www.sapere.it
Giurista ed economista italiano (Firenze 1879-Córdoba, Argentina,
1940). Libero docente in storia del diritto italiano, pubblicò varie
opere sulle istituzioni medievali, fra cui Il sistema della costituzione economica e sociale italiana dell'età dei comuni (1905).
Insegnò economia politica a Genova, Firenze e Roma. Sostenne il regime fascista come collaboratore di riviste (Gerarchia, Critica Fascista, ecc.) e come membro di varie commissioni di studio, ma, colpito dalle leggi razziali, perché di famiglia ebrea, dovette riparare in Argentina.
www.treccani.it
DBI
di Luciano Cafagna
Nacque a Firenze il 1°ott.1879. Compì gli studi giuridici
presso l'università di Bologna e nel 1903 conseguì la
libera docenza in storia del diritto italiano. Nel quinquennio
1901-1906 dispiegò una notevole operosità nel campo
storiografico, pubblicando varie opere e saggi sulla storia delle
istituzioni medievali (fra le quali specialmente Il sistema della
costituzione economica e sociale italiana nell'età dei
Comuni, Roma-Torino 1905), che suscitarono vivaci dissensi, tra cui
quelli, particolarmente autorevoli, di G. Volpe e di E. Besta.
Queste opere, in cui l'A. risente marcatamente l'influsso del
sociologismo di Achille Loria, sono dominate da ambizioni
sistematiche che indussero il Volpe ad annoverarlo fra gli "storici
che hanno il culto della formula". Alla concezione sociologica della
storia, dall'A. chiamata "materialismo storico" (nella quale
è fattore primigenio il fenomeno sociale dell'aumento della
popolazione), egli sostituisce una propria concezione, denominata
"naturalismo storico-sociale", per la quale l'indagine storica deve
procedere subordinando - analogamente a quanto avviene nella natura
- la descrizione dei fatti alla "gerarchia" esistente fra i diversi
ordini di tali fatti, nell'ambito dei quali sono "primigenie" le
"necessità di tutela delle energie produttive"' cioè
le necessità della "costituzione economica".
Abbandonato praticamente il campo degli studi storici (al quale si
possono ascrivere solo pochi altri saggi e scritti di occasione
degli anni più maturi), l'A. si dedicò agli studi
economici. Nel 1909 fu chiamato alla cattedra di economia politica
dell'università di Genova, ove rimase fino al 1924, per
passare a Firenze e poi (1938) a Roma.
Nel campo della scienza economica, conformemente alle vedute
sociologiche espresse nelle opere storiche, avversò le
dottrine della "economia pura"' sostenendo la necessità di un
metodo "storico-sintetico" che studiasse il fenomeno economico nei
suoi aspetti concreti, cioè nella sua effettiva combinazione
con gli altri fenomeni, dai quali non èpossibile separarlo.
Questa iinpostazione, alla quale si ispira il suo trattato Principi
di economia commerciale (Milano 1917), fu ripetutamente da lui
ripresa e sviluppata nella critica al "naturalismo ricardiano" e al
"meccanicismo paretiano" e si ritrova nel suo modo di intendere
l'economia corporativa - di cui fu tra i primi sostenitori -, non
inquadrabile per lui negli schemi tradizionali della economia pura,
ma piuttosto nell'ambito delle dottrine politiche
aristotelico-scolastiche che gli apparivano "il più solido
fondamento della scienza politica e di quella economica". Più
che i problemi della teoria economica, in senso stretto - che
toccò nei limiti dell'insegnamento accademico (vedi il corso
di Economia corporativa, nelle tre edizioni del 1929, 1937, 1939) -
interessò l'A. il ruolo dei fatti economici nel contesto
sociale. L'opera sua più impegnativa, il ponderoso lavoro
sulla Questione meridionale (Bologna 1921-22)in cui si sommano,
senza peraltro pervenire ad armonico risultato, lo sforzo di
inquadramento storico, le conoscenze econonùche, il tentativo
di valutare il reciproco xuolo dei fenomeni sociali, sembra
racchiudere, più di ogni altra, le aspirazioni scientifiche
dell'Arias.
Sostenitore del regime fascista, fu membro della commissione dei 18
per le riforme legislative (1925), membro del Consiglio nazionale
delle Corporazioni, vicepresidente dell'Accademia dei Georgofili,
collaboratore di numerose riviste fasciste (come Gerarchia, Critica
fascista, Educazione fascista)e infine deputato (1934-1939). Come
tale fu relatore su numerosi disegni di legge in materia finanziaria
e intervenne con discorsi sui problemi delle corporazioni e dei
consorzi di bonifica.
Colpito dalle leggi razziali, emigrò in Argentina e quivi
proseguì l'insegnamento dell'economia politica presso
l'università di Córdoba. Morì in questa
città il 14 ottobre 1940.