1 Angelo Brofferio, Storia del Piemonte dal
1814 ai giorni
nostri, parte III, vol. I: Regno di Carlo Alberto, Torino 1850, p.
76:
«Il vescovo d'Acqui, nel 1847, faceva rapire nel seno di una
famiglia
israelitica certa Giuditta Moval disgraziata fanciulla colpita da
demenza col pretesto che avesse manifestato qualche inclinazione
al
Cristianesimo. E nessuna potestà giudiziale o
amministrativa seppe mai
chiamare all'ordine monsignore il quale riuscì a far
mettere le mani
addosso alla madre e a due fratelli della rapita perché si
lagnavano
del barbaro atto. Un'altra giovane di anni 13 per nome Colomba
Levi
strappavasi con crudeli artifizi alla casa paterna e dallo stesso
vescovo di Acqui si occultava presso una santa donna che, separata
dal
marito, viveva in evangelica intimità con un canonico.
Né le lacrime
della fanciulla, né il disperato dolore del padre e della
madre, né le
istanze della Congregazione Israelitica presso tutti i Magistrati
della
capitale valsero ad ottenere mezz'ora di colloquio colla
prigioniera.
Monsignore non rispondeva che questo: "Maria Vergine vuol chiamare
a sé
quella povera creatura: nessuno ardisca opporsi a Maria
Vergine"».
2 La famiglia di Raffaele Ottolenghi era
effettivamente
originaria di Acqui: il fatto che Gramsci abbia rettificato
esattamente
il nome della località indicato in un primo momento (Alba),
fa pensare
che abbia avuto modo di controllare il testo, che deve aver avuto
per
le mani comunque, come risulta dagli appunti successivi dei
§§ 21, 22,
23. Non sembra però che questi volumi siano appartenuti a
Gramsci, né
sono comunque conservati tra i libri del carcere.