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Enrico Bignami (Lodi, 3 dicembre 1844 – Lugano, 13 ottobre 1921)
è stato un giornalista e politico italiano.
Fondato a Lodi il giornale La plebe, si interessò agli
avvenimenti in seno alla Prima Internazionale. Decisamente
anti-anarchico si avvicinò a Marx ed Engels di cui divenne
corrispondente.
Nel 1876 riuscì a creare intorno a sé e ad Osvaldo
Gnocchi-Viani (1837-1917) un movimento evoluzionista che si
costituì in Federazione Alta Italia dell'Internazionale.
Fallito il tentativo di convertire gli anarchici al socialismo
elettoralistico strinse rapporti con le prime organizzazioni operaie
milanesi e fu di stimolo alla nascita del Partito Operaio Italiano.
Iscritto poi al Partito Socialista Italiano, non fece mai
attività politica ma, esiliato definitivamente a Lugano -
dove si occupò professionalmente della regia del gas e di
materiale elettrico -, cercò di diffondere gli ideali del
pacifismo attraverso la rivista "Coenobium", fondata nel 1906, cui
collaborò tra l'altro il socialista e filosofo Giuseppe
Rensi.
www.treccani.it
DBI
di Luigi Cortesi
Nato a Lodi il 3 dic. 1844, ancora adolescente rimase l'unico
sostegno della famiglia, e non poté perciò frequentare
le scuole se non come auditore. Da questa diretta esperienza della
miseria nacque in lui "la febbre della rivoluzione sociale" (nota
autobiografica del B., dal titolo Il camerotto n. 15, in Almanacco
repubblicano per l'anno 1874, Milano 1873, p. 241). Aderì
dapprima al mazzinianesimo, e fu con Garibaldi nella campagna del
1866 e a Mentana. Tornato a Lodi, l'anno successivo fondava La Plebe
(n. 1, 4 luglio 1868).
Il titolo del periodico e il suo programma di propugnazione dei
diritti popolari erano stati approvati da Garibaldi (lettera al B.,
pubblicata sul n. 1). Nata bisettimanale,La Plebe fu successivamente
trisettimanale, settimanale, mensile, e a due riprese quotidiana:
nel 1870 e nel 1875-76, quando il B. ne trasferì la sede a
Milano. Nonostante le interruzioni, i sequestri, i processi (il B.
fu varie volte arrestato e imprigionato), il periodico visse fino al
1883 e servì a congiungere, in quel quindicennio, la
generazione della "sinistra" risorgimentale col nascente movimento
operaio e con l'inizio della elaborazione ideologica socialista nel
nord d'Italia. L'elenco stesso dei collaboratori attesta questa
funzione ed il conseguente carattere eclettico: letterati
"scapigliati" e "realisti", quali F. Cameroni, F. Giarelli, F.
Fontana, P. Valera; sociologi e politici, quali B. Malon e J.
Guesde, C. Cafiero e O. Gnocchi Viani, G. Defranceschi e F. Turati
(che sul giornale pubblicò a puntate, nel novembre-dicembre
1882,Il delitto e la questione sociale).
La professione ideologica della Plebe rimase, nel primo triennio,
sostanzialmente democratico-repubblicana: fu la Comune di Parigi
che, facendo "irrompere in Italia l'Internazionale" (O.
GnocchiViani,Ricordi..., p. 120), contribuì a staccare il B.
e i suoi collaboratori dalla già declinante egemonia
mazziniana. La difesa della Comune e la riflessione sulla funzione
autonoma del proletariato divennero da allora motivi permanenti
nella Plebe, che li inserì nel tronco del garibaldinismo. Tra
il 1871 e il '72 il B. fece parte di un comitato provvisorio, sorto
per ispirazione di Garibaldi, per la convocazione d'un congresso di
unificazione di tutti i gruppi democratici, razionalisti e
tendenzialmente socialisti esistenti in Italia; il tentativo non
ebbe tuttavia un seguito rilevante.
