Barzellotti Giacomo

 

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Barzellotti Giacomo. - Storico della filosofia italiano (Firenze 1844 - Piancastagnaio 1917).

Prof. di filosofia morale a Pavia (1881) e a Napoli (1887) e dal 1896 di storia della filosofia nell'univ. di Roma, s'interessò specialmente della storia della psicologia artistica e religiosa. Scolaro di T. Mamiani, si dichiarò poi seguace del neocriticismo, ma non si occupò specificamente di problemi speculativi. Fu socio nazionale dei Lincei (1899) e senatore del Regno (1908). Opere principali: La morale della filosofia positiva (1871); La nuova scuola del Kant e la filosofia scientifica contemporanea in Germania (1880); Davide Lazzaretti (1885); Santi, solitari, filosofi (2º ed., 1886); Dal Rinascimento al Risorgimento (1909) e L'opera storica della filosofia (post., 1918), raccolte di saggi.

DBI

di Virginia Cappelletti

Nacque a Firenze il 7 luglio 1844. Conseguita la laurea, si dedicò all'insegnamento della filosofia. Ancor prima aveva cominciato a pubblicare saggi di argomento letterario, storico e filosofico. Nel 1865 pubblicò sulla rivista fiorentina La Gioventù (VIII, 1 [1865], pp. 65-78) lo scritto Galileo Galilei o della immortalità, e due anni più tardi la sua tesi di laurea, Delle dottrine filosofiche nei libri di Cicerone (Firenze 1867). Dal 1868, per dieci anni, fu docente di filosofia nel liceo Dante di Firenze.

Discepolo di T. Mamiani e di A. Conti, esponenti entrambi della corrente spiritualista, che lo avevano iniziato alla conoscenza delle filosofie rosminiana e giobertiana, il B. aderì al neo-kantismo, corrente che, anche in Italia, con studiosi quali F. Fiorentino, F. Tocco, A. Chiappelli e F. Masci, rivendicava l'esigenza di porre in primo piano il problema gnoseologico e rappresentava una sorta di compromesso tra il positivismo e lo spiritualismo.

Nell'opera La morale nella filosofia positiva (Firenze 1871), in cui si esponevano criticamente le dottrine etiche inglesi da Hobbes e Locke fino a H. Spencer, e in cui si negava che compito proprio del filosofo fosse la ricerca di un "sapere assoluto", di una scienza che si acquisisse "una volta per sempre", cominciava a manifestarsi l'orientamento filosofico del B., che si rivelerà sempre più chiaramente negli scritti successivi.

La morale nella filosofia positiva del B. fu citata da H. Spencer in The study of sociology (pp. 229 s. della 3 ed., London 1874), ove si sottolineava fra l'altro l'importanza attribuita anche all'estero al contributo dato dai pensatori inglesi all'elaborazione di un sistema scientifico nel campo dell'etica. Da questa citazione dello Spencer derivò un interesse per l'opera del B., che determinò una traduzione di essa in inglese, pubblicata a New York nel 1878 con il titolo The Ethics of positivism: a critical study.

Al 1873 appartiene il saggio La psicologia contemporanea e il problema della coscienza, pubblicato nella rivista Filosofia delle scuole italiane (IV, 7 [1873], pp. 165-195), di cui il B. fu assiduo collaboratore, e che era l'organo della Società promotrice degli studi filosofici e letterari, fondato a Roma nel 1870 da T. Mamiani per favorire i dibattiti tra le varie correnti filosofiche italiane.

Il saggio si riferiva a un libro di Francesco Bonatelli, esponente della corrente spiritualista, La coscienza e il meccanesimo interiore (Padova 1872), del quale il B. lodava la riuscita sintesi tra le più recenti concezioni psicologiche tedesche e inglesi e quelle della scuola italiana, rimproverando d'altra parte a quest'ultima la preoccupazione metafisica che distoglieva gli ingegni dal "ben assodare i fondamenti sperimentali". In un articolo pubblicato nella stessa rivista, Della psicologia italiana (Lettera al Professore Iacopo Barzellotti), il Mamiani contestava al B. l'accusa da lui rivolta alla filosofia italiana, sostenendo "la necessità di avere fede nella metafisica" e riaffermando la tesi che "mai dal senso e mai dal fantasma non può germogliare la idea" (IV, 8 [1873], p. 72).

