INDIPENDENZA ITALIANA, GUERRE PER L'
(1848, 1859 e 1866). Furono combattute contro il principale
avversario dell'unificazione italiana: l'impero asburgico. Alla
prima, avviata dal re di Sardegna Carlo Alberto il 23 marzo 1848 in
seguito alle insurrezioni di Milano e Venezia, parteciparono anche
truppe provenienti dallo Stato della Chiesa, dal Granducato di
Toscana e dal Regno delle Due Sicilie (poi ritirate fra l'aprile e
il maggio). Con le prime vittorie (Pastrengo, Goito), gli italiani
avevano costretto il maresciallo Radetzky a una ritirata strategica
nelle fortezze del "quadrilatero", una delle quali, Peschiera, cadde
il 30 maggio. Sul finire di maggio, rinforzato dalle truppe fresche
di L. Nugent, Radetzky passò alla controffensiva, sbaragliando a
Custoza (23-25 luglio) l'esercito sardo. Il 5 agosto, Carlo Alberto
si ritirò oltre il Ticino e il 9 il generale Salasco firmò
l'armistizio.
Riprese le ostilità il 20 marzo 1849 dietro le forti pressioni del
ministero Chiodo-Rattazzi, i piemontesi, comandati dal generale
polacco W. Chrzanowski, subivano una pesante sconfitta a Novara (23
marzo), che imponeva un nuovo armistizio (24 marzo) e spingeva il re
ad abdicare in favore di Vittorio Emanuele II.
La Seconda guerra d'indipendenza ebbe per protagonista l'alleanza
franco-piemontese, concertata da Cavour a Plombières (1858). In base
alle clausole dell'accordo, la Francia s'impegnava a scendere in
campo a fianco dello stato sardo in presenza di precise provocazioni
austriache. Nel 1859, al crescente attivismo filoitaliano del
Piemonte, rifugio dei patrioti braccati dall'Austria, il governo di
Vienna rispose con un ultimatum, respinto da Cavour (26 aprile).
Scattata l'alleanza, Vittorio Emanuele II e Napoleone III batterono
gli imperiali a Magenta (4 giugno), entrarono a Milano (8 giugno) e
infine, il 24 giugno, trionfarono definitivamente a Solferino e a
San Martino. Le sollevazioni della Toscana e delle legazioni
spinsero però l'imperatore francese, timoroso per lo stato
pontificio di cui si professava protettore, a non procedere sulla
via di Venezia e a firmare l'armistizio con Vienna (Villafranca, 11
luglio). Le sue condizioni, che violavano in parte gli impegni
francesi, vennero ratificate nella pace di Zurigo, con cui il Regno
di Sardegna annetteva la Lombardia, consegnatagli da Napoleone III
al quale l'Austria l'aveva ceduta.
La terza guerra, nel 1866, fu propiziata dall'alleanza, in funzione
antiaustriaca, stretta dal nuovo Regno d'Italia con la Prussia
bismarckiana. Le operazioni belliche, svoltesi fra giugno e agosto,
si trasformarono in un disastro per le armi italiane, sconfitte a
Custoza (24 giugno) sotto il comando di A. La Marmora e nella
battaglia navale di Lissa (20 luglio), sotto l'ammiraglio Carlo
Persano. Solo Garibaldi colse un significativo successo a Bezzecca,
nel Trentino (21 luglio). Grazie alla straordinaria potenza dei
reggimenti prussiani, tuttavia, l'Austria fu definitivamente battuta
a Sadowa, il che consentì all'Italia di ottenere l'annessione del
Veneto, ancora una volta consegnatogli formalmente da Napoleone III
previo plebiscito (pace di Vienna).