La mente pericolosa

Invito alla lettura dei Quaderni del carcere di Gramsci


Ha senso oggi leggere i Quaderni di Gramsci, vale a dire di un pensatore dichiaratamente marxista (anche se critico nei confronti di qualunque dogmatismo)? Ha senso prendere in considerazione la sua nobile "utopia" del passaggio ad una civiltà di livello superiore a quella borghese? Ha senso impegnarsi a seguire gli infiniti e tortuosi tragitti che la sua "mente pericolosa" ha percorso al fine di  acquisire non già la "verità" ma una metodologia di analisi della realtà storica e culturale da applicare al presente? E infine: a che serve acquisirla nel contesto economico, politico e storico-culturale contemporaneo, che sembra ormai refrattario ad ogni progetto rivolto a cambiare radicalmente la realtà esistente?

È meglio dirlo preliminarmente: chi ritiene che l'utopia perseguita da Gramsci nei lunghi anni di detenzione, vale a dire la realizzazione del "comunismo" come umanesimo totale e alternativa unica alla "barbarie" intrinseca al sistema capitalistico e alla civiltà borghese, sia insignificante o desueto, può astenersi dall'impegnarsi in una lettura faticosa.

Il gioco non vale la candela.

Coloro che accettano la sfida di sforzarsi di capire il mondo per prendere posizione e agire in esso devono tenere conto di un dato essenziale.

Gramsci ha raggiunto ormai una fama universale, ma si va ripetendo con lui ciò che è già accaduto con Marx: il suo pensiero diviene  sempre più oggetto di un interesse "specialistico" da parte di esperti, con il pericolo di una sterilizzazione della finalità eminentemente teorico-pratica di esso in nome di una ricerca orientata a stabilire ciò che egli ha veramente detto.

Per rendersi conto di questo pericolo basta tenere conto del fatto che il pensiero gramsciano rimane in gran parte estraneo alla cultura e alla pratica sociale corrente. Il suo contributo, forse in assoluto più importante, che verte sulla "normale" alienazione delle coscienze che rimangono catturate dal senso comune e dall'ideologia dominante, non sembra avere avuto alcuna incidenza sulle pratiche pedagogiche, sulla psicologia e sul modo in cui i soggetti leggono la loro realtà in rapporto alla storia e al mondo dato in cui sono immersi.

In nessuna scuola si affronta il problema delle tradizioni culturali (a partire dalla religione), del senso comune, dello statuto normalmente mistificato della coscienza; in nessuna si tiene conto del principio marxiano per cui le "essenze" (i fattori dinamici che danno forma alla struttura sociale) stanno dietro le "apparenze" (il porsi di essa come una realtà data, oggettiva e passibile solo di riforme); in nessuna, insomma, si valorizza la critica ideologica come necessario complemento di ogni tragitto di apprendimento.

Per non parlare della politica, laddove, da tempo, tutti i partiti sono impegnati a corteggiare e a tentare di cooptare la maggioranza silenziosa dei cosiddetti moderati, che fa di un senso comune del tutto banale e asfittico la sua matrice identitaria, come se il vero problema, che minaccia di svuotare di senso la democrazia, non sia quello di aiutarla a venir fuori dalla palude ideologica in cui è immersa.

Tutti gli esseri umani sono filosofi: è questa una delle intuizioni più profonde di Gramsci. Il problema è che non sanno di esserlo e non sembrano, in genere, interessati a sapere perché la visione del mondo che governa il loro modo di sentire, di pensare e di agire comporti costantemente l'adesione all'ideologia dominante e, in conseguenza di questo, l'adattamento passivo alla realtà esistente (sotteso, tra l'altro, dalla insoddisfazione e dal risentimento).

Filosofi sì, ma mediocri in quanto filosofano sul canovaccio dell'ideologia dominante, aiutati in questo da un numero consistente di filosofi di professione (nonché di intellettuali - politici, accademici, letterati, opinionisti, ecc.) i quali non fanno altro che ordire quel canovaccio.

