Q 6 § 26

1 Gramsci si riferisce qui evidentemente alle cronache teatrali da lui scritte sull'«Avanti!» tra il 1916 e il 1920 (quindi non solo durante la guerra). Si tratta in particolare delle critiche alla rappresentazione dei seguenti lavori di Pirandello: Pensaci Giacomino (24 marzo 1917), Liolà (4 aprile 1917), Cosi è (se vi pare) (5 ottobre 1917), Il piacere dell'onestà (2 novembre 1917), A' berritta ccu li ciancianeddi (27 febbraio 1918), Il gioco delle parti (6 febbraio 1919), L'innesto (29 marzo 1919), La ragione degli altri (13 gennaio 1920), Come prima, meglio di prima (8 aprile 1920), Cecé (16 dicembre 1920).

2 Dell'insuccesso della prima rappresentazione di Liolà Gramsci si era già occupato nella citata cronaca teatrale dell'«Avanti!» del 4 aprile 1917. Un altro accenno è anche nella cronaca teatrale del 29 marzo 1918, dove Liolà di Pirandello è ricordata come «una delle piti belle commedie moderne che la sguaiata critica pseudomoraleggiante ha fatto quasi del tutto ritirare dal repertorio» (LVN, 322). Sullo stesso argomento Gramsci ritorna anche nel Quaderno 14 (1), § 15, p. 8.

3 Cfr «La Civiltà Cattolica», 5 aprile 1930 (anno LXXXI, vol. II), pp. 22-57: nella rubrica 'Rivista della stampa' (Lazzaro ossia un mito di Luigi Pirandello). Pirandello vi è definito «maestro di incredulità e d'immoralità, esiziale alla gioventù già traviata dall'invadenza, materialistica o idealistica, dell'arte e della filosofia moderna».