BOFFITO Giuseppe
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Bibliografo italiano (Gavi -Firenze ). Barnabita, è autore di tre
importanti opere bibliografiche: Biblioteca aeronautica italiana
illustrata (1929), Biblioteca barnabitica (1933-37), Bibliografia
galileiana (1943). Pubblicò inoltre una storia dell'aviazione (Il volo
in Italia, 1921), opere di storia della scienza e della tecnica (tra
cui Gli strumenti della scienza e la scienza degli strumenti, 1929-30) e studi danteschi (memorie intorno alla Quaestio de aqua et terra, 1902-03).
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DBI
di Ada Alessandrini
Nacque a Gavi (Alessandria) il 3 luglio 1869 da Domenico e da Paola
Canobbio in una famiglia agiata, religiosissima, legata con stretti
vincoli all'Ordine fondato da S. Antonio Maria Zaccaria: lo zio
materno Salesio Canobbio era infatti rettore del collegio "Carlo
Alberto" di Moncalieri. La vocazione presto si manifestò, non
soltanto nel B. ma anche nel fratello Salesio, che era di due anni
più anziano. Ambedue frequentarono, fin dalla più
tenera età, scuole tenute da barnabiti: prima a Cremona, poi
a Lodi. Nel 1884, conseguita la licenza ginnasiale, il R. per un
breve periodo tornò in famiglia, ma ben presto sentì
di nuovo, definitivamente, il richiamo per la vita barnabitica.
Destinato a Napoli, come viceprefetto di camerata nel collegio dei
"Bianchi", nel luglio 1886 entrò nel noviziato di S. Felice a
Cancello; il 28 ott. 1887 pronunciò i voti semplici e fu
mandato a Roma a riprendere gli studi liceali, interrotti nell'anno
di noviziato. Frequentò filosofia e teologia nella scuola
dell'Ordine e fece il liceo all'"Apollinare" prendendo la licenza
nel 1889.
In questo periodo cominciò ad esercitarsi nella poesia; ma da
sé riconobbe che la "fusione" non gli riusciva, perché
la riflessione e la erudizione soffocavano l'espressione del
sentimento. Più tardi raccolse, sotto il titolo di Iuvenilia,
la sua produzione poetica di quegli anni, in cui risalta
l'abilità a comporre una infinita varietà di metri:
odi, inni, canzoni, sonetti, saffiche, distici elegiaci, ecc.
Ordinato sacerdote il 24 sett. 1892, fu destinato all'insegnamento
letterario presso il collegio "Carlo Alberto" di Moncalieri, dove si
perfezionò negli studi teologici, mentre contemporaneamente
frequentava all'università di Torino la facoltà di
lettere e filosofia.
Il 14 luglio 1896 conseguì la laurea e nel nuovo anno
scolastico ebbe la cattedra di italiano al liceo, che mantenne quasi
ininterrottamente per quarantacinque anni, acquistando una
particolare competenza specialmente nella esegesi della
DivinaCommedia. Fu nominato bibliotecario della Società
meteorologica italiana, che aveva nel collegio di Moncalieri un
importante osservatorio, di cui il B., dal gennaio 1898 alla
metà di agosto 1900, fu anche direttore. Nell'estate del 1900
venne trasferito a Roma, per insegnare Sacra Scrittura e storia
ecclesiastica nel collegio di S. Carlo ai Catinari. Eletto
bibliotecario del collegio, cominciò le sue esplorazioni
nelle biblioteche romane: alla Vaticana, alla Nazionale, alla
Casanatense, all'Angelica, nonché alla Corsiniana, dove C.
Schiapparelli gli mise a disposizione la sua preziosa raccolta
privata di libri orientali.
Nel 1901 i superiori gli consentirono di andare a Parigi, dove alla
Bibliothèque Nationale ricercò documenti per risolvere
la intricata questione relativa alla attribuzione a Dante
dell'operetta Quaestio de aqua et terra; nel viaggio di ritorno
passò anche dalla Svizzera per ricercare il manoscritto di
Cecco d'Ascoli De principiis astrologiae. Trasferito il 4 nov. 1901
a Firenze nel collegio "alla Querce", dove insegnavano
personalità insigni, gli venne affidata la cattedra di greco
al liceo e poi di italiano e fu eletto bibliotecario. Nel 1905 un
episodio venne accentuando la sua vocazione di bibliografo.
