Q3 § 89

1 La falsa notizia del ritrovamento dei libri perduti di Tito Livio fu oggetto di una campagna giornalistica, tra i primi di agosto e i primi di ottobre del 1924. Il dottor Mario Di Martino - Fusco (il professore di cui Gramsci non ricordava il nome), direttore della rivista «Mouseion», aveva lasciato credere di aver ritrovato tra i manoscritti di conventi napoletani le deche perdute di Livio. La voce fu raccolta e resa pubblica, ai primi di agosto, «sulla fede del dr. Di Martino», dalla «Rivista indo-greco-italica», diretta da Francesco Ribezzo. La storia passò poi sui giornali, e poiché altri studiosi, anche autorevoli, sembravano disposti ad accreditare la notizia della sensazionale «scoperta», il ministero della pubblica istruzione ordinò una inchiesta, che fu affidata a Fausto Niccolini. Il De Martino, che aveva lasciato correre la notizia senza smentirla, fu costretto a dichiarare che si era trattato di un equivoco. Al giornale americano «Chicago Daily News», che aveva chiesto chiarimenti, Benedetto Croce rispose con un telegramma, pubblicato su «La Stampa» di Torino, dell'11 ottobre 1926 (ora in Pagine sparse, Laterza, Bari 1960, vol. II, pp. 269-70). Una rievocazione minuziosa di tutto l'episodio è stata poi fatta da Fausto Niccolini in un opuscolo (fuori commercio) del 1954, La farsa liviana, compreso ora in Fausto Niccolini, Il Croce minore, Ricciardi, Milano-Napoli 1963, pp. 193-248.