Vero tramite della conversione del B. e dei redattori della Plebe al
socialismo fu l'ex operaio comunardo Benoît Malon, esule per
alcuni anni in Italia, la cui concezione umanitaristica e
"integralistica" caratterizzò tutta la successiva
elaborazione del giornale e la lunga esperienza militante del
Bignami. L'evoluzionismo del Malon influenzò la posizione
antibakuninista e le varie iniziative di organizzazione del B. e
della Plebe negli anni 1876-80, che potrebbero essere
superficialmente assunte come manifestazioni di marxismo.
Alla conoscenza e alla introduzione in Italia del marxismo il B.
cooperò certamente in modo notevole.
I rapporti epistolari con Engels - segretario per l'Italia nel
Consiglio generale dell'Internazionale - datano dagli ultimi mesi
del 1871, e si precisano sul piano della collaborazione politica ai
primi dell'anno successivo. Lettere e corrispondenze da Londra di
Engels compaiono nella Plebe fino alla fine del 1872. Nel pieno
della battaglia contro l'Alleanza bakuninista il B. accettò
che La Plebe rappresentasse in Italia l'indirizzo del Consiglio
generale, pur con titubanze rilevate da Engels. Presso questo e
presso lo stesso Marx egli insisteva per una loro collaborazione
all'Almanacco repubblicano (pubblicato nel 1871e nel '72a fianco
della Plebe sotto la consueta insegna di "repubblica, razionalismo,
socialismo").
Nel novembre 1872 il B. fu arrestato per cospirazione sovversiva, ma
rimase in carcere solo per poche settimane, anche per
l'interessamento e le pressioni esercitate dal settore parlamentare
democratico (v. l'interpellanza di G. Ferrari del 16 dicembre).
Anche nei mesi successivi egli subì varie traversie
giudiziarie.
Ciò provocò un'interruzione nella serie
dell'Almanacco, che riprese le pubblicazioni solo nel 1874, recando
gli scritti di Engels, Dell'autorità, e di
Marx,L'indifferenza in materia politica, fondamentali nella polemica
che accompagnò e seguì il congresso dell'Aia della
prima Internazionale. Agli stessi anni (1872-1873) risalgono
proposte e tentativi del B. per un'edizione italiana del primo libro
del Capitale: alcune pagine furono edite nella Plebe nel 1879;
contemporaneamente presso C. Bignami e C. (editori anche della
Farfalla) appariva il famoso "compendio" di C. Cafiero. Queste
iniziative non caratterizzavano tuttavia in senso marxista né
l'attività della Plebe né le edizioni di propaganda
promosse a lato di essa: nell'Almanacco (1874, pp. 284-86) il B.
escludeva che il socialismo, come "fase della vita
dell'umanità", fosse rappresentato "da alcun... sistema, nato
o da nascere, e ancora meno da tale o altra teoria economica...". Di
qui le riserve di Engels, e il carattere strumentale in senso
antianarchico che i rapporti tra le due parti sempre mantennero. La
collaborazione di Engels alla Plebe ebbe una lunga interruzione fino
al 1877, ma non cessarono comunque del tutto le relazioni
epistolari, né la pubblicazione di atti e comunicazioni
dell'Internazionale, anche dopo il trasferimento del Consiglio
generale a New York.
Nel quadro della polemica contro il bakuninismo va anche valutata la
candidatura, fallita, del B. nelle elezioni politiche del novembre
1874 per il collegio di Pescarolo Cremonese. Proprio nel periodo dei
moti bakuninisti, tra il 1874 e il 1877, andò definendosi in
effetti la posizione politica del B., la cui ostilità
all'anarchismo divenne allora apertamente polemica, anche se al
fondo dell'atteggiamento della Plebe coesistevano esigenze
contradditorie, che producevano un alternarsi di tentativi di
scissione e di proposte unitarie.
