CAPITOLO LV - QUARTO GIORNO DI PRIGIONIA

 

 

Il giorno seguente, allorché Felton entrò da Milady, la trovò in piedi sopra una poltrona con in mano una corda formata da alcuni fazzoletti di batista lacerati a strisce, intrecciati e legati l'uno all'altro: al rumore ch'egli fece aprendo la porta, Milady saltò leggermente giù dalla poltrona e cercò di nascondere dietro la schiena quella corda improvvisata. Il giovanotto era più pallido del solito ed i suoi occhi rossi per l'insonnia dimostravano che aveva passato una notte febbrile. Tuttavia, la sua fronte era armata di una serenità più austera che mai. Si avvicinò lentamente a Milady, che si era seduta, e prendendo un capo della treccia mortale che ella, per distrazione, o forse di proposito, aveva nascosta in modo che facesse capolino, domandò freddamente: "Che cos'è questa, signora?" "Niente" rispose ella sorridendo con quella espressione dolorosa che sapeva così bene imprimere al suo sorriso "la noia è la mortale nemica dei prigionieri; mi annoiavo e mi sono divertita a intrecciare questa corda." Felton alzò gli occhi al punto del muro davanti al quale aveva trovata Milady in piedi sulla poltrona su cui era seduta in quel momento, e al di sopra della testa scorse un gancio dorato infitto nel muro, per appendervi abiti o armi. Egli trasalì, e la prigioniera vide quel trasalimento, giacché, pur tenendo gli occhi bassi, non si lasciava sfuggire nulla. "Che cosa facevate in piedi su questa poltrona?" chiese. "Che ve ne importa?" rispose Milady. "Ma" riprese Felton "desidero saperlo." "Non interrogatemi" disse la prigioniera "sapete bene che a noi, veri cristiani, non è permesso mentire." "Ebbene, io" disse Felton "vi dirò ciò che facevate, o, meglio, ciò che stavate per fare; voi stavate per compiere l'atto fatale che maturate nello spirito; ma ricordate, signora, che se il nostro Dio ci proibisce la menzogna, ci proibisce anche e ben più severamente il suicidio." "Quando Dio vede una delle sue creature ingiustamente perseguitata, posta tra il suicidio e il disonore, credete pure, signore" rispose Milady con tono di profonda convinzione, "che Egli assolve il suicida perché in tal caso il suicida è un martire." "Voi dite o troppo o troppo poco; parlate, signora, in nome di Dio, e spiegatevi." "Come volete che vi racconti le mie disgrazie per vederle considerate come fole, che vi parli dei miei disegni perché andiate a rivelarli al mio persecutore! No, signore; d'altronde, che cosa può importarvi della vita o della morte di una povera condannata? Voi non dovete rispondere che del mio corpo, non è vero? E purché facciate vedere un cadavere che si riconosca essere il mio, nessuno vi chiederà di più e fors'anche avrete una doppia ricompensa." "Io, signora!" esclamò Felton "voi supponete che io possa accettare il prezzo della vostra vita? Oh! Voi non pensate ciò che dite!" "Lasciatemi fare, Felton, lasciatemi fare" disse Milady con esaltazione "ogni soldato è ambizioso, è vero? Voi siete tenente, ebbene! Seguirete il mio funerale col grado di capitano." "Ma che vi ho dunque fatto" disse Felton scosso "perché vogliate caricarmi di una simile responsabilità di fronte agli uomini e a Dio? Fra qualche giorno voi sarete lontana di qui, signora, la vostra vita non sarà più affidata alla mia sorveglianza, e" aggiunse con un sospiro "allora potrete farne ciò che vorrete." "Cosicché" esclamò Milady come se non potesse resistere a una santa indignazione "voi, uomo pio, voi che venite definito un giusto, non chiedete che una cosa: di non essere incolpato e di non aver noie per la mia morte!" "Io debbo vegliare sulla vostra vita, signora, e veglierò." "Ma capite bene qual è la vostra missione? Missione crudele anche se fossi colpevole, ma che nome le darete, che nome le darà il Signore, se io sono innocente?" "Sono un soldato, signora, ed eseguo gli ordini che ho ricevuto." "Credete forse che nel giorno del giudizio finale, Iddio separerà i carnefici ciechi dai giudici iniqui? Voi non volete che io uccida il mio corpo, e aiutate colui che vuol uccidere la mia anima." "Ma vi