francese.

Biografia

Nacque nel 1851 a Tarbes, città ai piedi dei Pirenei, da famiglia benestante (il padre era funzionario statale), fervente cattolica e di origine basca-alsaziana. Allo scoppio della guerra franco-prussiana, nel 1870, abbandonò l'istituto gesuita che stava frequentando a Metz per arruolarsi in fanteria.

La guerra finì, con la sconfitta francese, prima che potesse partecipare ai combattimenti, e Foch completò gli studi nella Metz occupata dalle truppe prussiane. L'odio antitedesco ed il sentimento di revanche non lo abbandonarono mai da allora.

Nell'ottobre 1871 entrò all'École polytechnique, quindi alla scuola di applicazione di artiglieria (1875); entrò quindi in servizio presso il 24º Reggimento artiglieria di stanza a Tarbes.

Frequentò quindi la scuola di applicazione di cavalleria, e nel 1885 si iscrisse alla Ecóle de Guerre, la principale scuola di guerra francese e centro della élite militare del tempo. Nel 1895 diventò professore della stessa scuola e le sue lezioni vennero raccolte nei volumi I principi della guerra e La condotta della guerra. In questi volumi è manifesta la sua vicinanza ideologica al barone prussiano Carl von Clausewitz: dalla cattedra Foch predicò la dottrina dell'attacco, dello slancio vitale (elán vitale) come fattore determinante nel raggiungimento della vittoria e la sua predilezione per la guerra di movimento, breve, schiacciante, decisiva.

Diventò direttore dell'Ecóle nel 1908. Nel 1910, in tale veste e su invito di Nicola II, compì un viaggio in Russia, ad assistere alle manovre dell'esercito zarista, durante il quale ebbe modo di valutare le condizioni economiche e militari dell'alleato d'oriente.

Nel 1911 prese il comando della 14ª Divisione, nel 1912 quello dell'VIII Corpo d'armata e nell'agosto 1913 quello del XX Corpo d'armata di stanza a Nancy.

La sua carriera sul campo fu altrettanto veloce e folgorante. Allo scoppio della prima guerra mondiale era al comando della 9ª Armata, che prese parte alla vittoria francese sulla Marna, determinante nell'evitare l'occupazione tedesca di Parigi. Il successo, solo apparente, del Piano XVII di Joseph Joffre nel salvare la Francia (ma non nel darle il sopravvento nel conflitto) fece di Foch un eroe nazionale: egli ne era stato principale ispiratore teorico e in parte esecutore materiale. Partecipò dopo la Marna alla Prima battaglia dell'Aisne con la sua armata, per poi essere nominato da Joffre (4 ottobre 1914), col titolo di "aggiunto del comandante in capo", comandante del settore nord, che comprendeva la zona d'operazioni del Corpo di Spedizione Britannico.

In tale ruolo sovrintese alle operazioni nel corso delle battaglie di Ypres, La Bassée, Somme (1916).

Dopo aver servito brevemente sul fronte italiano venne nominato, con il determinante sostegno di Georges Clemenceau, comandante in capo delle truppe francesi nel marzo 1918, in un momento critico per la Francia, che vedeva Parigi minacciata dall'imponente (e ultima) offensiva tedesca. La controffensiva coordinata da Foch di inglesi, statunitensi e francesi ebbe successo (Seconda battaglia della Marna, luglio 1918) e i tedeschi iniziarono una lenta ritirata che si sarebbe conclusa con lo sfondamento del loro fronte nel novembre 1918.

Foch ebbe un ruolo cruciale nella vittoria alleata e nella conseguente Conferenza di Parigi, che avrebbe portato alla stipula del Trattato di Versailles, anche se le sue tattiche clausewitziane, estese sin dall'inizio del conflitto a tutte le truppe alleate, portarono a perdite ingentissime e spesso evitabili.

Durante il dopoguerra osservò, con inquietante lungimiranza, che quella firmata a Versailles con la Germania «Non è pace. È un armistizio di vent'anni» date le condizioni poste agli sconfitti.

Morì nel 1929 a Parigi.