Q 8 § 59
1 A proposito del libro di Giambattista Marchesi, citato nel testo,
B. Croce aveva svolto alcune considerazioni di carattere generale,
su cui si era fermata probabilmente l'attenzione di Gramsci:
«Giova studiare codesta produzione inferiore, che i posteri
sogliono quasi totalmente obliare? Si, certamente. Se
l'esclusione di un materiale di tanto volume dalla storia letteraria
ha le sue buone ragioni, è anche vero che l'esclusione
è spesso fatta alquanto sommariamente, per giudizio militare,
seguendo la voce pubblica o lasciandosi condurre da un certo fiuto
più o meno sagace; onde sorge il desiderio che il processo
venga riveduto, che si ripari a qualche possibile ingiustizia, che
l'esclusione ad ogni modo riesca convenientemente giustificata. E
poi quella produzione rozza e incoerente è pure un documento
di storia, mostrandoci tendenze, predilezioni, condizioni di spirito
delle generazioni passate ed informandoci su fatti e costumanze; e
serve a lumeggiare la storia della civiltà, anzi per questo
tramite offre altresì indicazioni, che concorrono a spiegare
i precedenti delle grandi opere letterarie» (Conversazioni
critiche, serie II cit., p. 238).