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Filosofo (Dysert, Irlanda, 1685 - Oxford 1753).
Studiò a Dublino presso il Trinity College, dove fu anche
lettore (dal 1707 al 1724), insegnando di volta in volta greco,
ebraico e teologia. Ministro della chiesa anglicana (1710), nel
1734 fu nominato vescovo di Cloyne, in Irlanda. B. trascorse
lunghi periodi della sua vita a Londra e a Oxford; frequenti
furono i suoi viaggi in Europa e tra il 1716 e il 1720
soggiornò parecchi mesi in Italia lasciando anche quattro
vivaci diarî delle sue visite alle più importanti
città.
Al 1722 risale la presentazione in Parlamento di un suo progetto
di evangelizzazione degli indigeni d'America (A proposal for
the better supplying of Churches, 1724) da realizzarsi
fondando un collegio alle Bermude; ottenuto nel 1726 un
finanziamento di 20.000 sterline, B. sbarcò a Rhode Island,
sulla costa americana, nel 1729, ma dovette ben presto rinunciare
al suo progetto.
Costante nella filosofia di B. la preoccupazione di difendere
l'ortodossia della religione anglicana contro gli attacchi di
atei, deisti e liberi pensatori. Questo intento apologetico muove
le analisi che B. sviluppa della gnoseologia di Locke e della
fisica di Newton. B. guardò alla filosofia di Malebranche
come a un precedente della sua battaglia contro i pericoli
derivanti da una eccessiva fiducia nella scienza. Già nel
Commonplace book, raccolta di appunti presi da B. negli anni
1706-1708, sono rintracciabili i temi del suo attacco contro
materialisti e scettici.
Dopo avere nel 1707 pubblicato due brevi trattati matematici
(Arithmetica absque Euclide e Miscellanea mathematica), B. in An
essay towards a new theory of vision (1709) critica la nozione di
spazio implicita nel concetto cartesiano di res extensa. Contro la
concezione che lo spazio sia una proprietà intrinseca degli
oggetti B. lo considerava una nozione dipendente dai collegamenti
istituiti con i dati della vista e del tatto. La distruzione della
impalcatura teorica su cui si sorreggeva l'affermazione
dell'esistenza di una materia, per B. propedeutica all'ateismo,
continua in A treatise concerning the principles of human
knowledge (1710). B. vi nega sia il sostrato delle idee ammesso da
Locke, sia la distinzione tra qualità primarie che le cose
avrebbero indipendentemente dall'essere percepite e qualità
secondarie, sia infine l'esistenza di idee generali o astratte, la
più tipica tra le quali era quella di materia. B. riduceva
così l'esistenza di realtà o qualità alla
loro percezione (esse est percipi) e affermava che le idee sono
tutte particolari, potendo solo indirettamente divenire segno di
altre idee particolari.
Una volta dimostrata l'impossibilità di ammettere
l'esistenza della materia B. avanzava una ontologia alternativa
per rendere conto della validità delle leggi scientifiche:
uniche realtà esistenti sono gli spiriti finiti degli
uomini e lo spirito infinito di Dio; quest'ultimo si manifesta ai
primi attraverso le idee che non sono altro che un linguaggio
divino in cui gli scienziati rintracciano quelle regolarità
che enunciano nelle leggi naturali. B. riespose le linee generali
della sua filosofia nei divulgativi Three dialogues between Hylas
and Philonous (1713).
Nel De motu (1721) B. sottolineava la pericolosità per la
fede delle concezioni, proprie della fisica di Newton, di uno
spazio e tempo assoluto e di una forza gravitazionale della
materia. L'attacco contro i deisti e i liberi pensatori diveniva
diretto nel dialogo Alciphron or The minute philosopher (1732) in
cui B. difendeva il teismo delineando l'apporto che il
ragionamento analogico poteva offrire ad una dimostrazione
dell'esistenza di Dio.
Dotato di notevoli conoscenze matematiche, B. sottoponeva ad un
esame critico l'analisi infinitesimale di Newton in The analyst or
A discourse addressed to an infidel mathematician (1734) e in A
defence of freethinking in mathematics (1735).
Alla concezione del mondo meccanicistica B. finì poi con
il contrapporre nella sua ultima opera, Siris (1744), una
cosmologia di ispirazione neoplatonica che, partendo da un inno
alle virtù medicamentose dell'acqua di catrame, trovava nel
mondo una catena di esseri che risale fino al Dio sovrannaturale.