Il B., scrivendo un articolo, L'eresia degli antipodi, in cui
riprendeva un problema già trattato da un punto di vista
letterario (La leggenda degli antipodi, in Misc. di studi critici in
onore di A. Graf, Bergamo 1903, pp. 583 ss.), imperniò la
discussione su scottanti questioni teologiche e affrontò
direttamente il problema della controversia disciplinare
ecclesiastica, che toccava l'infallibilità pontificia.
L'articolo fu respinto dalla Rivista storico-critica delle scienze
teologiche, a cui era destinato, ma vide egualmente la luce fra le
"Pubblicazioni dell'osservatorio del Collegio alla Querce". Tuttavia
da allora il B. evitò discussioni in un campo così
delicato.
Già dal 1904 aveva cominciato la sua collaborazione con il
bibliofilo editore Leo Olschki, che durò ininterrotta per
quarant'anni: pubblicò il suo primo articolo in La
Bibliofilia (Il commento inedito di Cecco d'Ascoli all'Alcabizzo)
nel fascicolo del febbraio-marzo 1904; nel 1911 redasse il primo
indice decennale della rivista, relativo agli anni 1899-1909. Nel
1914 iniziava nella Bibliofilia la pubblicazione di una serie di
articoli sulla Bibliografia dell'aria, con la collaborazione del
giovane Pantaleo Niccolari, ex alunno di Moncalieri, poi morto al
fronte. Durante la prima guerra mondiale il collegio "alla Querce"
fu requisito e trasformato in ospedale militare: gli alunni vennero
trasferiti al "Loretino", distante circa sei chilometri da Firenze.
Il B. fu allora molto impegnato nell'assistenza ai feriti, nel
confessionale, nella predicazione; ma, anche in quelle condizioni,
riuscì a non trascurare i suoi studi e le sue ricerche
bibliografiche. Nel 1921 il convitto riebbe l'antica sede e
ricominciò a popolarsi di studenti; in quell'anno il B. dette
alle stampe a Firenze Il volo in Italia, primo tentativo di una
storia aviatoria ed aeronautica italiana. Egli non si sottrasse ai
miti del suo tempo: fu soprattutto la sua passione per il volo (che
avrebbe potuto "fare un giorno di tutti gli uomini dispersi una sola
grande famiglia") che lo portò a tessere l'elogio del regime
fascista, fautore dello sviluppo dell'aeronautica; questo elogio lo
ritroviamo, esplicito ed entusiasta, nella prefazione alla
Biblioteca aeronautica del 1929 e di nuovo nel suo "Primo
Supplemento" del 1937.
Nel 1922 fu celebrato il 55º anniversario della fondazione del
collegio fiorentino di cui il B. raccolse la storia nel volume Il
Collegio alla Querce nell'anno 55º di fondazione (Firenze
1923). Nel marzo-aprile 1925 si tenne a Firenze la Mostra didattica
nazionale, a cui il collegio presentò una tal copia di
elementi storici, didattici e sperimentali nel campo pittorico,
fotografico, musicale, teatrale, da ottenere il gran premio e la
definizione, da parte della giuria, di essere "un modello del
genere". Il maggior merito di quel successo spettava alla paziente
opera di ricercatore effettuata dal Boffito. Nello stesso anno, in
occasione della seconda Mostra internazionale del libro, egli
pubblicò l'operetta Origine ed evoluzione delle iniziali
istoriate.
Nel 1929, alla morte del confratello padre Melzi d'Eril, il B. gli
successe nella direzione dell'osservatorio meteorologico: le
registrazioni trigiornaliere degli strumenti, dal 1906 al 1942, sono
tutte di sua mano. Nel 1940 fu nominato direttore della Bibliofilia;
nel 1937 aveva raccolto materiale per la sezione astronomica della
"Mostra augustea della Romanità"; alla vigilia della seconda
guerra mondiale si disponeva a collaborare per la Esposizione
dell'E. 42. Nell'anno 1942 il B. ricevette dal ministero
dell'Aeronautica la richiesta di compilare un terzo volume
aggiornativo della sua Biblioteca aeronautica, nel quale doveva
essere proseguita la bibliografia dal 1936 al 1942; non respinse
questo incarico, ma non lo condusse a termine; riuscì invece
a completare la sua Bibliografia Galileiana. Morì a Firenze
il 16 sett. 1944.
Il B. ebbe notevoli riconoscimenti e fu nominato socio di importanti
istituti culturali: dell'Accademia di Storia Patria di Lombardia,
dell'Accademia Pontificia dei Nuovi Lincei, della Società
Colombaria Fiorentina, dell'Accademia "Petrarca" di Arezzo,
dell'Academia Humanistica di Szeged in Ungheria; l'8 luglio 1937 fu
nominato "accademico residente a vita" dell'Accademia della Crusca.
