Julien Benda

EEG, vol. 2 p-232

(Parigi 1867-Fontenay-aux-Roses, Parigi, 1956)

Letterato e filosofo francese.

Esordì come scrittore con i Dialoghi a Bisanzio [Dialogues à Byzance, 1900] e si impose con i romanzi L'ordinazione [L'ordination, 1912] e Les amorandes (1922) che lo collocano fra le correnti antiromantiche del tempo. Negli stessi anni la battaglia culturale di Benda per un ritorno al classicismo, al razionalismo, all'«intelligenza pura», si allarga in sede estetica e filosofica, in opposizione sia al bergsonismo imperante (Il bergsonismo, o una filosofìa della mobilità, 1912; Una filosofìa patetica, 1913; Sul successo del bergsonismo, 1914), sia all'estetica francese del '900 e alla sensibilità contemporanea volte all'inesprimibile, all'irrazionale, allo psicologico (Belphégor. Saggio sull'estetica francese nella prima metà del xx secolo, 1919; La Francia bizantina, 1945).

Giornalista durante la prima guerra mondiale, Benda pubblica nel 1927 il suo libro più famoso (Il tradimento dei chierici), in cui accusa gli intellettuali di aver tradito la causa della cultura per un impegno politico irrazionale. L'energica difesa dei tradizionali valori della ragione ebbe vasta eco negli anni in cui si diffondevano il nazionalismo culturale e il fascismo, cui Benda si oppose sia militando dal 1932 fra gli intellettuali antifascisti, sia con i libri Abbozzo di una storia dei francesi nella loro volontà di essere una nazione (1932) e Discorso alla nazione europea (1933); infine, con La grande prova delle democrazie (1941), riaffermava i valori democratici contro il nazismo invasore.

A partire dalla critica sociale e politica Benda aveva nel contempo maturato una più organica concezione filosofica espressa in La fine dell'Eterno (1929) e soprattutto nel Saggio di un discorso coerente sul rapporto tra Dio e il mondo (1931): tra Dio (inteso come l'essere indeterminato) e mondo (inteso come l'insieme dei fenomeni distinti) si pone un dualismo radicale espresso dalle due volontà del «Dio infinito» e del distinto. Nel mondo contemporaneo Benda vede la progressiva sparizione della volontà di ritorno al Dio infinito e perciò il prevalere del contingente e dell'irrazionale.

La sua conclusione pessimistica è che il mondo fenomenico non ha più bisogno del Dio infinito. Di ciò Benda vide una riprova nell'esistenzialismo, inteso come filosofia dell'accidentale e del caduco, al quale si oppose (Tradizione dell'esistenzialismo, 1947).

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Julien Benda (Parigi, 26 dicembre 1867 – Parigi, 7 giugno 1956) è stato un filosofo e scrittore francese.

Vita e opere

Julien Benda proveniva da una famiglia ebrea assimilata di mercanti e studiò matematica e storia.

All'inizio del XX secolo, come rappresentante del realismo, si oppose a posizioni irrazionali nella filosofia e nell'arte e nella sua opera Belphégor (1918) condannò l'emotività e l'intuizione. Perciò tra il 1912 e il 1914 fu coinvolto in una polemica con Henri Bergson e la sua filosofia di vita.

In particolare nel romanzo L'ordination (1910/1912) ed il famoso trattato La Trahison des Clercs ("Il tradimento degli intellettuali", 1927) lamentò polemicamente la tendenza degli intellettuali francesi e tedeschi nel XIX e XX secolo di tradire la loro posizione universalista, il valore della giustizia e la democrazia, e dedicarsi invece sempre più a "passioni politiche" come la lotta di classe, il nazionalismo e il razzismo. Benda criticò aspramente soprattutto i suoi compatrioti francesi Charles Maurras e Maurice Barrès.

La sua idea di "intellettuale" descrive una classe sociale: "le cui attività già dalla loro essenza non sono dirette a fini pratici; persone, che cercano soddisfazione in arte, scienza o speculazione metafisica -, in breve, nel possesso di beni immateriali" . Il termine usato da Benda in francese è clercs, che richiama ai monaci, dediti alla meditazione e alla riflessione, in contrapposizione ai laici, uomini d'azione. Come esempi di intellettuali prese Platone, Cartesio e Kant. Benda difese l'approccio temperato e spassionato della cultura classica e l'internazionalismo della tradizione cristiana. Secondo Gramsci la concezione dell'intellettuale propria di Benedetto Croce è assimilabile a quella di Benda.

Nel Discours à la nation européenne (1933) si impegnava già per una Unione Europea razionale e propugnava una ragione sovranazionale.

Durante la seconda guerra mondiale, all'instaurarsi del regime di Vichy, visse in clandestinità in modo quasi monastico. Su questo periodo pubblicò nel 1947 Exercice d'un enterré vif, juin 1940-août 1944 ("Esercizio di un sepolto vivo, giugno 1940-agosto 1944"). Nel 1942 riuscì a far pubblicare negli Stati Uniti il suo scritto La grande épreuve des démocraties (1942), in cui si opponeva criticamente al Fronte Popolare e al nazionalsocialismo.

Dopo la fine della guerra, prese posizioni nettamente contrarie a qualsiasi amnistia verso i collaborazionisti e a una riconciliazione nazionale, contrapponendosi per esempio a Jean Paulhan, che pure era medaglia al merito della Resistenza francese. Si avvicinò inoltre al Partito Comunista Francese, giungendo a giustificare le epurazioni staliniane avvenute in Ungheria.

Morì nel 1956.

Influenza

Tramite nuove edizioni della sua opera sul tradimento degli intellettuali, anche dopo la sua morte Benda provocò ripetutamente discussioni tra gli intellettuali francesi e nella sfera pubblica negli anni '50 e '70 sul ruolo dell'intellettuale e il suo rapporto con il potere nella società. In Germania la sua opera fu meno considerata, essendosi Benda rivolto anche agli intellettuali tedeschi. Negli anni '80 Edward Said si ricollegò a Benda e da una lettura controversa della sua opera sul Tradimento sviluppò la sua idea del "weltlichen Intellektuellen". Nel mondo anglosassone, Benda sembra essere poco letto al giorno d'oggi. Il Tradimento è l'unica opera tradotta in inglese. Il fatto che Roger Kimball abbia scritto l'introduzione per un'edizione del 2006 di questa traduzione suggerisce che Benda comandi un certo rispetto tra i pensatori conservatori di lingua inglese.