Partendo da questo dato, il pensiero di Gramsci è riconducibile in toto all'analisi dello stato normalmente alienato e mistificato delle coscienze. Tale stato va ricondotto senz'altro all'immersione dei soggetti nel flusso della storia e in una determinata realtà storico-sociale, che non concede ad essi di oggettivare e interpretare la propria condizione, ma la sua interpretazione coinvolge, evidentemente, una serie di problemi concernenti il funzionamento dell'apparato mentale umano che sconfinano dall'ambito della filosofia e della politologia.

Senza rendersene pienamente conto, Gramsci, che ritiene il marxismo capace di interpretare tutti gli aspetti della condizione umana nel mondo, di fatto è un panantropologo, uno studioso cioè dell'uomo e dei fatti umani a tutto campo. Per ciò il suo pensiero andrebbe sottratto agli esperti, che hanno di solito una formazione umanistica, e inserito in una nuova cornice di riferimento: quella appunto panantropologica, che fa leva sull'interazione tra la natura umana (la cui esistenza peraltro Gramsci nega) e la cultura, e coinvolge nella ricerca tutte le scienze umane e sociali (dalla neurobiologia alla storia).

La cosa, però, non è affatto semplice, non solo per gli irrigidimenti ideologici di Gramsci (la pretesa che la filosofia marxista sia autonoma e onnicomprensiva della realtà umana), ma per la struttura stessa della sua opera, che è come un torso incompiuto.

Il carattere disorganico e frammentario dei Quaderni del carcere, dovuto per un verso alle condizioni particolari in cui essi sono stati scritti e per un altro alla curiosità esplorativa onnivora dell'autore, che gli avrebbe presumibilmente impedito, se fosse sopravvissuto, di elaborare i saggi tematici  cui fa cenno a più riprese (così come è accaduto a Marx), ha sempre rappresentato un problema.

Consapevoli dell'effetto sconcertante che avrebbe provocato una lettura integrale dei testi, i membri del PCI, cui furono affidati i Quaderni, decisero opportunamente di pubblicare, tra il 1947 e il 1950, cinque antologie tematiche divenute famose e ripubblicate integralmente nella seconda metà degli anni Novanta dagli Editori riuniti. Famose perché  hanno permesso l'accesso al pensiero di Gramsci, la loro lettura è nondimeno faticosissima e, se pure si riesce a portarla a termine, il rischio è che le intuizioni di Gramsci rimangano avviluppate in un velo di confusione.

L'edizione critica dei Quaderni, nel 1975,  a cura di Valentino Gerratana è stato un atto dovuto nei confronti di Gramsci, corredato tra l'altro da un apparato critico imponente, che occupa un volume di quasi mille pagine. Filologicamente ineccepibile, l'impresa di Gerratana, rivolta più agli studiosi gramsciani che non al pubblico, si può ritenere comunque carente ai fini della leggibilità dei Quaderni.

La vocazione enciclopedica gramsciana comporta di continuo citazioni di eventi e personaggi storici (importanti, secondari o del tutto obliati), movimenti politici, filosofici, religiosi, recensioni di libri, riviste ed articoli, riferimenti ed elenchi bibliografici, ecc. A riguardo, Gerratana riporta l'essenziale che talora è troppo (sul registro dell'erudizione), come quando vengono riportati i riferimenti puntuali ad oscuri articoli citati da Gramsci o vengono puntigliosamente citate le correlazioni tra i testi, talaltra poco. Marx, Croce, Machiavelli, per esempio, che sono i tre autori in assoluto più citati, occorre conoscerli già per capire le analisi che Gramsci dedica al loro pensiero. Per non parlare ovviamente della congerie di autori  di minore o minima rilevanza che egli cita.

