Q 1 § 25
1 Cfr Achille Loria, Le influenze sociali dell'aviazione, in «Rassegna contemporanea», gennaio 1910 (anno III, fase. I), pp. 20-28; ristampato in Verso la giustizia sociale (Idee, battaglie ed apostoli), vol. II: Nell'alba di un secolo (1904-1915), Società editrice Libraria, Milano 1915, pp. 379-86 (in questa ristampa lo scritto porta il sottotitolo Verità e fantasia). Questo articolo di Loria è più volte ricordato nelle vecchie polemiche di Gramsci citate nella nota precedente al n. 3 (cfr SG, 114), al n. 5 (cfr Scritti 1915-21 cit., pp. 49-50), al n. 14 (cfr CFC, 422-23); in quest'ultimo testo si cita anche il seguente passo dello scritto loriano: «Al pari dei vincoli protettori (protezionismo) la nuova invenzione (l'aviazione) abbatterà tutti i vincoli che fin qui asserragliavano l'uomo, e gli consentirà così, per la prima volta, una intera ed attuosa libertà! Ne verrà anzitutto spezzato quel vincolo invisibile e tuttavia onnipossente che incatena l'operaio al capitale. Oggi infatti il lavoratore, il quale si ricusi a servire in qualità di salariato, a profitto di un capitalista, non ha altra prospettiva all'infuori della morte per inanizione, o la reclusione nell'ospizio o nel carcere. Ma tutto ciò muterà d'improvviso, quando l'operaio, riluttante ad entrare nella fabbrica, o bandito da questa, troverà un aeroplano o un dirigibile che lo innalzi fra gli spazi. Voi direte per certo, con quel sorriso ironico che tutto agghiaccia ed uccide, che i liberi spazi non danno da mangiare. E perché no? Ma perché sui venturi aeroplani non potranno disporsi delle fronde e del vischio, così da creare delle formidabili uccellande, le quali assicurino agli aerei viaggiatori un alimento copioso e gratuito? Ed ecco allora che l'operaio, refrattario alla fabbrica, potrà lautamente satollarsi e sfuggirà vittoriosamente agli imperi dell'imprenditore capitalista. Che diverrà allora il dogma economico, che il capitalista è necessario all'operaio, che questi non può vivere senza di quello? Anche questa costruzione teorica crollerà al par di legno infradicito e dovrà dar luogo alla nuova e affatto diversa teorica dei rapporti fra capitale e lavoro...» (cfr «Rassegna contemporanea» cit., p. 22; il corsivo è di Gramsci).
Questo articolo di Loria
è ricordato anche in una lettera a Giulia del 2 maggio 1927
(cfr LC, 88).
2 Riferimenti a questa «teoria» del Loria sono
già nell'articolo citato da Gramsci nel «Grido del
Popolo» del 19 gennaio 1918 e nel trafiletto di 'Sotto la
Mole' del 6 settembre 1918 (cfr l'elenco della precedente nota 1).