ripeto" insistette Felton disorientato a che nessun pericolo vi minaccia; mi rendo garante di lord Winter come di me stesso." "Insensato!" esclamò Milady "povero insensato, che osa rendersi garante di un suo simile, quando i più grandi davanti a Dio esitano a garantire per se stessi e che si schiera col partito del più forte e del più fortunato, per schiacciare la più debole e la più infelice." "E' impossibile, signora, impossibile" mormorò Felton che sentiva in fondo al suo cuore come fosse giusto questo argomento "prigioniera, voi non riacquisterete la libertà grazie a me, viva, voi non perderete grazie a me la vita." "Va bene" esclamò Milady "ma perderò ciò che mi è ben più caro della vita, perderò l'onore, Felton; e sarete voi il responsabile della mia vergogna, davanti a Dio e davanti agli uomini." Questa volta Felton, per quanto impassibile fosse o mostrasse di essere, non poté resistere al fascino segreto che si era già impadronito di lui: vedere quella donna così bella, bianca come la più candida delle visioni, a volta a volta implorante e minacciosa, subire insieme l'ascendente del dolore e della bellezza, era troppo per un visionario, era troppo per un cervello già scosso dai sogni ardenti di una fede estatica, un cuore corroso nello stesso tempo dall'amore del cielo che brucia, dall'odio degli uomini che divora. Milady vide il turbamento, essa sentiva per intuizione la fiamma delle opposte passioni che bruciavano col sangue nelle vene del giovane fanatico; e, come un provetto generale che, vedendo il nemico pronto a retrocedere, marcia contro di esso con un grido di vittoria, balzò in piedi, bella come un'antica sacerdotessa, ispirata come una vergine cristiana e, col braccio teso, il collo nudo, i capelli sciolti, trattenendo pudicamente con una mano il vestito sul petto, lo sguardo illuminato da quel fuoco che aveva già portato lo sconvolgimento nei sensi del giovane puritano, si avanzò verso di lui, esclamando su un'aria veemente, con la sua voce dolce alla quale per l'occasione diede un accento terribile: Consegna a Baal la sua vittima, Getta il martire ai leoni; Dio pentire ti farà!… Io l'invoco dall'abisso. Felton rimase immobile sotto questa strana apostrofe come se fosse pietrificato. "Chi siete, chi siete?" esclamò giungendo le mani "siete un'inviata da Dio o siete un ministro dell'inferno? Siete un angelo o un demonio, vi chiamate Eloa o Astarte?" "Non m'hai dunque riconosciuto, Felton? Non sono né un angelo né un demonio, sono una figlia della terra, una tua sorella di fede, ecco tutto." "E' vero; avevo ancora qualche dubbio, ma ora ti credo." "Mi credi e tuttavia sei il complice di quel figlio di Belial che si chiama lord Winter! Mi credi e tuttavia mi lasci nelle mani dei miei nemici, del nemico dell'Inghilterra, del nemico di Dio? Mi credi e tuttavia mi abbandoni a colui che riempie e insozza il mondo con le sue eresie e coi suoi vizi, a quell'infame Sardanapalo che i ciechi chiamano duca di Buckhingham e i credenti l'Anticristo." "Io consegnarvi a Buckingham! Ma che dite?" "Hanno occhi e non vedono" esclamò Milady "hanno orecchie e non odono!" "E' vero" disse Felton passandosi una mano sulla fronte madida di sudore, come per cacciarne gli ultimi dubbi; "riconosco la voce che mi parla nei sogni, riconosco la fisionomia dell'angelo che mi appare ogni notte gridando all'anima mia che non può dormire: "Colpisci, salva l'Inghilterra, salvati, perché tu morrai senza aver disarmato Dio!". Parlate, parlate!" esclamò Felton "ora posso comprendervi." Un lampo di gioia terribile, rapido come il pensiero, brillò negli occhi di Milady. Per quanto fuggitiva fosse stata questa luce omicida, Felton la vide e trasalì come se quel lampo avesse rischiarato gli abissi del cuore di quella donna. Felton ricordò di colpo gli avvenimenti di lord Winter, le seduzioni di Milady, i suoi primi tentativi subito dopo il suo arrivo; indietreggiò di un passo, abbassò il capo senza tuttavia cessare di guardarla, come se, affascinato da quella strana creatura, i suoi occhi non potessero staccarsi dagli occhi di lei. Milady non