www.treccani.it
Scrittore e giornalista italiano (San Luca, Reggio di Calabria, 1895
- Roma 1956). Antifascista, collaborò al periodico Il mondo
di G. Amendola e fondò il Sindacato nazionale scrittori.
Scrisse romanzi (Vent'anni, L'età breve), ma fu soprattutto
nella forma del racconto (Gente in Aspromonte) che trovarono
l'espressione più appropriata le caratteristiche della sua
scrittura, fatta di profonde e sofferte antinomie.
Vita
Combattente della guerra 1915-18, entrò poi nel
giornalismo, come redattore del Mondo di G. Amendola, schierandosi
fra gli avversari del fascismo; fu quindi collaboratore de La stampa
per molti anni, e di altri giornali e periodici; durante i 45 giorni
del governo Badoglio diresse Il Popolo di Roma; nel 1945
fondò il Sindacato nazionale scrittori, di cui fu segretario
fino alla morte, e la Cassa nazionale scrittori.
Opere
Nel suo primo romanzo, L'uomo nel labirinto (1926), seguito a parecchi anni di distanza alle Poesie grigioverdi (1917; n. ed. accresciuta, Il viaggio, 1942) con le quali aveva esordito, già sono annunciati o in via di sviluppo i suoi atteggiamenti più tipici e i motivi fondamentali della sua tematica: una sensualità tuttavia corsa da fremiti ancestrali, che gli fa vagheggiare quale eden originario un mondo elementare, primitivo, e una razionalità e moralità profonda che lo inducono a postulare la più rigorosa coerenza fra sentire, pensare, agire; una insofferenza per ogni soprastruttura imposta dalla civiltà industriale all'antica civiltà pastorale e contadina, e un'esigenza non meno tormentosa di uscire dalla propria terra, di emigrare verso i grandi centri urbani, verso il mondo moderno e meccanico, pur affascinante nella sua crudeltà; una propensione a rifugiarsi nell'incanto dei ricordi, specie d'infanzia, e un'aperta sollecitudine per i problemi sociali e culturali, per le sorti dell'umanità, della libertà, della giustizia.
Antinomie che già sono, e più
saranno, caratteristiche anche della sua scrittura, del suo gusto:
il quale, per quella compresenza di lirismo e criticismo, di
abbandono elegiaco e di risentitezza ideologica, di idillio,
insomma, e di dramma, troverà la sua espressione più
appropriata non tanto nella forma del romanzo (cui tuttavia A.
tornerà a più riprese, tentando di conciliarla con
quella saggistica: Vent'anni, 1930; L'uomo è forte, 1938;
L'età breve, 1946), quanto nei racconti.
Racconti che,
innestando su un fondo verista, di tradizione meridionale, i modi di
un'immaginativa favoleggiante e favolosa - affinati attraverso le
esperienze del novecentismo bontempelliano e di altri "ismi"
contemporanei - vengono a essere un che di mezzo fra la narrazione
propriamente detta e la prosa evocativa, dal ritmo corale; e nei
quali tutto ha la sua radice nel vero, ma è veduto come
attraverso il velo del simbolo e il prisma della memoria, e
più che le situazioni contano le atmosfere, più che i
personaggi l'alone di luce o d'ombra che li circonda (L'amata alla
finestra, 1929; Gente in Aspromonte, 1930, la raccolta
artisticamente più ricca di A.; La signora dell'isola, 1930;
Il mare, 1934; Incontri d'amore, 1941; 75 racconti, 1955).
Congeniali al suo temperamento sono anche la forma del "viaggio"
(Itinerario italiano, 1933; Roma vestita di nuovo, postumo, 1957; Un
treno nel Sud, postumo, 1958), quella del saggio di costume (Il
nostro tempo e la speranza, 1952), e quella del taccuino, del
giornale intimo (Quasi una vita, 1950, diario degli anni 1927-1947,
importante anche dal lato documentario, che resta fra le sue cose
più alte, Ultimo diario, relativo al periodo 1948-1956,
uscito postumo nel 1959).
Postumi, a cura di A. Frateili, sono stati
pubblicati anche alcuni suoi romanzi, incompiuti o non rifiniti:
Belmoro (1957), Mastrangelina (1960), Tutto è accaduto
(1961), questi ultimi due formanti trilogia con L'età breve,
e una raccolta di racconti, fra inediti e già editi, La
moglie (1963).