Battaglia dello Jütland

Enciclopedia Europea Garzanti (vol. 6)

 (Prima guerra mondiale, 1916).

Il comandante della« flotta d'alto mare » tedesca R. Scheer decise nel maggio 1916 un'azione offensiva per rompere il blocco navale inglese nel mare del Nord, le cui conseguenze cominciavano a farsi sentire pesantemente sulla Germania. Il piano prevedeva, al fine di richiamare fuori dalle sue basi la flotta britannica, una manovra effettuata da due distinte formazioni: la prima, composta da 5 incrociatori da battaglia al comando dell'ammiraglio F. von Hipper, doveva dirigersi verso nord lungo la costa dello Jutland; il grosso della flotta, al comando di Scheer (24 corazzate), avrebbe seguito a 50 miglia di distanza.

Ma il comando inglese, essendo riuscito a decifrare i dispacci radio tedeschi, ebbe tutto il tempo di disporre le proprie forze per fronteggiare l'imminente attacco. La flotta inglese dell'ammiraglio D. Beatty, composta da 6 incrociatori da battaglia e 4 corazzate, fece rotta verso il Fisher Bank, a 110 miglia a occidente dello Jutland, mentre il resto della flotta (3 incrociatori e 24 corazzate sotto il comando dell'ammiraglio J. Jellicoe) seguiva su una rotta più settentrionale. Il 31 maggio, quando le squadre di Hipper e Beatty si avvistarono, l'ammiraglio tedesco invertì la rotta verso sud con l'intento di attirare le navi nemiche verso il resto della flotta tedesca. Iniziarono così i primi duelli di artiglieria tra i due schieramenti posti su linee parallele; e in questa prima fase, durata circa un'ora, ebbero la meglio i tedeschi che affondarono due incrociatori avversari.

Quando Beatty si rese conto del pericolo che lo minacciava cambiò rotta in direzione nord, compiendo una manovra analoga a quella di Hipper per portare la flotta avversaria nella zona d'azione della squadra britannica. A questo punto la flotta di Jellicoe si spostò verso est disponendosi tra le navi tedesche e la costa dello Jutland allo scopo di chiudere alle navi avversarie la strada verso le basi di terra.

Nel tardo pomeriggio iniziò lo scontro decisivo nel quale furono affondati la nave ammiraglia di Hipper (il Ltitzow) e l'incrociatore inglese Invincible. Dopo quattro ore di violenti combattimenti la flotta tedesca riuscì con una fortunata manovra ad aprirsi un varco tra le navi nemiche e a rientrare nelle proprie basi.

La battaglia, che impegnò più di 250 navi, e nella quale gli inglesi perdettero 115.000 tonnellate di naviglio e i tedeschi 61.000 tonnellate, terminò con un esito incerto, tanto che entrambi i contendenti la considerarono come una propria vittoria.

Wikipedia

La battaglia dello Jutland (Skagerrak per i tedeschi) fu uno scontro navale avvenuto fra il 31 maggio e il 2 giugno 1916 fra le principali flotte da guerra operative nel corso della prima guerra mondiale: la Royal Navy britannica e la Kaiserliche Marine tedesca.

Premesse

Lo scontro, voluto dalla Germania per stroncare il blocco navale che affliggeva la nazione da due anni, era la risultante della corsa agli armamenti navali che aveva interessato i due paesi nei vent'anni precedenti. La flotta britannica era la prima al mondo e non temeva confronti, ma la Marina Imperiale germanica, sotto la guida dell'ammiraglio Alfred von Tirpitz, era divenuta una forza competitiva ed assai temuta dall'Ammiragliato britannico.

Ciò era costato molto in termini economici. La Germania era una grande potenza continentale, ma non rinunciava a sfidare la Gran Bretagna anche sul mare. Entrambe le flotte poi investirono su un tipo di nave la cui validità era molto discussa, vale a dire gli incrociatori da battaglia. Queste costosissime navi univano la velocità e la manovrabilità di un incrociatore alla potenza di fuoco di una corazzata, ma rispetto a questa erano più vulnerabili.