Nel saggio La filosofia in Italia (Roma 1879) il B. esaminava poi le concezioni dei maggiori rappresentanti della recente tradizione filosofica italiana, dal Galluppi ai contemporanei T. Mamiani, A. Conti, F. Bonatelli. Allo stesso periodo (1878-1879) appartiene una serie di articoli, pubblicati nella Filosofia delle scuole italiane, su La critica della conoscenza e la metafisica dopo il Kant (IX, 17 [1878], pp. 299-330; 18, pp. 29-55; X, 20 [1879], pp. 129-154), dove il B. mostrava come dal criticismo kantiano rinascesse tutta "una successione di sistemi metafisici", a causa di quegli "impulsi potenti", contenuti nelle tre Critiche, che "trascinarono i discepoli al di là del punto ove il maestro avrebbe voluto fermarli" (ibid., 18, p. 31).

Nel 1880 uscì nella Nuova Antologia (16 febbr. 1880, pp. 591-630) un saggio dal titolo La nuova scuola del Kant e la filosofia scientifica contemporanea in Germania, in cui si ribadiva che "la quantità di vero, ond'è capace la scienza, aumenta indefinitamente, man mano che le cognizioni particolari si moltiplicano, componendosi a unità sempre più alta e più vera"(p. 630).

Il 24 maggio 1881 il B. iniziò a Pavia l'insegnamento universitario, e in quella occasione tenne quale prolusione al corso di filosofia morale una lezione su Le condizioni presenti della filosofia e il problema della morale (pubblicata in Rivista di filosofia scientifica, I [1882], pp. 496-525), dalla quale si rileva come nel B. sussistesse, accanto all'adesione alle teorie e ai metodi del neo-kantismo, l'adesione a taluni motivi propri del positivismo e, più precisamente, dell'evoluzionismo spenceriano, che egli studiò e conobbe non superficialmente.

Nel 1882 uscì, sempre nella Filosofia delle scuole italiane (XIII, 26 [1882], pp. 137-166), lo scritto L'idealismo di A. Schopenhauer e la sua dottrina della percezione, in cui la filosofia schopenhaueriana, che "lascia intatta la realtà empirica del mondo, ma sostiene che qualsiasi oggetto reale è condizionato dal soggetto", era definita "idealismo trascendentale". Alla dottrina dello Schopenhauer il B. dedicò anche un corso libero di storia della filosofia tenuto nell'università di Roma nel 1880 e alcuni altri saggi, tra i quali Il pessimismo dello Schopenhauer (Firenze 1878) e L'educazione e la prima giovinezza di A.Schopenhauer (Roma 1881).

L'anno dopo pubblicò Le basi della morale di H.Spencer (Roma 1882).

Ma l'opera considerata la più notevole del B. è David Lazzaretti di Arcidosso, detto il Santo: i suoi seguaci e la sua leggenda (Bologna 1885, nuova ed. con il titolo Monte Amiata e il suo profeta, Milano 1909).

Quest'opera vuole essere uno studio di psicologia religiosa: la descrizione del modo in cui si costituiscono, per proselitismo, gruppi religiosi. Alla base vi è la tesi che il sentimento religioso fa parte della natura dell'uomo e si rafforza per la constatazione "di sempre nuove deficienze morali nella storia dell'umanità". Il dato di rilevare nell'opera l'influenza delle teorie di E. Renan, dei cui scritti il B. ebbe conoscenza. Degno di rilievo per i suoi meriti intrinseci, il lavoro sul Lazzaretti è altresì significativo per aver contribuito, insieme con le opere di studiosi quali G. Trezza, T. Vignoli, A. Chiappelli, A. De Gubernatis, C. Puini, F. Finzi, F. Tocco, all'affermazione in Italia, nel periodo 1870-1900, degli studi di storia delle religioni e alla nascita di una vera e propria storiografia religiosa che, nei primi decenni del Novecento, con B. Labanca prima e quindi con R. Pettazzoni, N. Turchi, E. Buonaiuti, A. Pincherle, L. Salvatorelli, G. Tucci, G. Levi della Vida, C. A. Nallino, sarà sempre più decisamente ispirata da una metodologia scientifica.