Lasciò una immensa mole di manoscritti (opere incompiute,
appunti, schede, copie di documenti), che meriterebbero di essere
ancora utilizzati.
Nella bibliografia sul B., aggiornata al 1947 da Giovanni de'
Bernardi e Arnaldo Masotti, sono elencate 210 voci di sue
pubblicazioni, fra cui 10 postume e 19 recensioni: una produzione
vastissima, impegnata nei campi culturali più diversi.
Tuttavia è possibile individuare un filo conduttore, capace
di collegare questa sua multiforme attività. Anzitutto il B.
fu un insigne dantista: nei suoi numerosi studi danteschi risalta il
suo interesse per le cognizioni cosmogoniche, fisiche e naturali del
poeta. A questo interesse predominante si ricollegano le sue
importanti Memorie intorno alla "Quaestiode aqua et terra" (Torino
1902-1903), che egli giudicava apocrifa. Ne curò la
riproduzione in facsimile dalla edizione principe del 1508, insieme
con altri insigni studiosi italiani e stranieri (Zanotti-Bianco,
Prompt, Thompson, Müller), accompagnandola con una interessante
introduzione critica e con versioni in lingua italiana, francese,
inglese, spagnola e tedesca: questa pubblicazione, edita a Firenze
da Leo S. Olschki nel 1905, riuscì un autentico capolavoro
tipografico. Nel 1908, presso lo stesso editore fiorentino,
pubblicò un importante volume su Dante, in collaborazione con
Camillo Melzi d'Eril, nel quale veniva posta in evidenza la
importanza, per la cronologia della visione dantesca, della scoperta
di un interessante documento astronomico (la versione latina
dell'Almanacco del Profacio, rinvenuta dal B., in un manoscritto
della Biblioteca Laurenziana a Firenze), che i due barnabiti
ritennero certamente conosciuto ed usato da Dante e che presentavano
come Almanach Dantis Aligherii. Il B. si occupò anche a
più riprese di Cecco d'Ascoli (di cui scoprì il De
principiis astrologiae e il De eccentricis et epicyclis) per
indagare le cause della sua condanna al rogo, per interpretare i
passi più oscuri delle sue opere, ma soprattutto per
studiarne le cognizioni fisiche e naturalistiche.
A questi suoi studi si ricollegano le ricerche nel campo della
meteorologia, dell'astronomia e dell'aeronautica, che si conclusero
in opere fondamentali di grande impegno ed ampio respiro. Il B. fu
anche insigne storico della scienza e della tecnica; fra le sue
opere sull'argomento, risalta la splendida monografia in due volumi,
intitolata Gli strumenti della
scienza e la scienza degli strumenti (Firenze 1929-30), in
cui illustrava i cimeli della "Tribuna di Galileo" ed analizzava la
"Origine e formazione del Museo degli strumenti antichi". I volumi
erano splendidamente illustrati con tavole fuori testo e con
moltissime figure intercalate allo scritto. Questo gusto per la
illustrazione iconografica e per la decorazione della sua pagina
moderna con riproduzioni di frontespizi, testate, finalini e
iniziali ornate (riprese da antiche edizioni, specialmente del sec.
XVIII) era caratteristico del B., il quale pubblicò studi
importanti sul libro illustrato italiano (Frontespizi di libro;
Iniziali istoriate,fiorite e arabescate). Particolarmente
affascinante in questo campo è lo studio storico-topografico
e grafico Piante e vedute di Firenze (Firenze 1926), pubblicato dal
B. in collaborazione con Attilio Mori. Queste pubblicazioni facevano
parte della collana "Il facsimile", che egli diresse in
collaborazione col Fumagalli. Frutto dell'amicizia e della
collaborazione fra lui e il Fumagalli va considerato anche quel
Vocabolario bibliografico, uscito come opera postuma del Fumagalli
nel 1940, ma praticamente compilato in quasi tutta la sua estensione
(era stata compiuta soltanto la lettera A) dal B., con l'aiuto di
Giovanni de' Bernardi.
Collegato con la sua passione di bibliofilo e con la sua
attività di bibliotecario fu il grande interesse del B. per
la bibliografia. Nel mare magnum della imponente produzione
boffitiana emergono tre importanti opere bibliografiche, di grande
impegno ed ampio respiro, nelle quali si concentrò e si
espresse più compiutamente la vastità e
complessità di interessi culturali dello studioso barnabita.