Situazione prima della battaglia

La battaglia dello Jutland o Skagerrak si fonda su una serie di errori da entrambe le parti, il primo commesso dall'ammiragliato tedesco ancor prima dell'inizio della battaglia.

L'ammiraglio Reinhard Scheer, comandante in capo della Hochseeflotte ("Flotta d'Alto Mare")  ignorava che i comandi britannici erano in possesso del codice segreto delle comunicazioni radio dello stato maggiore della marina caduto nelle mani degli Alleati nell'agosto del 1914, in seguito al cannoneggiamento e cattura del piccolo incrociatore Magdeburgh.

Dal momento che nessun ufficiale responsabile aveva avuto il coraggio di denunciare la grave infrazione ai superiori, il 30 maggio 1916, Scheer, in navigazione nelle acque dello stretto dello Skagerrak, un lungo braccio di mare tra la Danimarca e la costa meridionale della Norvegia, continuò ad usare questo codice. Decrittati i messaggi dell'ammiragliato tedesco, il capo della flotta inglese, l'ammiraglio John Jellicoe, ordinò a tre squadre di navi di linea di prendere il mare la sera stessa e di puntare ad est alla massima velocità con l'obiettivo di inchiodare e affrontare il nemico proprio nello stretto dello Skagerrak. Dall'altra parte Scheer, a bordo della Friedrich der Große, non sospettò minimamente dell'avanzata della Grand Fleet.

Le forze in campo

Il vantaggio britannico in termini numerici era netto, la Grand Fleet ("Grande Flotta"), al comando di Jellicoe, di base a Scapa Flow, all'estremità settentrionale della Scozia, disponeva di 28 corazzate monocalibro e 10 incrociatori da battaglia, mentre la germanica Hochseeflotte, con sede nella base di Wilhelmshaven, disponeva di 16 corazzate monocalibro e 5 incrociatori da battaglia. L'Hochseeflotte era comandata in una fase iniziale dall'ammiraglio Friedrich von Ingenohl per poi passare agli inizi del 1916 sotto il comando dell'ammiraglio Hugo von Pohl che lasciò a sua volta il comando all'ammiraglio Reinhard Scheer.

Battaglia

Prima fase

Verso le due di pomeriggio del 31 maggio 1916 il grosso della flotta d'alto mare tedesca avanzò da est, preceduta, di circa 50 miglia, dalla squadra dell'ammiraglio Hipper, approssimativamente sullo stesso parallelo della squadra di incrociatori da battaglia dell'ammiraglio Beatty, che salpando da Firth of Forth era giunto a destinazione prima delle altre squadre inglesi. Le formazioni avversarie avanzarono l'una contro l'altra a gran velocità nel tentativo di portarsi nella posizione di tiro più favorevole: Beatty, contando sull'arrivo del resto della flotta, intendeva circondare a poppa le navi tedesche, ma Hipper, comprendendo l'intenzione del nemico, invertì la rotta in direzione sud-est/est muovendo parallelamente agli inglesi verso il grosso delle forze di Scheer.

Poco dopo le 15.45 da una distanza di circa 18 chilometri la linea tedesca aprì il fuoco: la prima salva colpì in pieno la Lion, la nave ammiraglia di Beatty, che a causa del terribile incendio divampato a bordo venne costretta a ritirarsi quasi subito, abbandonando la formazione. I britannici risposero al fuoco procurando considerevoli danni alla Seydlitz e alla Lützow, la nave ammiraglia di Hipper, ma pur avendo colpito anche la Derfflinger e la Von der Tann, Beatty era in posizione di svantaggio rispetto ai tedeschi che, trovandosi sotto vento e con una visibilità migliore, erano favoriti nel puntamento.

