Taparelli d'Azeglio, Luigi

www.treccani.it

Gesuita (Torino 1793 - Roma 1862), figlio di Cesare. Entrò nella Compagnia di Gesù nel 1814 ed ebbe incarichi d'insegnamento e direttivi nei collegi di Novara (sino al 1824), Roma (1824-29), Napoli (1829-33) e Palermo (1833-1850); dal 1859 fu a Roma, redattore della Civiltà Cattolica. Dapprima non sfavorevole alle idee liberali, dopo i moti del 1848-49 le avversò risolutamente, dimostrandosi tenace difensore della tradizione cattolica e delle posizioni della Santa Sede. Tra le sue opere si ricordano soprattutto il Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto (5 voll., 1841-43) e l'Esame critico degli ordini rappresentativi nella società moderna (2 voll., 1854).

*

Wikipedia

Luigi Taparelli D'Azeglio, nato Prospero Taparelli D'Azeglio (Torino, 24 novembre 1793 – Roma, 21 settembre 1862), è stato un gesuita, filosofo e studioso italiano. Coniò il termine giustizia sociale.

Era il quarto degli otto figli di Cesare, conte di Lagnasco e marchese di Montanera, diplomatico della corte di Vittorio Emanuele I, e della contessa Cristina Morozzo di Bianzé. Gli fu imposto il nome di Prospero, che al diventare gesuita cambiò in Luigi.

Era fratello dei politici e senatori italiani Massimo D'Azeglio e Roberto.

Maturò la propria vocazione religiosa a seguito di un corso di Esercizi spirituali dettati dal venerabile Pio Bruno Lanteri (1759-1830).

Studiò nel Collegio Tolomei di Siena, e poi nell'Ateneo di Torino fino al 1809. Entrò nel seminario di Torino.

Quando suo padre fu inviato come diplomatico alla corte di Pio VII si trasferì con lui a Roma ed entrò nel noviziato dei gesuiti Sant'Andrea del Quirinale.

Fu ordinato presbitero nel 1820. Iniziò a studiare negli anni 1824-29 la filosofia di San Tommaso d'Aquino, studio che continuò a Napoli negli anni 1829-32.

Nel 1833 fu destinato al Collegio Massimo di Palermo dove insegnò lingua francese e dove poi tenne la cattedra di diritto naturale.

Nel 1843 dette alla stampe il suo testo più importante, il Saggio teoretico di diritto naturale appoggiato sul fatto, considerato a quel tempo una vera enciclopedia di morale, diritto e scienza politica.

Nel 1850 ricevette da papa Pio IX il permesso di cofondare con il padre Carlo Maria Curci La Civiltà Cattolica. Ne fu scrittore per venti anni e direttore negli ultimi anni della sua vita, con oltre duecento articoli, tutti caratterizzati da un contenuto tale da attirargli il titolo di "martello delle concezioni liberali" (Antonio Messineo).

Morì a Roma il 21 settembre 1862.

Pensiero

Era preoccupato soprattutto dai problemi nascenti dalla rivoluzione industriale. Il suo insegnamento sociale influenzò papa Leone XIII nella stesura dell'enciclica Rerum novarum sulla condizione dei lavoratori.

Proponeva di riprendere gli insegnamenti della scuola filosofica tomista. A partire dal 1825 portò avanti questa convinzione, ritenendo che la filosofia soggettiva di Cartesio portava a errori drammatici nella moralità e nella politica. Argomentava che mentre la differenza di opinioni sulle scienze naturali non ha nessun effetto sulla natura, al contrario idee metafisicamente poco chiare sull'umanità possono portare al caos nella società.

A quel tempo la Chiesa cattolica non aveva una visione sistematica chiara sui grandi cambiamenti sociali apparsi all'inizio del secolo XIX in Europa, la qual cosa portò molta confusione tra la gerarchia ecclesiastica e il laicato. In risposta a tale problema, Taparelli applicò i metodi del tomismo alle scienze sociali in maniera coerente.

Dalle pagine de La Civiltà Cattolica attaccò la tendenza a separare la legge positiva dalla morale e lo "spirito eterodosso" della libertà di coscienza che, a suo avviso, distruggeva l'unità della società.

Tra le sue idee idee principali si può ricordare la socialità e la sussidiarietà. Vedeva la società non come un gruppo monolitico di individui, ma come un insieme di varie sub-società disposte in diversi livelli, ciascuna formata da individui. Ogni livello di società ha sia diritti che doveri, ognuno dei quali deve essere riconosciuto e valorizzato. Ogni livello di società deve cooperare razionalmente e non fomentare competizione e conflitti.