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Eugen Ritter von Böhm-Bawerk (Brno, 12 febbraio 1851 – Vienna,
27 agosto 1914) è stato un economista austriaco, esponente
fondamentale della scuola austriaca, viene considerato con Carl
Menger e Friedrich von Wieser uno dei padri della scuola.
Biografia
Formatosi all'Università di Vienna in giurisprudenza ebbe
occasione di leggere Principles of Economics di Carl Menger. Sebbene
non avesse mai studiato con Menger, aderì presto alle sue
teorie. Joseph Schumpeter disse che Böhm-Bawerk "era un
discepolo di Menger talmente entusiasta che era fortemente
necessario per guardarsi attorno e cercare altri contributi".
In quel periodo all'Università di Vienna Böhm-Bawerk
divenne molto amico di Friedrich von Wieser, il quale più
tardi divenne suo cognato.
Dopo aver completato gli studi Bawerk entrò nel ministero
delle finanze austriaco. Negli anni '80, precisamente tra il 1881 e
il 1889, insegnò all'Università di Innsbruck. Durante
questo periodo pubblicò i primi due dei tre volumi della sua
opera maggiore, Capital and Interest.
Nel 1889 venne contattato da Vienna dal ministro delle finanze per
formulare una riforma in merito alla tassazione. Il sistema fiscale
austriaco del tempo era molto pesante, soprattutto durante le
guerre, e ciò inevitabilmente disicentivava gli investimenti.
La proposta di Bawerk fu un sistema di tassazione molto più
leggero e molto più moderno, che venne approvato ed ebbe
successo fin dai primi anni.
Nel 1895 Bawerk divenne ministro delle finanze dell'Impero
austro-ungarico, ruolo ricoperto fino al 1904. Come ministro delle
finanze ha cercato di mantenere il più stretto legame tra oro
e scellino austriaco (vedi gold standard), e il pareggio di
bilancio. Nel 1902 eliminò il "sussidio dello zucchero" ,
elemento che caratterizzava l'economia austriaca da oltre due
secoli. Nel 1904 si dimise per via della richiesta di maggior spesa
militare finanziata attraverso maggiore tassazione e deficit
pubblico. Lo storico economico Alexander Gerschenkron (formatosi
presso la scuola austriaca) criticò la politica Bawerkiana
chiamata "penny pinching, 'not-one-heller-more-policies'", politica
caratterizzata da scarsi investimenti in opere pubbliche. Joseph
Schumpeter esaltò la politica economica tenuta da Bawerk,
sostenendo che abbia dato "stabilità finanziaria al paese".
Nel 1904 tornò ad insegnare all'Università di Vienna.
Tra i suoi studenti meritano certamente menzione Joseph Schumpeter e
Ludwig von Mises. Si spense nel 1914 all'età di 63 anni.
Nonostante la sua teoria molto liberale in economia, non è
assimilabile nel filone dei radicali libertari che tanto spazio
hanno trovato all'interno della scuola austriaca (Murray N. Rothbard
su tutti). Ha spesso scritto di temere una competizione totalmente
sregolata, definita da lui "anarchismo di produzione e di consumo".
Tra gli anni '80 e '90 scrisse anche diverse critiche al pensiero di
Karl Marx, e, a sottolineare la sua importanza in ambiente
accademico, nei suoi seminari parteciparono diversi marxisti.
Pubblicazioni
Il primo volume di Capital and Interest, definito da Ludwig von
Mises "il più importante contributo alla moderna teoria
economica", fu intitolato History and Critique of Interest Theories
(1884) è un esaustivo studio di definizioni e trattazioni
alternative dell'interesse: teorie dell'uso, teorie della
produttività, teorie dell'assistenza, etc..
All'interno dello stesso volume è presente una critica alla
teoria del plusvalore di Karl Marx. Bawerk sostiene che i
capitalisti non sfruttano i loro dipendenti, ma anzi consentano loro
di ottenere un guadagno dal fatturato dei prodotti creati.
In Karl Marx and the Close of His System (1896) Bawerk sottolinea la
contraddizione, in merito alla teoria del valore espressa da Marx,
tra il terzo capitolo del Capitale che tratta di profitto e
formazione del prezzo, e il primo capitolo che tratta proprio della
teoria del valore. Ha anche criticato Marx per la sottovalutazione
del processo di domanda e offerta nella determinazione del prezzo.
Nella pubblicazione intitolata Positive Theory of Capital (1889),
presentata come il secondo volume di Capital and Interest, spiega i
processi delle preferenze economiche temporali che stanno alla base
della formazione dell'interesse. Nella seconda parte di questo
libro, intitolata Value and Price, Bawerk sviluppò il
concetto mengeriano di utilità marginale, concetto solo
abbozzatto in Principles of Economics (la più importante
opera di Menger).
Further Essays on Capital and Interest (1921), ovvero il terzo ed
ultimo volume di Capital and Interest, originariament nacque come
appendice al secondo.
Molti dei lavori di Eugen von Böhm-Bawerk vennero diffusi negli
Stati Uniti grazie a Frederick Nymeyer e al suo Libertarian Press.
Teoria del capitale
Secondo Bawerk, il capitale non è un fattore originario della
produzione, come la terra e il lavoro, ma è ad essi
riconducibile. Il suo valore, peraltro, non va misurato sulla base
del lavoro e della terra impiegati in passato, ma piuttosto della
capacità di produrre beni in futuro.