Partendo da questi dati, e in stretto riferimento al progetto di scrivere un saggio su Gramsci, mi sono chiesto se non fosse ormai possibile, in rapporto agli sviluppi della tecnologia informatica, organizzare un'edizione dei Quaderni più fruibile e stimolante rispetto a quella canonica.

L'idea non è del tutto nuova. Nel 2007 Dario Ragazzini ha pubblicato un CD (diffuso poi da L'Unità) con i Quaderni di Gramsci in forma digitale. Nell'introduzione, egli anticipava la pubblicazione di note, commenti, ecc. atti ad arricchire i testi. Il progetto, però, che io sappia, non ha avuto seguito.

Ho ripreso quell'idea cercando di capire quale potesse essere la forma più adatta per realizzarla.

Un primo progetto è stato quella di aggiungere ai testi, sotto forma di link, gran parte dei riferimenti indispensabili per illuminare la trama culturale sotterranea che sottende il pensiero di Gramsci, e corredare i testi stessi di un apparato di note essenziale (ricavato dal quarto volume di Gerratana).

Un secondo progetto è stato quello di agevolare la lettura "nascondendo" i brani che si possono ritenere desueti o inessenziali ai fini della comprensione del pensiero gramsciano, assegnando al lettore la decisione di visualizzarli.

Anche con questo metodo, però, il "disordine" intrinseco ai Quaderni rimaneva rilevante.

Il terzo e ultimo progetto è stato quella di organizzare i contenuti dei singoli Quaderni secondo una griglia tematica costante.

La griglia risultata funzionale a tal fine è la seguente:

Storia/ Politica / Economia / Diritto / Filosofia / Marxismo (Filosofia della prassi) / Religione / Intellettuali /Letteratura / Stampa / I nipotini di padre Bresciani / Lorianesimo / Costume, senso comune / Folklore / Argomenti di Cultura / Passato e presente / Americanismo e fordismo / Scuola e Educazione / Scienza / Nozioni enciclopediche / Bibliografia / Miscellanea.

L'uso della griglia si integra con i due progetti precedenti. Essa, infatti, comporta per un verso un vasto apparato di link e materiale bibliografico di ordine vario , e, per un altro, l'occultamento di alcuni brani che possono, però, essere facilmente visualizzati per una lettura integrale (cliccando su continua).

I testi dei Quaderni sono ricavati dal sito www.gramscisource.org che fa capo all’International Gramsci Society (IGS).

La pubblicazione in formato html con i link intertestuali consente di valutare meglio l'enorme lavoro di scavo che la "mente pericolosa" di Gramsci ha operato in rapporto alla cultura, alla storia, alla filosofia, alla letteratura, al marxismo, ecc. Che questo lavoro mirasse ad elaborare una visione del mondo atta a promuovere, con il concorso degli intellettuali "critici", un processo di crescita delle classi subordinate che consentisse ad esse di "ereditare la terra", di conquistare l'egemonia politica, sociale e culturale, è un un fatto acquisito. Che le classi subordinate cui fa riferimento Gramsci siano state ormai pressoché completamente cooptate dall'ideologia dominante è un dato di fatto attuale.

Si pone dunque il problema se relegare Gramsci (come sta accadendo: promoveatur ut amoveatur...) nel museo delle cere dei nobili utopisti o, che è ancora peggio, degli intellettuali che forniscono ad altri materiale per i loro alambicchi, o, viceversa, chiedersi se, venuto meno il cosiddetto soggetto rivoluzionario, non sia possibile utilizzare il suo pensiero, debitamente integrato, per avviare ex-novo la formazione di coscienze critiche che - si dichiarino o meno marxiste - non possono non avvertire l'esigenza di cambiare radicalmente lo stato di cose esistente nel mondo.

A questo tema sarà dedicato un saggio in via di preparazione. Le note di lettura e i commenti ne anticipano approssimativamente le linee di fondo: eretiche, come è giusto che sia in riferimento ad un pensiero eretico (alla sua epoca e ancora oggi).