B. non mancò di intervenire in numerose occasioni a
difendere i principî politici del partito tory.
Su questa linea sono i tre sermoni sulla Passive obedience
(1712), i suoi saggi sulla rivista The Guardian (anni 1713-1714)
contro i liberi pensatori, il suo attacco ai giacobiti in Advice
to the tories who have taken the oaths (1715), il suo Essay
towards preventing the ruin of Great Britain (1721), e le ricerche
sulla economia e politica irlandesi presentate in A discourse
addressed to magistrates and men in authority (1738) e
principalmente nelle tre parti di The querist (1735-1737).
Dizionario di filosofia (2009)
Filosofo irlandese di famiglia di origine inglese (Dysert,
Irlanda, 1685 - Oxford 1753).
La vita e l’attività apologetica. Nel 1700 entrò al
Trinity College di Dublino, nel quale rimase poi come insegnante
di greco, di teologia e di ebraico; presi gli ordini nel 1709, fu
nominato più tardi predicatore dell’università. Nel
1713 si recò a Londra e fu presentato a corte dall’amico J.
Swift. Frequenti furono i suoi viaggi in Europa; in partic., tra
il 1716 e il 1720 soggiornò parecchi mesi in Italia
lasciando anche quattro vivaci diari delle sue visite alle
più importanti città.
Le opere giovanili, An essay towards a new theory of vision
(1709; trad. it. Saggio su una nuova teoria della visione); A
treatise concerning the principles of human knowledge (1ª
parte, ma rimasta unica, 1710; trad. it. Trattato sui principi
della conoscenza umana); Three dialogues between Hylas and
Philonous (1713; trad. it. Tre dialoghi tra Hylas e Philonous),
sono anche le più importanti per originalità
speculativa.
Nel 1722 presentò in Parlamento un progetto di
evangelizzazione delle popolazioni indigene americane (A proposal
for the better supplying of Churches, 1724) da realizzarsi
fondando un collegio alle Bermude; ottenuto nel 1726 un
finanziamento di 20.000 sterline, B. partì con la moglie
Ann Forster e sbarcò a Rhode Island, sulla costa americana,
nel 1729, ma dovette ben presto rinunciare al suo progetto per
mancanza di mezzi. Rientrato in patria, nel 1734 fu nominato
vescovo di Cloyne in Irlanda, dove rimase fino al 1752, quando si
trasferì a Oxford.
La negazione della materia. La principale preoccupazione di B.
è anzitutto religiosa: la sua filosofia nasce infatti
dall’esigenza di difendere la religione dagli attacchi di atei,
materialisti e liberi pensatori e di combatterli utilizzando il
loro stesso metodo empiristico. B. intende opporsi al dualismo
pensiero-materia, la cui accettazione è, a suo avviso, alla
base dello scetticismo moderno. Contro tale dualismo, B. fa una
scelta radicale: dal momento che è impossibile negare
l’esperienza della coscienza, egli imbocca la strada
dell’affermazione di un monismo spiritualistico che porta alle
estreme conseguenze la scoperta della soggettività del
reale.
Nell’Essay, muovendo dall’esame dell’origine dell’idea di
distanza, B. analizza le idee di estensione, di figura e di
movimento, che sembravano comuni alla vista e al tatto, e
perciò erano state considerate da Locke come qualità
primarie, oggettive, non meri modi nostri di percepire le cose
(come le qualità secondarie, soggettive). B. dimostra
l’eterogeneità delle idee riferite alla vista da quelle
riferite al tatto, pur riconoscendo un’associazione tra esse per
opera dell’abitudine, onde la coscienza visiva può
costruirsi un sistema di segni, per sé arbitrari, che
tuttavia simboleggiano una serie di esperienze tattili.
