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Il romanzo d'appendice è stato un popolare genere letterario
in voga tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi decenni
del Novecento. È noto anche come feuilleton, termine di
lingua francese. Feuilleton è un diminutivo di feuillet
(foglio, pagina di un libro). Si trattava di un romanzo che usciva
su un quotidiano o una rivista, a episodi pubblicati in genere la
domenica.
Il romanzo d'appendice si affermò a partire dal XIX secolo
nella stampa popolare in Francia e in Inghilterra. Il suo inventore
fu Louis-François Bertin, direttore del Journal des
Débats.
Dato che il feuilleton era rivolto ad un pubblico di massa ed aveva
uno scopo prevalentemente commerciale (sostenere la vendita del
giornale per più settimane), i detrattori sostengono che non
debba essere considerato un genere letterario a sé stante, ma
un sottogenere.
Le origini
In origine il termine feuilleton indicava in Francia la parte bassa
della pagina di un giornale, altrimenti chiamata piè di
pagina (rez-de-chaussée).
Sul Journal des Débats cominciarono a trovare spazio articoli
di letteratura, soprattutto di critica teatrale, proprio nella
sezione bassa delle pagine, quasi un anticipo delle moderne
rubriche, mentre in precedenza le notizie letterarie erano inserite
all'interno dei giornali senza una collocazione fissa. Questo
espediente riuscì subito gradito al pubblico e così
l'iniziativa fu imitata dagli altri giornali.
Non era ancora nato il genere, ma c'era già l'idea di una
sezione specifica del giornale da dedicare a fatti letterari per
catturare l'attenzione del pubblico e mantenerlo fedele nel tempo.
A partire dal 1831 Honoré de Balzac decise di anticipare
alcuni capitoli dei romanzi che stava scrivendo pubblicandoli sui
giornali. Lo ritenne un buon mezzo per creare l'attesa nel pubblico
prima dell'uscita dell'opera completa in forma di volume.
Bisogna però aspettare il 1836, quando Émile de
Girardin fondò il quotidiano La Presse con l'intenzione di
creare un giornale a basso costo. Per tenere bassi i costi doveva
avere una larga base di lettori e "fidelizzarli" (come si direbbe
oggi) al giornale, così ebbe la felice intuizione di
sfruttare lo spazio dedicato dagli altri quotidiani alla critica
letteraria per pubblicare racconti inediti a puntate. L'idea
riscosse subito successo, aumentando il numero di lettori, poi di
abbonati al giornale. Fu l'inizio del genere feuilleton.
La definizione romanzo d'appendice risale a quando tali storie
venivano pubblicate a puntate sui giornali quotidiani (appunto in
appendice, quindi in ultima o penultima pagina) e solo in seguito
diffusi nella forma classica del libro. Una delle principali case
editrici del settore fu la fiorentina Salani che seguì
tempestivamente lo svilupparsi del mercato editoriale iniziato verso
la metà dell'Ottocento, in coincidenza con la rivoluzione
industriale, in Inghilterra e in Francia.
Sotto questo aspetto capisaldi del genere sono considerate alcune
opere ottocentesche molto conosciute come I miserabili di Victor
Hugo o I misteri di Parigi di Eugène Sue, ma anche I tre
moschettieri di Alexandre Dumas padre. Lo stesso Edgar Allan Poe -
futuro padre del romanzo poliziesco - con il suo Manoscritto trovato
in una bottiglia - vinse un concorso letterario indetto da una
rivista di Baltimora.
Primi romanzi d'appendice
De Girardin pubblicò su La Presse La comtesse de Salisbury di
Alexandre Dumas (padre), dal 15 luglio all'11 settembre 1836. Fu poi
la volta del concorrente Le Siècle, che dal 23 ottobre al 30
novembre dello stesso anno pubblicò La vieille fille di
Honoré de Balzac e poi del Journal des débats che da
settembre a dicembre del 1837 pubblicò Mémoires du
diable di Frédéric Soulié.
Da questo momento in poi e per tutto il XIX secolo il romanzo
d'appendice non smise di essere preda ambita di giornali e lettori.
Autori noti e poco noti
Tra gli autori più noti di romanzi d'appendice sicuramente si
contano Eugène Sue che pubblicò, a puntate, fra il
1842 e il 1843 su Le Journal des Débats il suo romanzo
più celebre I misteri di Parigi (Les Mystères de
Paris), i già citati Honoré de Balzac e Alexandre
Dumas padre - solo a titolo di esempio, I tre moschettieri (Le trois
mousquetaires) uscì a puntate su Le Siècle nel 1844.