Ogni Quaderno comporta una nota introduttiva di  lettura che  si affranca dai canoni che governano di solito la letteratura gramsciana. Si tratta infatti di brevi annotazioni, che, in genere, focalizzano  uno o due contenuti del testo, e non sempre i più apparentemente importanti, per portare avanti un discorso che mira ad evidenziare gli aspetti del pensiero gramsciano che vanno integrati perché esso possa essere riproposto nuovamente sul piano della prassi.

Come accennato, Gramsci persegue, nei Quaderni, con un'insistenza che talora diventa ossessiva, una finalità univoca: porre i presupposti per un salto di qualità dell'umanità che, attraverso la politica, la cultura, la programmazione sociale, l'impegno individuale e collettivo, la porti ad un livello di civiltà superiore, che, in termini marxisti, coincide con il superamento di ogni forma di oppressione dell'uomo sull'uomo. Egli è convinto che la filosofia marxista, così come egli la interpreta, come cioè una chiave di lettura della storia che porta ad agire nella direzione del cambiamento, non solo è adeguata a tale fine, ma è completamente autonoma e indipendente, e quindi non ha bisogno di alcun apporto esterno.

Tale convinzione non si può, oggi, ritenere fondata. Il salto di qualità auspicato da Gramsci potrà avvenire solo integrando nella cornice del marxismo una serie di saperi (dalla neurobiologia alla psicoanalisi) maturati indipendentemente da essa, che confermano e arricchiscono alcuni presupposti intrinseci alla filosofia marxista.

Come poi questa integrazione teorica possa tradursi nella formazione di coscienze critiche orientate "naturalmente" a mantenere una tensione permanente verso una fuoriuscita dell'umanità dalla sua preistoria è un problema che affronterò nel saggio cui ho fatto cenno (La mente pericolosa).

In calce ai paragrafi risultano sporadicamente quattro link:

Ant.: Antologie tematiche dei Quaderni (per es. Chiesa e Religione, Senso comune, ecc.) tratta da pubblicazioni accessibili sul WEB - dalle antologie "storiche" presenti su www.liberliber.it  a quelle fornite da www.intratext.com - o prodotte in collaborazione con la dott.ssa Lisa Cecchi.

Mat. Bibl.:  Materiali Bibliografici di particolare interesse.

Txt. : Opere originali di autori citati da Gramsci.

Comm.: Osservazioni e commenti da me formulati in preparazione del saggio su Gramsci.

Alla fine di ogni Quaderno risulta le schede dei link dei nomi e degli eventi storici, movimenti politici, filosofici, letterari, ecc. presenti nei Quaderni.

Chi desidera operare un confronto tra i Quaderni strutturati secondo la griglia tematica e i testi originali può utilizzare il file unico (Quaderni 1-29) presente sulla home page.

L'imponente materiale pone il problema dell'uso che di esso si possa fare. L'uso migliore sarebbe quello di diffonderlo nelle disastrate scuole italiane che, per tanti aspetti, e soprattutto in riferimento alla formazione dei futuri ceti dirigenziali, rimangono vincolate ad una sorta di mediocre idealismo, al fine di promuovere, su singole tematiche, ricerche e approfondimenti. Un uso alternativo (improbabile purtroppo) sarebbe legato al costituirsi di gruppi di lettura di giovani desiderosi di dotarsi di una metodologia atta a promuovere una coscienza critica (vale a dire una coscienza che rimane perennemente inquieta).

L'uso individuale non è sconsigliabile, ma richiede un impegno veramente notevole: appena minore rispetto a quella dei curatori che, in alcuni momenti, hanno dubitato di riuscire a portare a termine un'estenuante impresa.

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Una notazione tecnica. Per utilizzare la funzione "continua", che permette di fare apparire e scomparire i testi, occorre che tra le preferenze del browser sia selezionata la funzione "Attiva Java script".

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