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Terzogenito (Chambéry 1528 -Torino 1580) del duca Carlo III e
di Beatrice di Portogallo. Al servizio dell'imperatore Carlo V e di
Filippo II d'Asburgo, si distinse in particolare per la sconfitta
inferta ai Francesi a S. Quintino (1557); con la pace di
Cateau-Cambrésis (1559) riottenne il ducato sabaudo,
precedentemente occupato dalla Francia. Trasferita a Torino la
capitale, si dedicò all'organizzazione amministrativa dello
stato sabaudo.
Vita e attività
Avviato al sacerdozio, in conseguenza della morte del fratello
Luigi, fu, dopo il 1535, educato nelle lettere (sotto la guida di G.
Bosio) e alla vita militare, in previsione della successione del
trono. Il 23 luglio 1545 raggiunse a Worms Carlo V, sia per una
più efficace preparazione alla carriera delle armi, sia per
ottenere l'appoggio e il sostegno imperiale nelle tempestose vicende
che minacciavano di travolgere lo stato sabaudo.
Partecipò
alla campagna contro la lega di Smalcalda segnalandosi nella
battaglia di Ingolstadt. Nel 1551 fu in Spagna con Filippo d'Asburgo
(il futuro Filippo II) e nel 1552 in Piemonte con Ferrante Gonzaga,
ma tornò ben presto con Carlo V e partecipò
all'impresa di Metz, che fallì. In tutte queste vicende
militari mostrò doti eminenti di capitano, cosicché fu
nominato luogotenente generale in Fiandra e comandante supremo
dell'esercito (27 giugno 1553); come sua prima impresa
s'impadronì di Hesdin.
Alla morte del padre, divenuto duca
(16 ag. 1553), egli indirizzò tutte le sue azioni allo scopo
di riavere il ducato sabaudo integro e libero da occupazioni
straniere: rifiutò quindi la derisoria indennità
offertagli in cambio del suo stato nella tregua di Vaucelles (febbr.
1556).
La nuova guerra tra Enrico II e il nuovo re di Spagna,
Filippo II, vide E. F. a capo dell'esercito spagnolo in Fiandra,
vittorioso a S. Quintino. Lo splendido successo fornì a E.
F., col riscatto dei prigionieri, una forte somma di denaro, che fu
impiegata poi per fortificare Villafranca e costituire il primo
nucleo d'una marina militare; gli guadagnò inoltre l'appoggio
di Filippo II, che gli permise di ritornare in possesso dello stato
sabaudo, in seguito alla pace di Cateau-Cambrésis. La pace
con la Francia veniva sancita dal matrimonio con Margherita di
Valois, sorella di Enrico II (9 luglio 1559).
Da questo momento E.
F. si dedicò alla ricostruzione del suo paese, che dovette a
lui la sua struttura di stato moderno. Così le sue cure
più costanti furono rivolte all'apprestamento di forti difese
stabili e di un potente esercito, per evitare ogni possibile
ripetersi del disastroso periodo d'occupazione franco-spagnola: e va
sottolineato che fra i primi in Europa formò, sia pure tra
difficoltà, un esercito costituito di forze locali. Insieme
con le forze di terra organizzò anche una piccola flotta
militare che partecipò onorevolmente alla battaglia di
Lepanto.
In politica interna, ristabilì per i delitti gravi
le pene corporali del diritto comune al posto di quelle pecuniarie
degli statuti cittadini (1559), riformò la Camera dei conti
(unica, 1560, sdoppiata, 1577), negli atti pubblici sostituì
al latino l'italiano e il francese (1560), fece di Torino la
capitale dello stato.
Curò altresì la vita economica
del paese indirizzandola a un tono di più elevata
prosperità; né dimenticò la cultura, istituendo
a Mondovì uno studio, trasferito poi a Torino (1566).
Fu
diligente esecutore delle disposizioni del concilio di Trento, anche
se si mostrò piuttosto benevolo verso i Valdesi, contro i
quali usò maggior rigore solo dopo il 1565, in seguito a
energiche pressioni del papato e della Spagna.
In politica estera,
E. F. riuscì, con una serie di accorte trattative, a
sistemare sempre meglio il territorio del suo stato, finché,
nel 1575, si liberò definitivamente d'ogni occupazione
straniera sia spagnola sia francese.
Morì mentre tentava di
impadronirsi del marchesato di Saluzzo.