Q 7 § 16
1 Cfr Trotzki, La mia vita cit., pp. 155-56: «Alla sua maniera
imprecisa e trasandata, Lunaciarski definì in seguito la mia
tendenza rivoluzionaria così: "Il compagno Trotzki pensava (1905)
che le due rivoluzioni, la borghese e la socialista, non fossero,
è vero, una cosa sola, ma tanto strettamente connesse da
formare una rivoluzione permanente. Entrando col rivolgimento
borghese in un periodo rivoluzionario, la parte dell'umanità
costituita dai russi e tutto il resto del mondo non potranno uscir
più da questo periodo, fino al compimento della rivoluzione
sociale. È innegabile che nel formulare quelle idee, Trotzki
dimostrò molto acume, anche se sbagliò di 15 anni".
L'osservazione sull'errore di 15 anni non ha acquistato in
profondità per essere stata ripetuta da Radek. Nel 1905 le
nostre previsioni facevano assegnamento sulla vittoria della
rivoluzione, non sulla disfatta. Allora non abbiamo raggiunto
né la repubblica, né la riforma agraria, né la
giornata di otto ore. Forse che ci siamo ingannati ponendo queste
richieste? La sconfitta della rivoluzione ha rovesciato tutte le
nostre prospettive, non solo quelle che avevo elaborato io. Non si
trattava allora di fissare le epoche della rivoluzione, ma di
analizzarne le forze intrinseche, di prevederne lo sviluppo nel suo
insieme».
2 «Tattica del fronte unico» fu detta la linea politica
di unità di azione della classe operaia ufficialmente
adottata dall'Internazionale comunista nel periodo che va dal III
(1921) al VI Congresso (1926). Le tesi «sul fronte unico
operaio», il cui contenuto era già implicito nelle
conclusioni del III Congresso dell'Internazionale comunista, furono
approvate nell'Esecutivo allargato riunitosi a Mosca nei giorni 24
febbraio 4 marzo 1922. Ulteriori precisazioni sulla «tattica
del fronte unico» furono indicate nella risoluzione approvata
al IV Congresso dell'Internazionale comunista, del novembre 1922. Vi
si affermava: «Compito fondamentale della tattica del fronte
unico è l'unificazione sul terreno del1'agitazione e
dell'organizzazione delle masse operaie. A una vera applicazione
della tattica del fronte unico si può giungere solo dal
basso». I comunisti non avrebbero rinunciato alle trattative
con i dirigenti «dei partiti operai avversari», ma
ritenevano necessario informare le masse sulle stesse trattative. Su
questo argomento ctr Milos Hajek, Storia dell'internazionale
comunista, 1921-1935 Editori Riuniti, Roma 1969, cfr in particolare
pp. 18 sgg. Sul modo in cui la tattica del «fronte
unico» venne intesa da Gramsci nel periodo in cui fu alla
guida del pci cfr Un esame della situazione italiana (relazione alla
riunione del comitato direttivo del partito comunista, del 2-3
agosto 1926, ora in CPC, 113-2; vi si legge tra l'altro: «Per
tutti i paesi capitalistici si pone un problema fondamentale, quello
del passaggio dalla tattica del fronte unico inteso in senso
generale, a una tattica determinata che si ponga i problemi concreti
della vita nazionale e operi sulla base delle forze popolari cosi
come sono storicamente determinate» (p. 123).