BERNASCONI Ugo

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Pittore e scrittore italiano (Buenos Aires 1874-Cantù 1960). Studiò pittura a Roma e a Parigi, dove frequentò E. Carrière. Dipinse scene di genere e paesaggi, rimanendo fedele alla tradizione della pittura lombarda ottocentesca. Come scrittore, Bernasconi ha fornito la sua prova più convincente con la raccolta di prose Uomini e altri animali (1914), che si colloca nel gusto "vociano".

 

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DBI

di Luciano Caramel

Nacque a Buenos Aires il 21 maggio 1874 da Leone e Giuseppina Pini, originari di Olgiate, presso Como. Condotto adolescente in Italia, seguì a Milano le scuole classiche e passò poi all'università di Pavia, dove iniziò gli studi matematici. Le sue prime esperienze artistiche risalgono alla metà dell'ultimo decennio dell'Ottocento: di quel tempo è un Ritratto della madre (datato 1895; Cantù, propr. Bernasconi), dominato da esigenze di obiettiva trascrizione della realtà e da una solida definizione dei volumi. Negli anni seguenti fu attratto da ricerche più complesse, soprattutto per influenza del Segantini, il cui esempio - probabilmente in gran parte mediato dal pittore milanese G. Sottocornola, che il B. frequentava con regolarità - lo stimolò a servirsi, sia pur con estrema libertà, di un linguaggio divisionistico, come prova una veduta dell'AltaValle del Piave del 1899 (Cantù, propr. Bernasconi).

Nel 1899 il B. partì per Parigi, ove conobbe Matisse e nel 1904 espose agli Indépendants accanto a Cézanne. A Parigi frequentò dapprima l'Académie Julian e poi la scuola di Eugène Carrière, sotto il cui influsso adottò una pittura quasi monocroma, bruna, che presentava figure e paesaggi entro il velo avvolgente dello sfumato (di questo periodo sono l'Autoritratto della Galleria d'arte moderna di Milano e alcuni paesaggi e ritratti conservati dai familiari a Cantù).

Rientrato in Italia nel 1905, il B. si stabilì a Roma e poi a Firenze e a Milano, interrompendo il soggiorno con lunghi e frequenti viaggi all'estero. In questi anni, dopo un primo momento di rinnovata adesione allo stile adottato a Parigi, la sua pittura, senza rinunciare alle morbidezze del Carrière (che mutano però di tono, attraverso la riscoperta della tradizione lombarda, da Leonardo al Ranzoni), riacquista progressivamente il colore, che diventa sempre più vivo e luminoso, mentre nuova evidenza prende anche la struttura plastica dell'immagine, che del resto non era stata mai del tutto trascurata, neppure nelle opere più vibranti e fuse degli anni parigini.

Parallelamente alla pittura, frattanto, il B. coltivava gli studi letterari e l'attività di scrittore, alla quale egli si dedicò fin dalla giovinezza, utilizzando la parola in funzione del ritrarre, con una attenzione al particolare fisionomico e mimico dei personaggi tale da far trasparire continuamente nella penna dello scrittore il pennello del pittore. Per la perfetta simmetria con cui l'artista riesce a riunire nella pagina ogni oggetto, ogni gesto, ogni più irriflesso tic dei personaggi, G. Bellonci (196o) ha addirittura avvicinato il B. alla odierna scuola du regard, cioè alla pura visività del nouveau roman, della quale, tuttavia, la prosa del B. - soffusa di un'intima liricità, di una calda simpatia al personaggio e alle cose che lo circondano - non ha la fredda oggettività.

Come scrittore il B. raggiunse i maggiori risultati nel volume Uomini e altri animali (stampato nel 1914 a Milano, ma composto a Parigi nel 1902): una raccolta di prose nate da esperienze di viaggio, che ebbe una certa fortuna e l'apprezzamento della critica. Già nel 1899 il B. aveva però pubblicato un altro libro di Racconti, in cui sono gli echi della vita di studente a Milano e a Pavia, e nel 1910 Precetti e pensieri ai giovani pittori, che fu la prima prova in un genere al quale egli resterà sempre affezionato, scrivendo e in parte dando alle stampe (in volume o su giornali e riviste) centinaia di massime e aforismi di vario argomento, nutriti anche dallo studio dei moralisti e pensatori francesi (Pascal, Montaigne, Bossuet, La Rochefoucauld, Vauvenargues, Joubert).

L'impegno letterario e filosofico, nel B., non va separato da quello pittorico, giacché l'abitudine alla meditazione, all'introspezione, e la predilezione per la speculazione filosofica influenzarono sempre anche la sua arte, impedendole di scivolare nel naturalismo illustrativo (egli, tra l'altro, non dipingeva mai dal vero) e dandole un caratteristico tono mentale che la allontana insieme dall'Impressionismo e dal Carrière.

Quando sopravvenne la prima guerra mondiale, il B. partì volontario. Congedato, in seguito a malattia contratta durante il servizio militare, decise di trasferirsi in campagna, a Cantù, in Brianza, dove visse austeramente ed in solitudine fino alla morte, avvenuta il 2 genn. 196o.

A Cantù il B. eseguì gran parte della sua produzione artistica: molte decine di dipinti (soprattutto ritratti di familiari e paesaggi, nei quali la sua pittura è sviluppata senza scosse e senza sostanziali novità), oggi conservati in numerose collezioni private e pubbliche (Roma, Galleria naz. d'arte moderna; Firenze, Galleria degli Uffizi; Milano, Galleria d'arte moderna; Parigi, Musée des Ecoles étrangères, nonché presso la famiglia Bernasconi). Tra i più importanti premi conseguiti dal B. si ricordano: 1937, medaglia d'oro all'Esposiz. Universale di Parigi; 1942, gran premio alla Biennale di Venezia; 1959, premio naz. "Presidente della Repubblica" dell'Accadernia di S. Luca.