Q 6§ 46
1 L'episodio a cui Gramsci accenna in questo passo, e che altrove
nei Quaderni è ricordato come «affare Bollea»,
è in realtà precedente allo scoppio della prima guerra
mondiale. Esso è collegato al proposito del professor L.
Cesare Bollea di pubblicare nel 1912 una raccolta di documenti degli
anni 1854-86 contenenti le relazioni epistolari tra il Cavour, il
Nigra, Napoleone III, Girolamo Napoleone, Vittorio Emanuele II,
Massimo d'Azeglio e altri, a proposito della spedizione di Crimea,
del convegno di Plombières, della cessione di Nizza e della
Savoia e della spedizione dei Mille. Il ministero degli interni
tentò di impedire tale pubblicazione con il pretesto che i
documenti rivelavano segreti di Stato, ma in realtà,
probabilmente, perché essi gettavano una luce eccessivamente
realistica sulla tradizionale oleografia risorgimentale.
L'abitazione del Bollea venne perquisita e due mandati di
comparizione furono spiccati contro di lui. La pubblicazione venne
per allora impedita nonostante un'ordinanza del Tribunale di Torino
del 20 marzo 1913 dichiarasse il non luogo a procedere contro il
professor Bollea, non costituendo reato i fatti a lui attribuiti. La
raccolta Bollea venne resa nota da Ferdinando Gabotto che la
pubblicò sotto il proprio nome (avvertendo in una nota di
averla ricevuta dalle mani di un amico) nella rivista «Il
Risorgimento Italiano», nuova serie, vol. IX, fasc. 1-2, pp.
1-544, Bocca, Torino 1916. Solo dopo la guerra il Bollea
ripubblicò in volume col proprio nome l'estratto della
rivista. Notizie su questa vicenda sono nella introduzione a questo
volume, scritta dal Bollea. È anche da vedere, oltre alle
cronache dei giornali del tempo, lo scritto di L. Cesare Bollea,
Come fu compilato l'epistolario di L. C. Fa-rini (da rivendicazione
postuma dellonore di un onesto), in «Bollettino
storico-bibliografico subalpino», Supplemento Risorgimento,
fasc. 1, pp. 68-89, Torino 1912. Cfr anche nota 3 al Quaderno 3
(XX), § 38.