Dopo aver gravemente danneggiato anche la Tiger, i tedeschi iniziano a lanciare granate dalla Lützow e dalla Von der Tann contro l'Indefatigable, colpendone il deposito munizioni. Gli incrociatori da battaglia britannici non erano sufficientemente attrezzati contro gli incendi, che dalle torrette si diffusero facilmente al deposito munizioni, così, dopo una violenta esplosione, l'Indefatigable affondò, tanto rapidamente che una torpediniera tedesca riuscì a salvare solo 3 marinai dei 1017 imbarcati.

Nel frattempo sopraggiunsero anche le 4 lente navi da battaglia al comando del contrammiraglio Evan Thomas; si trattava delle più potenti navi da guerra che avessero mai solcato i mari fino ad allora e il comando britannico era certo che la sua artiglieria da 38 cm avrebbe annientato una volta per tutte la flotta tedesca. Ma queste speranze furono deluse e lo sbalordimento fu grande nel vedere la maggior parte dei proiettili rimbalzare sulla corazzatura tedesca, senza provocare significativi danni né alla Moltke né alla Von der Tann.

Nel frattempo una colonna di fumo alta 300 metri rivelò che anche l'incrociatore da battaglia inglese Queen Mary era stato colpito. La nave si inabissò portando con sé il suo il capitano, Cecil I. Prowse", e tutti i 1266 uomini dell'equipaggio.

A mezz'ora dall'inizio dello scontro, i tedeschi avevano già affondato due incrociatori danneggiandone gravemente altri; eppure Beatty contava ancora sulla propria superiorità, credendo di trovarsi davanti all'intera flotta tedesca: non sapeva dell'avanzata di Scheer, come questi ignorava della squadra di Jellicoe, in avvicinamento con 24 navi da battaglia.

Beatty con una mossa imprevista, proprio al momento dell'arrivo delle navi di Scheer, rovesciò la situazione virando velocemente verso nord, disponendo la Grand Fleet al completo a forma di enorme arco bloccando lo Skegerrak. Il mare era agitato e benché il cielo fosse ancora chiaro un velo di foschia riduceva la visibilità; Scheer era convinto di poter finalmente realizzare il desiderio di affrontare una parte della Grand Fleet prima del calare dell'oscurità vincendola in un rapido scontro. Questa convinzione era rafforzata dalla convinzione di essere in vantaggio numerico, e proprio per questo rimase ancora più sorpreso quando si rese conto di aver davanti tutta la flotta britannica; Scheer si trovò in trappola e iniziò la seconda fase della battaglia.

Seconda fase

Verso le 18:30, i trecento pezzi d'artiglieria pesante delle grandi navi da guerra britanniche ricoprirono le unità avanzate della linea di battaglia tedesca con una fitta pioggia di proiettili. Ora erano gli inglesi a essere favoriti nelle operazioni di puntamento, giacché avendo il sole alle spalle, riuscivano a individuare distintamente le navi da guerra tedesche nel crepuscolo. Jellicoe optò per una manovra classica, il taglio della T, che prevede un accerchiamento della testa di formazione tedesca e un successivo attraversamento della T, della testa, aprendo contro il nemico fuoco su tre lati. A questo punto i tedeschi, nettamente inferiori per numero di navi, potenza di fuoco e velocità, capirono di non poter più fuggire, ma non si arresero.

Colto dalla disperazione, l'ammiraglio Scheer ordinò una manovra completamente inaspettata: nel mezzo dello scontro, l'intera linea di navi tedesche compì un'improvvisa rotazione di 180°, applicando per la prima volta in battaglia una manovra più volte ripetuta nelle esercitazioni. Con grande stupore degli inglesi, Scheer riuscì nell'intento e mentre le torpediniere tedesche partirono all'attacco, tra le violente esplosioni e gli incendi a bordo delle navi, l'intera flotta eseguì l'inversione di rotta, riuscendo ad allontanarsi davanti agli occhi del nemico e portandosi fuori gittata in meno di un quarto d'ora.

