Edvard Beneš
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Edvard Beneš (Kožlany, 28 maggio 1884 – Sezimovo Ústí,
3 settembre 1948) è stato un politico cecoslovacco,
particolarmente importante durante il periodo di transizione del suo
paese fra l'Impero Asburgico ed il Blocco sovietico, in bilico fra
Oriente ed Occidente.
Nato in un villaggio vicino a Rakovník (60 km a ovest di
Praga), fu tra i principali collaboratori di Tomáš Masaryk
nella direzione del movimento per l'indipendenza cecoslovacca, e
allo scoppio della prima guerra mondiale svolse opera di agitazione
fra i giovani perché disertassero dall'esercito asburgico.
Rifugiatosi a Parigi, organizzò corpi di volontari per
combattere contro l'Austria, e nel 1918 divenne ministro degli
Esteri del nuovo Stato cecoslovacco. Conservò questa carica
per 17 anni, e nel 1921-22 fu anche Presidente del Consiglio. La sua
politica fu di accentuata amicizia con la Francia e l'Inghilterra, e
nello stesso tempo di costituire un blocco antiaustriaco ed
antitedesco, la Piccola Intesa, formato da Cecoslovacchia,
Jugoslavia e Romania.
Per quanto riguarda le minoranze etniche presenti nel nuovo stato
cecoslovacco, Beneš non rispettò le clausole dei Trattati di
Pace di Parigi e portò avanti una politica di assimilazione
forzata di ungheresi e tedeschi[1]. Questa politica crollò
con il patto di Monaco, in cui Francia ed Inghilterra accettarono
l'annessione della regione dei Sudeti alla Germania nazista. Beneš,
che dal 1935 era diventato Presidente della Repubblica, si dimise.
Questo comportò la fine della Prima Repubblica cecoslovacca.
Durante la Seconda guerra mondiale ricostruì a Londra il
governo cecoslovacco in esilio, e rientrò in patria nel 1945,
in una situazione molto mutata: il suo paese faceva ormai parte
della sfera di influenza sovietica, e Beneš tentò una
politica di amicizia con l'URSS e di collaborazione con i comunisti
all'interno. Voleva fare del suo Paese un ponte tra oriente ed
occidente: il colpo di Stato comunista del 1948 fece fallire il suo
difficile progetto. Messo di fronte alla nuova Costituzione
comunista, Beneš non volle firmarla, ed il 7 giugno 1948 si dimise.
Morì poco dopo di emorragia cerebrale mentre si trovava nella
sua villa di Sezimovo Ústí (Boemia del Sud).