Bissolati Bergamaschi Leonida

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Uomo politico italiano (Cremona 1857 - Roma 1920). Tra i fondatori del PSI, ne divenne in seguito uno dei capi della frazione riformista. Espulso (1912) dal partito per il suo sostegno all'impresa libica, fondò il Partito socialista riformista italiano. Partecipò ai governi bellici, ma si dimise (1918) per contrasti con S. Sonnino.

Vita e attività


Militò dapprima nelle file repubblicane; passò poi al socialismo, partecipando alle sue prime battaglie come propagandista nel Cremonese e nel Mantovano. Fu tra i fondatori del PSI, collaboratore della Critica sociale e direttore dell'Avanti! dalla sua fondazione (25 dic. 1896). Eletto deputato (1897), fu fra i più attivi protagonisti dell'ostruzionismo parlamentare con cui l'estrema sinistra si oppose alle leggi antidemocratiche proposte dal Pelloux dopo il 1898. Dal 1902-03 uno dei capi della frazione riformista, contro l'intransigenza dei socialisti rivoluzionarî sostenne l'inserimento delle organizzazioni proletarie nel tessuto nazionale e propugnò l'appoggio e la partecipazione ai governi riformatori. Contrastando l'atteggiamento assunto dal Partito socialista, non si oppose ai crediti militari e nel 1911-12 fu favorevole all'impresa libica. Perciò fu espulso dal partito (congr. di Reggio nell'Emilia, luglio 1912), e fondò con altri il Partito socialista riformista italiano.

Favorevole all'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale, che per B. aveva come fine l'emancipazione delle nazionalità, a 58 anni si arruolò volontario e fu gravemente ferito. Il 30 ott. 1916 entrò nel gabinetto Boselli (ministro senza portafoglio) e il 1º nov. 1917 in quello Orlando (per l'Assistenza militare e le pensioni). Si dedicò soprattutto alle relazioni fra il Comando supremo e il governo centrale, alla resistenza sul fronte e nel paese, e propugnò l'accordo con le nazionalità soggette all'Austria: per lo stesso motivo, dopo l'armistizio sostenne, in omaggio ai principî wilsoniani, l'inopportunità d'includere entro i confini italiani compatti gruppi allogeni.

Dimessosi (27 dic. 1918) per contrasto con S. Sonnino, fissò i punti fondamentali del suo dissenso, a Milano, in un contrastato discorso alla Scala (31 dic. 1918).