Di Théophile Gautier venne pubblicato Il Capitan Fracassa
sulla Revue Nationale et Etrangere, tra il 1861 e il 1863.
La modalità del romanzo d'appendice non fu ristretta alla
sola Francia, basti pensare allo scozzese Robert Louis Stevenson che
pubblicò in 17 puntate sul periodico Young Folks il romanzo
La freccia nera (The black arrow), poi uscito in volume nel 1888 o
all'italiano Emilio Salgari col suo ciclo di romanzi imperniato
attorno alla figura del principe malese Sandokan, o a un altro
italiano, Carlo Collodi, autore di uno dei più noti esempi di
letteratura per ragazzi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un
burattino, che deve la trama definitiva proprio alla sua natura di
romanzo d'appendice.
Il romanzo d'appendice tuttavia non fu solo romanzo leggero per
giovani lettori, tant'è che in Francia fu pubblicato a
puntate Madame Bovary di Gustave Flaubert (su La revue de Paris
dall'ottobre 1856) e in Russia nacquero come romanzi d'appendice
alcuni romanzi ritenuti capolavori assoluti della letteratura
mondiale come Delitto e castigo (Преступление и наказание -
"Prestuplenie i nakazanie") e I fratelli Karamazov (Братья
Карамазовы - Brat´ja Karamazovy), entrambi su Il messaggero
russo, di Fëdor Mikhailovič Dostoevskij e Guerra e pace (Война
и мир [Voyna i mir]), sempre sul Messaggero russo, di Lev Nikolaevič
Tolstoj.
Appendicisti italiani
Autori italiani di spicco di romanzi d'appendice (o comunque di
forte presa popolare) sono stati invece scrittori e scrittrici di
fama come Francesco Mastriani, Emilio De Marchi, Luigi Natoli (con
lo pseudonimo di "William Galt"), Matilde Serao, Carolina
Invernizio, Guido da Verona, Pitigrilli, Liala.
Prima di essere quasi completamente sostituito dai più
immediati fotoromanzo e teleromanzo (o fiction televisiva, o
telenovela), il racconto a puntate, specie di taglio poliziesco,
è rimasto in uso - sia pure limitatamente ad alcuni
quotidiani italiani - fino alla fine degli anni settanta; nella
pagina dedicata allo svago e al tempo libero, trovava posto accanto
ad un altro genere narrativo apprezzato dai lettori: quello dei
comics, con le tradizionali strisce, o strip, a fumetti (Diabolik
prende spunto da questo tipo di romanzo!).
Al romanzo d'appendice ha attinto in maniera massiccia, specie
all'epoca del muto, anche il cinema di genere melodrammatico in voga
fino al neorealismo degli anni quaranta e cinquanta.
Il romanzo d'appendice oggi
In tempi più moderni la formula della serialità tipica
del romanzo d'appendice è stata fatta propria dapprima dalla
radio, con la diffusione di radiodrammi, a volte ripresi proprio da
romanzi d'appendice di successo, come l'adattamento radiofonico in
chiave comica ispirato al celebre romanzo di Dumas, I quattro
moschettieri trasmesso dalla RAI negli anni trenta del Novecento,
che registrò un successo di pubblico senza precedenti e la
lettura di classici della narrativa, e poi dalla televisione, con il
dilagare di soap opera, telenovele e fiction.
In questi casi gli ingredienti base del romanzo d'appendice ci sono
tutti: la pubblicazione su un mezzo di comunicazione di massa, la
frammentazione della vicenda in puntate che ha lo scopo di mantenere
viva la curiosità del lettore-ascoltatore-spettatore, la
ripetività degli schemi narrativi, la fidelizzazione del
pubblico, l'aumento del pubblico stesso per aumentare il profitto
dell'editore.
Tornando alle origini del romanzo d'appendice, non si può non
notare un altro aspetto che si è mantenuto ai nostri giorni:
l'anticipazione di stralci dell'opera (qualche capitolo del romanzo
ai tempi di Balzac, un trailer cinematografico oggi), che ha lo
scopo di destare la curiosità del pubblico: basti pensare al
battage pubblicitario che ormai accompagna stabilmente l'uscita
prossima di un blockbuster.
E comunque, il feuilleton non è mai tramontato del tutto e
continua a fare le sue sporadiche ma signifivative apparizioni, come
nel caso de Il profumo di Patrick Suskind stampato a puntate sul
Frankfurter Allgemeine Zeitung e sul Corriere della sera.