Nel 1875-76il B. agitava progetti di un congresso nazionale dei
gruppi di ispirazione socialista e di una loro unificazione in
partito sulla base di un'azione di propaganda ideologica,
contrapposta alla anarchica "propaganda del fatto". Nel giugno
1876era annunciata a Milano la fondazione di un Circolo di studi
economico-sociali, del quale La Plebe del 6 agosto riportò il
programma-statuto. Ma già il 6 luglio era stato pubblicato un
manifesto programmatico più ampio, dedicato "Agli operai,
alle operaie, alla gioventù d'Italia", che, presentato come
documento di costituzione di una Federazione lombarda
dell'internazionale, testimonia gli ondeggiamenti del B. tra
suggestioni socialistiche, libertarie e puramente democratiche.
Veniva comunque avviato un lavoro organizzativo, nel quale sono
presenti sia i segni di una elaborazione ideale sia la incipiente
esperienza di lotta operaia, e che costituisce il prodromo del lungo
processo di formazione del Partito socialista italiano.
Il 15 ott. 1876 nasceva a Milano, da un convegno indetto dal Circolo
di studi economico-sociali tra rappresentanti di gruppi
"evoluzionisti" lombardi, piemontesi, veneti, emiliani e del Canton
Ticino, la Federazione dell'Alta Italia dell'Associazione
internazionale dei lavoratori. Il B. fu delegato a rappresentare la
nuova organizzazione al congresso di Firenze della Federazione
italiana, per il quale anche i bakuniniani si erano preparati
attraverso la creazione di federazioni regionali e sezioni
nell'Italia centrale e meridionale. Trattenuto dalla polizia a
Pontassieve, il B. non poté partecipare ai lavori, che
dovettero svolgersi clandestinamente a Tosi e nelle campagne
circostanti (21-22 ottobre) e si chiusero con una riaffermazione dei
principi anarchici. Il vero dibattito si svolse quindi nei mesi
seguenti sui giornali delle opposte tendenze. La Plebe fudecisamente
appoggiata da Il Povero di Palermo, anch'esso evoluzionista e
ispirato dal Malon; loro principale avversario fu A. Costa, che
polemizzava dalle colonne del Martello di Iesi.
Nell'aspra discussione il B. rigettò energicamente i metodi
di lotta degli anarchici e affermò la necessità di una
tattica più elastica, che non escludesse i mezzi legali di
propaganda e di lotta. A incoraggiare gli evoluzionisti sopravvenne
l'esito delle elezioni del gennaio 1877in Germania, che segnarono un
importante successo socialista. Fu in questa occasione che Engels
riprese a collaborare alla Plebe (suoiarticoli comparvero fino al
marzo 1879) con una lettera al B. pubblicata nel n. del 26febbraio.
La polemica antiastensionistica di Engels, - che della ripresa dei
contatti con il B. aveva informato anche Marx - venne ancora una
volta a collimare con il sostanziale legalitarismo del leader
evoluzionista italiano.
Marx e Engels plaudirono anche ai risultati del secondo congresso
della Federazione dell'Alta Italia (Milano, 17-18febbr. 1877), ai
quali diedero una risonanza europea. Il significato di fondo del
congresso stava, a loro giudizio, nella rottura dell'egemonia
bakuninista e nelle nuove possibilità di incontro tra il
movimento operaio reale e un gruppo di potenziale direzione
politica; ciò allineava per la prima volta l'Italia ai
livelli più avanzati del socialismo moderno.
Il B. e i suoi collaboratori sembrarono allora vicini a cogliere il
problema del partito politico e il necessario legame con la lotta di
classe. Osvaldo Gnocchi-Viani, venuto da Roma a Milano nel novembre
1876, fu il protagonista, col B., della nuova fase di
attività. Ma il loro disegno organizzativo non poté
svolgersi oltre: in conseguenza del nuovo tentativo insurrezionale
anarchico svoltosi nel Matese nell'aprile 1877, e benché La
Plebe (ancora fiancheggiata dal Povero) si dissociasse energicamente
da esso, anche il circolo milanese e la Federazione dell'Alta Italia
(con 3.500 aderenti) furono sciolti (n. del 24 aprile).
