Capponi, Gino

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Storico, pedagogista e uomo politico (Firenze 1792 - ivi 1876). Figura di grande rilievo per la storia della cultura toscana, rappresentante del pensiero politico moderato, fu senatore e presidente del Consiglio del granducato di Toscana e poi senatore del Regno. Tra gli scritti, il Frammento sull'educazione (1845) è considerato il suo capolavoro, mentre l'epistolario è fondamentale per la comprensione della sua personalità e per la luce che getta su alcuni aspetti della storia risorgimentale italiana.

Vita e opere

Ebbe un'educazione accurata sotto egregi maestri (lo scolopio S. Canovai, il servita C. Battini, l'abate G. B. Zannoni). Nel 1813 fu inviato in deputazione a Parigi a fare omaggio a Napoleone, insieme con altri quattro notabili fiorentini. Tornato il granduca, fu scelto cavaliere di compagnia del principe di Carignano (1817). Ma, sottrattosi alla vita di corte, intraprese viaggi dapprima in Italia (1816-18), poi (1818-20) all'estero, in Francia, Inghilterra, Paesi Bassi, Germania, Svizzera, ove tornò nel 1825 per studiarvi le istituzioni educative. Tornato a Firenze, vi trascorse il resto della sua vita, dedicata agli studi, ai lavori di accademie cittadine, a promuovere istituzioni di beneficenza e di cultura (nel 1827 il Giornale agrario toscano, nel 1836 la Guida dell'educatore, diretta da R. Lambruschini; nel 1829 con C. Ridolfi e Lambruschini fondava la prima Cassa di risparmio di Firenze) contribuendo non poco a ridestare a nuova vita l'inerte Toscana granducale. Notevolissima la sua importanza per la storia della cultura toscana di questo periodo: fu amico di R. Lambruschini, di N. Tommaseo, di G. Viesseux, che tradusse in atto molte iniziative promosse da C. stesso.

Moderato per istinto, esercitò una grande influenza politica, col consiglio e l'incitamento. La causa nazionale guadagnava sempre più il suo animo via via che si aprivano speranze al pensiero moderato, cui aderì con un primo articolo politico Sui moti di Rimini (nella Gazzetta italiana, 1845). Promulgato lo Statuto toscano, fu senatore; caduto il ministero Ridolfi, accettò, per senso del dovere, la presidenza del Consiglio (17 ag. - 27 ott. 1848). Di questa parentesi politica narrò egli stesso la storia, con equilibrio e arguzia, dopo di che ritornò agli studî, appartandosi sempre più. Dopo l'annessione della Toscana, fu senatore del Regno.

Caratteristica della sua attività letteraria, iniziata fin dal 1812, è la frammentarietà; nessuna sua opera dà la misura compiuta del suo ingegno; meno di altre la più vasta, la Storia della Repubblica di Firenze  (2 voll., 1875). Il più della sua attività letteraria si esplicò in saggi, compiuti ma di limitato respiro (Sulla dominazione dei Longobardi in Italia, 1844 e 1859; Cinque letture di economia toscana, 1845); e le opere che meglio rivelano l'altezza del suo ingegno sono rimaste allo stato di abbozzo (Storia di Pietro Leopoldo; Saggio sull'istoria del cristianesimo nei primi due secoli, postumi, 1877); così il mirabile Frammento sull'educazione (1841, pubblicato nel 1845), che è il suo capolavoro.

In quest'ultimo scritto C., sorretto da uno squisito senso psicologico, congiunto a un sano scetticismo, persegue con critica acutissima ogni forma d'illusione pedagogica di predeterminare dall'estrinseco il libero svolgimento dell'attività spirituale; tuttavia il suo atteggiamento polemico nei riguardi di Rousseau rivela una limitazione di questa sua posizione, determinata essenzialmente dal timore che il culto della spontaneità riuscisse a un naturalismo di tipo illuministico, combattuto da C. in nome dello spiritualismo cristiano.

L'acume, la probità, la profondità di C. si rivelano anche nel suo epistolario, documento essenziale per la storia spirituale d'Italia nel Risorgimento.