Non risulta tuttavia che di questo argomento Loria si sia occupato
nella prefazione alla prima edizione del Corso di economia
politica o in altra occasione simile. Un esatto riscontro dei
riferimenti di Gramsci (anche di quelli più estesi
contenuti nel corrispondente testo C) si può trovare invece
in un articolo di Loria, Sensualità e misticismo, in
«Rivista Popolare di Politica, Lettere e Scienze
sociali», 15 novembre 1919 (anno XV, n. 21), pp. 577-78; cfr
ad esempio: «L'illustre direttore di questa rivista, che
è medico, avrà potuto constatare molte volte per
esperienza la verità di quanto io sto per affermare: che
gli abusi della sessualità, o le malattie che da questa
provengono, esercitano una influenza debilitante sulla psiche e la
predispongono alle idealità ascetiche e superstiziose;
donde questo sibilante paradosso, che i più fervidi
sostenitori delle idealità morali si trovano per l'appunto
fra gli individui più deteriorati dalla dissolutezza e dal
contagio sessuale. Gli è perciò che il materialismo,
in tutte le sue manifestazioni, incontra i più roventi
avversari fra i sifilitici, gli spinitici, fra i perseguitati e i
martoriati di Venere»; «Quando nel 1885, io mi permisi
di esporre, in un discorso inaugurale all'Università di
Siena, la teoria economica della costituzione politica, una sola
tra le autorità presenti alla cerimonia non venne, come di
prammatica, a stringermi la mano, ma all'opposto, usci
ostentatamente dall'aula, appena finito il discorso, manifestando
la sua irritazione scandalizzata, contro la imprudenza di chi
osava enunciare teorie così immorali da una cattedra
universitaria. Pochi mesi più tardi quel fiero moralista,
moriva d'un accidenti che lo aveva colpito mentre trovavasi (come
dire?) nella posizione del re di Bitinia con Atlante»;
«Si, è la sifilide che recluta la grande armata della
reazione, è dessa la Giovanna D'Arco dell'oscurantismo. Si,
hanno pur ragione i medici, quando ci parlano di sifilide
costituzionale, poiché è questa davvero la
più grande e preziosa alleata dei partiti costituzionali,
la grande tutrice dell'ordine pubblico e la previdenziale difesa
contro le tendenze sovversive e rivoluzionarie. Una notte di
Parigi vai contro queste dottrine più che non possano tutte
le somme di S. Tommaso, e la legge Crispi ha fatto più per
la causa dell'ordine che un reggimento intero di
poliziotti». Quasi certamente Gramsci aveva a suo tempo
preso conoscenza di questo scritto del Loria attraverso un
articolo di Umberto Ricci, Rapporti fra idealismo, misticismo e
malattie veneree scoperti dal prof. Achille Loria, pubblicato su
«La Voce», 17 febbraio 1910 (anno 11, n.10), pp 269-70
(in questo articolo sono riprodotti ampi stralci dello scritto
citato di Loria). In un numero successivo della «Voce»
(anno 11, n. 12, 3 marzo 1910) è segnalato anche un altro
articolo di Umberto Ricci, Achille Loria uccellatore, pubblicato
dal «Giornale degli economisti» (gennaio 1910),
«dove assai lepidamente si commenta la soluzione della
questione sociale per mezzo dell'aviazione, ultima idea geniale
del piacevole scienziato di Padova» (cfr su questo argomento
la precedente nota 2). Un'allusione a questa «teoria»
di Loria è anche in uno scritto di Croce del 1911: cfr
Benedetto Croce, Cultura e vita morale cit., p. 154.
3 Cfr, nell'articolo citato del «Grido del Popolo»
del 19 gennaio 1918: «Leggendo gli scritti di Achille Loria
chi ha vivo il senso della critica si domanda se ha da fare con un
pazzo melanconico o con un uomo d'ingegno. Perché in Loria
c'è l'uno e l'altro. Sprazzi di luce e tenebrore idiota, lavoro coscienzioso e
melensaggine incredibilmente profonda. Nel suo pensiero manca ogni
congruenza: l'autocritica è negata al suo raziocinio
sgangherato» (Scritti 1915-21 cit., p. 49).
4 Il titolo del settimanale in cui appare l'articolo di Loria qui
citato non è «Proda» o «Prova», ma
«La Difesa», come risulta anche da un corsivo di
Gramsci pubblicato nell'edizione piemontese
dell'«Avanti!» del 17 settembre 1918 (nella rubrica
'Sotto la Mole'; cfr SMy 437-38): «Nel suo ultimo studio
(trentadue linee di stampa nel periodico settimanale "La Difesa",
che si stampa a Torino ogni venerdì e pubblica i versi del
cav. Esuperanzo Ballerini, economo generale del regio economato
generale dei benefizi vacanti) il cav. uff. prof. dott. Achille
Loria segna una nuova conquista della verità sull'errore,
della luce sulle tenebre, della sapienza sulla inerte e cieca
ignoranza: egli acquisisce alla storia le cause della
conflagrazione mondiale. La guerra è una conseguenza della
sifilide. Infatti: noi troviamo che "i tre grandi assertori della
libertà e del positivismo, Lloyd George, Clemenceau e
Wilson, emersi prima della procella, ascendono ora verso il
periodo - mentre i tre incarnatori del misticismo e della
tirannide, lo czar, il kaiser e l'imperatore austriaco scendono al
lugubre occaso". Lo czar solo per uno scherzo della natura fu per
tanti anni alleato della Repubblica francese; la natura si
stancò di scherzare (ogni bel gioco dura poco) e "il triste
messere fu inabissato per sempre". L'antitesi si delineò
con precisa evidenza: da una parte lo spiritualismo, ossia il
misticismo, ossiano il kaiser e l'austriaco imperatore; dall'altra
il positivismo, ossia il materialismo della storia, ossia la
libertà, ossiano Lloyd George, Clemenceau, Wilson. Ora che
cosa sono lo spiritualismo e il misticismo, e quindi cosa è
la tirannide? Portati dalla sifilide, come il dott. prof. uff.