Un manifesto, redatto dal B. e dallo Gnocchi-Viani (La Plebe, 20
maggio), ribadì la necessità di un lavoro inteso a
"far uscir una forma vasta, organica, vitale da darsi al Partito
socialista in Italia, forma che non ha ancora". Il perdurare
dell'influenza anarchica isolò però il socialismo
italiano dallo sviluppo del socialismo europeo, che nel congresso di
Gand del settembre 1877 (al quale gli evoluzionisti erano
rappresentati da Tito Zanardelli) si scisse nettamente
dall'organizzazione internazionale bakuninista preparandone il
decadimento.
Nelle nuove condizioni di semi-illegalità riemerse d'altra
parte l'eclettismo del B., che si manifestò sensibile
all'antistatalismo anarchico e si volse a nebulose soluzioni
"comunalistiche". Il movimento evoluzionista languiva, nonostante la
costituzione di un Circolo socialista a Milano e il nuovo tentativo
di dar vita ad una Associazione italiana dei circoli socialisti (La
Plebe, 11 luglio 1877) come "ponte di transizione" e "campo
d'un'agitazione pel conseguimento del suffragio universale" (5
febbr. 1878). Solo la "svolta" del Costa, della quale è
famosa testimonianza la lettera Ai miei amici di Romagna (27 luglio
1879), sembrò sbloccare la situazione. Il B., che non era
stato estraneo al clamoroso passo del suo avversario (il 13 giugno
egli e il Malon avevano avuto un incontro col Costa a Lugano),
pubblicò con grande rilievo il documento sulla Plebe (3
agosto) e nei mesi successivi lavorò di concerto col Costa
per preparare un congresso socialista a Milano, che riunificasse le
correnti sulla base del riconoscimento della pluralità dei
mezzi nella lotta per il socialismo. I consensi furono numerosi e
sembrarono preannunciare esiti politici decisivi. Ma ancora una
volta i progetti del B., concepiti sulla base oligarchica e
piccolo-borghese dei circoli di studio, fallirono. L'idea del
congresso, convocato dalla Plebe (14 apr. 1880) per il 10 maggio,
non si concretò. Gli stessi promotori, paventandone
l'insuccesso, alimentarono le voci allarmistiche sui fini
irredentistici dell'iniziativa, fino a provocare un divieto
prefettizio (La Plebe, 9 maggio 1880). In preparazione del mancato
congresso era intanto nata la Rivista internazionale del socialismo
(n. 1, 15 maggio 1890), nella quale cominciava a realizzarsi la
collaborazione politica col Costa.
Certamente ispirato dal B. era l'articolo Programma, che affermava
il proposito di dare al socialismo una "elaborazione scientifica
propria" attraverso l'esame e il ripensamento degli elementi comuni
alle diverse "scuole". Il fallimento del congresso di Milano e due
consecutivi arresti del Costa determinarono tuttavia una rapida
cessazione della rivista (31 dic. 1880).
Un ultimo tentativo di organizzazione nazionale delle correnti
socialiste fu compiuto con il congresso di Chiasso (5-6 dic. 1880),
terzo della Federazione dell'Alta Italia; ma - assente il Costa - la
linea evoluzionista ne uscì battuta dalla serrata polemica
degli anarchici, guidati dal Cafiero. Il congresso di Chiasso chiuse
il quinquennio più intenso dell'attività politica
della Plebe, quello per il quale il B. fu ricordato come il
precursore del partito socialista in Italia.