Questo esame critico viene ripreso e completato nel Treatise, la
sua opera principale: qui B. distrugge la distinzione tra
qualità primarie e qualità secondarie, adducendo che
sono tutte nostre percezioni o idee, ed esprime tale principio con
la formula esse est percipi. B. si rifà, da un lato, al
cogito cartesiano, cioè al pensiero autocosciente posto
come principio primo di ogni realtà; dall’altro, a Locke,
il quale dalle idee semplici (fornite dalla percezione) ricava per
sintesi idee più o meno complesse, e dal rapporto tra le
idee in generale deriva tutte le conoscenze relative al mondo
corporeo e incorporeo. Descartes però lasciava sussistere
la realtà del mondo materiale come «sostanza
estesa» del tutto eterogenea a quella
«pensante», spirituale. Così Locke, nonostante
l’affermazione che il mondo per noi reale è quello di cui
abbiamo idee, lasciava anch’egli sussistere un mondo
extrasoggettivo, presupposto a quello di cui abbiamo esperienza e
conoscenza. B. invece nega quel presupposto, e in tale negazione
sta la sua originalità.
Per B. esiste solo lo spirito: le cose esistono in quanto idee o
collezioni di idee, ma sono interne allo spirito che le percepisce
(e non esistono fuori da esso) sebbene si presentino allo spirito
come oggetti; lo stesso corpo viene dichiarato anch’esso un’idea.
B. giunge così alla negazione della materia
(immaterialismo) intesa come sostrato delle qualità
sensibili, dal momento che queste, non essendo altro che idee, non
possono esistere se non in una mente (mind). Ed esse esistono
nella mente dell’uomo perché Dio le produce in noi (le
cose, infatti, non esistendo, non possono produrle). B. pensava,
in questo modo, di aver eliminato una volta per sempre ogni motivo
al risorgere del materialismo, fondamento, secondo lui, dello
scetticismo e soprattutto dell’ateismo e dell’irreligione che si
veniva diffondendo in Inghilterra con l’Illuminismo e con il
deismo. In seguito, però, proprio dalle sue premesse
avrebbe preso spunto Hume per negare non solo la sostanza
materiale, ma anche quella spirituale e, con la critica dell’idea
di causalità, il fondamento della dimostrazione berkeleyana
dell’esistenza di Dio.
Dio e la scienza. Una volta dimostrata l’impossibilità di
ammettere l’esistenza della materia B. avanza una ontologia
alternativa per rendere conto della validità delle leggi
scientifiche: uniche realtà esistenti sono gli spiriti
finiti degli uomini e lo spirito infinito di Dio; quest’ultimo si
manifesta ai primi attraverso le idee, che non sono altro che un
linguaggio divino in cui gli scienziati rintracciano quelle
regolarità che enunciano nelle leggi naturali. B. riespone
le linee generali della sua filosofia nei divulgativi Three
dialogues.
Nel De motu (1721) B. sottolinea la pericolosità per la
fede delle concezioni, proprie della fisica di Newton, di uno
spazio e tempo assoluto e di una forza gravitazionale della
materia. L’attacco contro i deisti e i liberi pensatori viene
ripreso esplicitamente nel dialogo Alciphron or The minute
philosopher (1732; trad it. Alcifrone, ossia il filosofo
minuzioso) in cui B. difende il teismo delineando l’apporto che il
ragionamento analogico può offrire a una dimostrazione
dell’esistenza di Dio.
Forte di notevoli conoscenze matematiche, B. sottopone a un esame
critico l’analisi infinitesimale di Newton in The analyst or A
discourse addressed to an infidel mathematician (1734; trad. it.
L’analista: discorso a un matematico infedele) e in A defence of
freethinking in mathematics (1735).
Alla concezione del mondo meccanicistica B. finisce poi con il
contrapporre nella sua ultima opera, Siris (1744; trad. it. Siris,
catena di riflessioni e ricerche filosofiche sulle virtù
dell’acqua di catrame), una cosmologia di ispirazione neoplatonica
che, partendo da un inno alle virtù medicamentose
dell’acqua di catrame come rimedio contro la peste, individua nel
mondo una catena di esseri che risale fino al Dio sovrannaturale.
B. non mancò di intervenire in numerose occasioni a
difendere i principi politici del partito tory. Su questa linea
sono i tre sermoni sulla Passive obedience (1712), i suoi saggi
sulla rivista The Guardian (anni 1713-1714) contro i liberi
pensatori, il suo attacco ai giacobiti in Advice to the tories who
have taken the oaths (1715), il suo Essay towards preventing the
ruin of Great Britain (1721), e le ricerche sulla economia e
politica irlandesi presentate in A discourse addressed to
magistrates and men in authority (1738) e principalmente nelle tre
parti di The querist (1735-1737).