Gli inglesi rimasero increduli che i tedeschi avessero portato a compimento una manovra tanto azzardata e Jellicoe, convinto che il nemico stesse scappando verso la patria, ordinò di dirigersi in direzione sud-ovest nell'intento di tagliare la ritirata alla Hochseeflotte. Ma Scheer sorprese nuovamente gli inglesi, ordinando una seconda conversione della flotta tedesca e un attacco inaspettato, andando contro ogni regola strategica. Gli incrociatori da battaglia di prima linea alzarono la bandiera R, che sta per: "contro il nemico, speronare"; questo fece sì che quelle che erano le migliori unità della flotta tedesca, il Lutzow, il Derfflinger, il Seydlitz e il Von der Tann, si trovarono a subire ancora il fuoco concentrato da parte dell'intera flotta inglese. L'unità maggiormente danneggiata fu il Lutzow che dovette allontanarsi verso sud a bassa velocità avendo imbarcato una gran quantità di acqua a prua. Nonostante tutti i tentativi di farlo arrivare durante la notte all'ingresso dei corridoi per ritornare in porto, i tedeschi furono costretti ad evacuare e ad affondare la nave durante la notte.

Vista la situazione disperata degli incrociatori da battaglia Scheer ordinò una terza inversione a 180° che allontanoò definitivamente le due flotte per quanto riguarda gli scontri con i grossi calibri. La terza inversione di rotta allontanava però la flotta dai suoi porti. Così, l'ammiraglio Scheersi convinse che l'unico modo di sfuggire ai britannici fosse attraversare lo stretto passaggio a ovest di Horns Riff; quindi mentre stava calando l'oscurità, Scheer ordinò alla flotta di dirigere risolutamente, seguendo la rotta più diretta, verso le coste occidentali dello Jutland. Poiché nel fare questo c'era il pericolo, come in effetti avvenne, che la flotta tedesca passasse attraverso la linea della flotta inglese in pattugliamento notturno, le torpediniere avrebbero in tal caso dovuto attaccare la flotta inglese per permettere di rompere il blocco. In effetti le torpediniere tedesche sferrarono valorosi attacchi contro il centro della Grand Fleet, cogliendo completamente spiazzato Jellicoe, il quale, avendo intercettato un messaggio ingannevole in cui si faceva riferimento a sottomarini tedeschi diretti verso di lui, e ritenendo sconveniente una battaglia notturna, ordinò un cambio di rotta e puntò verso sud nell'intenzione di riprendere la battaglia il giorno seguente.

In effetti, verso la mezzanotte, le navi britanniche incrociarono la rotta tedesca e la loro retroguardia aprì il fuoco sulle unità avversarie: incrociatori e cacciatorpediniere si diedero battaglia nell'oscurità, illuminata soltanto dai fari delle navi e dal folgorio delle bordate. Poco prima dell'alba l'incrociatore corazzato britannico Black Prince venne affondato insieme a 5 cacciatorpediniere, mentre i tedeschi persero la vecchia nave di linea Pommern con 884 uomini a bordo e tre piccole cacciatorpediniere. I bagliori della battaglia notturna erano visibili a grande distanza, ma Jellicoe, credendo si trattasse di irrilevanti cannoneggiamenti tra singole unità di coda, non invertì la rotta.

Soltanto verso le 2.30 la sua armata comprese la gravità della situazione ed effettuò una conversione in direzione nord-ovest, ma era troppo tardi, in quanto la flotta tedesca, già passata a babordo e col sopraggiungere del giorno, era sparita per fare rotta verso Jadebusen e Wilhemshaven.

Risultato e conseguenze

Nonostante la superiorità inglese (la proporzione tra le flotte era di 8 a 5), gli inglesi persero il doppio delle navi e più del doppio degli uomini per un totale di 115.000 tonnellate inglesi contro 61.000 tonnellate tedesche e con 6.100 morti contro i 2.550 tedeschi.