Dal 1º sett. 1881 il vecchio foglio di propaganda si
trasformò in rivista mensile, e tale rimase - a parte un
breve ritorno alla periodicità settimanale nella seconda
metà del 1882 - fino alla cessazione, nel novembre 1883. In
questo periodo il B. e lo Gnocchi-Viani si diedero soprattutto ad
appoggiare il Partito operaio italiano nato a Milano nel 1882. Il B.
non fu più, nei decenni successivi, una figura di primo piano
nel socialismo italiano; le sue tracce, rade ed incerte, ce lo
mostrano partecipe alle esperienze del movimento, ma ormai estraneo
al più rigoroso clima politico e tenacemente attaccato ai
caratteri eclettici e di "libero pensiero" della sua milizia
giovanile. Nel 1894, rispondendo ad una inchiesta sul socialismo,
egli anticipava gli interessi spiritualistici che successivamente
sarebbero prevalsi in lui. Nel 1895a Milano, iniziava l'edizione di
una "Biblioteca socialista", in cui stampò o ristampò
le principali opere o raccolte di scritti del Malon: Il socialismo
(1895), La morale sociale (1897), Questioni ardenti (1902). Nelle
prefazioni, da lui redatte, il B. difendeva l'idea di "fattori
molteplici" (1902) dello sviluppo storico, attribuendo alla
concezione maloniana del "socialismo integrale" il merito di avere
"eloquentemente dimostrato... che i popoli sono spinti, a misura che
si civilizzano, se non più, certo in eguale misura, dai
bisogni dello spirito come da quelli dello stomaco" (1895). Malon
aveva quindi "umanizzato l'economia sociale" ed aveva aggiunto la
nozione di "giustizia" a quella materialistica di "necessità"
(1895), pur non dando luogo ad alcun "sistema in opposizione al
marxismo" (1902; vedi anche la prefazione del 1897).
Dopo i fatti del 1898 il B. riparò in Svizzera per sfuggire
alle persecuzioni antisocialiste. Candidato socialista a Valenza nel
marzo 1899, fu ancora una volta soccombente. Stabilitosi
definitivamente a Lugano, continuò adattendere a quella
attività di commercio e importazione in Italia di apparecchi
elettrotecnici che gli aveva consentito diaccumulare una certa
fortuna e di finanziare le sue molteplici iniziative editoriali. La
casa del B. divenne presto il luogo di ritrovo e di discussione di
amici italiani e stranieri. Da questo "cenobio internazionale laico"
uscì, nel novembre 1906, una nuova rivista bimestrale (poi,
dal gennaio 1911, mensile), il cui nome fu appunto Coenobium.
Principali promotori del Coenobium furono, col B., A. Ghisleri e G.
Rensi, che ne fu redattore capo e principale ispiratore filosofico;
tra i collaboratori, G. Gentile e G. Prezzolini, R. Murri e B.
Giuliano, N. Berdjaev, A. Gide, M. Unamuno. La problematica della
rivista va considerata nel quadro del movimento modernista e della
ricerca, tipica di quegli anni, d'una conciliazione tra scienza e
fede religiosa. Le nuove soluzioni proposte erano contraddittorie e
sincretistiche; in esse "suonava un'aspirazione irenica abbastanza
torbida e confusa per giustificare largamente la proibizione
dell'Indice" (Garin), proibizione decisa il 26luglio 1907(n. di
luglio-agosto 1907, p. 167). Analoghi i contenuti dell'Almanacco del
"Coenobium", pubblicazione annuale che dal 1908al 1914, attraverso
le più disparate collaborazioni, promosse "una specie di
Congresso delle religioni" (1912), il quale doveva riflettere "le
cento facce dell'anima moderna" (1909). Il nesso tra le precedenti
esperienze del B. e questa dei primi anni del Novecento è da
cercare nell'elaborazione di un "socialismo idealista" fondato su
valori spirituali e di religiosità laicamente intesa
piuttosto che su una filosofia materialistica (G. Rensi, n. del
gennaio-febbraio 1908, p. 3-22).
I concreti problemi posti dalla guerra libica riportarono alla luce
la sostanza etica e umanistica del socialismo bignamiano.