comm. Achille Loria ebbe il giubilo di scoprire a Siena, quando,
ancora fresco delle sue pubblicazioni sul materialismo storico e
prima che Federico Engels dimostrasse che egli aveva saccheggiato
Carlo Marx, vi tenne la prolusione a un corso universitario e
tutti lo acclamarono, eccettuato un mistico morto dopo qualche
mese di sifilide». Cfr Achille Loria, I nostri voti, in
«La Difesa», Torino, 6 settembre 1918 (anno 1, n. 2).
Sul rapporto tra misticismo e sifilide cfr qui la precedente nota
5.
5 Contro questo articolo di Loria (Il nostro dovere, in
«Gazzetta del Popolo» del 16 maggio 1917: nel testo
del Quaderno è inesatta la datazione del '19 o '20 ripresa
nel testo C con l'indicazione «18 o anni successivi» )
Gramsci aveva già polemizzato in un articolo apparso
nell'edizione piemontese dell'«Avanti !» del 17 maggio
1917, La scala d'oro di Achille Loria (ora in SG, 112-14). In
questo articolo è citato il seguente passo dell'articolo di
Loria:
«Assisteteci, dunque, ve ne scongiuro, o fratelli carissimi
di lavoro, di aspirazioni e di fedi, ad erigere la bella
città politica delle nazioni libere e rigenerate, ed avrete
con ciò stesso spianato il cammino agli artefici della
città sociale da noi tutti ardentemente sognata, e
troverete nei compagni ieri faticanti a voi dappresso al fuoco
delle trincee altrettanti devoti e riconoscenti collaboratori.
Aiutateci a collocare i primi gradini della scala d'oro, sui quali
si assida la fraternità delle Nazioni, e noi vi
soccorreremo a collocare i gradini superiori della scala, a
raggiungere il vertice luminoso di equità universale, ad
erigere in fine, sui ruderi delle inimicizie secolari, una
umanità benedetta dal triplice nume della pace, della
giustizia e dell'amore».
6 Cfr Corrado Barbagallo, Economia antica e moderna, in
«Nuova Rivista Storica», settembre-dicembre 1928 (anno
XII, fase. V), pp. 465-85, e gennaio-febbraio 1929 (anno XIII,
fase. I), pp. 27-44.
La tesi di Barbagallo, che tendeva ad annullare ogni differenza
sostanziale tra sistemi economici delle varie epoche storiche, fu
contestata nella stessa rivista da Giovanni Sanna: cfr Giovanni
Sanna, Intorno alla economia antica, e moderna e alla
razionalità della storia, in «Nuova Rivista
Storica», maggio-agosto 1929 (anno XIII, fase. III-IV), pp.
245-54. La risposta di Barbagallo a cui allude Gramsci è
nel successivo numero della stessa rivista: cfr Corrado
Barbagallo, Dalla economia antica alla irrazionalità della
storia, ivi, settembre-ottobre 1929 (anno XIII, fase. V), pp.
385-97.
Nell'esemplare di questo numero della rivista letto da Gramsci in
carcere l'articolo di Barbagallo reca numerose sottolineature e
segni a margine chiaramente per mano di Gramsci.