La prima, in ordine cronologico, è la Biblioteca aeronautica
italiana illustrata, uscita a Firenze nel 1929 e seguita nel 1937
dal primo (ed unico) Supplemento decennale, che abbracciava la
bibliografia dal 1927 al 1936. Questa interessante opera
bibliografica fu preceduta da una serie numerosa di saggi
sull'argomento, che culminarono nella importante Storia documentata
e aneddotica dell'aeronautica e dell'aviazione in Italia, uscita a
Firenze nel 1921 sotto il titolo Il volo in Italia. Nella Biblioteca
aeronautica il settore più precipuamente bibliografico era
preceduto da uno Studio sull'aeronautica nella letteratura,
nell'arte e nel folklore, di interessante contenuto e di piacevole
lettura.
L'altra opera bibliografica di gran mole, realizzata dal B.,
è la Biblioteca Barnabitica, uscita a Firenze fra il 1933 e
il 1937, in quattro grandi volumi in 4º, nella quale, oltre ai
nomi degli scrittori, sono registrati anche i nomi di
località particolarmente significative nella storia
dell'Ordine: alcune di queste voci (come, ad esempio, "Bologna")
costituivano autentiche monografie sull'attività svolta dai
barnabiti in determinati centri. Per questa opera il B. aveva
incominciato ad accumulare schede, appunti e illustrazioni fin dal
1908. Nel febbraio del 1933, in occasione del IV centenario
dell'Ordine (approvato il 18 febbr. 1533), furono pubblicati i primi
due volumi dell'opera, comprendenti le voci dalla lettera A alla M.
Nel marzo successivo usciva il volume terzo, fino alla lettera S;
mentre il quarto ed ultimo volume vedeva la luce nel 1937, coronando
un lavoro di quasi trent'anni. L'opera monumentale, di oltre duemila
pagine, illuminate da cinquecento illustrazioni, era molto elegante
per la splendida veste tipografica, datale dalla casa editrice
Olschki.
L'ultimo importante lavoro bibliografico, compiuto dal B., è
la Bibliografia Galileiana, (Roma 1943), prosecuzione del lavoro
eseguito per la collana ministeriale "Indici e Cataloghi" dal famoso
studioso galileiano Antonio Favaro, coadiuvato dal Carli. È
senza dubbio sintomatico che questo esame analitico sulla "fortuna
di Galileo" sia stato affrontato ed egregiamente realizzato da un
religioso. Il B. condusse la sua documentazione sistematica con una
scrupolosa obiettività e con una ampia visione del
personaggio, nonché dell'ambiente che lo aveva circondato.
Fece precedere alla bibliografia vera e propria una
interessantissima prefazione, nella quale era posta in risalto "la
fortuna di Galileo Galilei e delle opere sue", nonché "gli
insegnamenti d'una bibliografia". Nella registrazione delle voci
bibliografiche, mantenne i criteri dei suoi predecessori, seguendo
l'ordine cronologico delle pubblicazioni e, entro l'ambito di uno
stesso anno, l'ordine alfabetico per cognome d'autore, ma introdusse
una importante innovazione, completando l'elenco con una appendice,
integrativa anche del volume precedente, nella quale veniva
registrata quella che fu chiamata una "bibliografia incidentale",
con la segnalazione delle opere non dedicate esclusivamente allo
studio di Galileo, ma nelle quali vi fosse un rilevante riferimento
a lui. Aggiunse in fondo al suo Primo Supplemento un ampio "Indice
generale dei nomi e delle cose", relativo ad ambedue i volumi della
Bibliografia Galileiana (volumi XVI e XVIII della collezione "Indici
e Cataloghi"). Complessivamente il B. segnalò 1711 titoli di
pubblicazioni esplicitamente galileiane, oltre 196 voci di
"bibliografia incidentale" registrate nell'appendice. Grande risalto
vi è dato alla segnalazione di opere sui discepoli e sugli
accademici lincei e del Cimento, che furono così intimamente
collegati alla personalità del grande scienziato e che furono
i testimoni più efficaci della influenza enorme, da lui
esercitata sulla formazione culturale dei contemporanei e dei
posteri, in Italia e fuori d'Italia. A servizio degli studi
galileiani il B. aveva preparato inoltre, sempre per incarico del
ministero dell'Educazione nazionale, un grosso volume manoscritto
intitolato Manoscritti Galileiani della Biblioteca Nazionale di
Firenze descritti ed illustrati, che però non fu considerato
adeguato alle norme di catalogazione recentemente aggiornate.