era donna da ingannarsi sul significato di quell'esitazione. Sotto le sue emozioni apparenti, il suo sangue freddo non l'abbandonava mai. Prima che Felton le rispondesse e prima di essere costretta a riprendere una conversazione così difficile da continuare sullo stesso tono di esaltazione, essa lasciò cadere le mani e, come se la debolezza della donna riprendesse il sopravvento sull'entusiasmo dell'ispirata, disse: "No, non sta a me essere la Giuditta che libererà Betulia da questo Oloferne. La spada dell'Eterno è troppo pesante per il mio braccio. Lasciate dunque ch'io sfugga al disonore con la morte, lasciate ch'io vada a rifugiarmi fra i martiri. Non vi domando né la libertà come farebbe un colpevole, né la vendetta come farebbe un pagano; lasciatemi morire, ecco tutto. Ve ne supplico, vi imploro in ginocchio: lasciatemi morite e il mio ultimo sospiro sarà una benedizione per il mio salvatore." A questa voce dolce e supplicante, a quello sguardo timido e abbattuto, Felton si riavvicinò. A poco a poco, l'incantatrice aveva rivestita quella magica veste che prendeva e lasciava, a suo piacere, vale a dire la bellezza, la dolcezza, le lacrime e soprattutto l'irresistibile attrattiva della voluttà mistica, la più divorante di tutte le voluttà. "Ahimè!" disse Felton "io non posso che una cosa, compiangervi se mi proverete di essere una vittima! Lord Winter ha terribili motivi di rancore contro di voi. Siete cristiana, siete mia sorella in religione; io mi sento attratto verso di voi, io che non ho amato mai altri che il mio benefattore, io che non ho trovato nella vita altro che traditori ed empi. Ma voi, signora, voi che siete così bella e che sembrate così pura, quali iniquità avete commesse perché lord Winter vi perseguiti in tal modo?" "Hanno occhi" ripeté Milady con un accento di indicibile dolore "e non vedono: hanno orecchi e non odono." "Ma allora" esclamò il giovane ufficiale "parlate, parlate dunque." "Confidarvi la mia vergogna!" esclamò Milady col rosso del pudore sul volto "quando sovente il delitto dell'uno è la vergogna dell'altro; confidare la mia vergogna, io donna, a voi uomo! Oh!" continuò portando pudicamente la mano a coprire i suoi begli occhi. "Oh! Non lo potrò mai!" "A me, a un fratello!" esclamò Felton. Milady lo guardò a lungo con un'espressione che il giovane ufficiale considerò di dubbio, e che tuttavia mirava soltanto a scrutarlo e soprattutto ad affascinarlo. Felton giunse le mani, supplice a sua volta. "Bene" disse Milady "mi fido di mio fratello. Oserò." In quel mentre si udì il passo di lord Winter; ma questa volta il terribile cognato di Milady non si accontentò, come aveva fatto il giorno prima, di passare davanti alla porta e allontanarsi; si fermò, scambiò qualche parola con la sentinella, poi la porta si aprì ed egli comparve. Durante le poche parole scambiate fuori, Felton aveva indietreggiato vivamente, e quando lord Winter entrò era a qualche passo dalla prigioniera. Il barone entrò lentamente, e fece passare il suo sguardo scrutatore dalla prigioniera al giovine ufficiale: "E' un bel pezzo, John" disse "che siete qui; questa donna vi ha forse raccontati i suoi delitti? Solo così mi spiegherei la durata del colloquio." Felton trasalì e Milady comprese di esser perduta se non accorreva in aiuto del puritano sconvolto. "Ah, voi temete che la vostra prigioniera vi sfugga!" disse "Ebbene, chiedete al vostro degno carceriere che grazia gli chiedevo proprio in questo momento." "Voi chiedevate una grazia?" disse sospettosamente il barone. "Si, milord" rispose il giovanotto confuso. "E che grazia, sentiamo?" chiese lord Winter. "Un coltello che mi restituirà attraverso lo spioncino un minuto dopo che glielo avrò dato" rispose Felton. "C'è dunque qui nascosto qualcuno che questa graziosa creatura vuole sgozzare?" riprese lord Winter con la sua voce sarcastica e sprezzante. "Ci sono io" rispose Milady. "Vi ho concesso di scegliere fra l'America e Tyburn" riprese lord Winter; a scegliete Tyburn, Milady; credetemi, la corda è sempre più sicura del coltello." Felton impallidì e fece un