L'anno dopo il B. pubblicò Santi, solitari e filosofi (Bologna 1886), dove presenta ritratti storici, che mostrano come le indagini in chiave psicologica gli fossero più congeniali della trattazione sistematica dei problemi filosofici.

Nel 1887 il B. lasciò la cattedra di filosofia morale a Pavia per passare all'università di Napoli, quale ordinario della medesima disciplina.

Nella prolusione tenuta quell'anno su La morale come scienza e come fatto e il suo progresso nella storia (pubblicata in Rivista italiana di filosofia, II [1887], pp. 3-33)il B. illustrava l'iinportanza della scienza nella "progressiva elaborazione" che "l'ideale del dovere" subisce nella storia attraverso i secoli.

Al 1894 appartiene lo scritto Religious sentiment and the moral problem in Italy, pubblicato nell'International Journal of Ethics di Philadelphia (IV, pp. 445-459). Il carattere della religiosità italiana era stato oggetto di studio da parte del B. anche in altri saggi, tra i quali Italia mistica e Italia pagana, poicompreso nel volumeDal Rinascimento al Risorgimento (Milano 1909). Testimonianza dell'interesse del B. per il problema religioso è inoltre il carteggio con A. Fogazzaro svoltosi tra il 1891 e il 1911. Il carteggio trasse origine dall'invio al B. da parte del Fogazzaro del testo di una sua conferenza, Per un recente raffronto delle teorie di S.Agostino e di Darwin. La tesi fogazzariana, che sosteneva l'"accordo tra la teoria del trasformismo e quella della creazione", trovò il B. del tutto consenziente (Fatini, Per la storia del problema religioso in Italia...).

Nel 1895 il B. pubblicò a Roma uno studio su Ippolito Taine. L'impostazione naturalistica del Taine, che con le differenze di razza spiegava la diversità di "attitudini individuali e morali", ricevette l'adesione del Barzellotti. Ciò costituisce un'ulteriore conferma dell'influenza sulla sua formazione culturale delle teorie meccanicistiche e materialistiche ottocentesche. Lo studio del B. fu tradotto in francese da A. Dietrich col titolo La philosophie de H. Taine (Paris 1900).

Nel 1896 il B. ottenne la cattedra di storia della filosofia nell'università di Roma, che conservò sino alla morte. Al periodo 1896-1917 appartengono: La filosofia nella storia della cultura, pubblicata nel 1897 nel primo fascicolo della rivista romana L'Italia (pp. 42-70), in cui si ribadiva la necessità, per la filosofia, di svincolarsi dal dogmatismo e di considerare peculiare la "funzione critica, noologica, di esame, di revisione normale dei principi, delle idee direttive, delle leggi e dei presupposti della umana conoscenza" (p. 61); Dal Rinascimento al Risorgimento (Milano 1909), opera che comprende numerosi saggi, alcuni dei quali già pubblicati in riviste; Di alcuni criteri direttividell'odierno concetto della storia, che restano tuttora da applicare pienamente e rigorosamente alla storia della filosofia, massime di quel periodo che va dal Rinascimento a Kant (Roma 1914); L'opera storica della filosofia, pubblicata postuma a Milano nel 1918, che contiene, oltre alla commemorazione di Jules Simon, tenuta a Roma il 10 maggio 1917, saggi ed articoli, la maggior parte dei quali erano già apparsi in riviste.

Il B. fu socio nazionale dell'Acc. dei Lincei dal 9 ag. 1899; nel 1908 fu nominato senatore del Regno. Morì a Piancastagnaio (Siena) il 19 sett. 1917.