L'interesse politico tornò in primo piano via via che si
profilava la minaccia di una guerra europea; parallelamente, il B.
perdeva molti dei collaboratori - a cominciare dal Rensi - del primo
periodo del Coenobium, e veniva riaccostandosi al filone centrale
del socialismo riformista italiano e collegandosi con le correnti
umanistiche internazionali. La collaborazione con F. Turati e con R.
Rolland fu l'asse di questa battaglia pacifista, che si espresse
soprattutto nella rubrica Guerra alla guerra, soppressa dalla
censura (la rivista si stampava in Italia) nell'estate 1916e
riapparsa nel '17 sotto il titolo Dalla guerra alla pace. Agli inizi
del 1916 il B. fu tramite tra Oddino Morgari, ufficiosamente
incaricato dalla direzione del P.S.I. d'un contatto in questo senso,
e il segretario di Henry Ford: l'incontro avvenne a Berna (cfr.
Avanti!, n. del 23 luglio 1917).
Il Coenobium è la fonte principale per seguire l'intensa
attività del B. nel periodo della guerra. È probabile
che egli non sia stato estraneo alla preparazione del convegno
socialista italo-svizzero tenutosi a Lugano il 27sett. 1914, sul
quale tuttavia le notizie fornite dal Coenobium (n. del 30settembre
e del 31ottobre) sono assai scarse. Nei mesi seguenti il B. promosse
l'idea di una "lega dei paesi neutrali" della quale sperava che
l'Italia si facesse animatrice; il progetto ebbe risonanza europea
(da rilevare l'adesione di C. Huysmans, già segretario del
Bureau dellaII Internazionale), ma nessun seguito politico concreto
(nn. del nov-dic. 1914e s. fino al 1917). Come segretario del
comitato promotore, egli partecipò al convegno internazionale
di Berna (27-29maggio 1915), indetto dalla Ligue pour la
défense de l'humanité (n. dell'aprile-maggio 1915). Il
B. seguiva contemporaneamente con attenzione l'attività delle
correnti socialiste antimperialiste (nn. del nov-dic. 1914, del
marzo-apr. 1916, e passim); aderì al convegno e al manifesto
di Zimmerwald (vedi, in partic.,La Lotta, Imola, 10 ott. 1915);
polemizzava contro ogni sorta d'indulgenza nei confronti
dell'"inutile strage", e prospettava la drammaticità dei
problemi del dopoguerra. Deboli sono gli echi delle rivoluzioni
russe, su una rivista largamente colpita dalla censura e costretta a
sospendere le pubblicazioni nel 1918.
Per tutta la durata del conflitto il B. affiancò
all'attività pubblicistica e propagandistica l'assistenza ai
profughi, gli aiuti ai prigionieri, le ricerche dei dispersi di ogni
nazionalità.
Alla ripresa del Coenobium, di breve durata (luglio-dicembre 1919),
il B. si presentò con conclusioni nelle quali l'esperienza
bruciante e tanto sentita della guerra si traduceva in ripensamento
e radicalizzazione politica.
"L'attuale organizzazione sociale è la grande colpevole della
orrenda catastrofe": essa doveva quindi essere "trasformata dalle
fondamenta". Anche il Coenobium doveva mutare la sua impostazione,
abbandonando gli "argomenti della filosofia religiosa" e realizzando
un "nuovo piano di lavoro" intorno ai "tre aspetti della
civiltà che con la guerra mondiale è entrata nel suo
declinare": "crisi dello Stato nazionale, della ideologia
democratica e della economia capitalistica". Una maggiore
omogeneità avrebbe dovuto legare i collaboratori, sulla base
del riconoscimento del "dato storico fuori del quale, oggi, si
annaspa nel vuoto, e che cioè la situazione è
rivoluzionaria". Questi progetti, annunciati nel n. del
novembre-dicembre 1919, dovevano però restare irrealizzati,
per la definitiva cessazione della rivista. L'età ormai tarda
del B. non impedì tuttavia che egli coltivasse fino alle
ultime settimane di vita progetti di pubblicazioni socialiste.
Il B. morì a Lugano il 13 ott. 1921.