I beni capitali, secondo Bawerk, non sono altro che il risultato
dell'impiego di lavoro e terra per la produzione di beni futuri
invece che di beni presenti. Nel suo esempio dell'agricoltore che ha
bisogno di acqua potabile, vi sono alternative via via più
"indirette": bere dal palmo della mano (la soluzione più
diretta), dedicare una giornata ad abbattere un albero e scavare un
blocco di legno per ricavarne un secchio, dedicare più
giornate ad abbattere più alberi da scavare in modo da
realizzare una conduttura che gli porti l'acqua fino a casa.
I metodi indiretti consistono in un allungamento del processo
produttivo, al punto che per Bawerk l'intesità di capitale va
misurata in termini di periodo medio di produzione. Ad esempio, se
un certo bene è il risultato di 100 giornate lavorative, di
20 spese 10 anni prima, altre 20 9 anni prima, 5 in ciascuno degli
anni successivi e 20 nell'anno in cui il bene viene finito, il suo
periodo medio di produzione è:
Bawerk credette anche di poter stabilire una legge secondo la quale
quanto più lungo è il periodo medio di produzione
(quanto maggiore è l'intensità di capitale), tanto
maggiore è il prodotto complessivo, come nell'esempio
dell'agricoltore.
La teoria di Bawerk ebbe il duplice merito di sottolineare sia
l'importanza del fattore tempo, sia l'opportunità di misurare
il valore del capitale sulla base del suo prodotto piuttosto che del
suo costo di produzione (tale punto verrà poi sviluppato da
Irving Fisher, che distingue tra il capitale come stock ed il
reddito come flusso, valutando il capitale sulla base dei flussi di
reddito attesi scontati al tasso d'interesse di mercato).
Tuttavia, come notò presto Knut Wicksell, il periodo medio di
produzione può essere accettato come misura corretta solo se
si assumono un unico fattore di produzione (ma lo stesso Bawerk ne
individua due) e l'inesistenza di preesistente capitale fisso, e se
si usano tassi di interessi semplici (Wicksell e Fisher usano,
più correttamente, tassi di interesse composti).
Inoltre, Bawerk ignora del tutto il progresso tecnico, grazie al
quale la produttività del lavoro può aumentare senza
che aumenti il rapporto capitale/prodotto.
Infine, gli sforzi iniziali di Friedrich von Hayek tesi a conciliare
la teoria del capitale di Bawerk con la teoria dell'equilibrio
economico generale hanno dato esiti dubbi e molto contestati, e lo
stesso Hayek si vide costretto ad abbandonare poi il concetto di
periodo medio di produzione nel suo The Pure Theory of Capital
(1941).[3]
Teoria dell'interesse
Un tasso d'interesse, nota Bawerk, esiste ed è maggiore di
zero in quanto gli individui sono disposti a restituire in futuro
una quantità di beni maggiore di quella ricevuta nel
presente.
Ciò accade, secondo Bawerk, per tre motivi indipendenti:
* «diverse circostanze di bisogno e di
approvvigionamento», quali la necessità di soddisfare
bisogni immediati a seguito di eventi sfavorevoli (malattia,
incendio, cattivo raccolto) o la prospettiva di un futuro
miglioramento delle condizioni di vita (come nel caso dei giovani
che iniziano un'attività lavorativa);[4]
* «sottovalutazione del futuro», dovuta a
mancanza di immaginazione, a limitata forza di volontà, alla
brevità ed incertezza della vita, e presente soprattutto
«nei bambini e nei selvaggi»;
* «superiorità tecnica dei beni
presenti», nel senso che, essendo secondo Bawerk i metodi di
produzione che richiedono più tempo (nel senso del periodo
medio di produzione) più produttivi, un bene presente
impiegato oggi in un processo produttivo indiretto forniranno in
futuro un prodotto maggiore di quello che si otterrebbe in futuro
impiegando lo stesso bene in un processo diretto.
Quanto al primo motivo, Bawerk tiene conto della frequenza di casi
in cui il reddito futuro è minore di quello presente; fa
l'esempio di una persona prossima alla pensione, per la quale la
pensione sarà certamente minore della remunerazione attuale.
Tenta di risolvere il problema (considerato da alcuni tale da
invalidare il ragionamento) supponendo che persone in quella
condizione possono mettere da parte beni durevoli e non deperibili,
tra i quali in particolare la moneta.
Il secondo motivo si presta ad un'ovvia obiezione, avanzata da
Friedrich von Wieser in Der natürliche Werth: «È
quindi lecito dire che è buona regola presso tutti i popoli
normalmente sviluppati valutare il presente e il futuro nello stesso
modo».
Il terzo motivo risente dei problemi relativi alla teoria del
periodo medio di produzione. Inoltre, Irving Fisher dimostra che,
anche volendolo ammettere, non è indipendente dagli altri
due, ovvero non può da solo giustificare l'esistenza di un
tasso d'interesse positivo.
Ciò nonostante, la teoria dell'interesse di Bawerk viene
considerata da Fisher come «il naturale e corretto punto di
partenza per una discussione razionale dell'argomento».
Sbarazzatosi del terzo motivo, sostituisce i primi due con
l'"impazienza" come aspetto psicologico o soggettivo, cui poi
aggiunge l'opportunità di investimento come aspetto reale
basato sulla produttività..