passo avanti poiché pensò che nel momento in cui era entrato Milady aveva in mano una corda. "Avete ragione" disse la donna; "lo avevo pensato anch'io." E aggiunse con voce soffocata: "Ci penserò ancora." Felton fremette fino al midollo delle ossa, e probabilmente lord Winter sorprese questo movimento. "Diffida, John" disse "John, amico mio, io mi sono fidato di te! Ti ho prevenuto! D'altronde, fatti coraggio, figlio mio, fra tre giorni saremo liberati di questa creatura, e dove la mando, essa non potrà nuocere più a nessuno." "Voi l'udite!" gridò Milady con enfasi, in modo che il barone credette si rivolgesse a Dio, mentre Felton comprese che parlava a lui. Egli abbassò la testa pensosamente. Il barone lo prese per un braccio e, volgendo il capo sulla spalla, così da non perdere di vista la prigioniera, uscì. "Suvvia, suvvia" disse la prigioniera allorché la porta si fu richiusa "non sono così avanti come credevo. Winter ha mutato la sua solita stupidaggine con una prudenza sconosciuta; che cosa è il desiderio della vendetta! E come forma l'uomo! Quanto a Felton, egli esita. Ah! Non è certo un uomo come quel maledetto d'Artagnan. Un puritano non adora che le vergini e le adora giungendo le mani. Un moschettiere ama le donne e le ama stringendo le braccia." Tuttavia, Milady attese impazientemente, perché pensò che la giornata non sarebbe terminata senza ch'ella rivedesse Felton. Finalmente, un'ora dopo la scena da noi raccontata, udì parlare sottovoce dietro alla porta, poi la porta si aprì ed ella riconobbe Felton. Il giovanotto entrò rapidamente nella camera lasciando la porta aperta dietro di sé e facendo segno a Milady di tacere, il suo viso era sconvolto. "Che cosa volete?" chiese la donna. "Ascoltatemi" rispose Felton sottovoce "ho mandato via la sentinella per poter restar qui senza che si sappia che sono venuto; per parlarvi senza che si possa udire ciò che vi dico. Il barone mi ha raccontato una storia spaventosa." Milady ebbe il suo sorriso di vittima rassegnata e scosse il capo. "O voi siete un demonio" continuò Felton "o il barone, mio benefattore e mio padre, è un mostro. Vi conosco da quattro giorni e amo lui da quando avevo due anni; è dunque ammissibile che fra voi due esiti ancora: non spaventatevi di quanto sto per dirvi, ho bisogno di essere convinto. Questa notte, dopo mezzanotte, verrò qui, e voi mi convincerete." "No, Felton, no, fratello mio" diss'ella "il sacrificio è troppo grande, e sento che vi costa troppo. La mia morte sarà più eloquente della mia vita; e il silenzio del mio cadavere vi convincerà più delle mie parole di prigioniera." "Tacete, signora" esclamò Felton "non parlate così; sono venuto perché mi promettiate sul vostro onore, perché mi giuriate su quanto avete di più sacro al mondo che non attenterete alla vostra vita." "Io non voglio promettere" disse Milady "perché nessuno ha più di me il rispetto dei giuramenti, e se promettessi dovrei mantenere." "Ebbene" disse Felton "impegnatevi solamente fino al momento in cui mi avrete rivisto. Se dopo avermi visto, persisterete ancora nella vostra triste idea, ebbene, sarete libera e io stesso vi darò l'arma che mi avete chiesto." "Allora" disse Milady "farò anche questo, per voi." "Giuratelo!" "Lo giuro sul nostro Dio. Siete contento?" "Bene" disse Felton "a questa notte." E Felton uscì dalla camera, chiuse la porta e attese fuori con la mezza picca del soldato in mano, come se montasse la guardia in sua vece. Allorché il soldato tornò, l'ufficiale gli rese la sua arma. Allora, attraverso lo spioncino della porta a cui si era avvicinata, Milady vide il giovanotto farsi il segno della croce con un fervore delirante e andarsene lungo il corridoio come pazzo di gioia. Quanto a lei, tornò al suo posto con un sorriso di selvaggio disprezzo sulle labbra e ripeté bestemmiando quel terribile nome di Dio sul quale aveva giurato senza mai aver imparato a conoscerlo. "Il mio Dio!" disse. "Fanatico insensato! Io sola sono il mio Dio, io e colui che mi aiuterà a vendicarmi."

 

 

 

 

 

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