L'alto numero di morti è spiegabile dal fatto che l'Indefatigable, l'Invincible e la Queen Mary furono colpite e affondate con un'unica fortissima salva, inabissandosi così rapidamente da impedire il recupero degli equipaggi, mentre da parte tedesca le perdite furono incredibilmente limitate; persero soltanto l'incrociatore da battaglia Lützow, la nave di linea Pommern, gli incrociatori leggeri Wiesbaden, Elbing, Frauenlob, Rostock, nonché 5 torpediniere.

Con la perdita di tre grandi incrociatori da battaglia, quattro incrociatori corazzati, due incrociatori leggeri, e tredici cacciatorpediniere la flotta britannica subì sicuramente un grave smacco, senza però che l'efficienza generale della flotta e i rapporti di forza venissero in alcun modo modificati.

Una spiegazione va riferita anche alla migliore qualità del munizionamento tedesco e, soprattutto, al fatto che le navi inglesi, progettate per operare in tutti i mari del mondo dovevano necessariamente dare maggiore importanza all'abitabilità a scapito della compartimentazione, quest'ultima era invece realizzata con molta più attenzione sulle navi tedesche, che pertanto erano in grado di incassare meglio i colpi di artiglieria messi a segno dagli inglesi.

La perdita di queste navi fu ancora più scottante, essendo stata subita in uno scontro d'artiglieria classico e per di più contro un avversario considerato impreparato per la mancanza di un'antica tradizione navale, inesperto e in svantaggio per ben due volte per numero di navi, capacità di tiro e potenza di fuoco: la battaglia scatenò una vero e proprio terremoto nella Royal Navy e nell'opinione pubblica inglese, senza che però l'Ammiraglio Jellicoe venisse esonerato dal comando.

Infatti nonostante l'evidente disparità tra le perdite in uomini e mezzi subiti, gli inglesi ottennero allo Jutland una vittoria strategica, rimanendo padroni del campo mentre la flotta tedesca riparò in porto e dietro i campi minati. Inoltre la Hochseeflotte non uscì più al completo dalle proprie basi fino al novembre 1918 e solo per compiere le clausole dell'armistizio che ne decretavano il trasferimento in Gran Bretagna.[2] Anche il 18 agosto 1916 la flotta tedesca d'alto mare, salpata quasi al completo per bombardare la cittadina inglese di Sunderland, provocare l'intervento della Grand Fleet e attirarla in una trappola, tornò alle basi non appena informata dagli Zeppelin di un concentramento di navi inglesi in avvicinamento, evitando quindi lo scontro.

Secondo alcune fonti, anche il morale della flotta tedesca era stato scosso dalla battaglia ed il timore di nuovi scontri con le forze britanniche portò i marinai al limite dell'ammutinamento.

Le navi tedesche sfidarono la Grand Fleet inglese successivamente nei mesi, ottobre e novembre 1916, nel novembre 1917 e nell'aprile 1918. Queste sortite non portarono ad alcuno scontro unicamente per un atteggiamento estremamente prudenziale dei vertici della marina di sua Maestà.[senza fonte]

Dopo la battaglia dello Jutland, gli unici danni rilevanti portati dalla marina tedesca alle navi e al commercio britannico vennero dai sommergibili, il cui uso venne intensificato nell'anno successivo riaprendo dal 1 febbraio 1917 la campagna sottomarina senza restrizioni contro le navi dirette in porti inglesi. Lo stesso Scheer, che pure non esitò a guidare nuove sortite della flotta di superficie, riteneva i sommergibili l'unico mezzo con cui riequilibrare le sorti della guerra sul mare.[3]

In seguito allo Jutland, inoltre i britannici dovettero rinunciare al blocco navale ravvicinato dei porti tedeschi, e più importante, ad una penetrazione nel Mar Baltico per appoggiare uno sbarco anglo-russo in Pomerania,a poco più di un centinaio di chilometri a nord est di Berlino. In particolare quest'ultima conseguenza del rovescio inglese, segnò la totale sconfitta della tradizionale "strategia periferica" britannica, già fallimentare nel 1915 nello stretto dei Dardanelli.